3- RESISTIAMO!
O FINIREMO IN PASTO ALLO ZIO SAM* di José Arbex Jr. "Nell'antica
Roma, votavano solo i romani. Nel capitalismo globale moderno, votano
solo gli americani, i brasiliani non votano", dice lo speculatore George
Soros (Folha de S. Paulo, 8/6/02). La dichiarazione ha l'indiscutibile
merito di esplicitare il senso della strategia degli Stati Uniti per l'America
Latina e per il Brasile in particolare. Si tratta della "ricolonizzazione"
dell'emisfero, secondo un processo che segue tre grandi versanti: economico
(con la creazione dell'Alca, l'Area di Libero Commercio delle Americhe),
militare (con l'occupazione dell'Amazzonia) e culturale (con la distruzione
di ciò che ancora resta dei centridi ricerca e dell'insegnamento superiore
pubblico). Questo processo, già abbastanza avanzato, ha subito un'accelerazione
ancora maggiore dopo l'attentato dell'11 settembre. E, per realizzarlo,
"Roma" conta - salvo poche e onorate eccezioni - sulla "docilità " dei
governi nazionali servili e sull'aiuto di una "grande impresa" latinoamericana
opportunista e codarda.
L'Alca
è un suicidio
L'Alca ha l'apparenza di un progetto che, da un punto di vista imprenditoriale, potrebbe dare impulso alle economie nazionali dell'emisfero (34 Paesi eccetto Cuba, la cui partecipazione, per qualche ragione misteriosa, è stata vietata dallo Zio Sam). L'apertura delle frontiere al libero flusso di capitali, beni e servizi funzionerebbe come dinamo per creare posti di lavoro, stimolare le ricerche tecnologiche, promuovere la circolazione delle persone, avvicinare le nazioni. In pratica, la storia è ben altra. Il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti è equivalente a 22 volte quello del Brasile e a quasi 4 volte la somma di quelli degli altri Paesi delle Americhe, incluso il Canada. L'Alca significherebbe l'annessione dei mercati delle Americhe da parte degli Stati Uniti. O, per usare una metafora creata dall'ambasciatore Samuel Pinheiro Guimarães, sarebbe come organizzare un incontro di boxe tra un peso massimo e un peso piuma, senza dare un qualche vantaggio al "piccolo". Il risultato ovvio sarà un massacro. Il dettaglio è che tutta la strategia dell'Alca, dal punto di vista della Casa Bianca, è particolarmente rivolta a "catturare" il Brasile. Basta fare due più due. L'Argentina è già stata distrutta, dopo dieci anni di sottomissione totale al Fmi. Il Messico e il Canada già sono stati "annessi" nel 1994, mediante la creazione del Nafta (il Trattato di libero commercio del Nordamerica). Oggi Messico e Canada sono quasi integralmente dipendenti dall'economia degli Stati Uniti. Gli indici di sviluppo umano del Canada, tra i migliori del mondo fino all'inizio degli anni '90, sono peggiorati dopo la sua adesione al Nafta (a causa della disoccupazione e delle politiche neoliberiste). Il caso del Messico è ancora più drammatico: oltre ad aver perso il controllo sul petrolio (conquista della rivoluzione zapatista), l'80% di tutto ciò che importa viene dagli Stati Uniti, che acquistano il 90% di tutto ciò che esporta. Il Brasile, anche dopo otto anni di governo Cardoso, ha ancora molto da "offrire" all'attività predatrice delle transnazionali. Non sono state ancora privatizzate imprese statali gigantesche, come quella del petrolio. Esiste ancora nel Paese un settore industriale nazionale dinamico (sebbene FHC abbia governato in nome degli interessi del capitale finanziario internazionale) e si trovano persino banche brasiliane forti. Per non parlare delle immense riserve biologiche e minerali, acqua potabile inclusa. Significativamente, anche settori della classe imprenditoriale nazionale cominciano a "gridare" contro l'Alca. Il 14 giugno, per esempio, è toccato a Nicolau Jeha, vicepresidente della Fiesp (Federazione delle industrie dello Stato di São Paulo), affermare che se il Brasile decidesse oggi di aderire all'Alca, commetterebbe un "vero suicidio". L'afferma-zione è stata fatta durante un incontro pubblico sull'Alca, organizzato dalla Commissione di Relazioni Estere e Difesa Nazionale della Camera dei deputati e dall'Ordine degli avvocati del Brasile. "Da vent'anni abbiamo smesso di crescere. In questo Paese si parla solo di mercato. Basta che uno speculatore dica una qualunque cosa per lasciarci in ginocchio", ha detto Jeha e ha continuato: "Non possiamo cedere sulla nostra sovranità. È necessario dire basta. Dobbiamo difendere i nostri agricoltori, lavoratori, industriali e la classe media". Non è necessario, qui, ripetere cosa significherà l'ALCA, se approvata, per i lavoratori e i giovani brasiliani. Basta guardare l'Argentina: persino le statistiche della Banca Mondiale mostrano che più della metà della popolazione vive oggi al di sotto della soglia della povertà (guadagna meno di un dollaro al giorno). E stiamo parlando di un Paese che è stato il quarto più ricco del mondo (negli anni '40) e di una popolazione relativamente colta (nel 1993, solo a Buenos Aires c'erano più librerie che in tutto il Brasile). Occupazione
militare dell'Amazzonia
Gli Stati Uniti già stanno occupando l'Amazzonia. In questo preciso momento, Zio Sam sta costruendo il più grande aeroporto del Sudamerica, a Manta, in Ecuador, nel cuore della foresta. Le tribù indigene che vivono in quella regione vengono espulse per avvelenamento: truppe americane spargono un fungo transgenico altamente tossico per l'essere umano, prodotto dalla Monsanto (la stessa della soia!), con il pretesto che si tratta di un defoliante della pianta di coca. I vietnamiti soffrono ancora gli effetti dei defolianti sparsi dagli Stati Uniti sulle loro foreste negli anni '60 e '70. Mentre completa la costruzione della base di Manta, Zio Sam tenta di installare la base di Alcântara, nel Maranhão (all'ingresso dell'Amazzonia), con la totale "cooperazione" di FHC. Nell'aprile del 2000, il governo brasiliano ha firmato un Accordo di salvaguardia tecnologica che garantisce al governo americano il diritto a un controllo totale riguardo alla circolazione delle persone e delle attrezzature in quell'area. Questo significa che il Brasile cede la sua sovranità : le autorità brasiliane non avranno neppure il semplice diritto di verificare, per esempio, il contenuto delle casse portate lì dagli americani! Clausole umilianti dell'accordo impediscono all'aeronautica brasiliana di sviluppare un programma spaziale autonomo e sovrano. Oltre a ciò, la creazione della base minaccia la sopravvivenza delle comunità dei discendenti dei Quilombos che da più di 200 anni vivono nella regione. Zio Sam combina l'installazione delle sue basi con l'azione di "istruttori" americani che addestrano e armano l'esercito colombiano. Inizialmente, quando il Plan Colombia venne annunciato da Bill Clinton, nel 1999, il pretesto era la "lotta al narcotraffico". Dopo l'11 settembre, è diventato quello della "guerra al narcoterrorismo". Le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), l'Eln (Esercito di liberazione nazionale) e qualunque gruppo di resistenza sono passati ad essere classificati come "terroristi". Il Plan Colombia (ora Iniziativa Andina) non ha mai avuto nulla a che vedere con la "guerra al narcotraffico". Basta ricordare che l'alleato della Casa Bianca contro i Talebani, in Afghanistan, l'Alleanza del Nord, è notoriamente dedito al traffico di eroina. Lo stesso vale per l'Uck (Esercito di liberazione del Kosovo), una forza alleata alla Nato durante la Guerra del Kosovo (2000). O basta ricordare lo scandalo Iran-Contras (1986-87), quando sono stati dimostrati i vincoli tra la Cia, i narcotrafficanti colombiani e i guerriglieri che lottavano contro il Fronte sandinista di liberazione nazionale del Nicaragua. L'occupazione dell'Amazzonia fa parte di una strategia globale di Zio Sam, radicalizzata dopo l'11 settembre. Il fallito tentativo di golpe in Venezuela (ampiamente celebrato dai grandi media brasiliani) è stato solo un'altra dimostrazione della stessa posizione arrogante, imperialista e aggressiva. Offensiva
culturale
Mancano risorse per assumere nuovi professori di Scienze Umane All'Università di São Paulo (Usp). Questo dice già tutto sulla politica di un governo che ha rinunciato a qualunque progetto nazionale basato sulla produzione di ricerca e di un sapere identificato con il popolo brasiliano. La mancanza di risorse per la Usp, mentre proliferano scuole e università private, non è un incidente, né un risultato imprevisto o indesiderabile. Al contrario: fa parte di una politica deliberata di consegna della ricchezza della nazione alle corporazioni dell'impero. Non a caso, la Banca Mondiale "ha raccomandato", in un documento pubblico, la privatizzazione della Usp e di tutto l'insegnamento superiore brasiliano. La recente offensiva della Banca Mondiale contro l'insegnamento pubblico è stata annunciata in Messico, alla fine degli anni '90, quando sono stati approvati piani che avrebbero espulso più della metà dei 300mila alunni, professori e funzionari dell'Università Autonoma, la maggiore istituzione pubblica di insegnamento superiore dell'America Latina. In reazione, la comunità universitaria ha portato avanti uno sciopero che è durato quasi un anno, e che è terminato solo dopo l'invasione dell'università da parte dell'esercito, con l'arresto dei suoi leader. È ovvio che non interessaall'imperialismo lo sviluppo della ricerca nazionale, né la formazione di intellettuali capaci di elaborare un sapere storico, culturale e scientifico in grado di resistere alla dominazione culturale (qui intesa nel suo senso più ampio: dai pacchetti tecnologici alla spazzatura venduta sotto forma di intrattenimenti) promossa dai centri dell'impero. L'occhio
del ciclone
Stiamo, così, nell'occhio del ciclone. I prossimi anni saranno decisivi per la vita dell'America Latina e per quella del Brasile in particolare, nel XXI secolo. È urgente partecipare ai comitaticontro l'Alca, resistere in tutti i modi. O daremo ragione a George Soros. * Titolo originale: "Né Cesare, né Soros" fonte: http://www.citinv.it/associazioni/mst/ (sito del movimento dei sem terra) |