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03 APRILE 2006 dal Giornale di Vicenza
MONTEBELLO.Il depuratore aveva un pozzo abusivo
Il depuratore aveva un pozzo abusivo di Ivano Tolettini Non solo tubi “segreti” al depuratore di Montebello, ma anche un “acquedotto”del tutto abusivo (quanti sono i pozzi?), dal quale prelevare ogni giorno una quantità impressionante di metri cubi d’acqua dalla falda per diluire gli inquinanti all’uscita dell’impianto, prima della loro immissione nel rio Acquetta e da lì nel canale Fratta Gorzone. Non mancano certo le sorprese a mano a mano che la polizia stradale di Verona approfondisce la regolarià della gestione del depuratore nell’occhio del ciclone, assieme alla discarica di Zermeghedo. Le verifiche degli agenti sono proseguite anche nel fine settimana, a dimostrazione che il caso ha contorni pesanti e hanno trovato conferma i sospetti ipotizzati alla vigilia del blitz, ordinato dal procuratore Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto Angela Barbaglio. Gli attuali reati contestati sono in materia ambientale, ma non è escluso che più avanti potrebbero scattare ipotesi anche contro la salute pubblica. Tutto dipenderà dai risultati dei prelievi che sono stati compiuti dai consulenti tecnici della procura e che saranno disponibili nell’arco di qualche giorno. A quel punto l’inchiesta potrebbe prendere anche un’altra piega. Si tratta di circostanze che stanno inquietando non solo le municipalità di Zermeghedo e Montebello, che attraverso la società pubblica “Medio Chiampo spa”, presieduta da Piergiorgio Rigon, controlla i due impianti gestiti attraverso le società private Elidra (Finavi) e Crestani Gilberto & C. Ci sono i comuni del Veronese sul piede di guerra perchè a loro avviso l’indagine dimostrerebbe che i loro sospetti da anni sulla regolarità del depuratore di Montebello sono fondati. Pozzi artesiani. L’utilizzo contrario alla legge in quantità industriale di acqua per diluire le sostanze inquinanti - e non solo per raffreddare gli impianti - sarebbe attuato per risparmiare sulla depurazione e sul denaro da investire nel rinnovamente dell’impianto, il quale sarebbe da tempo inadeguato rispetto alle oggettive necessità industriali di oltre 40 aziende di un certo livello e civili di un bacino di tre comuni. Questa è l’ipotesi dell’accusa che sottende alle ispezioni eseguite giovedì mattina in contemporanea in diversi luoghi, tra cui le abitazioni del direttore generale di Medio Chiampo Luigi Culpo (avv. Giovanni Manfredini) e del direttore tecnico Stefano Paccanaro (avv. Lucio Zarantonello). Sarebbero loro i principali strateghi di una gestione tecnica che dura da parecchi anni e che fin qui era andata bene alle amministrazioni comunali che si sono succedute nei due municipi proprietari della spa pubblica. Trasporti in nero. È uno dei capitoli più scabrosi che un po’ alla volta sta affiorando sul piano investigativo. Gli investigatori del primo dirigente Michele Giocondi avrebbero in mano filmati che dimostrerebbero che in più occasioni autobotti dell’Elidra avrebbero percorso il tragitto tra la centrale elettrica alimentata a metano di Assocogen e il depuratore di Montebello. A fronte di questi viaggi per il trasferimento degli scarichi liquidi della centrale, considerati sostanze di una certa pericolosità, non ci sarebbe la giustificazione dei documenti. E non ci sono perché il depuratore non avrebbe potuto trattare quegli scarti. Ecco perché sono finiti sotto inchiesta anche i vertici di Assicogen, come il presidente Piva, e quello tecnico Zoso, anche se da quello che sembrerebbe emergere dai primi riscontri il primo potrebbe essere stato tenuto all’oscuro dal secondo di determinate operazioni. E ciò in virtù di uno stretto rapporto di collaborazione che ci sarebbe stato tra lo Zoso e Paccanaro. Discarica. L’impianto di Zermeghedo in cui lavora la ditta Crestani è deputato per lo più a trattare i fanghi secchi delle concerie. Le immagini riprese da Striscia hanno mostrato il lavaggio dei pozzetti spia, che servono a misurare il percolato, prima dei prelievi dell’Arpav. Per quale motivo, si chiedono gli inquirenti, si vogliono alterare i risultati dei prelivi, in una discarica in cui sono stoccati soprattutto i fanghi? Oppure nell’impianto classificato come “2B”, dunque attrezzato per rifiuti non pericolosi, affluiscono altri tipi di scarti? I campionamenti a sorpresa eseguiti giovedì dovranno chiarire anche questi aspetti. Soltanto allora il quadro sarà più chiaro. Paradiso fiscale. Sospetto è il ruolo giocato dalla fiduciaria Haska Limited, con sede in un paradiso fiscale, proprietaria di Finavi, che controlla col 75% Elidra. Non sarebbe l’unica scatola societaria dubbia (sarebbe interessante sapere chi sono i veri padroni), anche se è la più eclatante, perché induce gli investigatori a ritenere che ci siano maneggi di denaro all’estero che dovranno essere chiariti. Anche perché una parte rilevante dei quattrini che affluicono a Finavi provengono dal settore pubblico. L’intervento della guardia di finanza appare a questo punto inevitabile.
La mancata autorizzazione emersa in cda (e. mar.) La direzione tecnica sapeva di avere un pozzo non autorizzato in casa. È una delle prime rivelazioni emerse durante l’ultimo cda straordinario di Medio Chiampo, consumato qualche giorno fa all’indomani della bufera che ha travolto il consorzio che ha sede a Montebello. Un pozzo che risale agli anni ’80, messo in funzione, poi chiuso e ancora messo in funzione, passaggi durati venticinque anni, in cui l’autorizzazione al prelievo era diventata un optional stando alle indagini di questi giorni. Ma la notizia che da quel pozzo si prelevasse, secondo quanto emerge dall’inchiesta, qualcosa come tremila metri cubi al giorno di acqua, ha sorpreso ancora una volta prima di tutto i sindaci. «La versione fornita dai tecnici in consiglio d’amministrazione - spiega il sindaco Castaman - è che quel pozzo serviva a raffreddare alcuni macchinari, ma sull’ipotesi che i prelievi d’acqua fossero ingenti non ci sono state date notizie precise. Insomma, bisogna vedere quanto e come quell’acqua è stata utilizzata». Va detto che il Medio Chiampo, oltre a fornire servizi sugli scarichi industriali, agisce anche sulle fognature e acquedotti civili. Ecco perché i sindaci di Montebello e Zermeghedo negano che il presunto utilizzo di quell’acqua comportasse un costo alla collettività. «I consumi civili vengono calcolati dal prelievo in acquedotto e non dalla falda», spiega Castaman. Oggi Culpo e Paccanaro entro le 12 presenteranno la relazione tecnica sul funzionamento di depuratore e discarica ai soci di Medio Chiampo e forse per la prima volta il “braccio politico” si renderà conto di come funziona la sua azienda.
Zugliano. Scattata una denuncia per sottrazione di minore Non è tornata a casa la ragazza fuggita col meccanico skinhead Ancora una giornata d’attesa, forse oggi l’epilogo della fuga Non è ancora rientrata a casa la ragazzina di 15 anni di Zugliano, fuggita con il ventritreenne di Faenza Marco Berardi. Il giovane, di professione meccanico di motociclette, aveva promesso ai genitori e ai carabinieri che avrebbe riportato a casa la giovane sabato, ma le attese dei parenti sono state vane. E nemmeno ieri la ragazza ha rimesso i piedi a casa. Si spera dunque che oggi sia la giornata in cui i famigliari potranno riabbracciare l'adolescente invaghita del faentino. Nei confronti del giovane, intanto, è scattata la denuncia per sottrazione di minore, ma pare che per ora non ci possano essere aggravanti poichè la quindicenne è consenziente. Il caso segue di qualche giorno quello accaduto a Marano, dove una quattordicenne è fuggita con un uomo di 42 anni, sempre di Faenza. Non si tratta comunque di una singolare coincidenza. Il 42 enne, Faio Bosi, è infatti amico di Berardi e la ragazzina di Zugliano frequenterebbe la stessa scuola della giovane di 14 anni maranese. I due faentini avrebbero conosciuto e convinto le due amiche a fuggire con loro. Una situazione angosciante per i genitori delle due adolescenti, che per ora sembra non aver ancora sviluppi giudiziari tali da poter bloccare le fughe del quartetto. |