Guerra infinita
Ciclopista, anche Sarracco dice no
Il comitato: «Progetto manomesso»
Era stato approvato il passaggio per
via Tartini e non per via Albinoni
Il Tar dietro l’angolo
di Sandro Sandoli
A San Lazzaro dietro l’angolo della ciclopista forse c’è il Tar. Nel senso che dopo il no del segretario comunale al tentativo al comitato di quartiere di presentare in Consiglio comunale una proposta di delibera di iniziativa popolare per spostarne il percorso da via Albinoni a via Corelli, sul fronte del rifiuto (il dott. Domenico Giuliani aveva addirittura dichiarato “irricevibile” la bozza di delibera) ora si è schierato anche il presidente dello stesso Consiglio Sante Sarracco: gli “appellanti” fanno capire che se continueranno a trovare porte chiuse non resterà che bussare a quella del tribunale amministrativo regionale.
Ma in questi giorni, mentre cercavano tra le carte “appigli” per costringere il Palazzo a rimangiarsi il rifiuto di riparlare delle ciclopista, hanno scoperto qualcosa di interessante, che potrebbe rivelarsi il grimaldello che apre prospettive molto “interessanti”. Cioè il segretario Giuliani e il presidente Sarracco si “barricano” dietro il fatto che il comitato vorrebbe mettere lingua in un progetto esecutivo, che invece, dopo la firma di un dirigente, diventa intoccabile? Beh, allora si guardino bene il documento di approvazione dello stesso progetto: la pista passava per via Tartini e non per via Albinoni, mentre c’è (è allegata ed è la stessa esposta dall’Amcps ad inizio lavori) una mappa che dice il contrario. A nome del comitato, chiede con forza Andrea Tapparo consigliere della circoscrizione 6: «Chi ha cambiato il progetto strada facendo?».
Intanto il primo problema è l’impossibilità di usare uno strumento previsto dallo statuto del Comune ovvero quella proposta di delibera di iniziativa popolare, il cui prologo è la domanda scritta, controfirmata da venti persone e che il segretario comunale dovrebbe esporre all’albo pretorio per sessanta giorni, aprendo così l’inter della raccolta delle necessarie 500 firme.
In sostanza quanti a San Lazzaro chiedono che la ciclopista torni in sala Bernarda e che il consiglio dica se deve passare per via Albinoni o per via Corelli, erano stati bloccati con la penna in mano: il segretario generale Giuliani aveva tabilito che la bozza di delibera è “irricevibile” perché il “parlamentino” cittadino è incompetente a deliberare sulla ciclabile. Per un motivo che ai più sfugge, ma che invece veniva “spiegato” nella lettera con cui era stato comunicata l’impossibilità di mettere la bozza di delibera all’ordine del giorno: il Consiglio comunale è un organo di indirizzo e di controllo politico amministrativo, può appprovare i progetti preliminari, ma quelli esecutivi rientrano nelle competenze dei dirigenti, senza la cui firma i lavori non possono cominciare.
Il comitato si era appellato al sindaco Hüllweck e al presidente Sarracco, la cui risposta (la lettera è del 28 giugno) è un’altra doccia fredda: in sostanza dà ragione su tutta la linea al dott. Giuliani, precisando anzi che il segretario «non era tenuto a fornire alcuna risposta». In poche parole il comitato dovrebbe anche ringraziare, ma il consigliere Tapparo non sembra proprio di quest’avviso: «È un’interpretazione che non sta né in cielo né in terra: è ovvio che se c’è un piano che prevede la realizzazione di opere pubbliche prima di mandare gli operai in strada deve essere fatto un progetto esecutivo che deve essere firmato da un dirigente. Ma a monte c’è una decisione del consiglio che, con i passaggi successivi, non diventa intoccabile o immodificabile: non sta scritto da nessuna parte. Diciamo pane al pane: siamo di fronte a un attacco agli strumenti della partecipazione, al tentativo di limitarli».
Ma la doccia fredda non ha “gelato” il comitato. Il quale ha già pronta la lettera con le controdeduzioni a quella di Sarracco: al quale intanto obietta che prima di rispondere doveva consultare la commissione consiliare competente che è quella del territorio (lo dice al comma 2 l’articolo 35 del regolamento degli istituti di partecipazione), poi fa notare che dal momento che sia lui che Giuliani si aggrappano a un cavillo linguistico, quello del termine “progetto esecutivo”, qualcuno dovrebbe spiegare perché (la data è fine 2004, la firma è dal dirigente dott. Trevisan) il documento con cui si approvava l’esecutività degli stralci funzionali dei percorsi ciclabili prioritari, tra i quali c’è quello di S. Lazzaro, la pista è prevista in via Tartini e non in via Albinoni.
Precisa Tapparo: «Quello che c’è scritto non coincide con la mappa: chi strada facendo ci ha messo mano? Il quesito verrà posto in tutte le sedi possibili: anche al difensore civico».
Il primo cittadino invita tutti alla messa di giovedì per le vittime dell’eccidio
La pacificazione non si ferma
Appello del sindaco Dalla Via
«Una forte presa di posizione
di Paolo Rolli
«Partecipiamo tutti, credenti e non credenti, alla messa per le vittime dell’eccidio: è questo il solo modo con il quale possiamo veramente proseguire il cammino verso la riappacificazione». Sono le parole con cui il sindaco Luigi Dalla Via invita gli scledensi a partecipare alla messa che si celebrerà giovedì 7 luglio nel duomo di San Pietro in ricordo delle 54 vittime dell’eccidio delle carceri, nel sessantesimo anniversario di quella tragica notte.
Quest’anno l’Amministrazione comunale invita l’intera città a stringersi attorno ai famigliari delle vittime dell’eccidio, partecipando alla tradizionale funzione religiosa che ogni anno il comitato dei famigliari organizza, e che si svolgerà giovedì alle 19 in duomo.
«Tutta la città è chiamata oggi a una presa di posizione forte - afferma Dalla Via - che rivendichi i valori della concordia e della pace. Con la firma della Dichiarazione sui valori della concordia civica, lo scorso 17 maggio, abbiamo avviato un cammino verso la riappacificazione». Forte, al tempo stesso, è anche la presa di posizione del primo cittadino contro la manifestazione dei reduci della Rsi e dei movimenti di estrema destra, che è prevista per domenica 10 luglio, contro la quale si sono pronunciati diversi esponenti politici anche a livello nazionale.
«La presenza alla messa sarà un ulteriore passo per cancellare una ferita che da anni insanguina la nostra città - sottolinea infatti Dalla Via -. Sarà il modo per riaffermare con forza i valori della libertà, della giustizia e della solidarietà per i quali la Resistenza ha combattuto. Ed è proprio per difendere questi valori che oggi chiediamo che la manifestazione fascista in programma in città il 10 luglio non venga autorizzata. Schio non intende sopportare ancora questa provocazione».
Per il 10 luglio gli organizzatori assicurano che ci sarà anche Alessandra Mussolini, la cui presenza era stata assicurata anche lo scorso anno, ma poi non ci fu. Intanto una denuncia per ingiurie e diffamazione sembra sia stata presentata da Alternativa sociale nei confronti di esponenti di Rifondazione comunista e di Libera Zone. Questi, stando a quanto afferma Alex Cioni, il leader scledense di Alternativa Sociale, avrebbero diffuso volantini ritenuti calunniosi dagli appartenenti al movimento politico di estrema destra. Intanto alle 17 di oggi i responsabili di Libera Zone hanno organizzato un sit-in davanti alla prefettura di Vicenza.