Intervista di Solidali con Eh-Genova a JoTaKe - LHx Solidali con Euskal Herria - Genova [22-10-03] ScEH-G -Potete spiegarci in cosa consiste il progetto La Haine in generale e Jo Ta Ke in particolare? JoTaKe- Per parlare di La Haine, dovremmo retrodatarci all'anno 2000,
l'anno della sua nascita. Proprio ora in ottobre, è il terzo
anniversario di questo progetto di disubbidienza informativa. La Haine
è un progetto virtuale, un sito web che durante questi anni si
è fatto notare per offrire un'informazione sinceramente di contestazione
ed opposta agli interessi che impone il capitalismo in lungo ed in largo
per il mondo. Senza mezze tinte ed ovviando posizioni puramente estetico-rivoluzionarie,
impegnato in definitiva a fare ciò per cui solo alcuni osano
bagnarsi di realtà.
JoTaKe- L'informazione in Euskal Herria o più concretamente
la libertà di stampa ed espressione per ogni persona che non
lecca gli stivali del potere sono negate insieme a tutto il pack di
diritti minimi esigibili. La chiusura di mezzi di comunicazione baschi,
i ricatti economici, il furto, il sequestro e tortura di giornalisti,
o ugualmente l'assassinio di persone come Josu Muguruza e Galdeano del
sequestrato quotidiano Egin disegnano un panorama in cui parlare dell'informazione
libera suppone parlare della negazione di diritti di una nazione come
quella basca. Fortunatamente abbiamo un movimento popolare che continua
al di sopra di ogni difficoltà risoluto, l’hanno fatta
finita coi quotidiani Egin ed Egunkaria con le armi, ma lì stanno
Gara e Berria, lì abbiamo una rete di radio libere per tutta
Euskal Herria, fanzine come funghi ed in internet ogni giorno Euskal
Herria si vede di più. Anche così la migliore fonte di
informazione è la strada e partecipare alle dinamiche politiche
e sociali di ogni quartiere, quello che è necessario non è
raccontare semplicemente notizie bensì crearle con la tua attività
e lotta, essendo parte attiva della notizia. ScEH-G- Il livello di repressione è salito molto in questi ultimi 7-8 anni. Pensate che questo possa rallentare lo sviluppo della lotta del paese basco? JoTaKe- La repressione e la guerra sono state una costante storica in Euskal Herria, non stiamo vivendo una situazione sconosciuta né nuova, anche se rimodellata ed adattata ai nuovi tempi. Appena 30 anni fa la sinistra indipendentista basca si trovava nella clandestinità come ora. Pure se stiamo attualmente in un stato di eccezione più purificato che lo stato di eccezione franchista, nella loro base sono la stessa cosa ed a nessuno è sfuggito che la sinistra indipendentista basca nacque e si sviluppò nella più pura delle clandestinità. Anche cosí, la repressione si estende ad ogni volta più settori perché i settori progressisti ed indipendentisti baschi più decisi da precisamente 8 o 9 anni iniziarono una strategia di ricostruzione nazionale e sociale, rinforzando i pilastri basilari di Euskal Herria tanto a livello culturale, sociale, economico o istituzionale nazionale e se osserviamo con attenzione quelli sono gli obiettivi della repressione dello stato, cercare di fermare il processo di ricostruzione nazionale e sociale, estendere la paura e mandare il messaggio ad Euskal Herria secondo il quale essi sono quelli che comandano. La repressione sta causando infinito dolore ma neanche possiamo dimenticare che questa repressione viene preceduta perché si sono dati avanzamenti di contenuti e stiamo in una fase politica nuova nella quale lo stato ciascuna volta sta di più in fuorigioco ed accelera il motore repressivo perché rimane dietro a poco a poco. Oggigiorno il dibattito sta nella società basca, lo stato ha fallito, e la società basca ha interiorizzato quello che la sinistra indipendentista basca va dicendo da decadi, che noi baschi siamo gli unici legittimati per decidere sul nostro futuro. Ora manca di progettare la strada che ci porti a ciò ed unire volontà mentre allo stato solo rimane la violenza ed al pnv contrapporre piani alle iniziative della sinistra indipendentista basca perché sanno che la battaglia della borghesia basca anche questo in proibizione, puntarono sullo statuto di autonomia e la frammentazione di Euskal herria e fallirono ugualmente, ogni volta costerà loro di più vivere comodi in Spagna. Abbiamo tutto da guadagnare mentre lo stato ha tutto da perdere. ScEH-G- In una cornice mondiale tanto complicata, pensate che la liberazione di Euskal Herria possa ottenersi per se stessa, o che sarà necessario un processo più ampio, internazionale? JoTaKe- Crediamo che una rivoluzione mondiale sia materialmente impossibile,
in realtà mai si è dato e la cosa più sicura è
che mai si darà. Gli avanzamenti si sono dati in posti concreti
che hanno riunito una serie di condizioni, se alcuni paesi o settori
in lotta avessero sperato in una rivoluzione mondiale per accelerare
i loro processi rivoluzionari nelle loro situazioni di lotta naturali,
staremmo ancora a due candele, non si sarebbe fatta nessuna rivoluzione.
Noi crediamo nel significato della frase" lottare nel locale e
pensare in globale" ed il migliore apporto che possiamo dare ai
paesi che ci circondano è portare a fine la nostra lotta in Euskal
Herria essendo solidali con le altre lotte ma non immischiandoci nel
decorso di esse.
JoTaKe- Il potenziale informativo di internet è ancora da sfruttare
e da esplorare, ma è grande, per quel motivo il capitalismo lo
vuole controllare e come passano gli anni le misure coercitive e repressive
saranno più e più grandi. ScEH-G- Che Pensate sull'idea di realizzare una pagina web di informazione di sinistra ed internazionale? Cioè, una pagina realizzata in collaborazione con molti siti di molti paesi, dove ognuno dei progetti possa pubblicare, o anche avere la sua propria pagina? JoTaKe- Tutto quello che sia unire sforzi lo vediamo bene, come diversificare le forme di lotta ed in questo caso di comunicazione, internet dà molte possibilità per comunicare ed esporre dinamiche di lavoro che nel caso non esistesse internet sarebbero praticamente impossibili da realizzare o molto costose.Pero crediamo anche che tutto quello che si edifichi in internet deve rispondere ad una necessità reale ed un lavoro previo e connesso con quello che si fa per strada. In principio crediamo che sia necessaria più coordinazione tra progetti webs ma incominciando dalla base e da ogni popolo e dopo continuare a salire gradini. ScEH-G- Potete dirci quello che pensate della situazione in cui si trova attualmente Euskal Herria? JoTaKe- Crediamo che Euskal Herria si trovi in una fase politica molto
interessante, da un lato lo stato dopo tanti anni ha fallito nel suo
tentativo di assimilare Euskal Herria, le forze regionalistiche a loro
volta, hanno fallito nel loro tentativo di legittimare gli statuti di
autonomia. Al giorno di oggi, quello che la sinistra indipendentista
basca esponeva nella riforma franchista è condiviso dall’immensa
maggioranza dei baschi. Il diritto di autodeterminazione come base per
il riconoscimento dei diritti del paese basco e l'inutilità della
costituzione spagnola, lo statuto della CAV, la" amejoramiento"
navarrese e la mancanza di istituzioni nel nord di Euskal Herria per
dare risposta alle vere necessità del paese basco in tutti i
suoi aspetti. Quel dibattito l'ha vinto la sinistra indipendentista
basca, e le è costato subire tutte le conseguenze repressive.
Ora quello che tocca non è facile, è progettare ed unire
sforzi intorno alla strada concreta nella direzione in cui finalmente
Euskal Herria conti sugli strumenti democratici minimi per decidere
il suo futuro.
JoTaKe- Viviamo nel IV reich, la repressione e la violenza del capitalismo
comandato dai poteri esecutivi economici e diretti dagli USA ed i loro
seguaci aumenterà ma aumenteranno anche la risposta e le rivolte
come quella verificatasi recentemente in Bolivia, è possibile
che si riproduca in altre parti del mondo. Qualcosa sta cambiando ed
il capitalismo deve espandere la sua influenza per uscire dalla sua
crisi, non importa in che forma né con che mezzi. Questo gli
costerà caro, mai negli ultimi anni era esistita una risposta
tanto ampia a quanti si credono padroni del mondo per fare e disfare.
Viviamo tempi duri, la situazione in medio oriente è terribile,
in America latina non meno, in europa le cose vanno sempre peggio e
lo stato poliziesco imposto si indurisce, l’Africa continua nella
maggiore delle miserie subumane ed in Asia possiamo dire altrettanto.
Non si può dire con esattezza che cosa succederà a breve
o medio termine, ma il globo un giorno di questi esploderà a
furia di gonfiarlo e la rabbia che stanno accumulando ogni giorno più
settori magari qualche giorno sarà qualcosa di cui si pentiranno
quelli che ci mostrano attualmente tanti deliri di grandezza. Tutto
cambia e nel mondo ci sono milioni di persone che lavorano come formiche
aspettando il segnale e costruendo l'alternativa con la loro pratica
giornaliera. Come dicono gli irlandesi" il nostro giorno arriverà",
la questione è non aspettare che arrivi da solo bensì
continuare a mettere il proprio. |