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I CPT: CONOSCERLI PER COMBATTERLISommario:
CHE COS’E UN CPT
I centri di permanenza
temporanea ed assistenza sono dei luoghi di detenzione previsti dalla legge
40/98 ed istituiti con decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con i
Ministeri per la solidarietà sociale, del tesoro e del bilancio. Essi servono a trattenere i
cittadini di paesi non appartenenti all’Unione Europea e gli apolidi nei cui
confronti sia stata: sempre che tali misure non
possano essere eseguite con immediatezza per uno o più dei seguenti motivi:
-CHI PUO VENIRE ESPULSO, E PERCHÉ Limitando la nostra attenzione
alla espulsione amministrativa (è quella che maggiormente interessa), occorre
sapere che essa è disposta: Quanto poi all’esecuzione di
detta espulsione amministrativa, questa può attuarsi con due distinte modalità:
CASI DI ESPULSIONE CON
ACCOMPAGNAMENTO ALLA FRONTIERA Come si è detto, il
presupposto giuridico per la restrizione della libertà personale nei centri in
questione è un decreto motivato dalla autorità amministrativa. Valutazioni quali: ·
l’essere abitualmente
dediti a traffici delittuosi; ·
il vivere abitualmente
con proventi di attività delittuose; ·
il pericolo che lo
straniero si sottragga alla esecuzione del provvedimento di espulsione; ·
il tener conto
dell’inserimento sociale, familiare e lavorativo …
-COSA
C’E DI SBAGLIATO IN UN CPT 1) L’ESEMPIO DI VIA CORELLI, MILANO Un
cpt rappresenta sicuramente non solo una violazione della libertà umana, ma
anche ai diritti umani più elementari. Prendiamo, come esempio e testimonianza,
parte del dossier divulgato dal “Centro delle culture “ di Milano, datato 1999: “Dal 19 aprile 1999 il
Centro delle Culture entra ogni lunedì dalle 14.30 alle 16 al centro di via
Corelli, con una delegazione di sei persone che comprende un esperto legale e
traduttori in varie lingue. Nel corso di queste visite abbiamo appurato i
seguenti problemi: ·
Situazioni igieniche
vergognose, non a caso sia a Milano che a Roma sono stati rilevati dei casi di
scabbia; le carenze igieniche sono spesso diretta conseguenza di come è stata
organizzata la struttura stessa del centro, con gli immigrati che vivono in
container, dove non ci è stato possibile entrare. ·
Mancanza di traduzioni
e informazioni legali sulla situazione degli immigrati stessi, che trovano così
moltissime difficoltà nell'organizzare il ricorso contro il decreto di
espulsione, che per di più deve essere effettuato entro cinque giorni; molti
stranieri non sanno neanche il motivo per cui si ritrovano rinchiusi. Si pensi
poi alla modalità assurda con cui le associazioni, come il Centro delle
Culture, sono costrette ad offrire assistenza legale: gli stranieri non possono
richiedere direttamente aiuto, ma devono essere i rappresentanti dell'associazione
a scegliere a caso degli stranieri tra la lista dei presenti nel centro. ·
Numerosi tentativi di
suicidio, per la disperazione di una situazione disumana. ·
Molestie sessuali nei
confronti delle donne, recluse insieme agli uomini; di notte dormono in container
separati, e questo è forse l'unico momento della giornata nel quale posso stare
tranquille. ·
Violenze da parte delle
forze dell'ordine, con particolare riferimento alla deportazione dal centro
verso l'aeroporto per l'espatrio. ·
Mancanza di rispetto
delle libertà di culto degli stranieri presenti, con il cibo che viene
distribuito senza distinzioni anche a chi, come i musulmani, segue delle regole
precise. ·
Mancanza di ogni
possibilità di socializzazione, non esistono spazi a tale scopo (nonostante
siano previsti dal regolamento di attuazione), mentre è proibito consegnare
agli immigrati reclusi qualsiasi oggetto, compresi libri, quaderni e penne. Prima di affrontare
l'inquietante casistica ci preme segnalare alcuni aspetti. La presenza delle associazioni
all'interno del Centro, e le denunce fatte delle sue carenze, hanno portato a
un progressivo miglioramento delle condizioni di vita degli stranieri
"ospiti". Nei primi tempi seguenti alla sua apertura abbiamo visto di
tutto, soprattutto quando alla discriminazione e violenza delle forze
dell'ordine si sommava l'ignoranza della legge e la non applicazione del
regolamento. Solo grazie al nostro deciso intervento abbiamo ottenuto piccoli
passi verso un trattamento umano, anche se il solo trattamento umano reale
sarebbe la chiusura del centro di detenzione. Ci resta il dubbio di come
sarebbero andate avanti le cose se non avessimo voluto a tutti i costi entrare
nel Corelli e intervenire in difesa degli immigrati. Alcuni degli episodi a cui
si fa riferimento tra i casi che seguono, riguardano infatti aspetti che dopo
la segnalazione sono stati risolti, come la distribuzione degli assorbenti alle
donne, la qualità del cibo, le condizioni igieniche generali, la pericolosità
delle coperture in amianto dei tetti della struttura adiacente al centro. Molti altri aspetti però,
soprattutto riguardanti l'assistenza legale e informativa, sono tutt'ora
notevolmente carenti. Inoltre vogliamo far notare
che, sebbene siano numerosi gli episodi preoccupanti rilevati nelle nostre
visite, il reale numero è notevolmente superiore, in quanto ci sono state
concesse solo un paio di ore alla settimana. In pratica il campione da noi
rilevato è esiguo rispetto al numero di immigrati detenuti nel centro, e quindi
possiamo solo immaginare quante ingiustizie siano state perpetrate. Discriminazione per chi è regolare All'interno del centro
spesso abbiamo trovato immigrati perfettamente in regola, ma che erano stati
trovati senza documenti o ai quali la polizia non aveva creduto. Questa è la
evidente dimostrazione di quante ingiustizie possono avvenire con l'istituzione
di questi centri di detenzione. In molti casi, grazie al nostro intervento,
siamo riusciti a liberare gli stranieri, ma in molti altri non ci è stato
possibile per la scadenza dei termini previsti. Molti immigrati sono stati
quindi espulsi e rimpatriati pur essendo in regola, magari anche con casa,
lavoro e famiglia qui in Italia. Tra i regolari rientrano
anche gli immigrati che hanno presentato domanda nella sanatoria di fine 98.
Proprio in questi casi sono state commesse le maggiori ingiustizie, in quanto
molti immigrati, pur in possesso della ricevuta della domanda e con la
possibilità di essere accolti (i termini per la presentazione dei documenti
relativi scadono il 20 ottobre 1999), sono stati frettolosamente espulsi. In molti casi il nostro
intervento è stato decisivo per la loro liberazione, recuperando da parenti o
amici i documenti necessari. È evidente quindi l'assenza
di una capacità di verifica della situazione degli immigrati, spesso a causa
anche delle differenti modalità applicative delle diverse questure (alcune
rilasciano delle ricevute, altre timbrano i passaporti, ecc.) e della solita
macchinosa burocrazia. Ma al di là dei limiti
tecnici, il fatto che un semplice interessamento da parte dei volontari del
Centro delle Culture abbia portato alla liberazione immediata di molti
immigrati detenuti ingiustamente, è l'evidente sintomo della volontà da parte
dei responsabili del centro di detenzione di non prendersi cura dei casi, di
non credere a quanto dichiarato dagli immigrati stessi, di non metterli nella
condizione di spiegare la loro situazione e di non svolgere tutti gli
accertamenti necessari. agosto 99 - B. E.,
nigeriana, fermata e portata in questura, senza l'assistenza di un interprete
viene rinchiusa nel centro e dichiara false generalità; riusciamo in extremis a
recuperare i suoi documenti (permesso di soggiorno e carta d'identità)
contattando un amico, dopodiché viene rilasciata. agosto 99 - R. G., 20 anni,
bulgara, in Italia con regolare visto Schengen, mai assistita da un interprete. agosto 99 - B., nigeriana,
passaporto con timbro della questura di Roma per appuntamento per la sanatoria,
fatta uscire dopo il nostro intervento. luglio 99 - T. O., con ricevuta
per la sanatoria, espulsa. luglio 99 - D. N., 22 anni,
rumeno, in Italia dal 1994, ha perso i documenti ed è in attesa del rinnovo da
parte del consolato. luglio 99 - M. H., in attesa
di presentare ricorso contro il rifiuto di una delle sue prove per la
sanatoria. giugno 99 - A. C., 55 anni,
senegalese, con permesso di soggiorno scaduto ma con ricevuta per sanatoria, in
Italia da 7 anni, sposato, assistito da un avvocato ha presentato ricorso. giugno 99 - L. E.,
senegalese, senza interprete, ha fatto ricorso. giugno 99 - M., nigeriana,
in possesso della ricevuta della sanatoria ma non vengono effettuati
accertamenti, dopo il nostro intervento viene liberata. giugno 99 - J. J. A.,
nigeriana di 24 anni, con domanda per sanatoria rifiutata per scadenza dei
termini (ma i termini devono ancora scadere...), per paura dichiara false
generalità, presenta ricorso tramite avvocato e viene liberata. maggio 99 - O. A. O.,
nigeriana, la questura aveva rifiutato i suoi documenti per scadenza dei
termini, viene accolto il suo ricorso ed esce dal Corelli . maggio 99 - R., 23 anni,
nigeriana, con fotocopia della domanda per la sanatoria, uscita solo dopo che
abbiamo recuperato il documento originale. maggio 99 - M., ucraina, con
appuntamento per la sanatoria scaduto. maggio 99 - J., peruviano,
prelevato dalla polizia durante una partita di pallone tra amici, portato al
Corelli perché senza documenti, dichiara alla polizia di aver fatto domanda per
la sanatoria ed avere la ricevuta, ma non ottiene ascolto. Fortunatamente
arriva in tempo la sua ragazza con la ricevuta. maggio 99 - R. M. M. D,
colombiana di 45 anni, con regolare visto, nessuno le ha tradotto il decreto di
espulsione che ha dovuto firmare senza ottenere spiegazioni. maggio 99 - M. P., bulgara,
entrata con regolare visto per turismo, ha fatto come previsto il permesso di
soggiorno entro 8 giorni, fermata dalla polizia le hanno ritirato passaporto e
permesso, revocato il visto e fatto firmare il decreto di espulsione in
inglese, lingua a lei sconosciuta, senza l'assistenza di un interprete. maggio 99 - G. U., 21 anni,
nigeriana, con domanda di sanatoria e appuntamento, senza assistenza di un
interprete. maggio 99 - A., uruguaiana,
da 9 anni in Italia, con passaporto rinnovato in Italia al consolato
uruguaiano, stava per fare domanda di cittadinanza, fermata, portata al Corelli
ed espulsa. maggio 99 - S. H., tunisino
con permesso di soggiorno. maggio 99 - R., in possesso
della fotocopia della ricevuta della domanda per la sanatoria, ma la fotocopia
non viene considerata valida e non vengono svolti accertamenti, grazie
all'intervento di un amico che porta l'originale viene rilasciata. aprile 99 - A., con permesso
di soggiorno rinnovato. aprile 99 - B. D., 32 anni,
dal Senegal, da 15 anni in Italia, malato di TBC, dichiara di non aver ricevuto
assistenza sanitaria, uscito nei giorni seguenti. aprile 99 - R. A., cileno di
23 anni, con permesso di soggiorno, dichiara di essere malato e di aver subito
violenze. aprile 99 - E., con permesso
di soggiorno francese, liberata dopo alcuni giorni. aprile 99 - B. S., 32 anni,
del Benin, con domanda di sanatoria e ricevuta per appuntamento. Discriminazione per chi richiede asilo politico Occorre inoltre prestare
attenzione a tutti gli immigrati che possono correre rischi per la loro vita o
libertà se rimpatriati nel loro paese di origine. Purtroppo nel centro di via
Corelli la parola "asilo politico" non è contemplata: manca la più
elementare assistenza legale, figuriamoci per affrontare una procedura
complessa e intricata come la richiesta di asilo. agosto 99 - I. I.,
palestinese, ha chiesto asilo politico in Olanda. aprile 99 - S. F., rumeno di
25 anni, sposato in italia e con figlio di 3 anni, con passaporto in possesso
dei familiari, con i quali non riesce a mettersi in contatto, dichiara di
rischiare la vita se ritorna in Romania dalla quale era fuggito anni fa, ha
tentato il suicido nei giorni di permanenza al Corelli. aprile 99 - H. C., algerino
di 23 anni, fuggito dall'Algeria per problemi politici, non ha chiesto asilo
(non sa come si fa.). Discriminazione per chi ha bisogno di un'interprete e
di assistenza legale In moltissimi casi abbiamo
verificato che agli stranieri non sono state fornite informazioni sufficienti
sulla loro situazione legale, con particolare riferimento alla traduzione dei
documenti. Molti addirittura dichiarano
di non sapere assolutamente per quale motivo si trovano rinchiusi in quel
posto. Non li elenchiamo perché sono praticamente l'80% degli stranieri che
abbiamo incontrato. Il potere decisionale della Polizia Alcuni gravi casi
evidenziano poi il comportamento discriminatorio e fortemente discrezionale da
parte delle forze di polizia. agosto 99 - I. I., bulgara,
18 anni, rapita in Bulgaria, portata in Albania e lì venduta ad un italiano che
la porta in Italia con passaporto falso, costretta a prostituirsi, subisce
violenza e droga contro la sua volontà, un giorno scappa e si presenta alla
polizia per denunciare tutto questo, dando il nome vero (i suoi parenti hanno
fatto denuncia in Bulgaria per la sua scomparsa). La polizia non le crede e la
rinchiude al Corelli, dove dichiara di subire violenze e che la polizia non
interviene se non quando la situazione degenera. maggio 99 - F. A.,
nigeriana, portata in Italia con la promessa di lavorare come parrucchiera,
scappata perché hanno cercato di farla prostituire ed andata spontaneamente
alla polizia per denunciare i suoi sfruttatori. Non è stata creduta e portata
al Corelli, in seguito espulsa al suo paese, dove aveva dichiarato di rischiare
la vendetta dei suoi sfruttatori. maggio 99 - A. G. M.,
libanese di 32 anni, collaborava con la polizia come informatore avendo
ricevuto la promessa di un permesso di soggiorno in cambio, ma dopo un po' lo
hanno fermato con l'accusa di non aver fornito informazioni che conosceva ed è
stato rinchiuso al Corelli. Molestie sessuali e violenze Infine la vita dentro al
centro è molto pericolosa, soprattutto per le donne; uomini e donne dormono in
container separati ma vivono insieme di giorno all'interno del centro, e la
polizia interviene solo quando la situazione degenera. Durante i colloqui
abbiamo ascoltato racconti agghiaccianti sulle molestie sessuali che alcune
donne hanno subito dentro e fuori dal Corelli. Alle nostre domande i
responsabili del centro hanno risposto in maniera evasiva. maggio 99 - R. dichiara di
aver subito molestie sessuali dal personale in servizio al centro. maggio 99 - A. S.,
venezuelana, ha fatto ricorso, dichiara che la notte le donne ricevono molestie
perché i container non sono chiusi, in precedenza è stata insultata
pesantemente in questura e ha ricevuto un pessimo trattamento da parte della
polizia. Non abbiamo avuto
testimonianze dirette di episodi di violenza commessi dalle forze dell'ordine
nel centro. L'unica segnalazione riguarda il trasporto di un gruppo di rumeni
verso l'aeroporto, che dalla Romania hanno fatto sapere che la polizia li ha
ripetutamente picchiati, durante il tragitto e nell'imbarco sull'aereo. Purtroppo non è possibile
assistere al trasporto degli immigrati dal centro all'aeroporto dove vengono
imbarcati, operazione che viene spesso effettuata in tutta fretta e senza
preavvisi. Assistenza sanitaria L'assistenza sanitaria viene
assicurata dalla Croce Rossa, che sembra curiosamente convinta della validità
del Valium come medicina globale. A causa della limitata permanenza del centro,
i tossicodipendenti non ricevono una terapia al metadone, ma semplici dosi di
Valium a seconda delle loro richieste. Ogni straniero viene
visitato al momento di entrare nel Centro e successivamente su sua richiesta. Non ci è stato possibile
verificare le condizioni igieniche all'interno dei container, anche se molti
immigrati ci hanno segnalato problemi igienici (ad es. lenzuola di carta non
cambiate). I vari casi di scabbia
verificatisi al Corelli di Milano e a Ponte Galeria di Roma sono però un chiaro
indicatore della situazione igienica all'interno dei centri di detenzione. Un recente caso (settembre
99), in particolare, evidenzia come il mancato rispetto di norme igieniche
fondamentali può portare a conseguenze drammatiche per chi viene detenuto, per
di più ingiustamente, dentro al centro. Tre ragazze sudamericane sono infatti
risultate positive al test della TBC, dopo che nel loro container aveva dormito
un'altra donna infetta da TBC.
2) CONSIDERAZIONI
GIURIDICHE SULL’ILLEGITTIMITÀ DEI CPT La normativa, così come
sommariamente delineata, presenta alcuni profili di ILLEGITTIMITÀ
COSTITUZIONALE. Se così è manca il titolo di
detenzione costituzionalmente legittimo, cioè il provvedimento motivato del
giudice, essendo il titolo di detenzione un effetto consequenziale della
convalida secondo il dettato normativo. Venendo poi a trattare della
gestione pratica della convalida, con riferimento a quanto accade al Centro di
permanenza temporanea di Torino, la situazione è a dir poco allarmante. Non
solo, come si è detto, essa non avviene alla presenza di un difensore (perché
non è prevista dalla legge), ma avviene altresì quasi sempre in assenza di un
interprete. Alla luce di quanto sinora
esposto, pare evidente che, tra le tante novità previste dalla legge n. 40/98
vi sia l’introduzione surrettizia della detenzione amministrativa mascherata da
un simulacro di provvedimento giurisdizionale. Qualora lo straniero da
espellere sia sottoposto a procedimento penale, la legge richiede il nulla osta
della autorità giudiziaria, che deve essere concesso, salvo che sussistano
inderogabili esigenze processuali. Tale norma risponde ad un criterio di
garanzia e ragionevolezza: prima di espellere un imputato, è utile sentire il
suo giudice per verificare se non vi siano esigenze processuali che ostacolino
il suo allontanamento. - la disomogeneità di
trattamento per situazioni analoghe (vi saranno infatti delle questure che
riterranno di poter ripristinare la misura non appena lo straniero avrà varcato
la soglia del cancello del centro, ed altre che potrebbero optare per il
ripristino solo dopo un congruo lasso di tempo, dando così la possibilità allo
straniero di ottemperare di “sua volontà” al provvedimento espulsivo);
L’IMPORTANZA DELL’INFORMAZIONE SUI CPT L’esistenza ed il concreto
funzionamento dei centri di permanenza italiani è argomento di cui poco si
conosce e si parla. Assai di rado ne riferiscono le cronache, cosicchè
l’opinione pubblica non ne è informata.
- IN EUROPA…NON C’E MOLTO
DA STARE ALLEGRI A conferma di quanto
esposto finora, tracciamo una breve panoramica della situazione in
alcuni stati europei, riportando episodi che anche nella loro sinteticità
contribuiscono alla comprensione della situazione stessa. Francia - La stampa imbavagliata
Cominciamo il nostro breve
giro europeo dai nostri vicini d'oltralpe, con i quali condividiamo una
legislazione sull'immigrazione molto simile in vari aspetti. E' interessante notare come
proprio in Francia siano maggiormente segnalati i casi di violenza contro i
giornalisti che si siano in qualche modo impegnati nel documentare le
ingiustizie perpetrate nei confronti degli stranieri. Sembra che questo
irrigidimento nei confronti della stampa sia cominciato dall'estate 1997,
quando ebbe vasta risonanza l'occupazione della chiesa di S.Bernard da parte di
alcuni "sans-papiers". Come conseguenza le autorità da
allora impediscono a giornalisti e fotografi di documentare i vari episodi
legati a manifestazioni, deportazioni, incidenti nei centri di detenzione o
negli aeroporti e sono numerosi i casi in cui i giornalisti stessi sono stati trattati brutalmente,
arrestati, trattenuti e interrogati per ore. Le macchine fotografiche vengono
sistematicamente sequestrate, con la scusa di "motivi di sicurezza". Se questo è il trattamento
riservato ai giornalisti francesi che cercano di documentare quel che succede
agli immigrati, possiamo immaginare come vengono trattati gli immigrati stessi. Paesi Bassi - La fine dei servizi sociali
L'Olanda è stato uno dei
primi paesi a introdurre i centri di detenzione e anche ora resta
all'avanguardia nell'introduzione di misure discriminatorie. Nel 98 é stato infatti
varato un decreto per colpire gli immigrati illegali negando loro i servizi sociali,
anche quelli fondamentali come l'assistenza sanitaria. L'applicazione di questa
normativa non ha colpito però solo gli stranieri illegali, ma anche i
richiedenti asilo, gli immigrati in attesa di ricongiungimento familiare e,
paradossalmente, anche gli immigrati in possesso di permesso di soggiorno che
lavorano legalmente (e che quindi sono obbligati a pagare i contributi per quei
servizi sociali che ora vengono loro negati). Germania - La violenza di stato
La Germania da sempre si
contraddistingue per i maltrattamenti perpetrati da parte della polizia, che
gode di una notevole impunità e autonomia. Gli episodi documentati sono
numerosi e nei rarissimi casi in cui
si giunge a un processo, i
tempi lunghissimi e i vari cavilli legali insabbiano il caso, mentre gli
immigrati che hanno denunciato le violenze possono comunque essere deportati,
testimoni compresi. Per sfuggire alle violenze
delle forze dell'ordine, gli immigrati spesso si rifugiano nelle chiese, ma
ormai la polizia non ha più scrupoli, basti pensare a quando sono entrati con
la violenza in una chiesa per arrestare il curdo A.M.Duzenli, espulso il giorno
dopo in Turchia assieme alla sua famiglia (compresa la moglie incinta) Sotto l'aspetto
legislativo, oltre ai tempi lunghissimi e alle difficoltà per ottenere asilo
politico, le interpretazioni della legge sull'immigrazione portano a risultati
paradossali, come la situazione di algerini e afgani, ai quali non viene
riconosciuto asilo perché la Germania non riconosce come valida ai fini della richiesta
di asilo la persecuzione da parte di enti non governativi. Non solo, nel caso
degli algerini, nonostante siano documentate le torture perpetrate dalla
polizia algerina nei confronti di chi cerca di emigrare illegalmente, la
documentazione relativa alla loro richiesta di asilo viene direttamente
consegnata dalla polizia tedesca alla
polizia algerina.
Inoltre la
permanenza in Germania è strettamente legata alla propria situazione penale e
basta un piccolo reato per essere espulsi, anche se minorenni e se non si è mai
vissuto nel proprio paese (un ragazzo turco di 14 anni è stato deportato senza
i suoi genitori in Turchia). Regno Unito - I giudici non possono giudicare
Più di 70.000 persone sono
in attesa da anni della pronuncia sulla loro richiesta di asilo; di questi 800
risultano rinchiusi in prigione, sebbene non abbiano commesso nessun crimine. La detenzione di un
immigrato richiedente asilo può essere disposta da un ufficiale in base al
semplice sospetto che l'immigrato possa venir meno ai suoi obblighi durante il
periodo di attesa. I centri di detenzione sono
tristemente noti per le situazioni di violenza e discriminazione; nove africani
accusati di rivolta hanno finalmente ottenuto l'assoluzione in quando si sono
dimostrate infondate le accuse della polizia nei loro confronti; nessuno dei
media ne ha parlato. Il Regno Unito è uno dei paesi (come anche l'Australia)
dove non vi è effettiva supervisione della magistratura nei casi di detenzione
di richiedenti asilo. Austria - L'asilo politico è un'opinione
Proprio l'Austria ha
presentato, dietro le porte chiuse del Comitato K4, che si occupa
dell'immigrazione nell'Unione Europea, un documento riservato nel quale si
propone di abolire la convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato e di
considerare l'asilo non come un diritto soggettivo individuale ma come
un'offerta del paese ospitante. Questo atteggiamento da parte del governo
austriaco è confermato anche dalle dichiarazioni del ministro
dell'interno. Si tratta di un attacco
gravissimo alla convenzione che rappresenta il fondamentale strumento
internazionale per la protezione dei rifugiati. Nel documento in questione si
propone anche di vincolare gli aiuti della cooperazione internazionale alla
capacità da parte degli stati extraeuropei di mantenere gli impegni presi per
garantire i flussi migratori. Il documento è in via di
revisione, ma la sua redazione avviene a porte chiuse. In Austria il 3 per cento
dei richiedenti ottiene asilo, su un totale di quasi 14.000 domande. Grecia - L'espulsione violenta
La Grecia è tristemente
nota per le violenze e per il trattamento disumano riservato agli immigrati. Non esistono centri di
accoglienza, mentre nei numerosi centri di detenzione vengono detenuti anche
per mesi gli immigrati irregolari, in condizioni indecenti sotto tutti gli
aspetti, igienico-sanitario e legale. Raramente esistono traduzioni dei
documenti legali, mentre le espulsioni vengono eseguite in maniera sommaria. Parecchi immigrati sono
stati uccisi nel 1998 dalla polizia o da civili, spesso con la giustificazione
dell'autodifesa, sebbene gli immigrati fossero disarmati. Da luglio 1999 è cominciata un'intensa
operazione di "pulizia", con l'obiettivo di giungere all'espulsione
di tutti i clandestini (oltre 500.000) entro dicembre. Di conseguenza vengono
arrestati immigrati irregolari ma anche regolari con incriminazioni
pretestuose; spesso i permessi di soggiorno vengono stracciati dalla polizia,
nell'ipotesi che siano falsi, senza addurre altre motivazioni. Gli immigrati
vengono poi rinchiusi nelle prigioni a tempo indeterminato, in quanto la legge
non pone limiti di tempo alla detenzione. Il Ministero dell'Ordine
Pubblico ha potere assoluto sugli immigrati detenuti, cioè può trattenere in
carcere ed espellere anche chi è stato assolto dalla Magistratura per le accuse
che avevano portato al suo arresto. Stati Uniti - Il presunto modello
Facciamo un salto oltre
oceano a vedere com'è la situazione là dove si applicano da tempo gli
stessiprovvedimenti restrittivi nei confronti degli stranieri che sono stati
introdotti da qualche anno in Europa. Gli immigrati reclusi come
conseguenza della legge sull'immigrazione sono più di 16.000 e i centri di
detenzione non sono più in grado di sostenere la situazione. Sono stati aperti
alcuni centri di detenzione privati, ma attualmente il 60% degli immigrati
viene recluso nelle normali prigioni. Le prigioni però non
riconoscono le normative sui diritti degli immigrati, per cui agli stranieri
non vengono garantiti i diritti alla comunicazione, assistenza legale e sanitaria
che spetterebbero loro. Come conseguenza solo il 10% degli immigrati detenuti è
riuscito ad ottenere assistenza dal proprio consolato. Le donne rappresentano
solo il 7% e poiché mancano strutture per ospitarle vengono spesso detenute in
situazioni miste. Anche per i bambini, che
non dovrebbero essere detenuti oltre 72 ore, non mancano casi in cui sono state
superate, in aperta violazione delle normative internazionali sui diritti del
bambino. Il rapporto dello Human
Rights Watch a riguardo è impressionante,
gli episodi di violenza e discriminazione razziale,
religiosa e sessuale compiuti dalla polizia sono numerosi. L'inadeguatezza della
legislazione americana mostra i suoi effetti appena arrivati all'aeroporto,
dove la deportazione immediata (summary exclusion) spesso viene decisa
da funzionari inesperti e dove gli immigrati non possono usufruire di
assistenza legale. Il trattamento dei
richiedenti asilo in U.S.A. è altrettanto scandaloso. Non appena giunti,
vengono imprigionati fin quando non dimostrano una "paura credibile"
di ritornare nel loro paese. Non sono chiari i criteri che stabiliscono la
"credibilità" della paura... Anche se hanno parenti
negli U.S.A. che potrebbero ospitarli e aiutarli, non vengono rilasciati ma
detenuti nei centri di detenzione, in attesa del pronunciamento sulla loro
richiesta di asilo, che può richiedere svariati anni. Annualmente circa 6000
richiedenti sono detenuti ogni anno. Una situazione paradossale che si verifica
da tempo negli Stati Uniti riguarda attualmente quasi 3500 persone, detenute in
quanto immigrati illegali ma che non possono essere mandate ai loro paesi di
origine con i quali gli Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche. Questi
immigrati si trovano quindi condannati alla detenzione infinita, (in pratica
l'ergastolo) semplicemente perché ricadono in uno vuoto legislativo. Non è
infatti previsto dalla normativa americana un termine temporale per il rilascio
degli immigrati detenuti. Anche per gli immigrati regolari la situazione non è
semplice; in base alla normativa vigente, basta un reato anche irrilevante,
come l'offesa o il gioco d'azzardo, per incorrere nell'espulsione. La legge che
ha introdotto questi criteri è anche retroattiva, per cui molti immigrati
regolari si ritrovano con il decreto di espulsione pendente e magari non ne
sono ancora a conoscenza. L'esempio statunitense
evidenzia un altro aspetto della detenzione degli stranieri irregolari, ovvero
il suo alto costo economico, nel contesto della politica sull'immigrazione,
decisamente sproporzionato e inadeguato. Pur affermando decisamente
che non sono certo le variabili economiche che possono determinare
l'atteggiamento dello Stato verso le persone e i loro diritti, vogliamo far
notare come anche sotto questo punto di vista i centri di detenzione siano un
fallimento. Nonostante gli sforzi per
espellere gli immigrati irregolari e ridurre al minimo il loro tempo di
permanenza nei centri, l'applicazione esasperata delle leggi discriminatorie ha
portato a un continuo aumento dei detenuti e dei giorni di permanenza
all'interno dei centri. Problematiche burocratiche
e diplomatiche si sommano al mancato rispetto del diritto di difesa degli
stranieri, come risultato gli stranieri si ritrovano detenuti per tempi
lunghissimi se non infiniti. In alcuni stati europei è stato introdotto un
limite temporale alla detenzione e in questo caso assistiamo al paradossale
balletto di immigrati che entrano ed escono più volte dal centro, rilasciati
per scadenza dei termini e subito dopo ricatturati. Il costo della detenzione
di uno straniero negli Stati Uniti arriva anche a 144$ al giorno; la stima
dell'INS (Immigration and Naturalization Service), approssimativa perché
neanche loro sanno il numero preciso di stranieri detenuti, è che nel 2001 gli
U.S.A. spenderanno 500 milioni di dollari l'anno per la detenzione degli
stranieri irregolari. Cifre enormi, per altro di
un paese che vanta il triste primato della maggior percentuale di detenuti
rispetto alla popolazione. Occorre inoltre precisare che qui stiamo parlando
solo dei costi di detenzione, ai quali dobbiamo aggiungere i costi relativi
alla deportazione, spesso in aereo e con scorta, degli stranieri espulsi.
VIA CORELLI: UNA TESTIMONIANZA
È passato un altro giorno. Uno di quelli più brutti della mia vita nel lager per stranieri di Via Corelli 28 a Milano. Da quando sono in Italia per la prima volta sono dispiaciuta per il modo nel quale si comportano le persone in uniforme che occupano determinati posti. Prima non pensavo che alcuni italiani potessero essere nazisti, però adesso, stando in questo posto da noi chiamato lager, ho cambiato idea, sì possono. Una sera alcune ragazze di colore, che stavano in un container vicino al nostro, stavano protestando perché venivano sempre maltrattate e discriminate per il colore. Dopodiché noi siamo state portate fuori mentre loro le hanno chiuse dentro senza corrente né acqua. Poi ci hanno portato a dormire in una grande e sporca stanza su materassi per terra; come cani senza bagno e al freddo, perché l'ispettore non voleva fare niente per migliorare la situazione nel modo più decente possibile. Per loro era più comodo così, portarci fuori al freddo, dandoci sempre un cibo schifoso che a volte non si riusciva a mandare giù, farci morire di fame, metterci a dormire su lenzuola di carta. Lenzuola che quando arrivano nuove persone non vengono nemmeno cambiate. Lasciano quelle delle persone che sono "andate via" facendoci venire fuori delle allergie cutanee. Così si va dal dottore il quale, per curarci il corpo ed il viso, ci dà una crema con la quale l'allergia peggiora ancora di più. Se ti succede qualcosa, se ti fa male la testa vai dal dottore, aspetti 2 ore prima che qualcuno ti dia attenzione e alla fine ti danno una pastiglia che ti fa passare il mal di testa ma in compenso non riesci a dormire tutta la notte dal mal di stomaco che ti ha fatto venire. Io e tutti quelli che con me hanno sottoscritto questo articolo siamo testimoni di una bruttissima scena al Corelli: un uomo era salito sul tetto, voleva impiccarsi perché lo volevano mandare al suo paese. E la moglie ed il figlio nato in Italia lo guardavano dall'altra parte della rete e piangevano. Un atto che non può essere perdonato ai responsabili di questo lager. Secondo me la gente che arriva a tanta disperazione non è suicida ma è spinta ad ammazzarsi. Il motivo per il quale uno straniero viene in Italia è cercare una vita migliore, cercare lavoro, poter curare la sua famiglia, avere un tetto sulla testa ... però dove sono queste possibilità? Scrivo a nome di tutte le persone che hanno firmato in fondo. Voglio che tutti quelli che leggeranno capiscano che qui è un inferno. Nella mia vita non ho fatto niente contro la legge per stare in galera ed essere trattata come ladra o assassina, per essere picchiata in Questura. Dove posso denunciare? Chi mi può difendere? Chi sono io qua? Un animale come il resto di tutti gli stranieri che sono in Italia senza documenti perché non hanno i soldi per comprarseli. Chi sono questi tutori della legge che possono mettere in galera gente indifesa che soltanto gira per la strada ma non fa del male a nessuno? Chi sono questi che si permettono di fare di te tutto quello che vogliono solo perché sono protetti dalla legge? "Noi siamo esseri umani come tutti voi e dobbiamo avere gli stessi diritti. Viviamo nello stesso mondo ma perché? Per essere maltrattati da voi ed essere rinchiusi in un lager come tempo fa faceva Hitler con gli ebrei! Tutti pensano che questo sia 'passato' e che non ci sarà un secondo Hitler. La differenza tra i suoi Lager e questi centri in Italia è che lì li uccidevano e a noi ci spediscono nei nostri paesi. E la stretta somiglianza è l'odio verso la gente diversa da te." Scritto e firmato da: Collaboratori:
Questo
è tutto…per il momento. Per la creazione di questo dossier ci siamo serviti dei
documenti “Dossier Corelli”, preparato dal “Centro delle culture” di Milano,
e del testo “Chiudere i lager!”
prodotto da “Zone di conflitto”, di Torino. |