Il
26 Aprile, a seguito di interventi incrociati tra il sottoscritto (Capogruppo
Consiliare del PRC a Casalecchio di Reno) e l'Onorevole Renzo Imbeni
(vicepresidente del Parlamento Europeo), in occasione di un Consiglio
Comunale sulla Convenzione Europea svoltosi il 14 Aprile 2003 a Casalecchio
sull'argomento autodeterminazione dei popoli e questione Basca, scrissi
una lettera dove rispondevo ad alcune sue affermazioni sugli argomenti
sopraccitati e da me evidenziati nel mio intervento. La
mia lettera del 26 Aprile è stata oggetto della risposta dell'Eurodeputato
(30 Aprile) a cui ora segue una mia seconda lettera in continuazione
dell'argomento trattato. Con
questa comunicazione (e come potrete leggere nella sua missiva, anche
con la disponibilità dell'Onorevole Renzo Imbeni) rendo pubbliche entrambe
le lettere (la mia prima lettera aperta l'avevo già spedita a tutti
i riceventi il 26 Aprile). Credo
che una discussione di questo tipo, che assume una forma di carteggio
vero e proprio, in un momento così delicato nel Paese basco abbia una
certa importanza. Importanza non data da una convergenza di idee ma
data dal fatto che, su un argomento considerato tabù da ampi strati
dell'opinione pubblica e politica (soprattutto di Sinistra), si stia
creando un confronto tra due posizioni differenti che fino ad ora avevano
fatto fatica a sfiorarsi. Grazie
dell'attenzione Odorici
Marco CapoGruppo
PRC Casalecchio
di Reno (Bo) prc.casalecchio@libero.it rifondazione@comune.casalecchio.bo.it a
seguire le due lettere: Il
Vicepresidente
Ufficio
di Bologna
Via
Della Beverara, 6 - 40131 BOLOGNA
tel.
+39 051 4198217 - fax +39 051 4198280
E-Mail
: imbeni@dsbologna.it
Prot.
669 let RI/gm
Bologna 30 aprile 2003
A
Marco Odorici
Caro
Odorici,
grazie per la lettera che porta la data del 25 aprile 2003, giorno in
cui ho avuto il compito di ricordare l’anniversario della nostra Liberazione
dal nazifascismo a S. Matteo della Decima, a San Giovanni in Persiceto
e a Quinzano di Loiano.
Ho partecipato qualche anno fa a una manifestazione con migliaia di
persone a S. Sebastian, promossa da un Comitato presieduto da Fernando
Savater. Era stata decisa dopo l’ennesimo attentato terroristico che
aveva provocato la morte di un consigliere comunale di un piccolo comune
basco.
Ho detto in quell’occasione ciò che ho sintetizzato nell’incontro promosso
dal Consiglio Comunale di Casalecchio di lunedì 14 aprile, dopo aver
ascoltato con attenzione il tuo intervento. Ho reagito soprattutto perché
sono rimasto sorpreso di sentir parlare del problema basco senza una
parola chiara di condanna del terrorismo. La tua lunga lettera mi conferma
che la mia prima impressione non era stata superficiale.
In tutta l’analisi del tuo scritto c’è una sovrapposizione fra spiegazione
e giustificazione che personalmente non condivido. C’è un paragrafo
significativo della tua lettera: “Il “terrorismo” (mi scusi ma fino
a che non verrà stabilito un giusto decalogo su “cosa è” e “chi pratica
il terrorismo”, quello relativo alla questione basca, pur non accettando
certe scelte armate, mi sento id virgolettarlo) dei baschi è il punto
di partenza. ERRATO! Non può essere questa la base di partenza per discutere
del paese basco ma deve essere perchè e per come si è giunti ad
una tale situazione. Bisogna partire dalla assoluta non punizione“ del
regime franchista; dalla sua riproposizione sotto vesti “democratiche”;
dal riciclaggio di quei personaggi che non sono stati spazzati via da
una rivolta antifranchista per il semplice motivo che la dittatura i
Spagna si è semplicemente dissolta alla morte del Generale Franco.
Anche qualora tu avessi ragione (ma a mio avviso non è vero) quando
spieghi perché e come si è giunti ad una tale situazione mancano alcune
parole chiare senza le quali il dialogo fa fatica a restare tale e a
diventare proficuo e utile . E queste parole sono: “Non può esserci
alcuna giustificazione per il terrorismo”. Non le ho sentite nel tuo
intervento e non le ho lette nella tua lettera. Spero di poterle leggere
e ascoltare la prossima volta, così la discussione su autonomia, identità,
relazioni fra paese basco e Spagna, fra franchismo e post franchismo,
fra monarchia e repubblica potrà svilupparsi con la certezza che rispetto
al terrorismo (non dei baschi, ma dei terroristi) siamo schierati dalla
stessa parte.
Ho detto e ripeto: “neo nazionalismo etnico” per riassumere la concezione
ideologica e il programma politico di chi ritiene che il paese basco
sia un paese occupato dalla Spagna e in parte dalla Francia, che l’obiettivo
sia quello di cacciare gli stranieri e di accettare che nel paese basco
vivano solo coloro che sono baschi, di lingua basca e di cultura
basca.
Questa non è la posizione dei nazionalisti baschi, è la posizione
di una parte di quello che tu ricordi essere il movimento di Liberazione
Nazionale basco e che è all’origine anche degli atti terroristici.
Io non accetto l’analisi secondo cui il paese basco sia un paese occupato
da una o due potenze straniere. Ma anche se si prende atto che una minoranza
di cittadini baschi ( fosse anche la maggioranza!) la pensa in questo
modo, non posso in nessun caso giustificare che si usi il terrorismo
contro i civili per liberarsi da questa oppressione.
Confermo anche che a mio avviso il paese basco gode di una autonomia
rispetto allo stato centrale che ha pochi paragoni in Europa.
Non voglio commentare tutti i passaggi della tua lettera; il punto essenziale
che non ho trovato e su cui spero di avere un chiarimento l’ho già indicato
in modo netto. Permettimi tuttavia di esprimere una opinione e una sensazione.
L’opinione è su un approccio che in alcuni passaggi della lettera ho
trovato strano:
a)
la Costituzione non è stata approvata dalla maggioranza dei baschi.
E’ vero. Ma che significa? Anche in Italia nel sud vinse la monarchia
il 2 giugno 1946: dovremmo forse giustificare atti di rivolta e peggio
ancora perché in una parte di un paese non si è a favore della decisione
della maggioranza?
b)
Partiti “Spagnoli”, moderati Baschi, Patriottici: queste definizioni
sono tue? Sono neutre? Contengono, dal tuo punto di vista, un giudizio
di valore? Personalmente conosco cittadini baschi dirigenti di partiti
“spagnoli” che da anni non sono liberi di muoversi per andare al cinema,
in ufficio, al ristorante perché minacciati di morte da “ignoti” che
forse quando sono andati a votare hanno votato per qualche partito “patriottico”.
Cosa c’è di patriottico in tutto questo?
c)
“divisione vera e reale fra il Popolo Basco e le istituzioni imposte
(credo che alla luce di questi dati si possa dire) dello stato spagnolo”:
no, secondo me non puoi dire né Popolo Basco, né istituzioni imposte.
Nel primo caso perché del popolo basco fanno parte tanto cittadini che
sostengono l’ETA, quanto cittadini che sono stati resi orfani/e e vedovi/e
dal terrorismo basco solo perché i congiunti erano membri del partito
socialista o del partito popolare. Nel secondo caso perché anche il
50,01% è una maggioranza rispetto al 49,99%. E se qualcuno invita a
non votare deve poi accettare il risultato che decidono coloro che vanno
a votare.
La
sensazione, e non è stata gradevole, riguarda l’assenza totale in una
lunga lettera con molti dati, cifre e statistiche elettorali di un solo
accenno alle centinaia di persone uccise dai terroristi. ETA deporrebbe
le armi se fosse accolta la richiesta di un referendum per decidere
il grado di autonomia del paese basco?
E
tu sei d’accordo che una organizzazione terroristica possa imporre condizioni
per deporre le armi?
Chi personalmente si è macchiato di atti terroristici deve risponderne
in tribunale, non ha alcun titolo per porre condizioni a chichessia!
Io credo che ci sia un solo modo per difendere gli interessi del popolo
basco: quello di opporsi con tutti i mezzi legali al terrorismo. Quando
questo nemico sarà sconfitto sarà un bel giorno prima di tutto proprio
per tutti i cittadini che vivono nel paese basco.
Cordiali saluti Renzo
Imbeni P.S.
La mia risposta è indirizzata solo a te, ma puoi ovviamente renderla
pubblica e farla conoscere a coloro che hanno ricevuto la tua lettera
aperta
Casalecchio
2003-05-06
Lettera
aperta alla risposta del Vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo
Imbeni, datata 30 Aprile 2003, a proposito della questione Basca
e P.C.
Al Consiglio Comunale di Casalecchio
Agli Organi del PRC
Agli Organi di stampa locali
Ai Compagni solidali con Euskal Herria
Caro
Onorevole Renzo Imbeni;
innanzitutto
grazie per avermi risposto. Penso che al di là dei pensieri e delle
cose scritte nella sua risposta sia doveroso ringraziarla sentitamente
di questa sua attenzione che, mi auguro, ci porti lontano (ma soprattutto
coinvolga i soggetti interessati) nell’affrontare le tematiche di cui
stiamo trattando. Chissà forse sono un velleitario però, da buon Comunista
ed utopista, credo che per realizzare il futuro bisogna prima sognarlo,
quindi…
Perché
il 25 Aprile
Innanzitutto
la lettera riporta la data del 25 Aprile perché l’ho terminata al mio
ritorno da Roma dove, insieme ad altri colleghi del Consiglio Comunale,
abbiamo presenziato alla consegna della Medaglia d’Oro al merito Civile
conferita al nostro Comune per i fatti legati alla distruzione di Casalecchio
di Reno durante la guerra. Onorificenza che mi ha reso orgoglioso di
appartenere alla città di Casalecchio da quando sono nato e mi ha illuso
di rappresentare lì, di fronte al Capo dello Stato, anche i 13 trucidati
al Cavalcavia dai NaziFascisti; 13 Partigiani, di cui 7 stranieri, che
il corso della storia ha fatto sì che oggi potessimo ricordarli come
eroi ma che all’epoca erano solo considerati dei terroristi, dei banditi.
E, visto l’andazzo relativo alle dichiarazioni del centro destra sul
25 Aprile, mi sa che la Sinistra debba tenere alta la guardia sulla
Resistenza e tutta la sua storia.
In
realtà la lettera l’avevo iniziata un paio di giorni dopo il Consiglio
Comunale sulla Convenzione Europea, ma è stato solo al ritorno da Roma,
complice il clima che si è respirato in quell’occasione, che l’ho conclusa.
Il
“terrorismo” ed il suo rifiuto come tale
Colgo
nella sua lettera in maniera evidente uno sconcerto sul fatto che io
non abbia condannato in nessuna maniera il terrorismo. Ma io non ho
parlato del terrorismo in quanto, sia nel mio intervento sulla Convenzione
Europea che nella lettera a lei indirizzata, ho parlato dell’autodeterminazione
dei Popoli e della questione Basca sempre in termini di riconoscimento
del problema.
Io
condanno il terrorismo! Figuriamoci! Nella mia città, nella nostra città,
sappiamo bene cos’è il terrorismo no? Io tutte le volte che passo dalla
stazione di Bologna regalo uno sguardo a quella lapide e a quella breccia
nel muro, ed ogni volta (mi prenderanno per pazzo) levo il pugno in
onore di quei morti. Ma non solo, anche ogni volta che passo da San
Benedetto Val di Sembro, quando faccio quella galleria (quindi anche
il giorno 25 Aprile), ricordo il terrorismo.
Da
come però mi pone i quesiti sulla questione terrorismo, e la mia condizione
di Comunista militante, mi induce a dirle che, ebbene sì, condanno anche
le azioni delle BR. Questo per far capire che sono contro il terrorismo
e non lasciarle dei dubbi. A testimonianza di ciò le dico che subito
dopo che si è sparsa la notizia dell’uccisione di Marco Biagi, mi sono
recato sul luogo del delitto assieme ai miei Compagni di Partito, ed
il giorno successivo ero in piazza Maggiore (mi ha pure visto il Sindaco
Castagna) con tutta quella folla, a dire no al terrorismo.
Sono
contro la guerra e contro il terrorismo ma non sono un nonviolento.
Credo che Ernesto “Che” Guevara sia una figura da ricordare ed ammirare,
credo che le lotte di liberazione vadano supportate, credo che per rispondere
alla violenza di un oppressore sia praticabile il ricorso alla risposta
armata.
Bisogna
però analizzare i contesti, le problematiche, le realtà di cui si affrontano
le questioni in cui si arriva a dire: “purtroppo l’unica cosa rimasta
a quella gente è la lotta armata”.
E
credo che anche questo sia una sconfitta ma, come i nostri Partigiani
ci hanno insegnato, a volte c’è una via dolorosa ma unica, e la storia
della nostra Repubblica è lì a ricordarlo.
L’analisi
della storia
A
questo punto quindi, credo sia necessario analizzare il perché avvengono
le cose. Io non ho letto Marx o Lenin (se non alcuni passaggi), e non
sono nemmeno un acculturato saccente, sono “solo” un operaio (ho iniziato
a lavorare in fabbrica nel 79 all’età di 15 anni) ma ho imparato una
cosa nella mia militanza da Comunista libertario (iscritto a Democrazia
Proletaria dall’84 fino al 90/91 anni della nascita della Rifondazione
Comunista): che per dare una risposta seria alle cose bisogna prima
conoscerne la storia ed approfondirne le cause. Sbaglio?
Esempio
della destra con gli immigrati
Io
vedo che la pratica opposta è attuata dalla destra. Dare risposte dure
e populiste senza troppi “perché” e “per come” per accontentare chi
grida al mostro. Prendiamo l’esempio che è caro a loro: la microcriminalità
che coinvolge spesso degli immigrati. Perché avviene l’immigrazione
clandestina? Perché molte volte i responsabili di crimini più o meno
grandi risultano essere gli immigrati? Perché si pone l’accento solo
sulle criminalità degli immigrati invece che inquadrare il fenomeno
nel suo complesso?
Alla
destra non interessa la motivazione, la dinamica, e nemmeno la risoluzione
di un problema, la destra pone la problematica e dice la risoluzione:
Immigrati clandestini fautori di problemi? Fuori gli immigrati e i problemi
sono risolti!
Non
mi sembra che questa pratica sia nel nostro codice genetico di individui
di Sinistra; anzi, credo che se vediamo che a Sinistra qualcuno dice
queste cose lo accusiamo senza mezzi termini di populismo, razzismo
e di non praticare certamente una politica di Sinistra. E’ ovvio! Non
analizza le cause!!!
Analisi
del conflitto nel Paese Basco
Perché
dovrei fare lo stesso errore sulla questione Basca? Io ho scritto anche
nella lettera che le ho spedito che sono contro certe scelte armate.
La frase esatta, mentre parlavo della questione del “terrorismo” basco,
è stata: “pur non accettando certe scelte armate”.
Io
dico a chiare lettere che per risolvere la questione Basca debbono finire
tutte le azioni armate e di repressione che avvengono nel Paese Basco
e nello Stato Spagnolo, bisogna che si apra un tavolo di confronto tra
il Governo Spagnolo ed il Movimento Nazionale di Liberazione Basco e
si affronti il problema.
Agli
agenti esterni invece che compito tocca? Tocca il fatto di analizzare
se esiste un contenzioso oppure no e se esiste questo contenzioso iniziare
a far rispettare la legalità in quella determinata situazione.
Cos’è
la cosa da fare prima? Io credo sia riconoscere il contenzioso.
E’
nato prima l’uovo o la gallina?
Lei
mi dice che “in una lunga lettera con molti dati, cifre e statistiche
elettorali” non c’è “un solo accenno alle centinaia di persone uccise
dai terroristi.”. Scusi la franchezza ma: e nella sua c’è forse qualche
accenno ai Baschi uccisi dallo Stato Spagnolo per mezzo dei vari squadroni
paramilitari finanziati dai vari governi di Madrid? C’è forse un accenno
alle denunce di tortura che ininterrottamente da quando è finito il
franchismo i cittadini Baschi continuano a subire? C’è forse un accenno
alla pratica del confino attuato da Madrid nei confronti di militanti
di ETA o presunti tali? Mi pare proprio di no!
Nella
mia precedente lettera non ho citato a caso che “non si tratta di stabilire
se è nato prima l’uovo o la gallina”, perché so qual è l’atteggiamento
di molti nei confronti della questione Basca: il suo! O si condanna
il terrorismo di ETA o non se ne parla! Ma le pare logico? Soprattutto
alla luce di quello che attualmente avviene nel mondo e nel “democratico”
Stato Spagnolo! Il nostro compito, ossia quello che spetta agli “agenti
esterni”, è quello sì di dibattere e di condannare determinate cose
(quindi anche la lotta armata) ma è anche quello di agire affinché
la democrazia ed il rispetto della dignità umana sia osservato ovunque.
Attualmente
nello Stato Spagnolo non è così! Così come non lo è nel mondo!!!
Irlanda
del Nord, Kurdistan, Palestina, Paese Basco… l’autodeterminazione è
uguale ovunque
L’autodeterminazione:
parliamone! Io sarei curioso di sapere quali sono le differenze tra
le 4 situazioni relative al Popolo Irlandese (dove un processo di pace
è in atto; dove il governo Britannico tratta con un partito che sostiene
posizioni vicine all’IRA; dove l’IRA ha comunque un ruolo nel negoziato),
al Popolo Kurdo (sostenuto dagli americani nell’Iraq perché fa comodo
negli intrighi internazionali legati al petrolio, ignorato in Turchia
dove tutt’ora subisce violenze continue in carcere, nel non rispetto
dei diritti umani e culturali e, addirittura, subisce violenze anche
in occasione del recentissimo terremoto che l’ha colpito!), al Popolo
Palestinese (il cui dramma è sotto gli occhi di tutti da tanti, troppi
anni; dove Israele si permette di costruire un muro fisico tra i territori
occupati ed il territorio Israeliano –altro che il muro di Berlino!-;
dove si colpisce il parente di un terrorista distruggendogli la casa
violando qualsiasi norma democratica; dove continuano a morire nella
indifferenza totale anche i pacifisti stranieri che sono laggiù per
aiutare e denunciare le pratiche naziste (me lo concede?) del Governo
Sharon) con il Popolo Basco. Sicuramente, ed una gliela trovo io, nel
Paese Basco non c’è uno scontro così violento come nei tre casi citati
ma, se si esamina da vicino quel conflitto, si può scoprire che la violenza
che subiscono gli indipendentisti in special modo, è diversa ma produce
gli stessi effetti: morti, violazioni dei diritti umani e democratici!
Questi
Popoli che cosa richiedono? Di autodeterminarsi, ossia di decidere da
loro che cosa vogliono essere!
La
dissoluzione dell’ex URSS, della ex Jugoslavia, della Cecoslovacchia
Non
ci sono state tante storie quando l’ex Unione Sovietica si è dissolta
creando un infinità di staterelli anche delle proporzioni del Paese
Basco; oppure quando, con un conflitto duro e assurdo (ma accettato
e sostenuto in parte dal mondo occidentale) come quello che si è acceso
in Jugoslavia si sono creati nuovi Stati che si sono autodeterminati
in maniera più o meno pacifica; e nessuno ha nemmeno obiettato quando
la Cecoslovacchia si è dissolta pacificamente in Repubblica Ceca e Slovacchia.
Pare
quasi che tutto ciò che è avvenuto nell’est europeo sia stato tacitamente
incoraggiato a dissolversi, forse per eliminare qualsiasi traccia del
“terribile” socialismo reale, mentre se la cosa si propone ad occidente,
nella consolidata terra della democrazia e dei diritti, tutto ciò non
deve avvenire anzi… viene occultato e bollato come terrorista!
Caro
Onorevole Imbeni,
mi
rendo conto che sono sempre prolisso nello scrivere ma, credo, che gli
argomenti che ho trattato solo come punti meritassero di essere citati
in questo carteggio tra me e lei, soprattutto se si parla di una questione
come quella del Paese Basco.
Il
passato ed il presente: quale differenza?
Un
ultimissima cosa che mi incuriosisce moltissimo:
lei
considerava l’ETA terrorista anche quando con un azione che riscosse
simpatie in tutti i rivoluzionari dell’epoca uccise Carrero Blanco e
di fatto inflisse un attacco quasi mortale alla dittatura Franchista?
Io ho conosciuto questo fatto attraverso il film di Gillo Pontecorvo,
“Ogro”, e non mi sembra che ci sia niente di sbagliato in quello che
ETA fece, vista la situazione che si venne a creare e quello che le
popolazioni della penisola iberica subirono con l’avvento del Franchismo.
Perché
le faccio questa domanda? Perché guardo la situazione attuale da quel
punto di vista, ossia dal fatto che i Baschi continuano a subire morti
e torture come all’epoca del Franchismo, e, come all’epoca del Franchismo,
nelle prossime elezioni amministrative del 25 Maggio la popolazione
Basca subirà la non possibilità di poter esprimere un voto realmente
democratico in quanto una posizione politica di sinistra, antimilitarista,
ambientalista, operaista, movimentista non potrà essere rappresentata
da nessun partito. Una posizione che alle ultime amministrative ha ricevuto
quasi il 18% dei consensi elettorali.
Guardo
da esterno questa situazione e mi dico come si può eliminare la simpatia
di una parte del Popolo Basco verso un organizzazione armata se quello
che gli viene offerto è solo repressione e violenza?
Una
repressione ed una violenza che, lo ribadisco, continua ininterrottamente
dal Franchismo;
repressione
e violenza attuata anche dal governo di “sinistra” del PSOE e documentata
dalle condanne inflitte ai Ministri del Governo di Gonzales che finanziava
i GAL, gruppi paramilitari che avevano il compito di stroncare fisicamente
gli oppositori della Sinistra Basca;
repressione
e violenza eclatante quando nell’84 e nell’89 vengono assassinati due
dirigenti politici di Herri Batasuna, Santiago Brouard e Josu Muguruza,
quest’ultimo ucciso il giorno prima del suo insediamento al Parlamento
spagnolo in un ristorante di Madrid dove stava cenando assieme ad altri
3 eletti della coalizione della sinistra indipendentista Basca. Essi
erano senza una scorta armata.
Vede,
caro Imbeni,
ce
ne sarebbe da dire sulla questione dei morti ammazzati nello Stato Spagnolo
e nel Paese Basco, ma non si finirebbe più e sarebbe, almeno credo,
controproducente. E’ più utile partire da ora e capire quali sono le
forme più immediate per ristabilire la democrazia ed eliminare la violenza
nel Paese Basco e nello Stato Spagnolo.
Piattaforma
per una soluzione politica in Euskal Herria A
questo proposito le sottopongo una piattaforma redatta da alcuni Compagni
che vede come firmatari alcuni esperti della vicenda Basca: Marco
Santopadre, giornalista di Radio Città Aperta di Roma e antropologo
e Giovanni Giacopuzzi scrittore di libri sulla vicenda Basca editi nello
Stato Spagnolo. In
attesa di una sua nuova risposta la ringrazio dell’attenzione e mi scuso
nuovamente della lunghezza di questa seconda lettera. Distinti
saluti
Odorici
Marco prc.casalecchio@libero.it rifondazione@comune.casalecchio.bo.it
PS:
Ovviamente nel rendere pubblica questa mia seconda lettera renderò pubblica,
come lei mi ha lasciato facoltà di fare, la sua risposta.
PS2:
i dati e le notizie che cito sono in parte rilevate dal libro “La ragione
Basca” di Luis Nunez Astrain edito in Italia dalle Edizioni Punto Rosso.
Lettere
in formato doc
Data: Oggetto: Carissimo deputato Imbeni, Abbiamo letto il carteggio tra te (permettici l'utilizzo del tu) e
Marco In breve e "di prima" pensiamo che: -Nelle posizioni tue e di altri appartenenti alla tue area politica -La definizione di cittadino basco che da la sinistra abertzale (patriottica -Molti dicono che la Spagna è uno stato democratico e civile.
Noi crediamo -Hai sollevato la questione della lotta armata dell'ETA, ma si potrebbe -Non ti vogliamo annoiare ulteriormente. Per quanto ci riguarda ti
diciamo Ti segnaliamo una serie di siti attraverso i quali informarti direttamente www.gara.net Demokrazia eta askatasuna euskal herriarentzat. Comitato Euskadi Bari-Bariko Euskadi Batzordea
Lettera di Carmelo Adagio: Per quel che mi riguarda, nonostante non sia un simpatizzate del partito dell'on. Imbeni, trovo condivisibili gan parte delle sue parole. Molte sono affermazioni banali, ma vale la pena ripeterle: con tutto lo schifo che può fare Aznar (e le "corrispondenze" di Tiziana da Madrid ce ne danno corposi ritratti), la democrazia spagnola oggi non è equiparabile al franchismo (con tutto lo schifo che può fare berlusconi, nemmeno noi viviamo in un regime dittatoriale e fascista). La ETA che faceva saltare in aria Carrero Blanco e veniva cantata da Pontecorvo non è la ETA che mette bombe nei supermercati e uccide donne e bambini inermi (Ipercor di Barcellona, ricordate?) o consiglieri comunali andalusi di nessuna valenza politica (poveretti...quale la loro colpa? essere andalusi?). Parlare di "occupazione" nei paesi baschi quando la comunità autonoma basca è governata da sempre dal Partito nazionalista basco, che non ha mai disdegnato ruoli di governo a Madrid, e quando la maggioranza di chi abita nei paesi baschi vota - a volte con timore di rappresaglie etarra - in maggioraza per partiti che non vogliono l'indipendenza dalla Spagna, mi sembra un po' esagerato. Poi gli "indipendendisti", che sono lontani dall'avere la maggioraza dei consensi anche dove sono più forti, nell'interno della Guipuzcoa, vorrebbero coinvolgere nel loro futuro stato etnico anche i Navarri, che se ne guardano bene dal volerci stare, o le popolazioni "etnicamente impure" di Bilbao e San Sebastian, frutto di decenni di migrazioni. Storicamente gran parte della gente che abita i paesi baschi è infatti gente immigrata per lavorare nelle acciaierie e nel porto di Bilbao e nelle altre zone del polo industriale basco, ora in smantellamento; gente che parla castigliano, non capisce il basco e vota a sinistra. Magari si potesse fare un referendum per l'ndipendenza dei Paesi baschi: lo perderebbero e amen. La comunità autonoma basca gode inoltre di autonomie economiche e politiche che i "governatori" delle regioni ialine sbaverebbero per avere (polizia basca, bilinguismo ufficiale, eccetera). Certo, molte delle cose che dice Odorici sono vere: la messa fuori legge di Herri Batasuna è una cosa molto grave; per la prima volta dal 1977, quando il partito comunsita spagnolo fu reso legale, siste una legge che impedisce la libera espressione della vita politica. E' un enorme passo indietro nella democrazia spagnola, avallato anche dalla sinistra spagnola (solo i vescovi baschi e parte della sinistra basca hanno protestato). Fra l'altro, tutto ciò è un favore politico fatto all'ETA, che da tale messa fuori legge non ha che da gioire: viene favorito l'arruolamento. Eta e Aznar sono speculari, si rafforzano l'un l'altro, e lo sbaglio della sinistra spagnola tutta è nell'aver ceduto al gioco di Aznar. Ma da questo ad aver simpatie per i nazionalisti etnici ce ne passa.
L'ideologia tradizionale del nazionalismo basco è cattolica,
razzista, come il buon Sabino Arana, nonno del nazionalismo basco e
fondatore del PNV; concepisce uno stato in maniera essenzialista, come
stato etnicamente puro. Personalmente sono contro tutte le "patrie" e tutti i nazionalismi. Sia il nazionalismo di Aznar sia quello basco. Carmelo Adagio |