02 SETTEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

«Processo a 14 disobbedienti per l’assalto a sala Bernarda»
Il supermercato del sociale
Molestie: caso penale non politico «Posso tutelare tutti i dipendenti»
I precari, le graduatorie sbagliate e i ricorsi «Scuola veneta è in balia della confusione»
Legge 40: ora risponde anche la Provincia
Alessandri: «Calo fisiologico»
Torna la cena al ristorante Palladio Le prenotazioni si fanno in Comune

Concluse le indagini sulla clamorosa irruzione del giugno 2002 in Consiglio comunale
«Processo a 14 disobbedienti per l’assalto a sala Bernarda»
Le accuse: violenza a Corpo amministrativo, resistenza e lesioni lievi

(i. t.) Urla, calci, bombolette spray e bottiglie di coca-cola volano in sala Bernarda. Minacce, slogan contro il sindaco Hüllweck e i consiglieri. Il tumulto entra fragoroso nel Consiglio comunale che si paralizza. Il primo cittadino e gli assessori rischiano di essere centrati come birilli su un’ipotetica pista.
Lo spettacolo è desolante. I vigili urbani cercano di limitare i sinistri facinorosi, ma non ce la fanno perché il fattore sorpresa ha un peso decisivo.
Devono tirarsi su le maniche alcuni eletti del popolo [Valerio "PUGILE FALLITO" Sorrentino n.d.r.] per affrontare i disobbedienti fra il popolo prima dell’intervento della polizia, colta in contropiede, e decretare la fine delle ostilità.
Per l’assalto al palazzo della democrazia cittadina, una pagina squallida messo in scena il 4 giugno 2002, la procura chiede di processare 14 persone a suo dire colpevoli di reati che vanno dalla violenza a Corpo amministrativo alla resistenza a pubblico ufficiale; dalle lesioni lievi al danneggiamento e agli atti contrari alla pubblica decenza perché un padovano si calò le brache in piazza dei Signori mostrando il sedere alla polizia schierata.
Sono soltanto due i vicentini che compariranno in aula. Si tratta di F. P., 25 anni, portavoce dei disobbedienti e O. J., 35 anni, attuale componente della galassia verde. Entrambi hanno sempre spiegato di essere stati presenti a palazzo Trissino, ma di non avere violato la legge perché al clou dei tafferugli non erano presenti. Gli altri imputati sono i padovani M. G., 31 anni, G. L., 32, L. T., 22, M. Z., 27, G. B., 40, M. G., 28, G. C., 24, M. R., 27, M. B. detto Marchi, 27 e A. S., 28 anni.
Inoltre, nella lista degli imputati ci sono il fiorentino D. B., 27, domiciliato a Padova e il romano D. M. E., 31 anni, anch’egli con base nella città del Santo.
Le posizioni di altri 28 disobbedienti che erano stati identificati dalla questura ed erano finiti sotto inchiesta nella prima fase, sono state archiviate ancora un anno fa. I filmati e le fotografie li scagionavano.
Al di là dell’irruzione che sarà analizzata dai giudici, di quel 4 giugno restano le polemiche che seguirono e che per giorni esacerbarono la dialettica politica non solo cittadina.
Se per i dimostranti il Consiglio comunale a parole doveva essere uno spazio aperto anche al dissenso dei cittadini, per il magistrato inquirente nei fatti bisogna intendersi sulle parole perché la pratica non corrispondeva alla grammatica.
Infatti le fotografie e le riprese televisive di quel tardo pomeriggio testimoniano che di civile vi fu ben poco. I tre vigili presenti in sala furono travolti e per qualche minuto si temette che la sala consiliare si trasformasse in un pericoloso ring.
Le polemiche a livello politico rimbalzarono anche nella capitale e investirono la questura berica.
A pagare fu l’incolpevole questore Marcello Moraca, che tra l’altro quel giorno era in ferie, il quale pronto per diventare questore di Ancona dovette fare le valige per le risaie vercellesi.
La polizia non entrò subito in azione perché disse che non poteva entrare in sala consiliare senza il via libera di chi presiedeva l’assemblea. Fatto sta che dopo le botte vere, ci furono gli sgambetti romani, dai quali si salvò il prefetto Angelo Tranfaglia, del quale alcuni esponenti comunali avrebbero voluto la testa. Metaforicamente parlando.


Il supermercato del sociale
Il sindaco dà il via libera per un investimento di 1,5 milioni Piazza: «Troveranno posto anche associazioni e biblioteca» Tosetto: «In questo modo risolviamo i problemi della zona»
Al posto dell’ex Coop delle Cattane arriva il Centro famiglia

di Marino Smiderle

Dopo il sì del sindaco, tutti in fila indiana nello studio di palazzo Trissino per presentare il progetto. In tempi di magra come questi, incassare un "sì" di un milione e mezzo di euro, centesimo più, centesimo meno, è un’impresa che va spiegata per benino. Il succo è che il Comune di Vicenza acquisterà dalla Coop l’ex supermercato delle Cattane, quello che l’ultima volta è stato utilizzato per effettuare le operazioni legate al censimento. Dopodiché lo trasformerà in un Centro Famiglia, come lo chiama l’assessore ai servizi sociali Davide Piazza, dove le circoscrizioni 5, 6 e 7 troveranno i servizi sociosanitari che da tempo richiedono. Ecco perché l’ok del sindaco val bene una presentazione, riassunta in un piccolo foglio di carta millimetrata in cui i promotori hanno racchiuso, in quattro linee, una serie di servizi che andranno a potenziare l’offerta complessiva vicentina. I promotori, per la cronaca, sono diversi. Dall’assessore Piazza, come detto, al presidente della Circoscrizione 6, Matteo Tosetto, per arrivare anche al vertice della Biblioteca Bertoliana, il presidente Mario Giulianati e il direttore Giorgio Lotto. A metterci la competenza pratica, poi, i dirigenti dei vari settori comunali, che hanno studiato la disposizione e l’integrazione dei servizi che, assai graditi, arriveranno da questo supermercato... dell’assistenza. «Era da tempo che pensavamo ad accorpare una serie di servizi in questa zona - spiega l’assessore Piazza - ma dovevamo prima trovare i luoghi adatti. L’ex supermercato era da tempo nelle nostre mire ma aspettavamo di avere l’ok del sindaco. L’ok è arrivato e noi abbiamo stilato un progetto di massima». Non è mica cosa da poco. Stiamo parlando di un’area di 1.900 metri quadrati, che permette di ospitare diversi enti, associazioni, servizi che prima erano slegati, sia territorialmente che dal punto di vista dell’organizzazione. Per dire, una prima "striscia" sarà occupata dalla biblioteca di quartiere decentrata, che negli ultimi tempi era stata un tantino disertata per il fatto di essere stata sistemata al primo piano e non per tutti raggiungibile agevolmente. «Stavolta abbiamo studiato un progetto particolare con la Bertoliana - rivela Tosetto -. Non sarà una semplice biblioteca decentrata, ma ospiterà alcuni servizi particolari. Tenuto conto che è ospitata da un centro socio-sanitario per la famiglia, si specializzerà in opere per l’infanzia». Quanto all’aspetto più squisitamente sociale, oltre ad ospitare il distretto dell’Ulss, sotto il tetto dell’ex supermercato troveranno posto anche le sedi di alcune associazioni che operano nel sociale, vedi, per esempio, gli alcolisti anonimi. «E ci sarà anche un luogo, come dire, ricreativo - aggiunge l’assessore -. Un "bar bianco", dove per ovvi motivi sarà vietata la vendita di bevande alcoliche. Siamo tutti convinti della bontà di questa iniziativa, che rientra nel programma più ampio di sostegno alla famiglia che caratterizza questa amministrazione». Quanto ai costi dell’operazione, che dovrebbe essere perfezionata in tempi brevi, bisogna partire dagli 800 mila euro che servono per acquistare l’immobile, per poi aggiungere il resto, che servirà a razionalizzare la disposizione dei servizi. «Una prima valutazione - osserva Piazza - ci induce a preventivare un importo che varia dai 500 ai 700 mila euro, per un totale massimo previsto di 1 milione e 500 mila euro». «Oltre a fornire questi servizi molto importanti per la città - aggiunge Tosetto - questo centro finirà per risolvere anche altri problemi non di poco conto. Per dire, l’area circostante l’ex supermercato stava diventando piuttosto pericolosa, frequentata da spacciatori; questo progetto riqualificherà il tutto. E poi la biblioteca della nostra circoscrizione, negli ultimi tempi, aveva registrato una diminuzione degli afflussi, per vari motivi. Col miglioramento del servizio offerto e con la sistemazione nei nuovi locali, la cosa dovrebbe essere superata».


Interrogazioni
Molestie: caso penale non politico «Posso tutelare tutti i dipendenti»

di Chiara Roverotto

È la seconda interrogazione in poco più di mese nella quale si torna a parlare di disagio, violenze e mobbing all’interno di palazzo Trissino. Le due consigliere Carla Zuin di “Vicenza capoluogo”e Valentina Dovigo, indipendente all’interno dei Ds, puntano ancora ad alzo zero sull’argomento per sapere, sulla base del questionario che è stato distribuito ai dipendenti ancora lo scorso gennaio, quali risultati siano emersi, se sono stati divulgati alle associazioni sindacali e, soprattutto, vogliono sapere « se è intenzione di questa Amminsitrazione farsi parte attiva , affinché anche le aziende comunali collegate adottino in breve tempo iniziative efficaci per una verifica interna rispetto a situazioni di disagio ambientale, violenza, molestie e mobbing patite dai propri dipendenti ».
«I dati sono ancora in fase di elaborazione e verranno divulgati nel corso di una conferenza stampa che si terrà nelle prossime settimane», risponde Carla Marcolin, direttrice del settore risorse umane del Comune che, comunque, puntualizza. «Non vorrei che quel questionario si fermasse al solo problema molestie che, lo ribadisco, non esiste. All’interno c’erano argomenti ben più importanti che andavano dalla formazione, alle esigenze dei dipendenti; dall’aggiornamento alla verifica delle varie attitudini personali. Un lavoro che non veniva fatto da anni, che al Comune non è costato nulla, visto che è stato pensato e proposto dalla sottoscritta con la consulenza di alcuni docenti universitari».
Il questionario è stato distribuito in mille copie e pare che il 70 per cento abbia risposto ( i sindacalisti dei Rdb Cub avevano consigliato ai dipendenti di non compilarlo considerandolo non sufficientemente anonimo).
« Non vogliamo fare polemica rispetto al caso Baldinato - dice Carla Zuin - il nostro scopo rimane quello di creare sensibilità rispetto ad un problema che esiste e che purtroppo, come da statistiche recenti, interessa soprattutto i dipendenti degli enti pubblici e locali: per noi il Comune è un datore di lavoro che deve, anche e soprattutto, diventare un punto di riferimento per gli altri enti locali collegati . Il fatto - prosegue la consigliere Zuin - che i dipendenti comunali non abbiano mai parlato con la dirigente Marcolin di molestie, violenze e mobbing non vuol dire che il fenomeno non esista. Non conosco le modalità di approccio al problema da parte dell’assessore e della dirigente, ma davvero penso che quest’ultima, per storia personale e per come si è arrivati alla sua nomina, sia ben distante dall’aver assunto quell’autorevolezza che è necessaria per essere riconosciuta persona “super partes” rispetto alle problematiche considerate. Penso, infatti, che difficilmente ci sarà qualcuno che andrà a denunciare una situazione di tale disagio ad una persona che rappresenta gli interessi del suo datore di lavoro, tanto meno ad una persona che ha fatto il cosiddetto “salto della barricata”: forse è meglio ricordare che Carla Marcolin non è più una sindacalista, anzi è una dirigente comunale ed inevitabilmente non può sperare di essere considerata alla stregua di una collega votata a difendere i diritti dei compagni di lavoro ». «Qui si devono distinguere due cose fondamentali - ribatte la dott. Marcolin - se mai ci fossero episodi di molestie per quanto mi riguarda non sono casi politici, bensì penali, per cui sarei la prima ad andare in procura, senza chiedere l’autorizzazione a nessuno. Al di là di questo sono convinta che non esista, all’interno del Comune di Vicenza, un problema simile e poi sulla base di che cosa dovrei istituire una figura “super partes”? Dei sentito dire, delle chiacchiere di corridoio? No, anche perché dovrei affidare l’incarico ad un esterno e questo significa spendere i soldi dei contribuenti per un problema che, dopo il presunto caso-Baldinato, non esiste più»


I precari, le graduatorie sbagliate e i ricorsi «Scuola veneta è in balia della confusione»
Interrogazione del consigliere regionale della Margherita,Variati: «Più verifiche nei Csa»

di Anna Madron

La scuola veneta «è in balia della confusione» , gli studenti non hanno garanzia di avere «insegnanti certi e tremila precari vengono umiliati nell'odissea delle graduatorie». Le incertezze e le contraddizioni che incombono sull’istruzione pubblica sono al centro di un’interrogazione regionale a firma del consigliere della Margherita Achille Variati che interpella la giunta su una situazione «assurda, ancor più aggravata dall’ultimo provvedimento Moratti». Vale a dire l’emendamento approvato dal Parlamento il 27 luglio scorso, in base al quale sono state modificate le modalità di attribuzione dei punteggi dei precari. Morale, l’applicazione delle nuove norme si è rivelata «complicatissima per gli ex Provveditorati, tempestati ogni giorno da telefonate di precari che chiedevano lumi sulla loro situazione» . Una volta pubblicate le graduatorie permanenti, ai primi di agosto, «il 90% dei tremila insegnanti precari del Veneto - continua l’interrogazione - si è ritrovato con punteggi sbagliati. Il sistema operativo non avrebbe infatti registrato, e dunque calcolato, diplomi, titoli, punti già accumulati, condizione familiare, anni di servizio prestati». Le conseguenze sono quelle denunciate dagli stessi precari nelle sempre più numerose proteste, anche a mezzo stampa. «I Csa - continua Variati - si sono ritrovati a cavallo di Ferragosto (si suppone quindi con personale ridotto) a fare i salti mortali per correggere gli sbagli e pubblicare e mettere in ordine le graduatorie entro il 18 agosto, data stabilita dal Ministero per la pubblicazione delle liste e dei punteggi definitivi». «Ma anche il "definitivo" si è rivelato "provvisorio", dal momento che le graduatorie pubblicate - fa notare il consigliere - «contenevano un’alta quantità di inesattezze». E dal momento che da quelle vengono in parte attinti gli insegnanti da mettere in ruolo oltre ai supplenti annuali, «l' avvio della scuola si annuncia all'insegna di una confusione maggiore del solito, con disagio per gli insegnanti precari che ormai da anni sono abituati a non conoscere il loro immediato futuro destino professionale, ma con inevitabili ricadute anche sugli studenti, cui non giova certo il ' balletto' dei supplenti». «In uno stato di tale gravità per la scuola veneta - prosegue l’interrogazione - il presidente Galan, invece di essere al fianco dei precari, preferisce dedicarsi alla pesca d'altura e mostrare i suoi 'trofei' alla stampa, facendo capire una volta di più quali sono per lui le vere priorità del Veneto» . Con queste premesse Variati interroga la giunta «perché sia fatta una verifica approfondita da parte dei Csa di tutte le domande, come già avvenuto per le prime posizioni destinate al ruolo» e «ci sia la possibilità da parte dei precari di poter verificare il contenuto del reclamo insieme ad un esperto del Csa, in modo da poter avere risposte certe ed immediate prima delle nomine a tempo determinato». Si chiede inoltre che «venga recuperata la retribuzione con decorrenza dello stipendio dal primo settembre 2004», che ci sia «l'assicurazione da parte del Governo che non si ripetano situazioni come quella che sta caratterizzando l'inizio di questo anno scolastico» e da ultimo che «si ponga fine all'odissea degli insegnanti precari anche attraverso l'esaurimento delle graduatorie permanenti prima di veder attuati nuovi sistemi di reclutamento».


Legge 40: ora risponde anche la Provincia
Commissione pari opportunità: «Sulla procreazione assistita sensibilizzeremo la città»

di Silvia Maria Dubois

«Ci siamo anche noi». Dalla commissione provinciale delle pari opportunità si lancia una rassicurazione al neocomitato costituito per opporsi alla legge 40, quella sulla procreazione assistita: «Saremo con voi - dicono le esponenti - e ci impegneremo per sensibilizzare la città su questo delicatissimo tema».
«Io mi sono già iscritta al comitato di Schio - racconta la presidente Maria Antonietta Spiller - credo che il punto di partenza per affrontare le modifiche a questa legge sia una valutazione critica della stessa: una valutazione che deve intreprendere l’intera cittadinanza a cui è necessario spiegare ogni passaggio tecnico della normativa». A tal proposito, la Spiller si attiverà fin dal prossimo weekend a Schio con banchetti e pubblici dibattiti che coinvolgeranno ginecologi ed esperti della materia.
«In questi anni c’è stata la tendenza a delegare alla politica molte questioni che invece andavano vissute e supportate personalmente e con una partecipazione sociale - prosegue la presidente - ora paghiamo lo scotto di questo ed è urgente stimolare un nuovo ragionamento collettivo. I quesiti referendari? Sicuramente io ne firmerò qualcuno. Mi auguro che gli italiani non snobbino le urne in questa importante occasione ».
«Ci sono anch’io: aderirò al comitato e andrò a votare - aggiunge la consigliera Ornella Vezzaro - questa legge va cambiata perché lede la libertà personale della donna e delle coppie: ne parlavo proprio ieri sera con mia figlia che ha 22 anni. Che futuro hanno le giovani con queste normative restrittive?».
«Il nostro partito ha già cominciato a raccogliere le firme e ad organizzare banchetti e punti informativi in vari paesi della provincia - spiega la vicepresidente Daniela Sbrollini - vorrei ricordare, ancora una volta, che questa non è una battaglia fra laici e cattolici: questa è una battaglia di civilità di difesa dei valori primari e in quanto tale riguarda tutta la popolazione. Per questo spero che vi partecipi anche chi non si sente coinvolto direttamente».
«Appena ripartirà l’attività della commissione noi affronteremo la questione e la porteremo all’attenzione di tutta Vicenza - conclude la Sbrollini - nel frattempo ci impegneremo per favorire l’iter referendario e combattere ogni forma di ignoranza e di falso moralismo. Per farlo bisogna liberare dall’inquinamento politico la questione e tornare a difendere la libertà della persona, della ricerca e della procreazione assistita».


Alessandri: «Calo fisiologico»
Ulss 6: gli addetti all’assistenza sono 1258 «I concorsi si fanno ma molti rinunciano»
«Pochi infermieri sul mercato e i bilanci devono essere rispettati»

di Franco Pepe

In tutto gli infermieri dell’Ulss 6 sono 1258, oltre 800 al S. Bortolo, gli altri distribuiti fra Noventa, Sandrigo, S. Felice, poliambulatori. « Lo scorso anno - dice il direttore generale Antonio Alessandri - erano solo 5 in più. Un’oscillazione minima dovuta a rivisitazioni organizzative di alcuni reparti che abbiamo fatto nei mesi scorsi, all’avvicinamento logistico fra malattie infettive e dermatologia, medicina e malattie metaboliche. Ma anche ad assenze contingenti, prima di tutte le gravidanze ». Marisa Padovan e Gaetana Pagiusco dell’ufficio infermieristico spiegano come avviene il reclutamento. Mediamente, ogni anno, si fanno due avvisi e un concorso. Nel 2003, complessivamente, le domande sono state 180. Ma poi una buona parte dei vincitori se la squagliano ancora prima di cominciare perché trovano una sede più vicina a casa o perché rinunciano. Nel 2003 le assunzioni furono 42, nel 2004 siamo arrivati a 59, al concorso che si farà ai primi di ottobre i candidati giudicati ammissibili sono 98, potrebbero essere assunti tutti, ma alla fine quelli che accetteranno saranno molti di meno. Basta vedere cosa è accaduto lo scorso anno: 51 idonei e 35 entrati in servizio. Con una difficoltà in più, quella che ogni Ulss fa il suo concorso, per cui la dispersione aumenta, mentre basterebbe che la Regione unificasse procedure e prove almeno per provincia per evitare inutili perdite di tempo e avere risultati più sicuri. È una storia che si ripete ormai da varie stagioni e « l’avvento della laurea breve - osserva Alessandri - ha ridotto ancora di più il mercato. I nuovi infermieri sono troppo pochi rispetto ai bisogni ». Un’emergenza che si fa drammatica se si pensa che ogni anno, per un motivo o per l’altro, l’Ulss perde un contingente di una ottantina di persone. Ad ogni modo - ribadisce Alessandri - " da noi il calo è fisiologico, la situazione non è peggiorata ». E poi c’è la questione ferie che spesso si devono saltare, anche se - assicura Marisa Padovan - quest’anno il programma-vacanze di 15 giorni è stato garantito a tutti. Dice il dg: « Siamo consapevoli del fatto che le ferie sono un diritto-dovere, che lo stress psico-fisico e psicologico può provocare disagi a se stessi e agli utenti, ma gli ostacoli restano: da una parte non riusciamo ad assumerli perché non ce ne sono, dall’altra dobbiamo rispettare i limiti di bilancio. È grazie al personale, però, che i servizi vanno avanti. L’ho detto e lo ripeto. Il mio non è millantato credito. Ne sono veramente convinto. L’infermiere ha un impegno di lavoro superiore a quello di un impiegato o di altri operatori. Il personale è il nostro valore aggiunto. Per questo abbiamo investito tanto sulla formazione. Perché vogliamo tenercelo ». Il sindacato che al S. Bortolo ha un maggiore numero di iscritti, 500, è il Nursind. « Abbiamo scritto nuovamente all’azienda - fa presente Andrea Bottega, coordinatore delle segreterie del Nordest - perché le sofferenze si acuiscono. Il fatto è che l’80 per cento della forza lavoro degli infermieri è costituita da donne per cui la disponibilità del 25 per cento di part time si è esaurita completamente. I numeri restano perciò gli stessi ma i carichi crescono. Come sindacati abbiamo chiesto che i risparmi aziendali siano reinvestiti in altre assunzioni acquisendo, se necessario, prestazioni aggiuntive all’esterno ». E poi, proprio perché si tratta di una professione soprattutto al femminile Bottega sollecita Alessandri su quella che è una esigenza precisa delle infermiere mamme: " Ci vuole l’asilo aziendale. Molte donne non possono fare i turni perché devono andare a casa ad accudire i figli, molte assenze sono dovute alla maternità. Già ai tempi di Petrella avevamo chiesto che i ricavi della pubblicità interna dell’ospedale fossero utilizzati per l’asilo. Ma ora se non si fa presto si rischia anche di perdere i fondi regionali. C’è tempo fino a giugno ». Andrea Gregori è il delegato aziendale sempre del Nursind: « La maggiore compressione è a geriatria, medicina, chirurgia seconda, nell’area materno-infantile. Parliamo di quest’area: se è giusto aumentare il numero dei medici perché cresce il numero dei parti, perché i lettini della patologia neonatale sono strapieni, perché altrove le pediatrie chiudono e si converge su Vicenza, sarebbe altrettanto giusto aumentare anche il numero degli infermieri. E c’è un’altra cosa: quando gli infermieri inviati quest’estate nei reparti accorpati torneranno nei reparti di provenienza cosa accadrà ? Ancora un’altra cosa: chiediamo che quando si farà il nuovo contratto aziendale non si faccia la solita distribuzione a pioggia a tutti i livelli. Bisogna riconoscere meriti, qualità, sacrifici, fare distinzioni sul profilo professionale. Siamo stanchi di vivere sulle proporzioni, di vedere premiate le categorie con poco personale. Non vogliamo essere puniti perché siamo di più ».


Torna la cena al ristorante Palladio Le prenotazioni si fanno in Comune
Cena in corso l’8 settembre. Qualche perplessità dai commercianti Ascom

Conto alla rovescia - ricorda un comunicato del Comune - per la sesta edizione del “Ristorante Palladio”, in programma lungo il Corso per la sera dell’8 settembre 2004, con inizio alle 20. La macchina organizzativa, messa in piedi dal Comune e dalla ristorazione “La Loggia” di Elio Costa con la collaborazione di Aim e di Amcps, è in questi giorni in piena attività. Il menù proposto dallo chef Elio Costa sarà nella più rigorosa tradizione vicentina: antipasti di sopressa e pan biscotto, e di polenta e baccalà; risotto con radicchio e luganega; guanciale di sorana al tocai rosso con purè di patate e verdura mista, dolce "putàna" di pane, latte e uvetta, carrello dei gelati e fichi, il tutto accompagnato da vini bianchi e rossi: Gambellara classico, Montemezzo Cabernet, spumante Fellini. I vini sono offerti dalla casa vinicola Vignato in collaborazione con la ditta Manes di Nicola Bettarin; il pane dal panificio Anconetta, la frutta e la verdura dal negozio Bergi. I biglietti per assicurarsi gli oltre 800 posti a disposizione già si stanno staccando al piano terra di palazzo Trissino, a fianco dell’Ufficio relazioni pubbliche (Urp), dove è stato allestito il servizio prenotazioni, dalle 9 alle 12.30 da lunedì a venerdì (oggi e martedì anche dalle 15 alle 18). Per informazioni si può chiamare il numero 0444/221280 (o il numero 0444/221360). L’organizzazione precisa che la prenotazione avviene solo con il versamento della quota d’iscrizione: 32 euro, per una serata inconsueta all’ombra dei palazzi della più bella via della città. Anche in caso di maltempo lo scenario non sarà da meno: le logge superiori della Basilica Palladiana, che già l’anno scorso hanno ospitato l’iniziativa. Chi prenota può richiedere anche l’apposito pass per parcheggiare nei posti auto che l’amministrazione riserverà in contrà Vittorio Veneto, viale Giuriolo, contrà Catena e piazza delle Erbe. Le prenotazioni si raccolgono fino al raggiungimento dei posti disponibili e comunque entro martedì 7 settembre. Le cucine saranno allestite in contrà Cavour, via Cesare Battisti e in Slargo Zileri. Per quanto riguarda l’accessibilità all’area di allestimento della cena, dalle 13 di mercoledì 8 alle 6 di giovedì 9 settembre non potranno circolare veicoli lungo corso Palladio, da stradella dei Filippini a contrà Porti, esclusi i residenti, mentre sarà mantenuto il passaggio pedonale sotto i portici con attraversamento all’altezza di corso Fogazzaro. Dalle 19, ora in cui anche gli eventuali negozi aperti che si affacciano sul corso dovranno chiudere, non potranno più passare neanche i pedoni, eccetto i residenti e chi partecipa alla cena. I residenti potranno parcheggiare provvisoriamente lungo contrà Montagna e in contrà Riale. I bar che si affacciano sul corso non potranno utilizzare i tavoli esterni dalle 18. In caso di spostamento della manifestazione in Basilica per maltempo, saranno chiusi ai pedoni gli accessi al monumento palladiano, mentre le cucine saranno posizionate nella corte dei Bissari. E proprio dai commercianti ieri è arrivato peraltro il segnale di forte preoccupazione per la cosiddetta ’cena dei Oto’. Luciano Pozzan, presidente dell’Ascom per il centro storico, ha diramato un comunicato in cui sottolinea che a ieri ai commercianti non era ancora stata fornita l’ordinanza del Comune. E ricorda che a differenza di passate edizioni questa volta la cena avviene di mercoledì «giornata piena di attività per i negozi e per i pubblici esercizi del centro». Il timore è di non poter lavorare a pieno l’8 settembre, giornata di festa che attira per tradizione moltissime persone in città. Si tratta ora di verificare se gli orari di chiusura stabiliti dal Comune soddisfano le richieste dei negozianti