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02 APRILE 2005 dal Giornale di Vicenza
Teatro, il Comune riapre il cantiere
In una conferenza stampa convocata ieri mattina il primo cittadino, con quattro assessori, ha annunciato che i lavori riprenderanno. Critica l’opposizione: «Doveva avvisare il Consiglio». La Cgil «Un incontro con il prefetto» di Chiara Roverotto « Riapre il cantiere del teatro in viale Mazzini ». Sono da poco trascorse le 13 in sala giunta, il sindaco è circondato dagli assessori Carla Ancora, Roberto d’Amore, Francesca Bressan, Michele Dalla Negra e dal parlamentare di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Il volto del primo cittadino è disteso, almeno apparentemente, e l’annuncio non può che renderlo entusiasta. Poco prima delle elezioni e, soprattutto, per mettere la parola fine su una questione che sicuramente gli ha creato, in questi ultimi mesi, non pochi grattacapi. Ad occuparsi del completamento dell’opera progettata dall’arch. Gino Valle sarà la “Vittadello costruzioni” di Limena, nel Padovano, che si era aggiudicata il secondo posto nella gara d’appalto vinta dalla Cogi, l’impresa di Giuseppe Coccimiglio. « Non possiamo che essere entusiasti - puntualizza il primo cittadino - che a ultimare quest’opera, voluta da sessant’anni e al centro di ben 36 progetti, sia un’impresa veneta che ha già lavorato all’estero e che ha realizzato opere importanti. Non ne faccio una questione di campanilismo, ma consideriamo la Vittadello sicuramente più vicina a noi sia per il senso di impresa che incarna, sia per il rispetto delle norme sindacali ». Un passaggio inevitabile, quest’ultimo, alla luce di quanto accaduto lo scorso 20 gennaio quando l’amministratore unico della Cogi decise di licenziare una quindicina di operai perché, non avendo ricevuto lo stipendio, decisero di scioperare. Ma veniamo alla questione tecnica. Dopo la rescissione del contratto decisa dalla giunta qualche settimana fa - e che scade il prossimo 5 aprile - si svolgerà quello che in gergo tecnico viene chiamato contraddittorio tra il Comune e la Cogi, anche se quest’ultima non ha sollevato alcuna eccezione in merito alla chiusura del contratto. In teoria sabato prossimo dovrebbero essere presenti entrambi. «M a molto probabilmente Giuseppe Coccimiglio non ci sarà - spiega l’assessore Carla Ancora - per cui sarà il Comune a procedere all’attribuzione delle proprietà. Fatto questo, l’impresa avrà quindici giorni di tempo per riprendersi le gru piuttosto che altri attrezzi utilizzati nell’area di viale Mazzini ». In sostanza il cantiere, a metà del prossimo mese, dovrebbe essere libero. «A quel punto - aggiunge l’assessore ai Lavori pubblici - ci sarà un lavoro di ricognizione ed entro la fine di maggio la Vittadello dovrebbe iniziare a lavorare ». Nel frattempo, l’impresa padovana che era arrivata seconda con un ribasso a base d’asta del 20,48 per cento - rispetto al 21,166 della Cogi di Firenze - ha visionato tutti gli stati di avanzamento lavori liquidati alla ditta appaltatrice, undici in tutto per un totale di oltre 4 milioni di euro rispetto ai quasi 17 che erano previsti dal capitolato. « L’impresa padovana ,sulla base della legge Merloni, - puntualizza l’assessore Ancora- deve continuare con gli importi che aveva presentato: non possono essere cambiati, anche se sono trascorsi un paio d’anni ». Tempi per l’ultimazione dell’opera. Il primo cittadino preferisce non sbilanciarsi. « Di fatto abbiamo accumulato sei mesi di ritardo per cui siamo ben lontani da quel 31 dicembre 2005 previsto dal capitolato per la consegna. Ma questo non mi preoccupa, l’importante è che i lavori riprendano, la durata passa in secondo piano anche se ci saranno tabelle di marcia da rispettare ». Non resta che la questione lavoratori. Senza stipendio da febbraio e con poche prospettive per il futuro. « Con l’annuncio di ieri il sindaco, per l’ennesima volta, non ha rispettato gli operai - afferma Antonio Toniolo della Fillea Cgil - e per questo lunedì chiederemo al prefetto l’apertura di un tavolo di trattativa per valutare la posizione dei dipendenti della Cogi e domanderemo alla Vittadello di partecipare. Senza contare che i lavoratori, proprio in questi giorni, hanno protett o il cantiere visto che qualcuno voleva entrare prima del tempo previsto... E il Comune naturalmente è stato inf ormato» . Che cosa ne pensa l’opposizione. «L a domanda da fare è immediata: i prezzi della base d’asta erano poco realistici già nel 2002; come è possibile che vengano confermati oggi, a distanza di due anni e mezzo? Quali garanzie ha il Comune che non ci si ritrovi in una situazione di paralisi? - si chiede Ubaldo Alifuoco, vicepresidente della Commissione territorio -. La vicenda ricorda molto quanto accaduto per il parking Verdi. Alla fine in bilancio c’erano 16 miliardi, ma il costo finale fu di circa 29. E poi i lavoratori: qual è la garanzia di sistemare queste persone che hanno attraversato un periodo di difficoltà causate anche da responsabilità del Comune? Data la delicatezza del problema - conclude Alifuoco - sarebbe stato istituzionalmente corretto che il sindaco informasse prima il Consiglio comunale ».
«La ditta veneta che subentrerà a Coccimiglio è più vicina a noi per senso di impresa e in particolare per il rispetto di tutte le norme sindacali»
(c. r.) Sindaco, la Vittadello che subentra alla Cogi, il cantiere che va avanti: un passo importante. A marzo 2003 via all’opera E poi s’inizia con i ritardi (c. r.) La prima fase della gara d’appalto indetta per l’aggiudicazione dei lavori per la costruzione del teatro si conclude nel settembre del 2002 con l’ammissione di 7 offerte, di cui due eccedenti la soglia di anomalia e le altre cinque in regola. La prima offerta utile risulta quella della Cogi spa con un ribasso del 21,166%. Nel marzo dell’anno successivo avviene la consegna dei lavori, ma iniziano anche i primi problemi con i dipendenti, i fornitori, i subappaltatori, gli istituti previdenziali, assicuratavi e la Cassa Edile. Questioni che si ripetono anche quando si tratta di pagare gli stati di avanzamenti dei lavori: sono 11 quelli liquidati dall’Amministrazione comunale, per un totale di 4 milioni e 160 mila euro. Ma i lavori sono in forte ritardo: in estate interviene il direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro, chiedendo di velocizzare l’opera, ma non accade nulla, anche la commissione collaudatrice ha molto da ridire. Infine cominciano gli scioperi degli operai, i licenziamenti e il blocco, che risale al 20 gennaio scorso.
Procreazione assistita . Bergamin: «Va modificata una legge ingiusta». Bressan: «No all’intromissione dello Stato in questioni personali» Referendum, inizia la corsa per il sì «Per nascere, guarire, scegliere» è lo slogan scelto dal comitato trasversale di Silvia Maria Dubois «Sì per nascere, guarire, scegliere». Questo lo slogan del ricostituito comitato vicentino pro referendum che ieri si è presentato ufficialmente alla città: un comitato trasversale che vanta componenti che vanno da Forza Italia al Partito Radicale, passando per sindacati, associazioni, intellettuali e semplici cittadini. Da oggi il gruppo si batterà per far vincere i sì ai quattro referendum parzialmente abrogativi della legge 40 sulla fecondazione assistita. «L’obiettivo è quello di modificare una legge ingiusta - spiega la coordinatrice Marina Bergamin della Cgil - nelle parti che riguardano la salute della donna, la libertà di ricerca scientifica, la fecondazione eterologa e l’equiparazione dei diritti del concepito a quelli della madre» . E dopo aver chiesto ai singoli candidati alle imminenti elezioni regionali di esprimere la loro posizione in merito, ora il “comitatone” si concentra su altri tre obiettivi: «È necessario fissare al più presto la data del referendum entro il mese di maggio, altrimenti si rischia di incombere in un periodo prettamente vacanziero a rischio di astensione - puntualizza la Bergamin - noi, inoltre, ci battiamo per garantire un’informazione pluralista, approfondita, libera da ideologie e non faziosa. Inoltre, credo sia necessario stimolare ed assicurare le sensibilità e la maturità dei cittadini italiani, evitando ingerenze di natura confessionale». Un comitato che ha le idee chiare, dunque, che, come sottolinea l’assessore alle pari opportunità Francesca Bressan «si dichiara trasversale proprio perché la difesa dall’intromissione dello Stato nelle questioni personali, tramite lo strumento democratico del referendum, è una cosa apartitica e che riguarda tutti» e perché, come sottolinea la consigliera comunale Valentina Dovigo, «è bene stimolare una riflessione culturale sulla questione, evitando di vedere nella scienza solo un mostro, bensì riscoprendone le opportunità positive e costruire assieme una nuova etica». Ma cosa succederà, esattamente, se vinceranno i sì? «Di certo non si creerà un vuoto e non si incomberà in un nuovo Far West, come teme qualcuno - spiega l’onorevole Lalla Trupia dei Ds - semplicemente si tornerà in Parlamento a discutere di questi punti. Ricordo, comunque, che rimarranno in piedi i tanti altri no di questa legge. Su alcuni dei quali siamo tutti d’accordo, come il no alle mamme-nonne, il no alla clonazione e all’euro-genetica». «È sintomatico che stia aumentando il turismo procreativo - prosegue la Trupia - e che già dall’inizio della discussione su questa legge le utenze che si rivolgevano ai centri specializzati abbiamo subito una variazione del 15 per cento. Insomma, le coppie che non possono avere figli stanno fuggendo all’estero per averli». Fra i programmi “pratici” del comitato c’è l’immediata discesa in campo con banchetti ed iniziative pubbliche per dialogare ed informare la cittadinanza ed un prossimo incontro con Chiara Valentini, autrice del libro “La fecondazione proibita”. Occasioni per fare chiarezza e cultura, assolutamente necessarie, come sottolinea Ferdinando Lanzi dei Radicali, «visto che dalle ultime indagini risulta che almeno il 37 per cento della popolazione italiana non sa di preciso di cosa tratterà il referendum». «Chiediamo ai vicentini di esercitare a pieno il loro diritto di voto - conclude Daniela Sbrollini, segretaria dei Ds - e di dimostrare, come in passato con i referendum sul divorzio e sull’aborto, di saper tramandare un patto generazionale che si basa sulla libertà di scelta propri di uno Stato laico. Qui non c’è una parte politica o una singola utenza che è interessata al problema, siamo tutti interessati. Il salto di qualità, dunque, sta proprio nel coinvolgere nella questione l’intera cittadinanza». |