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GARZÓN ORDINA DI PERQUISIRE TIPOGRAFIE IN CERCA DI
SCHEDE ELETTORALI DI AuB PRIMA DELLA SENTENZA DEL
TRIBUNALE COSTITUZIONALE Il Tribunale Costituzionale ci pensa sopra. Nonostante si dicesse che avrebbe dovuto prendere una decisione prima dell’inizio della campagna elettorale, passata la mezzanotte procuratori ed avvocati continuavano ad attendere. Passata la mezzanotte di ieri, il Tribunale Costituzionale continuava a deliberare sulle 241 liste proibite dal Tribunale Supremo, sulle quali avrebbe dovuto decidere prima dell’inizio della campagna elettorale. Diverse ore prima, il giudice Baltasar Garzón ha agito di sua iniziativa per cercare di impedire la stampa delle schede di AuB. La Polizia le ha cercate in una tipografia di Iruñea, nella quale, secondo alcune fonti, le si stava stampando o si sarebbero potute stampare, ma su incarico della Prefettura di Navarra.
Ramón SOLA Dopo aver indicato da settimane che la decisione finale sulla proibizione o no delle liste da parte del massimo tribunale spagnolo si sarebbe dovuta prendere prima dell’inizio della campagna elettorale, alla mezzanotte di oggi, passata quest’ora i sei magistrati continuavano le loro deliberazioni. In questo modo, i candidati di altre formazioni realizzavano le loro prime iniziative, mentre quelli di AuB (Autodeterminaziorako Bilgunea, Assemblea per l’Autodeterminazione, piattaforma elettorale della sinistra indipendentista basca, N.d.T.) e di altre decine e decine di liste locali restavano con lo sguardo rivolto alla sede del Tribunale Costituzionale. Per la mattinata, la Procura di questo tribunale aveva proposto agli incaricati di emettere il verdetto di dare una risposta negativa a 395 dei ricorsi presentati dalle liste, ma anche da cittadini singoli, secondo quanto riferito da agenzie stampa. Così, la procura ha chiesto di accogliere il ricorso di una sola delle liste proscritte dal Tribunale Supremo, quella denominata Maeztuko Aukera, della località di Maeztu, in Araba. I suoi responsabili si erano presentati al Tribunale Costituzionale per presentare documentazione nella quale si trovavano anche dichiarazioni giurate di candidati che, con esse, si smarcavano da Euskal Herritarrok e condannavano azioni di ETA compiute nel corso della scorsa legislatura, il tutto con l’obiettivo di dimostrare che la proibizione era stata un errore, in quanto non si poteva accusarli di essere legati a partiti messi fuori legge. Questa è stata l’unica eccezione fatta dalla Procura. Rispetto a tutte le altre liste in attesa della decisione finale del Tribunale Costituzionale, l’accusa ha chiesto di respingere i ricorsi presentati. Ha giustificato la richiesta sostenendo che osserva una relazione fra tutte queste liste e i partiti messi fuori legge dal Tribunale Supremo in base alla Legge sui Partiti Politici; Herri Batasuna, Euskal Herritarrok e Batasuna. L’Avvocatura dello Stato, da parte sua, ha sostenuto che molte delle liste mancano di struttura propria, il che è stato presentato come prova del legame con Batasuna. Ha così ignorato il fatto che si tratta di raggruppamenti di elettori, una formula che ha solo bisogno di disporre di una rappresentanza legale e di un certo numero di firme di sostegno, come hanno rimarcato esperti in materia. Prima che si emettesse la sentenza del Tribunale Costituzionale, in mattinata era anche stato comunicato che non erano state accolte le ricusazioni proposte da avvocati delle liste contro membri del tribunale per «contaminazione e scarsa imparzialità obiettiva». Come hanno osservato, si tratta degli stessi magistrati che hanno respinto, nelle scorse settimane, il ricorso del Governo di Gasteiz (Governo Autonomo Basco, N.d.T.) contro la Legge sui Partiti Politici. Il Tribunale Costituzionale è arrivato ad affermare, nella sua risposta a questa richiesta, che le ricusazioni «sono formulate con un manifesto abuso del Diritto o comportano una frode alla legge». già il giorno prima, rappresentanti legali di queste piattaforme hanno denunciato gli ostacoli imposti dal massimo tribunale spagnolo alla presentazione di questa ricusazione, dato che sono stati obbligati a presentare la richiesta con un termine di poche ore, teoricamente non valido, ma che è stato rispettato diligentemente dagli interessati, come ha sottolineato l’avvocato Iñigo Santxo. La mancanza di possibilità di difesa è divenuta una denuncia ricorrente da parte degli avvocati di queste liste, che già si erano visti incalzati da tempi strettissimi per la presentazione dei ricorsi al Tribunale Supremo, davanti al quale, hanno sostenuto in molti, hanno dovuto presentare le loro argomentazioni senza nemmeno conoscere le accuse specifiche. La decisione del massimo tribunale spagnolo, presieduto da Manuel Jiménez de Parga, deve essere adottata da sei magistrati della Prima Corte, che si sono incaricati di vagliare i ricorsi per tutta la giornata e che erano ancora riuniti , a quanto sembra, dopo la mezzanotte. A quell’ora, è trapelato che c’era disaccordo su alcuni ricorsi in particolare, e che erano anche disposti a prorogare il termine previsto fino ad oggi. Per giustificare questa decisione avrebbero potuto argomentare che alcuni ricorsi sono stati presentati più tardi di quanto previsto inizialmente, a causa delle difficoltà nell’effettuare in tempi brevi le notificazioni. Tutto ciò evidenzierebbe ancora la fretta con la quale si è svolto il processo. Comunque, la notizia è passata in secondo piano, dato che il giudice Baltasar Garzón ha sorpassato il Tribunale Costituzionale. Ad un’ora ancora lontana dalla decisione sulla possibilità di AuB e delle piattaforme locali di presentarsi alle elezioni, ha ordinato di sequestrare le schede che avrebbero potuto essere in stampa per essere introdotte nelle urne il 25 maggio prossimo, un’intenzione espressa e reiterata dai rappresentanti di queste liste. L’unica perquisizione della quale si è al corrente è stata eseguita in una tipografia di Iruñea, situata nell’area industriale di Agustinos, all’ingresso nord della città. La Polizia vi si è presentata nelle prime ore del pomeriggio, con un ordine che non solo parlava di sequestrare schede, ma anche di sigillare la macchina con la quale fossero state stampate, secondo quanto comunicato a GARA da fonti giudiziarie. Le versioni dei fatti sono discordanti. Inizialmente si è affermato che non erano state rinvenute schede di AuB, ma l’agenzia Efe, più tardi, sulla scorta di informazioni di fonte giudiziaria, ha sostenuto che in effetti ce n’erano, ma che si stavano stampando legalmente e su incarico della stessa Prefettura spagnola in Navarra. A quanto sembra, sempre secondo questa fonte, la Prefettura aveva solo avvertito che queste schede sarebbero state ritirate se il Tribunale Costituzionale non avesse autorizzato la partecipazione deela piattaforma per l’autodeterminazione. Comunque sia, è certo che gli agenti se ne sono andati a mani vuote. Non è neppure chiaro se l’ordine iniziale sia partito dall’ufficio di Baltasar Garzón, che ieri sera si trovava ad una conferenza a Vigo, o se è stata la stessa Polizia di Iruñea a chiedere un ordine di perquisizione, il che evidenzierebbe una mancanza di coordinamento con la Prefettura di Navarra ma, in ogni caso, il magistrato della Audiencia Nacional (Tribunale Speciale, N.d.T.) ha autorizzato l’irruzione argomentando che sarebbe stata possibile la commissione di un reato elettorale. Garzón ha assunto questa decisione nell’ambito dell’inchiesta aperta contro Udalbiltza (Assemblea dei municipi e degli eletti nelle istituzioni basche, N.d.T.), nella quale accusa i suoi membri di partecipare ad una strategia per concorrere alle elezioni «in sostituzione di Batasuna». Per questo motivo, otto persone fra le quali sei eletti, sono in carcere, le sedi di Udalbiltza sono sigillate e l’istituzione è sospesa. Al di là della persecuzione di Garzón contro le schede, a Deustua la Ertzaintza (Polizia Autonoma Basca, N.d.T.) è intervenuta contro una quindicina di persone che, ieri sera, affiggeva manifesti per denunciare il «broglio», strappando gli stessi. Secondo quanto denunciato a GARA.
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