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01 MARZO 2006 dal Giornale di Vicenza
Alloggi, arriva il bando a favore dei vicentini doc
Il caso “Case popolari” (g. m. m.) «Daremo un forte peso alla residenzialità, a chi paga le tasse e partecipa alla vita cittadina da più anni». Dovrebbe sbarcare oggi, in Giunta, il testo del bando comunale per l’assegnazione di alloggi pubblici, orientato a premiare soprattutto la vicentinità. Lo annuncia l’assessore agli Interventi sociali e ai servizi abitativi Davide Piazza, esponente della Lega Nord, che aveva annunciato l’intenzione di privilegiare la residenzialità già all’inizio di dicembre. E sembra, nel frattempo, non aver modificato la traiettoria. Anzi: secondo le indiscrezioni, il bando, con i suoi criteri contestati da parte del centrosinistra, dovrebbe filare come l’olio, dal momento che chi conta in Giunta vede di buon occhio il criterio della residenzialità. Ma cosa significa “residenzialità”? Lo ha spiegato lo stesso Piazza dopo che la Regione aveva accluso a un parere richiesto dal Comune alcune osservazioni che avevano fatto pensare a una bocciatura: in estrema sintesi, la priorità nell’assegnazione dei punteggi spetta a chi vive da più tempo a Vicenza. Per questa ragione c’era stato chi, come il capogruppo diessino Luigi Poletto, aveva annusato puzza di discriminazione, nei confronti degli immigrati, ma anche delle famiglie che arrivano da altre regioni italiane. Dopo il parere della Regione, il testo del bando è stato riveduto, ma non stravolto, riequilibrando in particolare il rapporto fra due fattori: il bisogno di una casa e il tempo di residenza in città. Ora la delibera è pronta e Piazza si prepara a ottenere il via libera della Giunta. Il passaggio successivo sarà l’esame in commissione e quindi la battaglia in consiglio comunale, dove però non è escluso che Piazza possa incontrare il favore anche di qualche settore del centrosinistra.
Arriva la svolta nella vicenda dei portici “abitati” da clochard vicentini e immigrati Palazzo Angaran, l’Inps denuncerà i senzatetto E Sorrentino annuncia: «Presto le telecamere» (e. mar.) Palazzo Angaran, ma anche corso Padova, ponte degli Angeli, piazza XX Settembre, Contrà Santa Lucia. Il problema dell’ordine pubblico nel centro cittadino arriva nelle stanze del Comune, dopo che nelle ultime settimane la presenza di disperati e senzatetto nel palazzo quattrocentesco di via Torretti, ha posto l’accento sia sulla questione sociale che su quello della sicurezza in una zona distante pochi passi da corso Palladio e l’Olimpico. La risposta che il Comune attendeva dall’Inps, ieri in mattinata è arrivata puntuale. Gli assessori Sorrentino e Piazza nei giorni scorsi avevano chiesto più volte all’ente di sporgere denuncia ufficiale contro ignoti, l’unica via formale per poter agire in modo repressivo e far sgomberare dal palazzo di piazza XX Settembre, clochard e soprattutto extracomunitari che nelle ultime settimane si sono resi protagonisti di atti vandalici, schiamazzi e disordine pubblico. «Siamo pronti a collaborare - annuncia Antonio L’Arco - vice direttore dell’Inps vicentina che a palazzo Angaran ospita alcuni uffici -. Ho già incaricato il nostro studio legale, che ha sede proprio in ponte degli Angeli, di procedere con la denuncia in modo che il Comune possa andare avanti con lo sgombero». Non è tutto però, perchè l’Inps vicentina spiega anche che quanto prima sarà installato un’inferriata con cancello che chiuderà l’accesso al palazzo, almeno nella parte dove c’è l’ingresso agli uffici. E sulle possibili restrizioni che la Sovrintendenza potrebbe dare ai lavori, vista la bellezza del palazzo le cui origini risalgono al 1.400, L’Arco risponde sicuro: «Con le istituzioni bisogna dialogare, sono sicuro che anche le “Belle Arti”, di fronte al problema, capiranno che bisogna agire in modo chiaro. Non dimentichiamo che i nostri dipendenti di palazzo Angaran, sono spesso presi di mira dalle persone che sostano sotto i portici, ho il dovere di assicurare ai miei lavoratori il massimo della sicurezza». E sempre il vice direttore Inps mette in chiaro una cosa nei confronti del Comune di Vicenza. «Dopo che scatterà la denuncia mi attendo una soluzione definitiva». «Bene - commenta l’assessore alla sicurezza Valerio Sorrentino - adesso abbiamo la libertà di procedere e così presto manderò la polizia locale a liberare quei portici, così come chiedono i residenti». E sull’intera zona, ad alto rischio sicurezza, l’assessore Sorrentino annuncia che entro l’anno verrà installata una telecamera per sorvegliare un quartiere già noto a polizia e carabinieri. «È una delle zone che mi preoccupa di più - spiega l’assessore -. Ho già previsto un presidio della polizia locale come abbiamo fatto per via Napoli, oltre che di una nuova telecamera che, bilancio permettendo, spero di far installare entro l’anno».
Chi ha poco o niente chiede
che noi ci accorgiamo di lui di Giovanni Sandonà *
Il problema di palazzo Angaran non è nuovo ed era già stato affrontato anche in una riunione in municipio qualche anno fa.
Ciò nonostante restano le stesse domande di allora. La prima: i poveri creano disagio perché ci sono o perché si vedono? Si tenta di dare risposta a un problema o di spostarlo da una parte all'altra della città? Vengono a mente due adagi famosi, ma l'uno contrapposto all'altro: “i poveri li avrete sempre con voi” e “lontano dagli occhi lontano dal cuore”. Altra domanda: la povertà è una questione solo di ordine pubblico e di decoro per una città Unesco? In altre parole, come società, ci schifiamo solo o ci interroghiamo? Quando dico società intendo ciascuno di noi, ma anche le istituzioni e quanti hanno chiesto il nostro consenso, ad esempio come consiglieri comunali, per governare la città nel suo complesso.
Certo, quella dei poveri, di vite umane accartocciate su se stesse, non è una questione semplice. Già l'articolo di ieri in qualche modo ne dava conto, ma se i cittadini della zona da qualche anno chiedono risposte a un problema complesso come quello dell'esclusione sociale che si fa ghetto, basta l'ipotesi delle inferriate, seppur fossero possibili, a rendere ragione delle tante problematiche che la domanda contiene? Cosa dunque si potrebbe fare? Forse è opportuno distinguere, nel tentare qualche risposta, due momenti: uno a monte, uno a valle.
A monte, la crisi economica c'è, nessun assessore ai servizi sociali nega che le famiglie sono più in difficoltà, ma se non si predispongono ammortizzatori sociali adeguati il fenomeno povertà crescerà, come testimoniano le storie di alcune persone intervistate ieri.
L'immigrazione non può essere né demonizzata né subita. Se non vi sono adeguate politiche di sviluppo del sud del mondo, la fame, che anche i nostri nonni hanno provato, resta tale. Occorre un accordo anche con le associazioni degli immigrati presenti sul nostro territorio, si veda l'idea di Pisanu a proposito della consulta.
Da ultimo, l'esclusione sociale esige risposte almeno provinciali, potenziando le sinergie fra i comuni più grossi e i diversi servizi comunali, sanitari, prefettura e questura. Si pensi ad esempio al problema dei tossicodipendenti.
A valle, ossia a partire da queste vite ormai fortemente segnate dalla difficoltà e abbruttite dall'alcol, occorre anzitutto uno spazio in cui possano stare ed essere seguite una ad una, magari potenziando i servizi esistenti. Ad esempio per quel che ci riguarda, solo per contare gli italiani, dal primo novembre '05 al primo febbraio '06 sono stati 46 gli ospiti del ricovero notturno con cui abbiamo maturato scelte di riscatti ancora possibili.
Anche il problema degli stranieri incapaci ormai di reggere un lavoro non si risolve solo in termini repressivi, ma semmai stipulando accordi fra stati, così da poter riportare queste persone in un contesto umanamente più consono.
Certo, il problema non si risolve alla radice: i poveri li avremo sempre con noi, ma sarebbe già molto se volessimo guardarli in faccia e tentare insieme di dare risposte ad un questione la cui visibilità non è certo l'aspetto moralmente più inquietante.
Annuncio a Trieste «Tav finita nella tratta vicentina nel 2012» «Tav conclusa anche nella tratta da Verona a Padova entro il 2012». Parola di Mario Goliani, della Direzione movimento del gruppo Ferrovie dello Stato, intervenuto ieri a Trieste, a cui ha preso parte anche il ministro alle Infrastrutture Pietro Lunardi (nella foto). È noto che il passaggio o meno attraverso il capoluogo berico rappresenta uno dei nodi più grossi da sciogliere per sbloccare uno degli ultimi tasselli rimasti bianchi nello scacchiere dell’Alta velocità da Torino a Trieste. Nelle ultime settimane si è registrato l’annuncio che il Cipe sta per esaminare un progetto che prevede il passaggio attraverso la stazione di Vicenza. In base alle anticipazioni, se il Comitato interministeriale dovesse sbloccare la situazione, i lavori potrebbero partire forse già nel 2007, per 55 mesi complessivi di cantiere. Che, tradotto, significa più di quattro anni. E che, facendo la somma, significa più o meno la fine nel 2012. Ed è più o meno questo il succo dell’annuncio di Goliani, che ha riepilogato lo stato dell’arte dell’Alta velocità in Italia: «Per il 2012 si prevede la conclusione dei lavori sulla Milano Verona e sulla Verona-Padova - ha detto Goliani -, quest’ultima rallentata per i problemi di attraversamento della stazione di Vicenza».
Campo nomadi contestato. Un’agitata assemblea in Circoscrizione 4 Via Nicolosi, esplode la rabbia ma ora si punta a un trasloco Il Comune prova a trovare una soluzione alternativa per la famiglia Halilovic di Giovanni Zanolo Campo nomadi di via Nicolosi: sgombero o non sgombero, abusivi o non abusivi? «Tra vent’anni saremo ancora qui a parlare», commenta amaramente il vicesindaco Valerio Sorrentino che l’altra sera, affiancato dall’assessore ai servizi sociali Davide Piazza, dall’assessore all’edilizia privata Michele Dalla Negra e dal presidente della 4 Mauro Marchetti, ha affrontato la furia dei residenti di via Nicolosi che da 6 anni attendono invano lo sgombero dei loro sempre meno graditi vicini bosniaci. Ma dopo un’infuocata assemblea pubblica, gli unici ad andar via soddisfatti dalla sede della circoscrizione erano proprio gli Halilovic, felici di sentire da Sorrentino che «al momento la legge non ci permette di effettuare alcuno sgombero: quello è un terreno agricolo, di proprietà degli Halilovic, è niente vieta loro di mettervi tutte le roulotte che vogliono». «Il problema, ora, è di ordine sociale - chiarisce Dalla Negra -. Se le condizioni igieniche sono disumane e il padre, rimasto vedovo, non riesce ad occuparsi degli otto figli, dovranno intervenire al più presto gli assistenti sociali». «Spetta tuttavia al sindaco emettere un’ordinanza: mi impegnerò il più possibile per far sì che ciò accada al più presto» aggiunge Sorrentino. Ma i residenti di via Nicolosi si mettono le mani tra i capelli, costretti a ricevere ancora una volta, dopo tanti anni, «promesse e solo promesse». E questa volta sono giunti al limite: «Per quanto tempo saremo ancora costretti a trovare nei nostri campi le feci altrui? - insorge uno dei residenti -. Perché se io do uno schiaffo a mio figlio vado in prigione e lì, invece, ci sono bambini che da anni non vanno a scuola e vivono nel fango? È un’indecenza, deve intervenire il tribunale dei minori». In un attimo la situazione degenera: nessuno trattiene più le urla, la voce di Piazza è coperta dal baccano; Sorrentino, come un giudice con il martello, sbatte ripetutamente la penna sul tavolo. Improvvisamente cala il silenzio: sotto gli sguardi meravigliati di tutti si avvicina al tavolo proprio lui, Ibrahim Halilovic, il protagonista della serata: «Non sono un assassino, né un bandito. Datemi i soldi della terra e io chiudo tutto, me ne vado». Ma niente da fare: «Devi andare da chi ti ha venduto per 180 milioni un terreno che valeva al massimo 300 mila lire. Dov’era la brava Opera Nomadi quando sei stato truffato in quel modo?». «Gli Halilovic (che non sono “nomadi” bensì Rom Sinti) lì non ci devono più stare, questo è sicurissimo - riprende Piazza -. E altrettanto sicuro è che interverremo al più presto per far sì che tutti i bambini vadano a scuola. Tuttavia, per quanto riguarda una nuova locazione, non si può certo mandarli via senza aver trovato qualcos’altro. Nei campi nomadi esistenti non ci sta più nemmeno uno spillo. In passato avevo proposto un progetto per la costruzione di un unico grande campo nomade, ma nessuna circoscrizione lo voleva. Troveremo un’altra soluzione al più presto. Ti andrebbe bene un vecchio casolare?» chiede l’assessore a Ibrahim. «Magari se ce l’ho una casa!» risponde pronto il “nomade”. Tra il pubblico torna il silenzio.
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