"ETEREA": CONVEGNO DELLE TV DI STRADA A BOLOGNA

Tv di strada. Tv di quartiere. Tv di condominio. Tv comunitarie. Ovvero come smetterre di guardare la televisione e cominciare a farla. Se ne è parlato sabato 14 dicembre al Teatro Polivalente Occupato di Bologna, ad "Eterea", il primo meeting di Telestreet (www.telestreet.it), il network delle tv di strada.
Le microtivù attive nel nostro paese per adesso si contano sulle dita di una mano, ma un po' in tutta Italia stanno nascendo gruppi interessati al progetto: chi perché nauseato dall'omologazione imperante nel sistema televisivo italiano, chi in nome della libertà di espressione, chi perché magari non trova canali dove trasmettere le proprie produzioni video.
La realizzazione di una tv di strada è molto semplice, e non necessita di grandi capitali. Anzi: il "kit standard" di telestreet comprende un'antenna, un trasmettitore (si può usare anche il videoregistratore), una scheda video e qualche programma di montaggio per il computer (oltre ovviamente a una videocamera), con una costo che si aggira sui 1.000-1.200 euro.
La madre delle tv di quartiere è Orfeo Tv, che nasce a Bologna il 21 giugno 2002. Fra i fondatori ci sono Franco "Bifo" Berardi, Valerio Minnella e altri animatori di Radio Alice, radio libera bolognese degli anni '70. Orfeo trasmette in un raggio di poche centinaia di metri, sfruttando un "cono d'ombra" di una frequenza di Mtv, cioè una zona in cui il segnale non arriva. Una televisione illegale, secondo le leggi attuali, ma che non oscura nessuno: si limita a sfruttare i "buchi" dell'etere. La redazione di Orfeo tv conta 30-40 collaboratori, e il "palinsesto" si auto-organizza di giorno in giorno, dando grande spazio alla vita quotidiana del quartiere. Il linguaggio non è quello frenetico della tv tradizionale: niente conduttori, quasi niente montaggio, per garantire la massima trasparenza della comunicazione.
Qualche mese dopo nasce Telefabbrica, che trasmette a Termini Imerese documentando in modo indipendente le lotte degli operai Fiat, ma che viene chiusa dopo appena tre giorni dai carabinieri. Stupisce la rapidità di questo provvedimento, visto che secondo la legge italiana Retequattro e Telepiù dovrebbero da anni spostarsi sul satellite, ma non si ha notizia di operazioni del genere nei loro confronti...
Altra esperienza che è stata presentata a Bologna è Hub tv (www.inventati.org/hub), lanciata durante il Forum Sociale Europeo di Firenze, e caratterizzata da un palinsesto molto aperto ai contributi esterni, simile alla "pubblicazione aperta" (open publishing) di Indymedia.
Si tratta ancora di esperienze pioneristiche, ma che piano piano dovrebbero dar forma a un vero e proprio network, in cui i nodi redazionali mettano in comune le loro produzioni, sfruttando internet come archivio e luogo di scambio. Qualcosa di simile a quello che sta già facendo il sito NewGlobalVision (www.ngvision.org), in cui chiunque può immettere e scaricare liberamente videoproduzioni indipendenti.
Telestreet dunque non si propone come una nuova tv, migliore o alternativa al monopolio Rai-Mediaset, ma come qualcosa di radicalmente diverso: una rete di "cittadini attivi" che sappia sfruttare le possibilità che le nuove tecnologie come internet, il digitale, il satellite, offrono a costi ormai accessibili a tutti. Non una tv "buona", ma la fine della tv intesa come il mezzo di comunicazione ipercentralizzato che abbiamo conosciuto finora, da sostituire con una rete di infiniti nodi.
Come in molti hanno sottolineato, l'effetto più importante che una telestreet provoca è proprio la creazione di una redazione, di una comunità di persone che si scambiano conoscenze e imparano a de-costuire i linguaggi ormai logori della tivù nazionalpopolare: se è vero che la televisione ci rende degli spettatori passivi e solitari, non resta che cominciare a farla. E se saranno di più quelli che la faranno di quelli che la guarderanno, non sarà certo una sconfitta.


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