01 APRILE 2006

dal Giornale di Vicenza

Il presidio si sgonfia con gli slogan
MONTEBELLO.Pozzetti lavati prima dei controlli
VALDAGNO.Sempre più città multietnica

Gli estremisti di destra erano una quarantina. La contromanifestazione si limita agli striscioni esposti dalle finestre di un palazzo
Il presidio si sgonfia con gli slogan
Nessuno scontro alla fiaccolata di Alternativa sociale in via Torino

di Alessandro Mognon

I guastatori misteriosi sono entrati in azione poco dopo le 20: giù due striscioni dall'ultimo piano del palazzo che ospita l'Ufficio provinciale del lavoro con scritto «Libertà per i migranti» e mano all'altoparlante: «Razzisti, vergognatevi». E così è andata avanti per quasi un'ora, fra cori e slogan. Ma ieri sera in via Torino fra il presidio-fiaccolata di Alternativa sociale e il gruppetto di contestatori guidati dall'esponente sindacale dei Cub-Rdb Germano Raniero e dall'ex rappresentante dei diritti degli immigrati Mortesa Nirou non è successo nient'altro. E lo schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa con tanto di jeep e furgoni ha fatto solo presenza. Anche perché non erano più di una quarantina, gli estremisti di destra. Teste rasate, cinque-sei fiaccole, un fumogeno, ogni tanto un saluto romano, qualche bandiera tricolore e qualcuna con il simbolo di Alternativa sociale con Alessandra Mussolini. La protesta anti-extracomunitari, organizzata dal coordinatore regionale di Azione sociale Alex Cioni e da Alessandro Fontebasso, non risparmiava nessuno. Dalle «false politiche dell'accoglienza del centrodestra» fino «all'ipocrisia della Chiesa». Il resto era per «i rossi». Slogan: «Italia agli italiani, Vicenza ai vicentini, fuori i rossi e i clandestini». Ad ascoltarli, però, non c'era quasi nessuno. Né i residenti, chiamati «a scendere in strada» contro stranieri, delinquenza e degrado; né gli extracomunitari. Solo qualche curioso alla finestra, che poi è tornato a guardare la tv. I più preoccupati sembrano polizia e carabinieri, ci sono il commissario Loris Cecchetto e il questore Dario Rotondi che camminano nervosamente avanti e indietro. Tanto perfino lo scambio di insulti fra il presidio in strada e il gruppetto sul palazzo è soft. Tipo «vergognatevi, razzisti» contro un «avete perso storicamente». Insomma un presidio più noioso che altro, anche perché verso le 22 spariscono gli striscioni dal palazzo. Un maresciallo dei carabinieri va a parlare con i “guastatori” del palazzo, nessuno ha capito bene se sono dentro un ufficio o un appartamento. Polizia e carabinieri si schierano fra i giovani di Alternativa sociale e il cancello, esce Raniero sorridente: «Quanti siamo lassù? In sette, i magnifici sette. Abbiano fatto quello che dovevamo - spiega - una bella manifestazione pacifica. Dove eravamo? Nella sede dell’associazione “Donna chiama donna”, sono sale comunali, abbiamo chiesto l'autorizzazione».


Pozzetti lavati prima dei controlli
Striscia filma più volte la cisterna che puliva il percolato della discarica

di Ivano Tolettini

Striscia colpisce ancora. La discarica non è a Montebello, ma a Zermeghedo. Il risultato però non cambia. Giù il cappello ad Antonio Ricci e alla sua squadra di arditi della notizia. I furbetti della discarica sono smascherati? Un conto, si dirà, sono le immagini televisive, un’altra è la realtà processuale. Certo è che i suoi inviati dopo settimane di appostamenti, come consumati detective, mettono a segno un colpo giornalistico che fa il paio con quello che costò molto cara alla teleimbonitrice Vanna Marchi, finita a suo tempo dietro le sbarre. Stavolta non è questione di truffe con i tarocchi e simili fanfaluche. Potrebbe esserci di mezzo, anche se è ancora presto per dirlo, la salute della gente. Se quello che è stato mostrato troverà riscontro nelle indagini della polizia, per i gestori dell’impianto si annunciano tempi grami. Si tratterebbe di una grande falsificazione. Da dimissioni a catena, a vari livelli. Possibile che nessuno sapesse nulla? Dunque, che cosa ha scoperto l’inviato Moreno Morello? Che prima dei periodici prelievi concordati con l’Arpav, gli operai della discarica di Zermeghedo con le canne dell’acqua ripulivano per bene i pozzetti spia che in teoria avrebbero dovuto segnalare la presenza di inquinanti. Così quando giungevano i tecnici dell’Arpav di Arzignano, la diluizione aveva salvato da brutte sorprese. Quando Morello si è presentato dal direttore dell’Arpav di Arzignano e gli ha fatto vedere le immagini, ponendogli la fatidica domanda, cioè che cosa pensasse di quella che si manifestava in maniera eclatante come una frode, Vincenzo Restaino ha risposto:« Non è un comportamento normale. I lavaggi portano a non avere indicatori attendibili. È strano che si facciano operazioni così anomale». Intanto, sullo schermo scorrevano gli appostamenti dell’inviato che inquadrava i pozzetti, i lavaggi in odore di divieto, quindi l’arrivo dei tecnici Arpav che andavano a prelevare i campioni. I risultai, manco a dirlo, erano sempre regolari. Non solo, in altri impianti non solo della vallata, si guardava con un po’ di stupore che a Montebello l’antidioping - ci si passi il paragone sportivo - fosse sempre regolare. A Venezia, i dati dei risultati dell’Arpav degli impianti di Zermeghedo e Montebello venivano sempre portati come esempio. Da ieri, pubblicamente - gli ispettori della polstrada ne hanno avuto notizia da settimane, da quando hanno iniziato a indagare su una pista parallela che ha portato allo stesso risultato -, non c’è il sospetto, ma quasi la certezza, che quei prelievi concordati contassero davvero poco. Chiaro che già dall’altro giorno tutto è cambiato dalle parti della società a capitale pubblico Medio Chiampo. Il merito è del lavoro condotta dal sostituto procuratore Angela Barbaglio e dagli agenti della stradale di Verona Sud che da un anno, con determinazione, stanno perseguendo un risultato di legalità che, forse, farà storcere il naso a chi si prefigge obiettivi facili sul piano economico, incurante però della salute e del nostro ambiente. Ieri si è appreso che quasi in contemporanea la gola profonda, perché ce ne sarebbe una, che ha svelato i segreti alla polizia ha fatto la stessa cosa con il telegiornale satirico di Canale 5. Del resto, osservavano ieri gli esperti, se non si hanno informazioni di prima mano, non si entra come ha fatto l’altro giorno la polizia in un depuratore dove ci sono chilometri di tubi e si va diritti nei pozzetti giusti alla ricerca del condotto in apparenza illegale. È quello che sta avvenendo in questi giorni, con gli agenti della polizia che pare stiano giocando al gatto con il topo. Sapendo già in anticipo il risultato finale. È davvero così?

Il direttore Luigi Culpo risponde all’inviato di Mediaset
«Escludo che nei pozzi spia siano eseguiti dei lavaggi»
Ma le immagini accreditano una versione dei fatti contraria

(i. t.) Per Luigi Culpo, l’abile e potente procuratore generale della spa Medio Chiampo, sono giornate pesantissime. Era dagli anni dell’inchiesta sull’allora Consorzio Fic, come si chiamava il gestore del depuratore di Montebello prima della trasformazione in società di diritto privata controllata dai comuni di Montebello e Zermeghedo, che non sfogliava la margherita della passione. Ieri sera, milioni di persone hanno potuto leggere nei suoi occhi l’imbarazzo, comprensibile quando si viene intervistati dagli inviati di Striscia, di fronte a domande che la prendevano da lontano. «I pozzi spia nei quali vengono eseguiti i prelievi dai tecnici dell’Arpav possono essere lavati?», gli ha chiesto con una faccia da tolla che la sapeva lunga il padovano Moreno Morello. Culpo, conosciuto negli ambienti sportivi della vallata, che si porta bene appresso i suoi 48 anni, ha risposto titubante, ma in maniera inequivocabile: «Questo mi sento di escluderlo. Lo sta dicendo lei, io non so». Certo, faceva tenerezza il potente manager con quella risposta, mentre pochi istanti prima le telecamere di Striscia avevano immortalato due incursori che eseguivano il lavaggio del pozzetto che in teoria avrebbe dovuto monitorare l’andamento del cosiddetto percolato nella discarica. Luigi Culpo non poteva sapere di essere il protagonista di una trappola mediatica. Per obiettività, c’è da dire che la discarica di Zermeghedo, il cui responsabile tecnico è Lanfranco Vitale, è gestita indirettamente dalla Medio Chiampo attraverso una società esterna. Quando l’incalzante Morello ha ripetuto la domanda sulla pulizia dei pozzetti a Culpo, che indietreggiava per sottrarsi all’obiettivo della telecamera, il manager ha ripetuto che non poteva essere vero. Perché, ma questo non l’ha detto, una cosa del genere è severamente vietata. Sa di presa per i fondelli. Anche perché, viene da chiedersi, il sistema che si è visto nel tiggi satirico (in questo caso per nulla) adottato a Montebello, è un’esclusiva di quell’impianto di trattamento dei rifiuti oppure avviene anche da qualche altra parte? In procura è un interrogativo aperto da settimane.

Il presidente della Spa pubblica, Piergiorgio Rigon
«Ma è soltanto un polverone»
«Non ho visto la trasmissione, vi assicuro che è tutto regolare»

di Nicola Rezzara

«La pulizia dei pozzetti è un'operazione che viene fatta periodicamente. Non ho visto la trasmissione, ma posso affermare con sicurezza che non c'è stato nessun dolo, perché i tecnici non possono sapere quando avvengono i controlli dell'Arpav. Se ci sono state pulizie poco prima dei controlli, la spiegazione deve essere chiesta all'Arpav stessa». La reazione di Piergiorgio Rigon, presidente della società Medio Chiampo, al servizio di “Striscia la notizia” di ieri sera vuole gettare acqua sul fuoco delle polemiche. Il presidente, dopo tre ore di consiglio di amministrazione straordinario di ieri sera, non accetta le accuse del tg satirico, giudica esagerato il polverone sollevato contro l'azienda e sottolinea la correttezza dell'ente. «“Striscia la notizia” è una trasmissione che si commenta da sola - continua il presidente -. Basta ragionare un po' per capire che la ricostruzione degli eventi fatta dai media è stata montata e non può essere veritiera. E poi come ha fatto “Striscia la notizia” ad arrivare prima della polizia, ad avere informazioni di cui neppure noi siamo a conoscenza? Posso solo dire che i risultati dei rilevamenti tecnici effettuati sono positivi e rispettano le scalette. I nostri sono impianti super controllati. Siamo tranquilli ed abbiamo la coscienza a posto perché non c'è nulla di irregolare. Non è stata ravvisata alcuna forma di inquinamento ed il pompaggio di acqua, che ha creato la diluizione, è stato minimale. Lasciamo che la giustizia chiarisca tutta la faccenda, e nel frattempo aspettiamo per lunedì una relazione dettagliata dei tecnici per capire cosa è successo, e per avere un quadro completo della situazione attuale. Poi penseremo ai provvedimenti da adottare». Nella mattinata di ieri Fabio Cisco, primo cittadino di Montebello, in accordo con il sindaco di Zermeghedo Giuseppe Castaman (Montebello e Zermeghedo hanno entrambi il 50% della società) aveva deliberato di convocare alle 19 il consiglio d'amministrazione di Medio Chiampo. Inoltre si chiedeva ai tecnici di presentare ai due Comuni soci una relazione dettagliata per lunedì prossimo. Il documento dichiarava anche l'opportunità di affiancare alla direzione tecnica e gestionale della società, un ente esterno con compiti di controllo e supervisione. Questa società esterna dovrà essere scelta dall'Ato, che si è riunito ad Arzignano ieri mattina, al fine di verificare il funzionamento tecnico-funzionale dell'impianto di depurazione e della discarica. Alla fine del consiglio di amministrazione, il sindaco Fabio Cisco si dichiara in linea con il presidente Rigon, e spera nella ripresa immediata dell'ente. «Con il sindaco di Zermeghedo abbiamo proposto un atto di indirizzo - ha commentato Fabio Cisco -. Abbiamo fatto delle raccomandazioni per tutelare l'ente, per il bene della popolazione e per la sicurezza ambientale». Grande tranquillità è stata espressa anche da Giuseppe Castaman, sindaco di Zermeghedo, l'altro Comune proprietario di Medio Chiampo. «Durante le tre ore di riunione di questa sera abbiamo avuto modo di sviscerare tutti i problemi della società - ha spiegato Castaman -. Abbiamo chiesto dei chiarimenti, anche perché molte cose le abbiamo sapute solo dai giornali. Aspettiamo la creazione del nucleo valutativo da parte dell'Ato, che farà le sue valutazioni parallelamente alla magistratura, e fornirà i dati sull'effettive capacità e dimensioni degli impianti».

È la società costituita da Artigiani e Aim che raccoglie i fanghi delle concerie
Anche Assocogen nella bufera Il suo presidente sotto inchiesta
Con lui è indagato il responsabile tecnico. Pozzetti spia della discarica sequestrati

di Ivano Tolettini

Salgono a otto le informazioni di garanzia recapitate dalla polizia ai principali personaggi della inquietante vicenda sulla gestione degli impianti di smaltimento dei rifiuti nel Medio Chiampo. Gli indagati, invece, sarebbero già molti di più. Nel giorno in cui Striscia la notizia dimostra ancora una volta che la televisione può essere protagonista di un giornalismo dal forte impatto investigativo, la maxinchiesta per la presunta violazione del decreto Ronchi e del trattamento della depurazione delle acque nell’Ovest Vicentino si allarga e sale di livello. Dopo i sei avvisi dell’altro giorno recapitati al vertice dirigenziale Piergiogio Rigon e ai tecnici Luigi Culpo e Stefano Paccanaro della società Medio-Chiampo (di cui sono proprietari i comuni); a quelli consegnati al responsabile tecnico della discarica di Zermeghedo Lanfranco Vitale, all’amministratore della ditta che gestisce il depuratore di Montebello Tiziana Piras e al direttore tecnico Davide Zannato, ieri è stato il turno di Assocogen. È la società costituita nel ’92 dall’Associazione artigiani della provincia di Vicenza e dalle Aim per la gestione di impianti per l’utilizzo di fonti d’energia rinnovabili. In vallata raccoglie i fanghi di conceria. Gli agenti della polstrada di Verona Sud, coordinati dal pm Angela Barbaglio, hanno notificato al presidente Virginio Piva e al responsabile tecnico dell’impianto di Zermeghedo l’informazione di garanzia per le ipotizzate violazioni ambientali che costano loro l’iscrizione sul registro degli indagati. Il coinvolgimento della società controllata per il 63 per cento dagli Artigiani e per il rimanente dalle Aziende municipalizzate di Vicenza chiama direttamente in causa lo smaltimento dei fanghi di conceria trasportati nell’impianto di depurazione gestito dalla società Elidra. La quale, a sua volta, è controllata dalla Finavi della famiglia Tarocco di Costabissara e da una fiduciaria con sede in un paradiso fiscale. Il fatto non ha mancato di sollevare interrogativi che dovrebbero porsi i pubblici amministratori di Montebello e Zermeghedo sul perché un importante servizio collettivo è controllato da una società che, in teoria, può operare estero su estero senza schermi fiscali. L’indagine deve chiarire una serie di passaggi sulla regolarità di questi conferimenti. Ci sono sospetti sull’aggiramento delle norme. Queste ipotesi fanno il paio con la diluizione sospetta degli inquinanti che non sarebbero trattati dal depuratore di Montebello nell’occhio del ciclone. Gli scarichi inquinati industriali e civili sarebbero stati diluiti quotidianamente con oltre 10 milioni di litri d’acqua in maniera illegale. L’acqua, infatti, avrebbe dovuto essere usata solo per il raffreddamento dei macchinari. Ci sarebbe stato perciò un uso abnorme di acqua prelevata dalla falda che non è giustificato. Dall’inizio di gennaio gli agenti del sostituto commissario Antonio Di Ruzza avevano cominciato nuovi appostamenti con telecamere e pedinamenti per verificare ciò che sarebbe avvenuto realmente anche nella discarica di Zermeghedo. La stessa tecnica della diluizione vietata sarebbe stata attuata nei pozzetti spia prima dei prelievi dell’Arpav, come immortalato dalle telecamere. Uno dei problemi di fondo, in tesi d’accusa, è che la discarica cosiddetta “2B” di Zermeghedo non sarebbe adeguata per lo smaltimento di determinati rifiuti come i fanghi. Quest’ultimi in parte venivano trattati dal depuratore come reflui, mentre la parte rimanente era messa ad essiccare e quindi trasferita a Zermeghedo. Le indagini devono verificare la congruità perché dalle prime indicazioni emergerebbero numerose irregolarità. Intanto, la squadra degli avvocati composta, tra gli altri, da Giovanni Manfredini, Lucio Zarantonello e Francesco Pasquino è al lavoro per predisporre le difese. Nel frattempo, sono stati completati i prelievi dei tecnici Arpav e dei consulenti per comprovare le presunte illegalità sia a Montebello sia a Zermeghedo. Tutto ciò avrebbe pesanti riflessi ambientali nel Medio Chiampo, ma soprattutto nel Basso Vicentino - zona di Lonigo - e nel Veronese dove un paio d’anni fa c’era stata la sollevazione dei contadini che non potevano utilizzare l’acqua del canale Fratta Gorzone per irrigare le campagne perché troppo salata. I campi anziché rifiorire bruciavano. La risposta potrebbe arrivare dalla tecnica in odore di illegalità brevettata a Montebello in base alla quale gli scarti liquidi delle concerie erano lavati e diluiti, ma non trattati. Se fosse realmente così, una grande porcheria.

Il sostituto procuratore Angela Barbaglio sta coordinando gli agenti di Verona Sud e dell’Arpav di Arzignano
«Il sospetto è un danno ambientale rilevante»
«Le nostre strade si sono incrociate casualmente con quelle di Striscia che seguiva un suo filone»

Il sostituto procuratore Angela Barbaglio è cauta com’è nel suo stile, ma una cosa intende precisarla. «Le nostre strade si sono incrociate casualmente con quelle di Striscia la notizia - spiega -. Quando i nostri investigatori hanno scoperto che anche loro stavano eseguendo determinati appostamenti non abbiamo potuto impedirlo loro, perché non si può comprimere il diritto di cronaca in una democrazia. Abbiamo soltanto chiesto di salvaguardare la genuinità delle prove per impedire che ci fosse un inquinamento». Da un anno la dott. Barbaglio, sotto la supervisione del procuratore capo Ivano Nelson Salvarani sta dirigendo la complessa inchiesta che ha visto finire dietro le sbarre per concussione anche l’ex comandante della squadra antinquinamento della Provincia Sergio Fanton e altri personaggi collusi. La piega che stanno prendendo le indagini sul troncone del trattamento dei rifiuti da concia, diventate dall’altro ieri pubbliche, potrebbe riservare altre sorprese. Non proprio indolori. «Siamo alle prese con ipotesi di reato che in parte sono ancora da definire - spiega il magistrato - e che per adesso ci impongono la doverosa prudenza. Certo, che se i risultati dovessero confermare i nostri sospetti, il danno per l’ambiente sarebbe molto grave e dovrebbero essere spiegate molte cose». A chi adesso afferma che il depuratore di Montebello non sarebbe stato in grado di fare fronte al conferimento dei rifiuti industriali e di quelli civili dei comuni di Montebello, Zermeghedo e Gambellara, il magistrato afferma: «Io faccio il magistrato e naturalmente non posso entrare in questioni che sono di pertinenza politica. Certo che stanno emergendo situazioni penalmente rilevanti e che avrebbero dovuto imporre per tempo degli adeguamenti perché a pagare è la collettività. Senza fare moralismi, l’ambiente è una risorsa scarsa, e compito dello Stato è di impedire gli abusi a salvaguardia della popolazione».


Lo scorso anno i nuovi nati appartengono per il 20 per cento a famiglie di extracomunitari
Sempre più città multietnica
In dieci anni un più 8 %, da 358 a 2376 stranieri

di Veronica Molinari

Popolazione in crescita, ma sempre più multietnica. Il numero dei residenti è aumentato negli ultimi anni, solamente grazie agli stranieri. Dal 1995 ad oggi, gli extracomunitari sono passati da 358 a 2.376. Vale a dire che su un totale di 27.408 abitanti, otto su cento non sono italiani. Ed al reparto maternità dell’ospedale sono sempre di più i fiocchi stranieri: nel 2005 i piccoli di coppie extracomunitarie sono stati il 19 per cento contro il quattro per cento di dieci anni fa. Il Comune guarda con sempre maggiore attenzione a questa fetta di cittadinanza: nel 2005, il 65 per cento dei contributi per l’affitto è stato destinato ad extracomunitari. La conferma di questo significativo aiuto finanziario viene dall’assessore alle politiche sociali, Giancarlo Acerbi. Molto spesso, sono i nuovi arrivati che si trovano a sopportare le situazioni più pesanti e l’Amministrazione comunale interviene, anche attraverso la collaborazione dell’Ulss 5 e delle associazioni di volontariato presenti in città. «Malgrado le difficoltà di reperire i fondi necessari a coprire la richiesta e di fronte ai tagli della Finanziaria, anche quest’anno nel bilancio abbiamo dato molta importanza al sociale - ha confermato Acerbi - e solo nel 2004 le domande per i contributi per l’affitto accolte di cittadini extracomunitari sono state 127 contro le 85 dell’anno precedente». L’aumento demografico registrato nel 2005 è «esclusivamente dovuto alla componente extracomunitaria degli abitanti». Anche l’assessore alle politiche giovanili, Franco Visonà, ha spiegato che «dei 2.376 stranieri presenti in città nel 2005, 38 hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Un dato che gratifica il nostro lavoro e ci fa capire che abbiamo intrapreso la strada giusta. I cittadini extracomunitari vogliono integrarsi ed è nostro dovere di Amministratori facilitarne il processo. Non dimentichiamo, inoltre, che ben un migliaio provengono da Paesi che entreranno presto a far parte dell’Unione Europea». Dal Comune fanno anche sapere che l’età media dei valdagnesi è di 42 anni per gli uomini e di 47 per le donne. Ma si abbassa notevolmente, se si considerano gli stranieri: rispettivamente si scende a 29 anni per gli uomini e 28 per le donne. La percentuale degli extracomunitari, inoltre, si attesta sul 20 per cento se si considerano i bambini fino ai quattro anni. «L’immigrazione influisce anche sulla presenza degli stranieri nelle scuole della città, per l’accentuarsi del fenomeno del ricongiungimento familiare e dell’arrivo di minori che in un primo momento erano rimasti nel Paese d’origine - ha concluso Alessandro Marchesini, assessore all’istruzione - basti pensare che alla scuola media "Garbin" gli studenti extracomunitari rappresentano il dodici per cento, per salire al 15 nella scuola materna. La struttura della popolazione a Valdagno ed in particolare la natalità rappresenta il quadro di riferimento per la progettazione di scenari futuri. L’aumento costante degli stranieri implica un sempre maggiore impegno ai diversi livelli istituzionali e sociali».