Ai mezzi di informazione,
alla società civile,
ai cittadini:
Oggetto : indagini sull’occupazione dello stabile
“Ex Siamic”
Le persone che hanno partecipato all’esperienza del
Laboratorio zero vogliono ringraziare il Giornale di
Vicenza e in particolare il giornalista Tolettini,
che fa nomi altrui però poi non si firma se non con
le iniziali, per aver violato un diritto basilare
come quello della privacy.
Siamo stanchi di
apprendere da fonti non ufficiali i nomi degli
indagati, dato che non è sicuramente la prima volta
che questo accade (vedi vicenda consiglio comunale,
con nomi pubblicati con tanto di indirizzi, a cui
gli avvisi di garanzia non sono a tutt’ora stati
notificati).
Pretendiamo che le notizie vengano pubblicate senza
violare i diritti, e dopo conferma ufficiale da
parte della questura ai singoli interessati.
Siamo stanchi inoltre di questa strategia della
tensione che mira ad additare e fare nomi, anche di
persone non presenti ai fatti, allo scopo di
fermare, smembrare, dividere, chi a Vicenza porta
avanti delle battaglie fondamentali.
Un articolo su un giornale non ci fa paura.,anzi.
Crediamo che paura ce l’abbia chi cerca di bloccare
un’occupazione che ha riaperto in maniera forte la
battaglia sugli spazi di democrazia in città.
Invitiamo tutti a partecipare all’assemblea pubblica
che si terrà domani sera, 12 gennaio, alle ore 20.30
in via S. Tommaso 4, presso lo Sportello Invisibili.
per evidenti di ragioni di rispetto e tutela ai nomi e cognomi che comparivano nell'articolo originale sono stati sostituiti le iniziali
dal Giornaledi Vicenza di Sabato 11 Gennaio 2003
Ecco l’elenco dei giovani contro cui il pm De Silvestri ha avviato le indagini
Ex Siamic, 27 sotto inchiesta
L’accusa: «Invasione di un edificio della Provincia»
(i.t.) Per l’occupazione abusiva dell’archivio della Provincia, l’ex Siamic di via Verdi, finiscono sotto inchiesta sia studenti appartenenti a gruppi "sciolti" che rivendicano «spazi in cui discutere i problemi della città» che giovani alternativi dell’ex centro sociale Lanerossi. Salgono a ventisette le persone indagate per l’invasione notturna dell’edificio di proprietà della provincia. A fianco di ragazzi "sconosciuti" ci sono volti noti della sinistra antagonista cittadina.
Tra costoro F. P., già portavoce del collettivo Ya Basta. La polizia ha completato l’elenco di quanti la sera del 13 dicembre scorso penetrarono nel vecchio edificio ribattezzato "laboratorio per i giovani". Dopo tre giorni gli stessi occupanti liberarono l’immobile, mentre montava la polemica tra la presidente della Provincia Manuela Dal Lago e il prefetto Angelo Tranfaglia perchè la prima, in quanto proprietaria del complesso, si lamentava del fatto di non essere stata informata dall’autorità preposta alla sicurezza. Nella lista degli indagati c’è anche M. V., 23 anni come Pavin, che la sera dell’ingresso distribuiva volantini e spiegò: «Siamo un gruppo di studenti delle superiori e universitari, non ci stiamo a un sistema dove nelle scuole c’è solo cultura nozionistica e nelle università c’è la simbiosi tra atenei ed aziende che mercificano la produzione intellettuale».
Sotto inchiesta ci sono anche F. A., R. F.e N. B. M. di Bressanvido; G. B, L. D. B. di Montecchio Maggiore ed E. D. F. di Isola, per continuare con A. F. di Marostica e A.F. di Isola.
Ma nel rapporto della Digos compaiono anche i nomi di D.G. e G. L., A. e M. M., per proseguire con C. M. di Torri di Quartesolo, M. M. e F. P.. Quindi F. R., E. R. di Grumolo delle Abbadesse, P. P., G. T. di Torri, M. T. e F. U..
Inoltre, F V, G. V., S. Z. e M. Z. .
Gli investigatori del vicequestore Buonomo hanno indentificato gli indagati grazie ai filmati e alle osservazioni dirette eseguiti nella tre giorni dell’occupazione.
Quella sera gli occupanti avevano anche una videocamera per riprendere le fasi salienti dell’ingresso e diffonderle attraverso la grande rete di internet.
L’indomani alcuni studenti, anche minorenni delle superiori, rivendicarono la bontà dell’azione dimostrativa che non aveva connotazioni politiche, ma denunciava la mancanza di una "palestra" di confronto sociale di persone che non vogliono essere alternative, ma critiche nei confronti di un modo di organizzare la politica per i giovani in città che non dà molto spazio alle voci del dissenso.
Gli occupanti scelsero come obiettivo l’ex stazione delle corriere all’incrocio tra via Verdi e via Battaglione Monteberico anche perchè la Provincia voleva essere l’interlocutore del confronto.
Le reazioni politiche furono dure, di assoluta chiusura. Domenica 15 dicembre i giovani lasciarono lo stabile e dopo pochi giorni partì il rapporto della polizia diretto alla procura. L’avvio dell’inchiesta formale non giunge certo come una sorpresa per quanti si trovavano all’interno dell’edificio pubblico.
nota: (i.t.) è Ivano Tolettini del Giornale di Vicenza.
tratto dal Gazzettino di Vicenza di sabato, 11 Gennaio 2003
LA MANO PESANTE DEL PM
«In 27 hanno occupato i locali dell'ex Siamic»
Salgono a 27 gli indagati per l'occupazione dello stabile dell'ex Siamic, verificatosi lo scorso dicembre. Il pm Antonino De Silvestri ha individuato altri sette giovani che avrebbero occupato l'edificio di proprietà della provincia. Erano venti, infatti, i giovani, finiti in un primo momento nella rete della Procura vicentina. Tutti sono accusati del reato di invasione di edifici pubblici che prevede una pena fino a due anni di carcere ed una multa di 103 euro. Tra gli indagati spicca il nome di M. V. che è considerata la portavoce del "Laboratorio zero", l'organizzazione promotrice del gesto dimostrativo. Tutto è iniziato il 13 dicembre scorso con l'invasione dell'ex Siamic. Il gruppo di studenti medi e universitari chiedeva con questa azione più spazi per incontrarsi e discutere sulla riforma della scuola, del ministro Letizia Moratti. La risposta della Provincia non si fece attendere e la mattina dopo, il presidente Manuela Dal Lago aveva sporto denuncia alla Polizia con la richiesta di immediato sgombero. Due giorni dopo, però, i ragazzi del "Lab.o" hanno abbandonato i locali di via Battaglione Monte Berico, evitando così l'intervento della Polizia. Il prefetto, infatti, poche ore prima aveva intimato i giovani a lasciare i locali.