01 OTTOBRE 2004
dal Giornale di Vicenza
Centrodestra, flop in sala Bernarda
In classe con un’ora di ritardo Ennesima protesta dei precari
Una ditta su due non è in regola»
Centrodestra, flop in sala Bernarda
E Hüllweck... apre la crisi: giunta congelata, assessori zittiti
Rinviato il voto su Aim e bilanci del 2004
di Antonio Trentin
Casa delle libertà senza numeri in consiglio comunale. Un’altra volta.
Ieri sera nel centrodestra mancavano in cinque: troppi perché fosse valida una riunione di nuovo disertata dall’opposizione, quella che doveva servire a certificare la sanatoria dei conti municipali dopo tre mesi di sospetti e certezze sul "buco".
«Manca il numero legale» : quando - dopo l’appello andato a vuoto - il segretario generale Domenico Giuliani ha confermato così l’ennesimo tonfo aritmetico della maggioranza, il sindaco già era schizzato via dal suo banco in sala Bernarda, immediatamente convinto di essere stato sgambettato da qualcuno dei suoi. «Su cinque assenti, i giustificati erano due» ha conteggiato rapidamente Enrico Hüllweck, lasciando ai partiti di stilare la lista dei colpevoli. Volto livido, sorrisetto tirato, rabbia appena mascherata e telefonino acceso per un avviso a chissachì, Hüllweck ha sibilato un «ragazzi, andiamo alle elezioni» che non gli è nuovo in bocca nell’ultimo anno e sul quale hanno subito ironizzato gli ulivisti: «Hüllweck è uomo d’onore: se ha detto così - battuta del diessino Luigi Poletto - noi gli crediamo» . Di suo il sindaco ci ha messo a caldo una decisione-choc: agli assessori di Forza Italia, Alleanza nazionale, Lega Nord e Udc ha comunicato in una giunta-flash il subitaneo "congelamento" delle deleghe. Nessuno può più parlare per conto dell’Amministrazione, tanto che sono state immediatamente annullate tutte le conferenze stampa con protagonisti i politici di Palazzo, e fino a nuovo ordine la collegialità torna nelle mani del capo. In pratica: Hüllweck ha aperto la crisi su se stesso e adesso tocca a gruppi consiliari e partiti amici convincerlo che le cose torneranno a funzionare.
Doveva essere la serata dell’archiviazione dei conti Comune-Aim che hanno tenuto banco per settimane. Assestando il bilancio 2004 - con la riparazione della crepa derivante dalla clamorosa mancata sincronia da 2,6 milioni di euro tra palazzo Trissino e contrà San Biagio - la Casa delle libertà doveva giustificare tecnicamente Carla Ancora, assessore forzista al bilancio e spalla indispensabile del sindaco, e assolverla per insufficienza di prove politiche dalle accuse del centrosinistra. Il quale si preparava a presidiare il consiglio armato di cartelloni sulle «bugie istituzionali dell’assessore» e sui danni inferti ai cittadini: «Decine di migliaia di euro di consulenza esterne. Quattro mesi di paralisi del Comune. Discredito dell’istituzione» .
Ci voleva un centrodestra formato-corazzata, ieri, e il rischio di restare senza numeri era noto: i capigruppo (tutti?) si erano dati da fare con i cellulari per tutto il giorno. Ma la traversata della sala Bernarda alle sei di sera diventa un mezzo Titanic: nel paio di minuti che dura l’appello a chi non c’è, il montare del fastidio del sindaco va in parallelo con il declinare delle speranze di farcela.
Margherita, Ds, Vicenza Capoluogo si danno assenti. L’unico dei Verdi arriverà a patatrac già successo. Rifondazione non si vede. I più della Casa delle libertà sono disciplinatamente presenti e calcolano sulle dita quello che sta avvenendo: una dopo l’altra, le chiamate a vuoto riempiono una mano. Il gracidare del segnale di chiamata smuove un Daniele Borò leghista finito chissà dove per i corridoi. Non basta. L’aennista Giuseppe Tapparello è l’ultimo tra i suoi a levare la destra. Venti presenti, alla fine. Ce ne volevano ventuno.
Chi manca? L’unica giustificata in assoluto è la forzista Sung Ae Bettenzoli in viaggio in America. Il resto è tutto opinabile in un crescendo di dubbi e perfino sospetti che Hüllweck non ha mancato di far capire a chi gli stava intorno, dopo essere stato per mezz’ora accudito dalla coppia aennista Sante Sarracco-Claudio Cicero, rotante intorno per isolare le sue esternazioni a rischio e poi trattenuto per una riunioncina al valium che non deve aver funzionato granché.
Assente il leghista Alessio Sandoli, da domenica a letto con una caviglia distorta e sotto ghiccio, nonostante l’offerta personale del sindaco di un’auto che andasse a prenderlo: lui bene non sta, ma non pare che il partito gli abbia chiesto il sacrificio di spostarsi da casa. Assente l’altra leghista Franca Equizi per ritardi suoi: arriva a cose fatte, per prendersi la posta e andarsene, e deve sentirsi un puntaspilli per le occhiatacce con cui la infilzano i colleghi di An e FI. Assenti per cumulo di cariche e impegni la forzista Fiorenza Dal Zotto, convocata in Fiera dove rappresenta il Comune ( «alle sei meno cinque ho provato a venire via, ho quasi fatto un incidente per strada, quand’ero a Sant’Agostino mi hanno telefonato che la seduta saltava» racconta), e la terza leghista Manuela Dal Lago, presidente in Fiera e presidente in Provincia, reduce da due riunioni nei due enti programmate nello stesso pomeriggio.
Quando la leader nordista arriva di corsa da palazzo Nievo - dove ha appena lasciato il consiglio provinciale - per venire a fare da presidente del gruppo-Lega provvisoriamente squagliatosi a palazzo Trissino, è troppo tardi. Il fiatone la assolve per il ritardo perfettamente decisivo: due minuti prima sarebbe stata il ventunesimo "sì" che faceva buono l’appello e la seduta in sala Bernarda. Ma Hüllweck evita di parlarle.
E proprio negli istanti del thriller una firma per... problemi mentali
Qualche volta le coincidenze diventano lampi che illuminano tutta una situazione. Se poi sono condite anche di generose dosi di ironia involontaria, valgono ancora di più. Come questa, successa ieri pomeriggio esattamente nei minuti del thriller sul numero legale in sala Bernarda. C’è un vigile urbano che aspetta con una carta in mano, mentre va in scena il k.o. della maggioranza che inciampa sulle proprie assenze. Quando alla fine riesce ad abbordare Enrico Hüllweck - prima che si allontani inviperito - e gli chiede una firma, si sente rispondere che «qui non c’è più un sindaco» .
La carta urgente è quella che il gergo del municipio e dell’Ulss riduce alla sigla: un Tso. Cioè un ricovero coatto per fatti psichiatrici che i sindaci decidono in quanto primi titolari dell’autorità sanitaria nei Comuni.
A firmarla, alla fine, è l’assessore alla mobilità Claudio Cicero, che in quegli istanti ha "in cura" il sindaco e prova a proteggerlo dalle reazioni che gli verrebbero fin troppo facili, dopo lo sfregio del numero legale mancato fattogli dai suoi consiglieri.
A raccontare l’episodietto - appunto sottolineando le facili ironie sullo stato di salute mentale della coalizione - è qualcuno che nel centrodestra sta ben dentro e anche parecchio in alto. Perché chi può intendere, intenda...
Il Comune è a rischio di ammonizione
L’Ancora sotto pressione e mercoledì altro scontro
«Stasera votiamo, perché facciamo parte di una coalizione. Ma il caso politico non è chiuso: quello che è successo è stato proeoccupante. Ci saranno sviluppi...»: poco prima che in sala Bernarda fosse verificato il "buco" di presenze che avrebbe mandato presto tutti a casa, diceva così il leghista Daniele Borò (foto sopra) . Parlava, naturalmente, dell’assestamento di bilancio da votare e della vicenda che ha avuto al centro l’assessore Carla Ancora. E parlava da presidente della commissione che ventiquattr’ore prima, in extremis, aveva esaminato i documenti da votare in consiglio.
Non dev’essere stata una riunione liscia e tranquilla, quella di mercoledì. La commissione bilancio aveva dentro un centrosinistra deciso a rendere dura la vita all’Ancora fino all’ultimo passaggio ai microfoni e qualche voce di centrodestra dissonante dal coro che intona in questi giorni il "troncare le polemiche, sopire i contrasti".
La forzista Chiara Garbin (foto sotto) ha fatto da battistrada per critiche rinnovate nei confronti dell’assessore: «Voterò il bilancio - ha detto in sostanza - ma resta aperta la questione del come si è arrivati ad avere lo scarto di milioni tra Aim e Comune e del perché per tre mesi è stato detto che il problema non sussisteva» . Borò si è infilato su questa linea critica. Il resto sono stati, secondo le parole dello stesso presidente, «fuochi d’artificio» tra repliche piccate dell’assessore e affondi da parte dell’opposizione. Che ora deve spostare a mercoledì prossimo le sue batterie da combattimento e nel frattempo incalza la Casa delle libertà parlando di «maggioranza in disfacimento perché le assenze sono ormai un fatto non occasionale ma strutturale» (Luigi Poletto, Ds) e di «problemi della città diventati troppo seri per lasciarli in mano a questa Amministrazione» (Giovanni Giuliari, Vicenza capoluogo).
Appuntamento alla settimana prossima, allora. Un appuntamento obbligato.
Saltando la scadenza del 30 settembre per l’approvazione dell’assestamento delle previsioni per il 2004, da oggi l’Amministrazione Hüllweck è formalmente in fallo istituzionale e a rischio di ammonizione da parte della Prefettura. In realtà poco succede: finendo fuori tempo massimo si fa una brutta figura, ma niente di più, perché tutto si rimedia "all’italiana". «Il consiglio comunale è già convocato per mercoledì e giovedì prossimi e in quell’occasione, con i numeri della maggioranza a posto, la delibera potrà essere votata senza che ci siano conseguenze» avverte l’Ancora.
Mobilitazione in difesa della scuola pubblica: puntualità a rischio
In classe con un’ora di ritardo Ennesima protesta dei precari
di Anna Madron
In qualche istituto questa mattina le lezioni potrebbero iniziare più tardi di un'ora o anche più. È l'ennesima protesta dei precari, che oggi 1° ottobre si mobilitano in difesa della scuola pubblica.
Lo faranno in modi e tempi diversi: la mattina ritardando l'entrata in classe e il pomeriggio partecipando alla manifestazione che si svolgerà a Venezia, lungo il Canal Grande, per dire basta al «declino e allo smantellamento della nostra scuola».
«È infatti con il taglio dei finanziamenti - spiega Alessandra Pranovi, portavoce vicentina dei Cip - che si impongono le più odiose trasformazioni, facendo mancare insegnanti, bidelli, attrezzature. Abbiamo iniziato il nuovo anno e la scuola che abbiamo trovato è più povera di risorse e personale rispetto a quella che abbiamo lasciato. Questo per effetto della legge Moratti e delle Finanziarie degli ultimi anni». Il dito viene puntato contro la riduzione del tempo scuola e l'impoverimento dell'offerta didattica, l'aumento del numero degli alunni nelle classi, la diminuzione dell'assistenza agli alunni disabili e il sostegno a quelli stranieri.
«È stato inoltre ridotto il personale ausiliario, mettendo a rischio la stessa apertura delle scuole - incalzano i precari - l'obbligo scolastico è stato abbassato a 14 anni, integrato con un ambiguo diritto-dovere. Senza contare che scompariranno gli istituti tecnici e ci sarà una netta separazione tra licei e una formazione professionale che è di fatto attività lavorativa non retribuita. L'Università e la ricerca hanno subito poi una drastica riduzione dei finanziamenti e per finire la situazione dei precari (un quinto del corpo docente) è sempre più drammatica, anche a causa dei ritardi e degli errori nella formazione delle graduatorie».
«L'introduzione della scelta delle ore facoltative da parte delle famiglie, la personalizzazione dei piani di studio, la divisione in gruppi di livello - riprende Pranovi - riportano ad una scuola che divide e seleziona in base alle possibilità economiche e all'ambiente sociale e culturale di provenienza». E mentre oggi si manifesta in difesa della scuola pubblica (il logo dell'iniziativa è anche un gioco di parole: "Scuotiamola") l'assessore regionale all'Istruzione Ermanno Serrajotto prende carta e penna e scrive alla Moratti per portare all'attenzione del ministro la questione dei riservisti, già oggetto di un'interrogazione del parlamentare leghista Luigino Vascon e del consigliere della Liga Fronte Veneto Ettore Beggiato. Anche Serrajotto chiede dunque una verifica sulla situazione dei precari, soprattutto di quelli che si sono visti "privare della cattedra a causa dell'enorme numero di insegnanti 'riservisti', provenienti da altre Regioni, che con certificato medico o con autocertificazione di invalidità sono stati inseriti nelle graduatorie con la precedenza".
In caso contrario sarà la Regione autonomamente, con commissioni mediche istituite ad hoc, ad avviare le verifiche. «Questo al fine di tutelare - sottolinea Serrajotto - sia gli insegnanti che sono effettivamente portatori di disabilità, sia gli altri che attendono il posto di lavoro in base allo stato di servizio e che operano in Veneto con competenza e preparazione».
Infortuni sul lavoro nel settore del legno
«Una ditta su due non è in regola»
Al via gli incontri informativi dello Spisal
di Sara Marangon
Un progetto per combattere gli infortuni sul lavoro nel comparto del legno: 112 solo nel 2002, con quasi una ditta su due non a norma.
Ha preso il via ieri pomeriggio il piano di prevenzione contro gli incidenti in un settore che annovera circa 500 aziende nel Vicentino. Guidato dal coordinatore regionale e responsabile vicentino dello Spisal Celestino Piz, l’incontro era rivolto ai rappresentanti di associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali.
«Questa proposta, per essere realizzata al meglio - spiega Piz -, va divisa in due fasi. La prima mira ad una gestione politica preventiva, che ha come scopo, in via prioritaria, la condivisione con le parti sociali contattate. La seconda sfocia in un incontro con i datori di lavoro, al fine di informarli sui rischi e sulle norme alle quali adeguare l’area lavorativa».
Sono tre i rischi maggiori a cui vanno incontro i lavoratori di questo settore e che quindi devono essere sottoposti all’attenzione dei loro titolari. Si tratta dei materiali per la verniciatura che devono rispettare le norme, per evitare contaminazioni chimiche nocive, le polveri del legno che, essendo cancerogene, provocherebbero seri danni alle fosse nasali se non trattate adeguatamente, ed infine i macchinari che vanno controllati e modificati secondo le normative per la sicurezza.
Sono più di 14 mila le ditte venete che si occupano delle lavorazione del legno, di cui circa 500 vicentine. «C’è da sottolineare - sottolinea il direttore dello Spisal - che solo 3 delle 500 sedi a Vicenza sono da considerarsi medio-grandi, ossia con più di 50 dipendenti. La realtà veneta, per quanto riguarda la lavorazione di materiale ligneo, è per la maggioranza incentrata su ditte piccole che contano da 1 a 5 operai. La percentuale di infortuni è influenzata, quindi, dalla bassa presenza di operai nel settore».
Già in passato lo Spisal si era occupato della prevenzione degli infortuni nel settore del legno. Nel 1994 con delle verifiche su 100 aziende aventi almeno quattro addetti, nel 1998 con la distribuzione di materiali di vigilanza e nel 2002 con la stampa di opuscoli illustranti i danni causati dalle polveri di legno.
Dopo la parte informativa degli incontri, lo Spisal darà tre mesi di tempo ai titolari per adeguare le aziende secondo le norme necessarie, scaduti i quali, effettuerà i dovuti controlli.
«Circa il 55 per cento delle ditte è in regola al momento delle ispezioni - spiega Piz -, per l’altro 45 per cento scattano le denunce in procura. È importante che i datori di lavoro tutelino e salvaguardino la vita dei dipendenti al fine di prevenire incidenti evitabili».