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AZNAR VENDE IL SANGUE IRAKENO A BUON MERCATO GARA 08.05.2003
L’inclusione di Batasuna nella lista di «gruppi
terroristi» dell’amministrazione statunitense si è
trasformata nel grande colpo ad effetto della visita
di José María Aznar negli USA. La futilità
dell’obiettivo, il modo nel quale è stato raggiunto e
come sia orchestrato il suo annuncio, dimostrano
quanto la vista del presidente spagnolo sia corta, la
sua scarsa statura etica ed il suo monumentale
disprezzo verso l’intelligenza dei suoi amministrati. E quale è stato il prezzo di questo gran risultato della politica estera spagnola? La vita di migliaia di irakeni. Ognuno di essi con nome e cognome. Bambini, bambine, donne e uomini. Tette vittime, come quelle rispetto alle quali i dirigenti del PP sono soliti dire che «hanno sempre ragione». José María Aznar, ieri, ha affermato che la decisione degli Stati Uniti «dimostra a cosa servono alcune cose». Appoggiare il bombardamento di un paese, con tutte le conseguenze distruttive che questo comporta, «serve» affinché l’Amministrazione che costituisce il più grande meccanismo per uccidere del mondo, includa Batasuna, Euskal Herritarrok e Herri Batasuna in una lista, come alias di ETA. È a poco prezzo che José María Aznar vende la morte e la sofferenza degli irakeni, dimostrando con ciò l’estrema relatività dei principi etici che dice di difendere e che cerca di imporre. Ma inoltre, Aznar che, divinizzato, si gloria del fatto che «tutto il mondo» gli riconosce «un certo leaderismo personale» nella «lotta contro il terrorismo», prende per scemi i suoi concittadini. Il Governo spagnolo ha annunciato negli ultimi due giorni che il presidente avrebbe chiesto a George Bush l’inclusione di Batasuna nella lista ed i media amici del PP hanno anche anticipato che, presto, ci sarebbero state notizie in merito. In realtà, era tutta un’operazione di marketing o, se si preferisce, una patacca, dato che l’inclusione era già stata ordinata e firmata lo scorso 30 aprile ed è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale statunitense ieri, senza nemmeno aspettare che George Bush ricevesse José María Aznar.
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