02 DICEMBRE 2006

Sarà un corteo lungo un giorno
Erano tutti assunti. E tutti clandestini
DUEVILLE.Dal Molin, l’opposizione non vota

Sarà un corteo lungo un giorno
Previsti disagi per il traffico dall’ora di pranzo all’ora di cena

Alle 14 il popolo delle pignatte si metterà in marcia, armato di pentole, coperchi, tamburi e fischietti per sparare il suo No contro il progetto di costruire un nuovo insediamento militare americano all’aeroporto Dal Molin. Per la città sarà un pomeriggio da record. Secondo le stime, i manifestanti potrebbero essere oltre 7 mila, molti da Paesi stranieri, e andranno a formare un doppio corteo su un percorso di oltre 8 chilometri, da un capo all’altro del capoluogo. Il percorso. I punti di ritrovo sono due: villa Tacchi, in viale della Pace, per la maggior parte dei manifestanti, e lo stadio Menti per la Cgil. In zona stadio e in zona Stanga sono segnalati i parcheggi per i circa 60 pullman che scodelleranno coloro che arrivano dal Vicentino e dal Veneto. In stazione, invece, sono attese circa 1.500 persone, che verranno scortate dalle forze dell’ordine verso viale della Pace intorno alle 13. La partenza della marcia dovrebbe avvenire alle 14. A sorvegliare il regolare svolgimento del corteo ci saranno circa 700 agenti, fra poliziotti e carabinieri. Una sessantina di vigili, invece, saranno impiegati per deviare il traffico a vista e per interrompere la circolazione a vista, in base alle necessità imposte dalla manifestazione. Lungo tutto il tragitto e nelle zone limitrofe sono stati eliminati bidoni della spazzatura, cassonetti, campane della raccolta differenziata e cestini, che verranno ricollocati al loro posto a manifestazione conclusa. Aim metterà in campo una squadra di 14 addetti dell’igiene ambientale per i trasferimenti dei bidoni e per la pulizia straordinaria delle strade. È stato chiesto l’utilizzo dell’elicottero per controllare dall’alto la protesta. Da ieri è iniziata la fase di allerta che durerà 24 ore. La città sarà blindata: Vicenza, con Roma, rientra in una giornata di lavoro eccezionale per le forze dell’ordine, come reso noto dal Dipartimento della polizia di Stato. Da viale della Pace il serpentone proseguirà verso corso Padova, dove confluirà anche il corteo della Cgil. Poi raggiungerà contrà Porta Padova, ponte degli Angeli, contrà Vittorio Veneto, ponte Pusterla, contrà S. Marco, contrà dei Forti di S. Francesco, piazza Marconi, via Paglierino, viale Lamarmora e strada S. Antonino. Per passare da via Paglierino a viale Lamarmora il corteo spezzerà in due viale D’Alviano, vale a dire la circonvallazione interna. Per passare da viale Lamarmora a strada S. Antonino, invece, spezzerà in due viale Dal Verme, vale a dire la circonvallazione esterna. Per attraversare ogni punto del percorso, dovrebbe impiegare circa un’ora. In tutto la marcia durerà non meno di tre ore. L’ultimo vertice. ieri mattina in prefettura è andato in scena il terzo e ultimo vertice sulla gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico per il corteo. Alla riunione hanno preso parte il prefetto, il questore Dario Rotondi, il procuratore Ivano Nelson Salvarani e il vicesindaco Valerio Sorrentino. Per l’ennesima volta sono state ribadite le posizioni che hanno visto scontrarsi Comune da una parte e questura e prefettura dall’altra. Nonostante le trattative dell’ultima ora con i promotori, il percorso non è stato modificato. Né il Comune ha ceduto sul braccio di ferro avviato per l’utilizzo di autobus di Aim per la spola dalla stazione ai luoghi del corteo. E questo è un punto che verrà chiarito soltanto questa mattina e questo pomeriggio. Come riferisce Sorrentino, infatti, il questore si è riservato di requisire i bus se la situazione lo dovesse rendere necessario. Entro le 13 si dovrebbero completare gli arrivi di circa 1.500 manifestanti alla stazione dei treni: le forze dell’ordine li scorteranno a piedi, ma se ci dovessero essere problemi verranno requisiti gli autobus. Esattamente lo stesso problema si potrebbe presentare alla fine del corteo, dopo le 17, quando i 1.500 dovranno essere riportati in stazione dalla zona del Dal Molin. L’operazione di controesodo dovrà completarsi intorno alle 19, dal momento che in serata scatterà lo sciopero dei treni. Se dovessero sorgere problemi nell'irreggimentare i manifestanti, scatterà l’opzione autobus. Sorrentino, proprio per questo, avverte: non c’è soltanto il corteo, c’è anche il problema del trasferimento da e per la stazione. La giornata rischia di essere davvero lunga. L’ultimo appello. Dai comitati e dall’assemblea permanente parte l'ultimo appello a favore di una manifestazione pacifica, colorata e rumorosa: «Dobbiamo utilizzare tutti la grande manifestazione per dare energia ad una battaglia comune, non perché diventi palcoscenico previsto per spettacoli individuali. L’obiettivo nostro è quello di poter dimostrare a tutti e, soprattutto a coloro che sono rimasti a casa, che potranno lottare con noi senza paura».

In testa i bimbi In coda invece i centri sociali
Le sezioni del serpentone

Oltre a essere colorato e rumoroso, il corteo sarà multiforme: al suo interno, cioè, farà convivere molte anime e molte muse ispiratrici. Gli organizzatori hanno così scelto di darsi una struttura precisa, come le carrozze di un treno. Questa è la composizione che appare nel sito internet www.altravicenza.it: in testa ci saranno famiglie con bambini, gli statunitensi per la pace e gli esponenti dell’assemblea permanente. In questo settore saranno ammesse soltanto bandiere con la scritta “No Dal Molin” e lo striscione con la scritta “difendere la terra, per un un futuro senza basi di guerra”. Alla testa seguirà il camion con la postazione di Radio Sherwood, dietro il quale sfileranno i comitati dei cittadini e le associazioni locali aderenti all’iniziativa di protesta contro il progetto americano: dalle cooperative ai “beati costruttori di pace”. Il terzo settore del serpentone sarà costituito dai ragazzi dei centri sociali, dai Cub sindacati di base e dai partiti politici. La coda, infine, sarà formata dal comitato di Vicenza est e da Rifondazione comunista. Non passerà inosservata, quindi, la posizione che si sceglieranno coloro che hanno deciso di partecipare a titolo personale, senza esibire insegne e bandiere di partito. L’arrivo a Rettorgole è previsto per le 17, all’imbrunire. A quel punto verrà data vita a una festa a base di musica, a cui contribuiranno gruppi e voci locali come i Nerovivo, Luca Bassanese, l'Impossibile Banda degli Ottoni, Seven Gnoms e Skart Crew. I concerti si terranno al parco giochi di via Aeroporti a Rettorgole e inizieranno al termine del corteo. Il sito internet invita poi tutti i partecipanti a concludere la giornata alle 21 al Capannone sociale in via dell'Edilizia.

Il sindaco non sarà a Roma contro Prodi
Hüllweck rimarrà in municipio: «Vicino a chi è preoccupato»

Cosa farà il sindaco Enrico Hüllweck questo pomeriggio? Presidierà palazzo Trissino, dover trascorrerà gran parte della giornata «per essere vicino ai miei cittadini». Dopo aver bollato il corteo anti-Dal Molin come «inutile» e dopo aver preteso invano che venisse modificato il percorso dei manifestanti per evitare che passassero per l’area protetta dall’Unesco, Hüllweck sceglie di infilarsi in trincea «in questo momento difficile, a fianco di tutti coloro che si dicono preoccupati per la manifestazione». Il sindaco fa sapere che «non ha alcuna intenzione di abbandonare la città e i cittadini», tanto che, nonostante i ripetuti inviti anche altolocati, «ho scelto di non prendere parte alla manifestazione della Casa delle libertà a Roma contro Prodi e la sua Finanziaria. Resterò a Vicenza, con i cittadini».

Lungo il percorso la paura cresce via via che si avvicina l’aeroporto
In via Lamarmora negozi sbarrati, in viale della Pace restano più tranquilli

Forse è solo un caso: la preoccupazione per la manifestazione anti Usa al Dal Molin fra negozi, bar, benzinai, parrucchiere e locali vari sparsi lungo il percorso è quasi zero in viale della Pace e cresce a mano a mano che ci si avvicina all’aeroporto. Così se davanti a villa Tacchi, dove si riuniscono tra le 13 e le 14 le migliaia di manifestanti, nessuno pensa di chiudere per paura di vetrate rotte, spray o espropri proletari, in via Lamarmora e oltre più d’uno si prende il pomeriggio libero. In realtà la parola d’ordine per quasi tutti è «io apro ma se si mette male sono pronto a tirare giù la serranda». Paure esagerate? Il questore che schiera oltre 600 fra agenti e carabinieri si dice «fiducioso». Come gli organizzatori, che parlano di «terrorismo psicologico» su un corteo pacifico. Per tutti, insomma, un solo timore: i gruppi indipendenti e non organizzati. E allora? Allora il gommista-distributore della Total di fronte a Villa Tacchi si è preparato: «Teniamo aperto - dice il titolare Diego Pieretti - ma stiamo allerta. Intanto abbiamo avvisato i nostri clienti con auto di lusso di non farsi vedere. Quelli con la Panda invece - e ridacchia - sono tranquilli...». Comunque per prudenza porterà via le gomme accatastate sull’entrata: «Per fortuna la Total è francese, ormai chi fa i cortei lo sa. Vuoi mettere il mio vicino della Esso...». E infatti il benzinaio-Esso Raffaele Munegato sospira: «Eh sì, dicono che siamo degli americani. Comunque tengo aperto, vediamo come va. Tempo fa ho avuto qualche problema, ci sono ancora i resti delle scritte spray. Poca roba». Alla pasticceria Viale della Pace chiedono informazioni: «Perché, dicono che è pericoloso? No? Beh, noi restiamo aperti». In fondo chi può voler male a un pasticcere, a parte un altro pasticcere? Unica eccezione nella zona la Parrucchiera Ideale: «Ho organizzato gli appuntamenti, così chiudo alle 10 - spiega Simonetta Franceschetto -. Non posso rischiare: che faccio se devo chiudere in fretta e ho una cliente con mezza testa da fare?». Insomma la conferma del classico «oddio c’è la rivoluzione e io non ho niente da mettermi». Avanti lungo il percorso. Al Celtic Pub di corso Padova c’è stata una spaccatura: «Il titolare dice di aprire - dice sorridendo la barista Sabrina -, io invece sono contraria. E se succede qualcosa? Già dicono che qui vengono sempre gli americani della Ederle...». Cade dalle nuvole la giovane cinese del “take away” dall’altra parte della strada: «Corteo qui davanti? Io chiedo altri negozi, se loro chiuso io chiuso. Se no aperto». Italiano debole, idee chiare. Avanti. In contrà XX Settembre, Bolzani conferma che le pasticcerie non temono nulla: «Aperti come al solito». Potere dei cannoli alla crema. Quello che evidentemente non hanno gli hamburger, visto che dieci metri più in là Messina Burger ha deciso per le serrande abbassate: «Noi chiudiamo, meglio evitare problemi» spiega Salvatore Proto. Poi traballa: «Ma gli altri qui cosa fanno?». Un salto fino alla fine di via Lamarmora, dove nello spiazzo prima dell’incrocio ci sono bar e negozi. E qui aumenta la prudenza: «Faccio come in estate: porte sbarrate alle 15, se è tutto tranquillo riapro alle 17.30 - è il piano di Michele Riello, titolare del caffè Piccola Osteria -. Abbiamo tre vetrine e all’aperto le sedie, i tavoli. Meglio prevenire». Chiude anche la vicina macelleria e l’edicola-tabaccheria di Dario Nosiglia: «Riapro dopo il passaggio del corteo, non si sa mai. Anche se a pensarci potrei vendere un sacco di sigarette. È che non ho serrande. Intanto ho avvisato chi gioca la schedina di venire al mattino». Tutto spalancato invece alla birreria La Pergoletta: «Proviamo, anche se la polizia ci ha consigliato di togliere sedie e tavolini fuori. Alle 16 c’è la partita e io ho il video, mal che vada con i tifosi del Vicenza ci chiudiamo dentro». Ultima stazione, nel vero senso della parola visto che la stazione di servizio Agip subito dopo l’entrata dell’aeroporto, in tutti e due i lati della strada. Il gestore Paolo: «Noi al sabato siamo chiusi lo stesso. Però restiamo in zona a controllare, anzi mio figlio Andrea terrà pronta una macchinetta fotografica, magari a qualcuno non venga in mente di fare stupidaggini». E, meglio ancora, per una bella foto a Dario Fo e Franca Rame.

Sfilano gli ultimi consensi e i contrari spiegano il No
L’appoggio degli euronorevoli, il timore della Circoscrizione La Cisl Scuola si dissocia dalla segreteria e oggi partecipa

Ultimi appelli, ultime preoccupazioni, ultimi sì o no alla manifestazione anti-base Usa al Dal Molin. Ieri era “vigilia” e sono fioccate le prese di posizione dei ritardatari. Ecco qualcuna delle più notevoli. Da Bruxelles è arrivato l’appoggio di numerosi Europarlamentari di Ds, Margherita, IdV, Pdci, Verdi e Prc, che sostengono l’opportunità del referendum come «scelta ultima consegnata nelle mani delle cittadine e dei cittadini». Tra essi i più noti sono Gianni Pittella appena eletto capogruppo dei Ds-Socialisti europei, Giovanni Berlinguer (che ha mandato anche una lettera personale), Monica Frassoni, Nicola Zingaretti, Claudio Fava, Pasqualina Napoletano, la veronese Donata Gottardi (ieri a Vicenza per un convegno in Fiera), Giulietto Chiesa, Achille Occhetto e Vittorio Agnoletto. E la capolista dell’abbinata elettorale di primavera rosso-verde al Senato, Anna Donati (Pdci-Verdi) oggi presidente della commissione Lavori pubblici, ha aggiunto il consenso all’appuntamento vicentino del Sole-che-ride: «Confortano le dichiarazioni del ministro Parisi che ha assicurato che il governo deciderà a partire dagli orientamenti delle comunità locali. A maggior ragione per questo è importante la manifestazione». La Cisl Scuola ha rotto il “fronte del distacco” su cui si è collocata la segreteria confederale - che difende i dipendenti della Ederle minacciati di licenziamento dall’amministrazione Usa in caso di mancata realizzazione del progetto all’aeroporto - e parteciperà: lo ha annunciato la segretaria provinciale Luisa Volpato, riferendosi alla responsabilità sul tema-pace che hanno gli insegnanti. Tra i gruppi minori si sono pronunciati pro-sfilata la Liga Veneti d’Europa («per dire no alla continue invasioni barbariche in terra veneta»), il ricomparso Comitato volontario trasparenza con base a Montecchio Maggiore («per ricambiare la solidarietà avuta dai vicentini contro la centrale termoelettrica») e gli ex-rifondatori di Progetto comunista, scissionisti qualche mese fa dal Prc («no alle politiche di guerra di centrodestra e centrosinistra»). E contro la manifestazione, invece, hanno votato un loro documento gli Eurorepubblicani-Mre: «Contrarietà alla nuova base militare», ma niente corteo «non condividendone l’impostazione politica e ravvisando nel profilo di alcuni dei promotori concreti rischi per il pacifico svolgimento». Stessa linea per la Sinistra Giovanile Ds che ha scelto la posizione astensionista della maggioranza del partito: «Data l’importanza che attribuiamo all’incolumità fisica delle ragazze e dei ragazzi della nostra organizzazione, non saremo presenti anche se rispettiamo tutte le forze politiche e le associazioni che ci saranno». E stessa linea anche per l’Associazione per il Partito Democratico: «Siamo contrari alla realizzazione della base perché riteniamo che l'impatto urbanistico del nuovo insediamento vada a discapito della qualità della vita dei residenti nella zona» dicono i dirigenti, ma non aderiscono per il carattere anti-governativo della piattaforma e perché i soggetti organizzatori «non offrono garanzie». Infine è da citare un documento del consiglio della Circoscrizione 1: l’ha presentato il presidente Maurizio Finizio, l’ha votato la maggioranza di centrodestra (con il centrosinistra diviso tra contrari e astenuti), raccomanda la tutela delle attività economiche e delle private e pubbliche proprietà in centro storico rispetto al «temuto intervento di eventuali facinorosi, black block, frange violente del movimento no-global, autonomi o semplici teppisti».


L’inchiesta. I carabinieri della Tutela del lavoro hanno denunciato i titolari di una cooperativa
Erano tutti assunti. E tutti clandestini
In 318 avevano un regolare contratto ed erano impiegati in svariate aziende

Trecentodiciotto clandestini. Rigorosamente tutti assunti con un contratto regolare, se non fosse per il fatto che non avevano un permesso di soggiorno. È quanto hanno scoperto, al termine di una lunga indagine, i carabinieri della Tutela del lavoro di Vicenza, che hanno portato alla luce la gestione quanto meno singolare di una cooperativa i cui dipendenti lavoravano in svariate aziende vicentine. I titolari della cooperativa di facchinaggio “Cometa” di Verona, Giovanni Marcazzan, 30 anni, e Ignazio La Manna, 50, entrambi residenti nel capoluogo scaligero, sono stati denunciati per utilizzo della manodopera clandestina. Sono stati multati per violazioni amministrative per un ammontare di 120 mila euro, mentre dovranno versare contributi per altri 136 mila euro. L’inchiesta è partita un anno fa quando i militari vicentini, guidati dal maresciallo Leonardo Anderlini, hanno compiuto un controllo nella ditta “Nd logistics Italia” di via Lago Maggiore ad Altavilla che poi - come emerso dalle indagini - è risultata del tutto estranea alla vicenda. All’interno della struttura i carabinieri hanno trovato 12 fra moldavi, romene e brasiliani che stavano inscatolando dei pacchi. Nessuno di loro aveva il permesso di soggiorno. La titolare della “Nd” è caduta dalle nuvole. Ha mostrato tutti i libri matricola e i prospetti delle assunzioni. Quegli operai erano della “Cometa” a cui lei aveva dato in appalto quel lavoro. Per la ditta vicentina, che aveva preteso la massima regolarità, quei dipendenti erano regolarmente assunti. Com’era possibile? Clandestini assunti in regola? Gli inquirenti hanno voluto vederci chiaro ed hanno compiuto un blitz nella sede della cooperativa, dove hanno sequestrato centinaia di pratiche il cui esame è stato lunghissimo ed ha portato a scoprire una serie di irregolarità. In particolare, i carabinieri hanno accertato come la maggior parte dei numerosi dipendenti della “Cometa” fossero clandestini. In tutto erano 300. Altri 18 avevano sì un permesso di soggiorno, ma non valido per un posto di lavoro subordinato. Gli stranieri, provenienti da ogni parte del mondo, operavano poi di fatto in decine di aziende del Veronese e del Bresciano, ma soprattutto in provincia di Vicenza, fra la città, Arzignano, Altavilla, Montecchio Maggiore e Montebello. Tutti i titolari delle imprese però erano certi che tutto fosse a posto. L’ipotesi degli investigatori è che la “Cometa” avesse assunto regolarmente quelle persone anche se non avevano il permesso. In sostanza, gli operai venivano pagati con puntualità, non erano sfruttati, e la cooperativa versava i contributi (non tutti) dopo aver inviato la comunicazione dell’assunzione al Centro per l’impiego. Per quest’ultima pratica non è necessario presentare anche copia del permesso di soggiorno e così nessuno se n’era mai accorto. Evidentemente, non erano mai stati compiuti controlli incrociati , tanto che perfino gli istituti di previdenza, in qualche occasione, avevano versato il dovuto nel caso in cui gli immigrati si ammalassero. Come se fossero in regola. In base a quanto ricostruito, la “Cometa” aveva chiesto per i clandestini la regolarizzazione con il decreto dei flussi, ma la maggior parte delle numerose domande era stata respinta per questioni di numeri. Ma la cooperativa aveva fatto come se niente fosse. È probabile che Marcazzan e La Manna, carichi di possibilità di lavoro e nuovi contratti, piuttosto che rinunciare per mancanza di personale abbiano deciso di assumere coloro che si presentavano in azienda, anche se non in regola. Il caso, pressoché unico nelle sue dimensioni, è ora al vaglio della procura di Verona. Gli oltre 300 stranieri non hanno più il loro posto di lavoro - sono stati allontanati dalle ditte dai carabinieri - e rischiano l’espulsione immediata dall’Italia.


Dueville. Il Consiglio solidale con la posizione espressa dall’assemblea di Caldogno
Dal Molin, l’opposizione non vota
Il sindaco: «L’insediamento porta troppi rischi e inquinamento»

Sulla vicenda Dal Molin il consiglio comunale di Dueville è solidale con quello di Caldogno, sia pure con un documento condiviso dalla sola maggioranza. L’ordine del giorno presentato l’altra sera all’assemblea prevedeva un formale sostegno alle iniziative dell’amministrazione comunale di Caldogno sull’ipotesi di cessione di alcune aree dell’aeroporto vicentino al governo statunitense per la creazione di una base militare. Più che sul merito, il consiglio si è spaccato sul metodo. I consiglieri di opposizione hanno accusato il sindaco Bertinazzi di avere preso posizione contraria all’ipotesi della base militare a nome di Dueville prima del passaggio in consiglio, e per questo non hanno voluto prendere parte alla votazione. Dal canto suo il primo cittadino ha precisato che sia le interviste concesse ai giornali che l’intervento ad una assemblea del comitato del no erano avvenuti a titolo personale. In merito alla mancata partecipazione al voto, il consigliere Tonellotto di Progetto Democratico ha detto di considerare «troppo ideologico l’approccio alla vicenda Dal Molin, tanto da rendere difficile qualsiasi confronto dialettico che si voglia basare sul buon senso e sulla pacata discussione tra le parti. Tanto che la manifestazione del 2 dicembre rischia di degenerare per le troppe tensioni che accompagnano il dibattito». Gli ha risposto il sindaco Bertinazzi, ricordando che «l’ordine del giorno non nasce da una posizione ideologica, ma da semplici considerazioni riguardanti la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini che risiedono nei pressi del Dal Molin. Oltre ai rischi per l’incolumità delle persone, ci sono in ballo problemi di inquinamento, acustico ed ambientale, disagi per la già travagliata viabilità del Vicentino». Sullo stesso piano la dichiarazione di voto del neo assessore Gazzola, il quale ha precisato di essere anche «contrario alle manifestazioni di piazza» e di ritenere necessario che «le decisioni di politica estera vengano prese dal governo e non da gruppi contrapposti di cittadini».