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AZNAR DICE CHE «NON SI ANDRÀ PIÙ A VOTARE CON LA
PISTOLA» DOPO LA PROIBIZIONE DI 225 LISTE Il Tribunale Costituzionale ha accolto i ricorsi di sedici liste ed ammesso «il loro diritto alla partecipazione». Il tribunale Costituzionale ha nella mattinata di ieri confermato la messa fuori legge di 225 candidature di AuB (Autodeterminaziorako Bilgunea, Assemblea per l’Autodeterminazione, piattaforma elettorale della sinistra indipendentista basca, N.d.T.) e delle piattaforme locali della sinistra indipendentista, mentre ha accolto i ricorsi delle altre 16 liste annullate dal Tribunale Supremo per averle considerate «successione di Batasuna». Il verdetto è stato comunicato verso le 02,00, a campagna elettorale già iniziata. Per José María Aznar, questo significa che «non si andrà più a votare con una scheda in una mano e una pistola nell’altra».
GARA «Non si andrà più a votare con la scheda in una mano e la pistola nell’altra», ha proclamato ieri José María Aznar, presidente del Governo spagnolo, in una manifestazione eletturale in Murcia. Questa è stata la sua prima valutazione sulla decisione del Tribunale Costituzionale contro 225 piattaforme elettorali della sinistra indipendentista. Poco prima delle 02,00 di ieri, due ore dopo il termine legale, la Prima Corte del Tribunale Costituzionale spagnolo ha notificato alle giunte elettorali di zona il verdetto con il quale conferma la messa fuori legge di 225 delle 241 liste, fra le quali tutte quelle di AuB, che sosno state annullate lo scorso 3 maggio dalla Corte Speciale del Tribunale Supremo, mentre accoglie i ricorsi presentati da sedici piattaforme locali. Il Tribunale Costituzionale indica che queste sedici liste comprendevano «unicamente uno o due ex membri di Herri Batasuna, Euskal Herritarrok o Batasuna», pertanto considera che «non ci sono ragioni sufficienti a provare la loro connessione» con le formazioni messe fuori legge. così, riconosce loro «il diritto alla partecipazione politica nelle questioni pubbliche» e ordina di «riaffermarle nel loro diritto e, a tale scopo, annullare, attenendosi strettamente a quanto le riguarda, le precedenti sentenze» del Tribunale Supremo. Secondo una nota trasmessa in serata dal Tribunale Costituzionale, la stesura della sentenza da parte dei due relatori, Jorge Rodríguez-Zapata e Roberto García-Calvo è terminata ieri, ma non sarà consegnata ai ricorrenti fino alla prossima settimana. Le agenzie Efe ed Europa Press segnalavano che la risoluzione sarà di oltre mille pagine. Uno dei sei membri della Corte, la magistrato María Emilia Casas, potrebbe emettere un voto individuale sulla risoluzione benché, secondo le stesse fonti, lo stesso potrebbe essere concorrente; vale a dire, «d’accordo in linea generale con la sentenza, ma senza condividere alcuni dei suoi fondamenti giuridici».
Il verdetto unico per gli oltre 400 ricorsi
presentati, è stato reso noto poco prima delle 02,00. Le fonti consultate dalle agenzie hanno segnalato che il ritardo è stato dovuto al comportamento di tre magistrati che rifiutavano di firmare il verdetto quella stessa notte, ritenendo che, dato che gli ultimi ricorsi non erano stati presentati che mercoledì, il termine si sarebbe prorogato fino alla mezzanotte di ieri. In ogni caso, il presidente Manuel Jiménez Parga, ha insistito sul fatto che la risoluzione doveva essere resa nota prima «per non ostacolare lo svolgimento della campagna elettorale». «BROGLIO ELETTORALE»
GARA
Il candidato sindaco per la piattaforma della sinistra
indipendentista Sopela Aurrera, Guillermo Vía, ha ieri
valutato con toni «agrodolci» la presentazione alle
elezioni della sua lista, che non è stata impugnata
dalla Procura né dall’Avvocatura dello Stato spagnolo.
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