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01 DICEMBRE 2006 Almeno 7 mila in corteo «Chi non sfila stia a casa» di G. M. Mancassola Otto chilometri di percorso, da un capo all’altro della città, da viale della Pace a strada S. Antonino; oltre tre ore per andare e un’ora per tornare verso la stazione; oltre 7 mila partecipanti stimati; 1.500 in arrivo via treno; 60 pullman attesi, metà al parcheggio dello stadio e metà al Foro Boario; oltre 60 vigili, vale a dire tutti quelli a disposizione, impiegati per deviare il traffico; mille agenti richiesti per il servizio di controllo sullo svolgimento della manifestazione. Il 2 dicembre è destinato a segnare più di un record per partecipazione e per gli effetti collaterali sulla città. Vertici a go-go. Le relazioni diplomatiche fra il Comune da una parte e la prefettura e la questura restano frizzanti. Dopo aver denunciato la mancanza di coinvolgimento e di informazione nella predisposizione della macchina organizzativa, l’Amministrazione comunale è passata dalle parole ai fatti, con una lettera del sindaco Enrico Hüllweck in cui si invita a definire i ruoli dei vari enti coinvolti prima che sia troppo tardi. Ieri all’ora di pranzo, dunque, in questura è stato convocato un vertice tecnico, a cui hanno preso parte rappresentanti delle forze dell’ordine, il questore Dario Rotondi, il comandante dei vigili Cristiano Rosini, tecnici comunali e di Aim. Nel corso della riunione è stato delineato lo scenario in cui dovranno muoversi il trasporto pubblico cittadino e il traffico veicolare in questo sabato di emergenza viabilistica. Questa mattina, invece, in prefettura è convocato un nuovo summit di natura “politica”, al quale sono stati invitati il sindaco e il procuratore Ivano Nelson Salvarani. La riunione dovrebbe porre la parola fine sull’organizzazione dei servizi di controllo. A lungo, ieri, i comitati e la questura hanno trattato su un possibile cambiamento del percorso: la contropartita avrebbe dovuto essere la disponibilità di pullman dalla stazione ai luoghi della protesta. La trattativa per ora è arenata. Il percorso non cambia. Il sacrificio. Le ultime novità corroborano l’allarme lanciato già nei giorni scorsi dal vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino: «Vicenza non ha mai assistito a una manifestazione di questa portata. Il disagio per tutti sarà elevatissimo, al netto di eventuali incidenti. Per la circolazione delle auto sarà un autentico disastro. Per questo, il nostro invito a chi non parteciperà è di restare a casa, di non muoversi per non aggiungere caos al caos». Sorrentino, poi, attacca la fisionomia della manifestazione, che sarà sdoppiata in due cortei: «La Cgil ha scelto di distinguersi non solo per il punto di partenza, che sarà lo stadio e non villa Tacchi, ma anche nel punto di arrivo: ci saranno 30 bus ad attendere i manifestanti della Cgil in via dei Laghi, non al Dal Molin». E a proposito di cortei, Sorrentino avverte: «Finita la manifestazione, chi è arrivato in treno dovrà essere scortato dal Dal Molin alla stazione, attraversando di nuovo quartieri come la zona delle piscine e viale Mazzini. Cosa c’entra il diritto di manifestare con questo assurdo sacrificio a cui la città è chiamata?». Il centrosinistra. «È ora di dire basta alla campagna di “terrorismo psicologico” - afferma Severino Galante, deputato dei Comunisti italiani - che è stata messa in piedi da più parti su questo appuntamento. Non permetteremo a nessun provocatore di minare l’unità di questo movimento». A Verona, intanto, ieri sera del Dal Molin ha parlato anche Piero Fassino, leader dei Democratici di sinistra, mostrando però di non essere aggiornato sulla vicenda: «Solleciterò il ministro Arturo Parisi affinché il confronto sulla base Usa di Vicenza con il territorio sia fatto il più presto possibile». Fassino ha indicato negli enti locali, comune, provincia e altre realtà istituzionali gli interlocutori più adatti. Peccato che i Comuni di Vicenza e Caldogno abbiano già avuto modo di esprimersi. «Mi pare che il ministro Parisi - ha concluso Fassino - abbia più volte dichiarato la disponibilità a una discussione per cercare soluzioni che accolgano le istanze e le sollecitazioni dei cittadini di Vicenza».
Richiesti un migliaio di agenti (d. n.) Un migliaio fra agenti, carabinieri e finanzieri. Sono stati richiesti nutriti rinforzi fra le forze dell’ordine per presidiare la città prima, durante e dopo la manifestazione di sabato pomeriggio contro il Dal Molin agli americani. La questura ha anche sollecitato l’invio di un elicottero della polizia per controllare dall’alto il lungo serpentone e vedere immediatamente se vi sono esigenze di ordine pubblico. Non è detto che tutte le richieste saranno esaudite dal ministero: certo è che l’elicottero sopra Vicenza non dovrebbe mancare, mentre il numero delle divise dovrebbe essere compreso fra le 600 e le 800. «Sono moderatamente fiducioso», ha ripetuto il questore Dario Rotondi ieri mattina. Stando alle informazioni giunte in viale Mazzini, non sarebbe prevista la partenza di teppisti da vari paesi d’Europa alla volta di Vicenza; arriveranno manifestanti da Slovenia e Austria. «Verosimilmente non sarà un’altra Genova, ma non abbiamo la sfera magica per vedere il futuro». Certo è che i segnali di distensione richiesti dalla polizia sono arrivati, in questi giorni, che «significano molto ma non tutto». Il ragionamento è che sarebbe difficile per gli stessi organizzatori, che sfileranno in maniera pacifica, bloccare eventuali facinorosi al loro interno, soprattutto se organizzati. Sabato sarà la prima tappa di un lungo percorso, a meno che il governo non dica No alla proposta statunitense. Al corteo potrebbero seguirne altri, e l’auspicio è quello di partire con tranquillità, senza scontri. «Per il bene di Vicenza», ha ripetuto ieri Rotondi, fra una riunione e l’altra.
Ma il pericolo arriva dai disorganizzati (d. n.) Forze dell’ordine e organizzatori predicano prudenza. Ma la presenza di alcuni gruppi a Vicenza domani potrebbe creare alcuni problemi di ordine pubblico. Chi conosce bene l’universo dei disobbedienti (non dei no global in genere, si tratta di categorie e persone ben diverse) sa che non si tratta di un gruppo del tutto omogeneo. Sia per la provenienza geografica che per la natura degli suoi elementi. Negli ultimi anni, ad esempio, gli appartenenti ai centri sociali del Nordest hanno dimostrato come manifestazioni, cortei e occupazioni siano improntati a forme di protesta anche eclatanti, ma molto di rado ricorrendo allo scontro fisico. Di recente si sono fatti spostare a braccia dalla polizia durante delle occupazioni, o si sono incatenati. A Vicenza, tre anni fa, durante una marcia contro la guerra in Iraq davanti alla Ederle, la base Usa fu vittima di un lancio di limoni riempiti di vernice rossa e scritte sui muri. Non vi furono feriti. Appartenenti ai centri sociali milanesi, invece, nel marzo scorso si erano resi protagonisti degli inqualificabili scontri durante i quali fu dato fuoco ad alcune macchine parcheggiate lungo la strada e furono spaccate le vetrine di alcuni negozi. Una decina gli arresti. Alcuni milanesi hanno annunciato la loro partecipazione a Vicenza, ma dovrebbero essere stati tranquillizzati dai vicentini. Il problema sentito dalle forze dell’ordine riguarda l’eventuale arrivo dei gruppi non organizzati fra i disobbedienti. Ad esempio, i compagni del Cpo Gramigna di Padova, o dell’Officina di Napoli: centri sociali che operano spesso autonomamente. Il timore è quello che questi o altri abbiano intenzione di fare baccano in maniera violenta, e in questo caso a nulla vale cambiare percorso, organizzare dei controlli interni o militarizzare la città. Hüllweck: «Da Roma mi giungono voci che il governo abbia già deciso per il no» «Mi giungono voci che il governo sarebbe intenzionato a dire di no al Dal Molin americano». Il sindaco Enrico Hüllweck, intervenuto ieri sera alla trasmissione di Tva “In piazza”, ha spiazzato tutti con questa indiscrezione-bomba che, se fosse vera, renderebbe del tutto inutile una manifestazione che ha come scopo proprio quello di indurre il governo a negare allo zio Sam l’utilizzo dell’aeroporto Dal Molin quale seconda base vicentina del 173° Airborne Combat Team. Ma chi gliel’ha detto, al sindaco, che il ministro Parisi dirà no? «Sussurri che arrivano da Roma», ha risposto, anzi non ha risposto Hüllweck. Che ha ribadito tutta la propria perplessità sul percorso scelto dai manifestanti. Quanto al possibile referendum a cui in questi giorni si stanno aggrappando per portare un parere autentico della cittadinanza al ministro della Difesa, il sindaco ha ricordato che era stato lui il primo a prospettare il ricorso a questo strumento di democrazia diretta. «All’epoca mi saltarono tutti addosso e adesso, invece, gli stessi ritengono che sia la scelta migliore. Ma se allora aveva un senso, adesso, dopo un pronunciamento del Consiglio comunale che era stato chiesto dallo stesso governo, mi pare francamente ridicolo e inopportuno. Insomma, tutti hanno capito che a decidere sarà il governo, com’è nelle sue competenze. Se si ostina a non decidere, noi a Vicenza continueremo a perdere tempo e denaro».
I bus nel caos Via i cassonetti (g. m. m.) Sarà una giornata di duro lavoro per Aim, chiamata in almeno due settori a fare gli straordinari. La questura, infatti, ha disposto per ragioni di sicurezza di eliminare tutti i cassonetti, cestini e bidoni della spazzatura dal tragitto del corteo e dalle zone limitrofe. In tutto sono oltre 400. Verranno eliminati sabato mattina da sei addetti, che li rimetteranno a manifestazione conclusa, mentre altri otto addetti saranno impiegati per una pulizia straordinaria dell’area della marcia. Il costo per il Comune sarà di circa 5 mila euro. Forti disagi verranno subiti anche dagli utenti degli autobus: quasi tutte le linee, infatti, sono interessate dal percorso. Basti considerare che secondo i calcoli delle autorità di controllo, per passare dal primo all'ultimo manifestante in ogni punto del percorso il corteo impiegherà circa un’ora. «Sabato 2 dicembre - si legge in una nota ufficiale - Aim svolgerà il normale orario di servizio degli autobus. Si avvisa tuttavia la spettabile clientela, poiché il rientro degli studenti coinciderà con l’arrivo dei manifestanti, che potrebbero crearsi eventuali disagi solo nella zona di viale della Pace, da dove partirà la manifestazione verso le due. Aim si adopererà per arrecare il minor disagio alla clientela, alla luce delle previste modifiche della viabilità». In particolare, disagi potrebbero esserci per gli studenti che rientrano da scuola verso S. Pio X all’ora di inizio della manifestazione, fra le 13 e le 14. «Il servizio - si legge nell’avviso ai clienti - potrà subire temporanei blocchi a vista, deviazioni di percorsi e il mancato rispetto degli orari esposti alle fermate. Sono previste deviazioni dei percorsi delle linee 1, 2, 3, 4, 5, 7, 9, 10, 11. La linea 10, in particolare, verrà divisa in due tratte finché la marcia non supererà contrà S. Marco. Per ulteriori informazioni Aim risponde al numero 0444 394909.
Sarà la città ad esprimersi? Il comitato consegna il testo e riparte la procedura: devono decidere i 5 saggi di Antonio Trentin Da ieri sera è ufficiale a palazzo Trissino il nuovo testo con il quale i gruppi anti-base Usa al Dal Molin - riuniti nel Comitato promotore coordinato da Giancarlo Albera e Luciano Volpato - provano a convincere gli esperti tecnico-giuridici del Comune che un referendum si può fare. Le righe sono raddoppiate. Il dettaglio è stato precisato. Il contenuto sostanziale, naturalmente, resta lo stesso, cioè far dire ai vicentini se è gradito il progettato grande insediamento militare. E anche l’incertezza sul “via libera” resta la stessa. Ecco le parole precise: «Visto il progetto presentato dall’esercito degli Stati Uniti d’America per la costruzione di una nuova base militare nell’area adiacente l’aeroporto Dal Molin di Vicenza, destinata ad accogliere l’intera 173. Brigata aviotrasportata americana, ritieni che il sito prescelto sia compatibile e adeguato dal punto di vista urbanistico, in relazione alle caratteristiche ambientali e alle dotazioni infrastrutturali dell’area stessa?». Come si legge, il quesito referendario esplicita - oltre all’interrogativo sul sito di viale Sant’Antonino - i riferimenti all’urbanistica generale cittadina, all’impatto ambientale e al carico infrastrutturale (impianti tecnologici di luce-gas-acqua e strade) che la caserma comporterà. Si tratta delle materie di futura competenza comunale, nelle fasi esecutive del progetto, e riferirsi ad esse serve al Comitato promotore per agganciare l’alternativa Sì-No sul “Dal Molin americanizzato” - di per sé estranea al Comune e alla sua potestà decisionale - alle concretezze amministrative a venire. Su di esse, sperano i referendari, potrebbe essere possibile interpellare ufficialmente gli elettori. O almeno così era stato fatto balenare di fronte alle aspettative di Albera e Volpato venti giorni fa, quando il presidente del Comitato degli Esperti, l’avvocato Silvano Ciscato, aveva suggerito l’opportunità di riscrivere il quesito originario, altrimenti destinato alla bocciatura. La riscrittura è stata fatta con la consulenza di Gianni Cristofari, avvocato, ex-difensore civico e oggi consigliere comunale Ds, ieri presente con i due promotori negli uffici della segreteria generale del municipio. Servirà, così com’è adesso, a mandare avanti l’operazione-referendum? La risposta si saprà, probabilmente, più in fretta che la volta passata, quando i tempi burocratici del primo quesito erano stati trascinati al massimo, fino ai confini dell’ostruzionismo, nei giorni bollenti della discussione in sala Bernarda e del voto sul “sì con riserva” alla caserma Usa poi fornito al ministro Arturo Parisi. Entro trenta giorni il Comitato degli esperti dovrà dare il parere sull’ammissibilità del referendum. Ciscato potrà convocare i “saggi” quando riceverà dal sindaco Enrico Hüllweck il dossier-quesito. Nella prima versione della procedura c’erano volute quasi due settimane perché le carte passassero dalla segreteria generale all’ufficio di Hüllweck: venticinque passi da porta a porta. E un altro po’ di giorni perché il sindaco le trasferisse a Ciscato. Il quale ha già sollecitato che stavolta l’inoltro del quesito da esaminare e della relazione accompagnatoria avvenga con corretta rapidità, al di là delle dilazioni che il regolamento ha permesso poche settimane fa.
Ds. Un documento con una sessantina di firme critica la posizione della segretaria provinciale Sbrollini. Poletto e Dalla Pozza contro la polemica (g. m. m.) Sotto la Quercia si va avanti a colpi di comunicati, di raccolte di firme, di distinguo e di appelli. La marcia del 2 dicembre si è trasformata in un piccolo calvario per i Democratici di sinistra, divisi fra chi scenderà in piazza e chi non parteciperà al corteo contro il Dal Molin. Alcuni giorni fa avevamo registrato la presa di distanza, senza se e senza ma, di una quarantina di esponenti, per lo più provenienti dall’ala riformista e moderata del partito. Poco prima, la segreteria provinciale, guidata da Daniela Sbrollini, aveva deciso di non partecipare con la sigla dei Ds. Ieri sono usciti allo scoperto un’altra sessantina di iscritti, in buona parte provenienti dalla sinistra interna. La loro decisione è di partecipare alla manifestazione e di lanciare un appello alla città. A guidare la carica è l’on. Lalla Trupia, dalla cui segreteria è stato diramato un comunicato. Con il suo, anche altri nomi noti come Valentina Dovigo, Gianni Cristofari, Andrea Tapparo, Maurizio Cucchiara, Cristina Mulinari, Valdo Mellone: «Sabato prossimo avrà luogo nella nostra città una grande manifestazione democratica della parte di Vicenza che vuole per sé e per i propri figli un futuro costruito sulla qualità della vita e sullo sviluppo, invece di un ambiente urbano ridotto a città di guarnigione. Pensiamo che raddoppiare la presenza militare di truppe aviotrasportate per il pronto intervento, ipotecando per decenni un’area importantissima della nostra città, sia contrario a qualunque prospettiva di crescita pacifica, basata sul sapere e la conoscenza e non sulla morte e la violenza». «Il coordinamento della manifestazione da parte di organizzazioni come la Cgil regionale e i Beati costruttori di pace assume per noi una valenza determinante; come anche la compatta presenza di tutti i comitati di cittadini. È emblematica anche la partecipazione massiccia annunciata da studenti ed insegnanti», si legge nella nota, che poi fa spazio a un affondo all’altra parte della Quercia: «Spiace dover prendere atto che su una questione così importante che è amministrativa, ma coinvolge valori fondamentali della vita e della politica, i Ds di Vicenza non sono in prima fila». Il partito appare così sempre più spaccato, tanto che alcuni riformisti come i consiglieri comunali Luigi Poletto e Antonio Marco Dalla Pozza, che dicono: «Francamente di questa polemica non si avvertiva la necessità. Ribadiamo di far parte dell’ala riformista e ribadiamo che sindacati e partiti non dovrebbero partecipare con le proprie insegne; confermiamo invece la nostra partecipazione come cittadini».
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