4- LA SCONFITTA DI SHARON 29/09/2002 di Patrizia Viglino Il secondo
anniversario dell'Intifadah palestinese di al-Aqsa è stato scandito ieri,
28 settembre, da un fiume incontenibile di cortei in tutti i territori
occupati della Palestina, in Siria, Libano, Egitto, Giordania, Israele
ma anche nel mondo occidentale in particolare a Londra, dove si è tenuta
una manifestazione di 400mila persone a sostegno dei diritti del popolo
palestinese e contro l'imminente attacco anglo-americano all'Iraq, e a
Marsiglia dove nel porto giungono le merci made in Israel ma provenienti
dai territori palestinesi occupati. La folla di manifestanti ha chiesto
la fine dell'occupazione militare israeliana e ha invocato la fine dell'assedio
del presidente Arafat, ancora una volta rinchiuso, da dieci giorni, nel
muqata di Ramallah.
In questo contesto l'unico perdente sembra essere il premier israeliano Ariel Sharon che si è visto costretto ad allontanare i merkava dal compound presidenziale per le pressioni del presidente americano George Bush, evidentemente " colpito" da tanto dissenso popolar in materia di politica estera. I 200 palestinesi, tra civili e guardie del corpo del presidente palestinese, potranno uscire ma sotto controllo israeliano. Sharon ha ribadito infatti di non voler desistere dai suoi propositi di arrestare circa 20 ricercati, ossia uomini chiave della protezione presidenziale. L'Intifadah palestinese, quella di popolo, continua a ostacolare i piani americani di egemonia nel medio ed estremo oriente e suscita solidarietà sempre crescenti in tutto il mondo. Dopo due anni dalla sua "passeggiata" Sharon non solo non ha raggiunto nessuno dei risultati che si era proposto in campagna elettorale (sicurezza per Israele, sedare la resistenza palestinese, ottenere una leadership palestinese compiacente ai piani americani) ma ha guidato lo stato ebraico sull'orlo di un baratro. La completa distruzione delle infrastrutture e del rsonale dell'Autorità Nazionale Palestinese negoziata a Oslo ha portato alla crescita delle operazioni dei gruppi combattenti sia dentro i territori occupati nel 1967 (dai quali, ricordiamolo, Israele avrebbe dovuto ritirarsi nel settembre del 2000, per gli accordi firmati a Oslo) che dentro Israele con la strategia degli uomini bomba. Ma non solo i gruppi islamici sembrano essersi rafforzati, anche Fatah, il gruppo legato ad Arafat, e i movimenti democratici palestinesi hanno trovato una nuova coesione, cementata dall'eccessivo uso della forza del generale Sharon e dalla disperazione quotidiana generata dall'occupazione militare oltre che da interminabili giorni di coprifuoco. Così in questo anniversario i palestinesi sono scesi nelle strade per sfidare la presenza dei carri armati. Tutte le organizzazioni erano presenti indistintamente. Nella Striscia di Gaza, un gruppo di anciatori di pietre si è avvicinato alla colonia israeliana di Netzarim per ribadire la continuazione della resistenza. In risposta, un soldato israeliano ha centrato in testa Mohamed Abu Awe di 17 anni uccidendolo sul colpo mentre altri 7 giovani sono rimasti feriti. Un martire anche al confine con l'Egitto, a Rafah, dove è stato colpito mortalmente al petto un palestinese di 25 anni e dove non si è arresta la distruzione delle case palestinesi con il tritolo. Nella notte di ieri il fuoco israeliano ha colpito un'area densamente popolata del Campo profughi di Tulkarem dove si sono sentite diverse esplosioni provenire dal Campo. Khader Talib di 25 anni è giunto in ospedale ormai deceduto ma restano sconosciute ad ora le cause del decesso. A Ramallah, già dalla giornata di venerdì, sono stati gli studenti delle scuole, elementari e superiori, a sfidare il coprifuoco imposto con la forza. Anche a Betlemme e nel Campo profughi di Deisheh la gente ha accolto il messaggio del leader di Fatah Hani al Hassan che ha annunciato la mobilitazione generale. E mentre Arafat con un cellulare si è rivolto al suo popolo con parole semplici: "la lotta continua e il popolo palestinese vincerà", dal carcere dove è detenuto dallo scorso aprile anche Marwuan Barghuti, leader dei Tanzim, ha incitato la continuazione della rivolta contro l'occupazione. Particolare importanza ha avuto la manifestazione tenutasi a Beirut dove circa 100mila persone hanno marciato a sostegno dell'Intifadah guidati dal leader Hizbullah Sayyed Hassan Nasrallah che ha sottolineato l'importanza di una resistenza popolare. Inoltre ha ribadito la ferma convinzione degli Hizbullah di difendere il diritto del popolo libanese "a bere le proprie acque" con o senza il consenso di Israele e degli Stai Uniti, riferendosi alla crisi che si è recentemente aperta nel sud del Libano sulla sovranità delle acque dei fiumi libanesi affluenti del Giordano. fonte: www.clorofilla.it |