|
01 MARZO 2005 dal Giornale di Vicenza
"Contrà del Quartiere, via l'antenna"
A chiederlo è la Circoscrizione 1 che durante l’ultimo Consiglio ha approvato unanime un odg di Maria Elena Bonacini «Togliete l’antenna da contrà del Quartiere». A chiederlo è la Circoscrizione 1 che durante l’ultimo consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno volto non solo a far rimuovere il neonato impianto ma che sollecita anche una verifica tecnica di quelli già esistenti in centro storico, e l’immediato spostamento delle antenne che eventualmente non rispettassero i limiti. Il documento, inizialmente presentato dalla minoranza di centrosinistra sulla scia dell’installazione dell’impianto, appunto, di contrà del Quartiere, e focalizzato sul problema specifico, è stato ampliato dal centrodestra, con l’estensione del monitoraggio all’intera zona e votato da tutti i consiglieri. Dalla serata è inoltre scaturita l’idea di «una tavola rotonda aperta al pubblico - spiega il presidente Maurizio Finizio - con docenti specializzati di elettrotecnica e telecomunicazioni, i cui nominativi saranno richiesti alla presidenza delle facoltà universitarie di Padova, Verona e Vicenza. Sarà l’occasione per cercare di chiarire tecnicamente, con elementi certi lontani da interessi vari, l’effetto sulla salute pubblica delle onde emesse da queste centrali, determinando il campo d’azione, per dare conseguenti indicazioni per il posizionamento delle antenne in zone sicure». L’argomento riapre, una volta di più, la polemica sulla legge Gasparri, «che - afferma Mattia Pilan, Ds ed estensore dell’ordine del giorno - ha tolto ogni limite creando una situazione di “antenna selvaggia”. Nel centro storico, ma anche nel resto della città le antenne stanno spuntando come funghi senza che i cittadini ne sappiano nulla e in barba al protocollo d’intesa sottoscritto dal Comune con i gestori di telefonia mobile che prevedeva l’installazione lontano da siti sensibili come le scuole, punto non rispettato né in contrà Burci, né in corso Palladio dove i cittadini m’hanno segnalato la presenza di due antenne a poca distanza dal liceo “Pigafetta”. E la gente può solo manifestare o raccogliere firme come stanno facendo in contrà del Quartiere».
Urbanistica La Giunta ridisegna mezza città Ponte Alto, maxi-parcheggio ma anche complesso edilizio Vicenza ovest, una torre dov’era il casello dell’A4 Ex Lanerossi, un quartiere nel complesso abbandonato Area Ftv, terminal bus con edifici e nuove strade Adottati otto piani urbanistici che modificano soprattutto il quadrante ovest di Gian Marco Mancassola
«Nessun colpo di mano urbanistico, ma soltanto regolari passaggi dopo lunghi periodi di gestazione». Dopo un fine settimana di polemiche e tensioni, il sindaco Enrico Hüllweck conclude con queste parole la riunione di Giunta che in una mattina ha adottato sette “Piruea”, sigla dietro cui si celano i piani integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale. Da mercoledì scorso la Giunta ne ha adottati in tutto otto, che se sommati alla variante per la zona industriale, vanno a modificare considerevolmente la fisionomia dell’ingresso ovest della città, dal casello autostradale a Ponte Alto, dai Ferrovieri alla stazione delle Ferrotramvie.
«Si tratta di un unico disegno, ogni piano è in qualche modo logicamente collegato, non buttato a casaccio - spiega Hüllweck, affiancato dagli assessori alla mobilità Claudio Cicero e all’urbanistica Maurizio Franzina -. Inoltre, si tratta dell´inizio di un lungo iter burocratico e politico. La Giunta non ha votato nulla che abbia efficacia immediata. Da oggi alla realizzazione delle opere, infatti, ci sarà il passaggio in consiglio comunale. Nessun colpo di mano della Giunta sulla città».
Cinque i piani che riguardano il quadrante ovest: l’ex casello di Vicenza ovest, Ponte Alto, l’ex Lanerossi, Ftv e Rebecca. A questi si aggiungono un piano di riqualificazione che interessa un edificio a S. Silvestro, un piano per il campo Federale nel quartiere di S. Paolo e il piano di via Monte Asolone, nell’area dell’Astichello nei pressi della caserma Chinotto.
Consiglio comunale (g. m. m.) Doppio colpo di scena: al terzo tentativo il numero legale c’è e c’è grazie all’opposizione. Ormai allo scadere del tempo regolamentare imposto dalla nuova normativa sull'urbanistica, vale a dire la mezzanotte del 28 febbraio, il consiglio comunale, dopo essere andato in bianco per due giorni consecutivi, ha ritrovato i numeri e ha approvato una delibera dalla portata storica. Si tratta della variante che detta le nuove regole per la zona industriale di Vicenza ovest. E tuttavia la maggioranza di centrodestra, esito della votazione alla mano, non sarebbe riuscita a garantire il numero legale nemmeno ieri sera. Il tabellino, infatti, dice 20 favorevoli, ovvero tutti i consiglieri di maggioranza presenti in aula al momento del voto, ma il quorum delle presenze necessarie è 21. Senza il voto contrario dell’opposizione, che quindi ha contribuito a far salvo il numero legale, la delibera superemendata è stata approvata. Via libera quindi alla possibilità, previo voto del Consiglio, di modificare le destinazioni d’uso nella zona produttiva per eccellenza del capoluogo. Presenza voluta o casuale? «Forse il centrosinistra ha bisogno di un pallottoliere», se l’è cavata con una battuta il capogruppo diessino Luigi Poletto. A creare un piccolo giallo sul voto, infatti, è stato l’atteggiamento del gruppo misto, ovvero Sung Ae Bettenzoli, affiliata alla maggioranza, che non ha preso parte al voto, mandando a quanto pare in fumo i conteggi dell’opposizione, che quindi è rimasta in aula per votare contro. Solo un caso? Solo un conteggio errato? Sia come sia, la delibera è stata approvata, nonostante gli strali della consigliera leghista Franca Equizi, che ha più volte criticato la «mancanza di vantaggi per il Comune». «Questa maratona non fa onore a un’Amministrazione comunale - ha criticato dai banchi della Margherita Pierangelo Cangini -. Con la scadenza del 28 febbraio non casca il mondo». Più volte l’opposizione nei giorni scorsi aveva chiesto la sospensione della delibera, che invece è arrivata fino al voto finale, nonostante il percorso incerto - come ha annotato Giovanni Giuliari di Vicenza capoluogo - abbia addirittura costretto lo stesso sindaco a presentare un pesante emendamento. Non è stato facile confrontarsi con questa realtà in continuo mutamento - ha spiegato il sindaco Enrico Hüllweck - non volevamo creare norme liberticide, né la licenza assoluta. Dopo aver tenuto conto delle diverse realtà del mondo economico, sono maturate posizioni più precise. Nella prima versione, la delibera rischiava di «determinare disparità - ha concluso Hüllweck - e quindi si è cercato un più giusto equilibrio, non più discriminando». Da qui l’eliminazione della bipartizione iniziale e l’uniformizzazione dell’intera area. Restano, in ogni caso, le critiche sul metodo e sui tempi, come ha rilevato il diessino Ubaldo Alifuoco, vicepresidente della commissione Territorio, che è tornato a puntare l’indice sulla mancanza di un quadro preciso della situazione abusi. Eliminato il “tappo” della maxi variante, il rubinetto di sala Bernarda ha poi macinato a raffica anche le altre varianti urbanistiche che si puntava ad adottare prima dell’entrata in vigore del nuovo regime urbanistico. In rapida sequenza sono transitate attraverso il voto favorevole la soluzione per l’Erp di Maddalene, la variantina di Settecà, la bretellina della rotatoria dell’Albera sul lato di viale Trento e del campo nomadi. La variante dell’ex Fro. Sospese, perché sfuggivano alla normativa regionale, le varianti per via Caminer e per il parcheggio della caserma Ederle a Vicenza est. Ritirata, infine, in attesa di approfondimenti e maggiore condivisione, la variante che modificava le destinazioni d’uso dei tre palazzi municipali (piazza Biade, ex Aci e Negrisolo) destinati alla vendita per realizzare il nuovo municipio in viale Mazzini. La Lega nord aveva anticipato le sue perplessità e, per non finire sotto, la delibera è stata riposta nel cassetto.
Si tratta della prima esperienza proposta in Italia, l’accordo tra la direzione del carcere e la comunità verrà firmato domani All’interno molti extracomunitari con problemi di dipendenza A S. Pio X sportello antidroga Operatori della comunità S. Gaetano a disposizione dei carcerati di Chiara Roverotto Uno sportello sui temi della dipendenza all’interno del carcere di S. Pio X. Tra qualche giorno sarà una realtà voluta dalla direzione della casa circondariale di via Della Scola e dalla Comunità terapeutica S. Gaetano, che da anni si occupa del recupero di tossicodipendenti. Non solo, sarà il primo caso in Italia. « Di fatto i nostri operatori già lavorano all’interno del carcere, ma avere una stanza, un luogo fisso dove i detenuti possano trovare risposte a problemi rilevanti, ci sembra importante» . A parlare è il presidente della comunità, Cesare Aldighieri. « Lavoreremo d’intesa con il Dipartimento per le dipendenze dell’Ulss 6 e questo per estendere il lavoro che medici e infermieri stanno portando avanti da anni ». A tutt’oggi all’interno del carcere di Vicenza ci sono oltre 250 persone: il 40 per cento è rappresentato da cittadini extracomunitari e tra loro la maggior parte ha problemi legati all’uso di droga. « Ci sono questioni che le nostre leggi non ci permettono di affrontare come vorremmo - spiega il direttore della Comunità S. Gaetano, Michele Resina - di fatto per poter accedere alle comunità di recupero bisogna avere una residenza, e spesso gli stranieri che arrivano a Vicenza ne sono sprovvisti. Senza contare che molti sono in attesa di un’altra destinazione dove scontare la pena, per cui iniziare con programmi precisi diventa difficoltoso. Ciò non toglie che ci siano anche altre situazioni le gate all’alcolismo o ad altre dipendenze che devono essere affrontate e sviscerate e cominciare a farlo all’interno del carcere è un passo sicuramente importante ». All’inizio lo sportello verrà aperto due volte la settimana e ai detenuti sarà sufficiente fare richiesta per poter parlare con uno dei due operatori che si daranno il cambio. L’esperimento durerà un paio d’anni e poi, sulla base dell’andamento, della rispondenza, dell’accoglienza e dell’utilità dei servizio, si deciderà se proseguire oppure no. A S. Pio X di fatto non c’è ancora un direttore, in questi ultimi mesi è arrivata la dott. Irene Iannucci che si divide tra casa circondariale cittadina e quella di Trieste. « Sono qui per tre giorni la settimana - conferma - e ho trovato una realtà molto ricca di proposte e iniziative che arrivano dall’esterno e questo non può che farci piacere. Quanto più la società civile si avvicina alla realtà carceraria, tanto più quest’ultima avrà maggiori possibilità di recupero e l’idea dello sportello per le dipendenze credo rientri in quest’ottica, capace cioè di dare risposte concrete a fronte di problemi che sappiamo tutti che esiston o e che non sempre vengono affrontati con la giusta determinazione ». Un segnale incoraggiante: l’accordo tra la direzione e la comunità S. Gaetano verrà infatti siglato domani proprio all’interno del carcere. « Di fatto i nostri operatori lavorano da tempo con la realtà carceraria cittadin a - puntualizza il presidente della S. Gaetano - diciamo che ci è stata chiesta una collaborazione più strutturata e continua. Lo sportello deve diventare un punto di riferimento per chi crede di avere problemi legati alla droga oppure all’alcool. Se i detenuti sono seguiti sotto il profilo strettamente sanitario, noi lavoreremo a stretto contatto con i medici dell’Ulss fornendo però anche tutte quelle informazioni che possono essere utili in vista di un recupero anche fuori dalle sbarre e in una realtà diversa ». « Stranieri e tossici, un binomio sicuramente esplosivo - dice Massimo Cassan, responsabile dell’accoglienza operativa in carcere - perché queste persone, oltre ad avere condanne da scontare, non possono nemmeno usufruire di una rete di servizi che i vari dipartimenti mettono a disposizione. La maggior parte di loro ha fatto uso di eroina, cocaina e pasticche, ma esiste anche un’altissima percentuale di dipendenze legate all’uso di alcol e anche quest’ultime vanno affrontate e curate con convinzione ».
Alternativa sociale, il “sistema” nel mirino Alex Cioni dopo il traguardo delle firme preannuncia la campagna sulla sanità «distrutta da Galan» di Silvia Maria Dubois Mentre Alessandra Mussolini si infuria con i vertici Rai per l'ximpossibilità di fare passare i propri spot elettorali sulle reti nazionali, la sua super- federazione comincia a raccogliere i primi frutti di consenso sparsi sul territorio in vista delle regionali. Con o senza l'aiuto della tivù. «Sembra proprio fatta - racconta il portavoce di Alternativa Sociale Alex Cioni - le firme ci sono e ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la ritrovata unità dell'area politica Nazional-popolare riesca a darci la possibilità di raggiungere traguardi importanti. Ora che l'ostacolo delle firme è superato, possiamo tornare ad impegnarci per pianificare questa importante campagna elettorale». Una campagna elettorale che, come fa sapere lo stesso movimento, si contraddistinguerà per la semplicità dei mezzi messi in campo, visto che non ci si può permettere di stampare manifesti giganti o comprare spazi di pubblicità politica nei media televisivi come fanno i partiti dei due poli di centrodestra e centrosinistra. «Questo, comunque, non c'impedirà di proporci genuinamente e a viso aperto per quello che siamo guardando negli occhi uno ad uno i nostri interlocutori - precisa Cioni - .Noi continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto: presenza attiva ovunque tra la gente, nei mercati, all'interno delle fabbriche, nei quartieri divenuti ghetto a causa della criminalità sempre più dilagante: questa è e sarà la nostra unica arma per manifestare la nostra vicinanza e solidarietà a tutti gli italiani, sempre più bistrattati da una classe politica salottiera che al di là degli slogan roboanti stampati sui manifesti, si è allontanata dalla vita reale». «Ciò dimostra che i nostri connazionali iniziano a vedere in Alternativa Sociale un punto di riferimento interessante, anche in Veneto, non facendosi più attrarre dalle ipocrite sirene degli antifascisti di ogni risma, di destra o di sinistra - prosegue il portavoce di AS - .D'altronde, la nostra è una regione la cui situazione economica e sociale non è certo delle migliori, le fabbriche chiudono o delocalizzano all'estero; solo negli ultimi mesi sono stati licenziati o messi in mobilità migliaia di lavoratori, c'è un forte calo del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni e la mancanza di certezze per il futuro stanno producendo un generale sentimento di sfiducia e di disillusione nei confronti dell'attuale classe politica». Alternativa Sociale esprime la volontà di andare oltre. «Siamo una nuova realtà politica proprio perché distinta e distante dai due schieramenti polo-ulivo - conclude Cioni - e perché costituita da italiani che la politica la vivono intensamente e come una sana passione, fuori dai palazzi, pronti a tutto pur di denunciare le profonde ingiustizie che questo regime liberal-capitalista sta producendo. In questi giorni stiamo lanciando alcune campagne politiche tra cui uno spazio particolare lo merita la sanità: a tal proposito non possiamo fare a meno di denunciare Galan per averla distrutta e per voler trasformare un servizio di tutti in un esclusivo affare di privati. A Galan, alla CdL, e ai nuovi democristiani di Alleanza Nazionale, ricordiamo che non sono i malati che costano, ma le truffe e gli sprechi». |