03 LUGLIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Ieri il corteo dei no-global davanti alla prefettura «Vietate la parata fascista»
«I rifugiati devono poter lavorare»

Eccidio di Schio, nuove contestazioni
Ieri il corteo dei no-global davanti alla prefettura «Vietate la parata fascista»

(fe. ba.) Erano una cinquantina, compresi i rinforzi vicentini. I rappresentanti del movimento Libera Zone di Schio, guidati da Cristian Moresco, si sono ritrovati alle 17 di ieri di fronte alla prefettura di Vicenza per manifestare il loro dissenso alla parata di destra in programma il 10 luglio nell’anniversario dell’eccidio. L’obiettivo della spedizione a Vicenza era quello di sensibilizzare il prefetto a non autorizzare la parata. I ragazzi di Libera Zone, hanno issato davanti alla prefettura due striscioni uno dei quali recitava: «Schio città solidale rifiuta le parate neofasciste». Il sit-in è proseguito per tre quarti d’ora circa, al ritmo della musica sparata a tutto volume dal furgone guidato da Francesco Pavin del capannone sociale ass. Ya Basta. Poi il gruppetto di manifestanti, guardato a vista da polizia e carabinieri, si è diretto verso la questura per rimpinguare le fila degli stranieri che chiedevano invece una revisione delle leggi che regolano i diritti dei rifugiati politici. Tornando alla parata del 10 luglio, nel caso venga autorizzata, Libera Zone ha già annunciato una contromanifestazione. Tra i ragazzi presenti davanti alla prefettura circolava l’indiscrezione che alcuni parlamentari di sinistra avessero già fissato un appuntamento per domani con il prefetto proprio per discutere l’opportunità di autorizzare la parata del 10 luglio.


La manifestazione. Circa 400 immigrati hanno sfilato per le vie del centro chiedendo più tutele
«I rifugiati devono poter lavorare»
«Chi chiede asilo politico resta nel limbo per mesi»

di Marino Smiderle

Cantano e ballano, 3-400 africani arrivati a Vicenza da diverse città d’Italia. Cantano e ballano ma non hanno niente da festeggiare. Chi chiede asilo politico all’Italia non può lavorare. Pazienza se passano settimane, mesi, a volte un anno, senza che arrivi il pronunciamento. Che spesso derubrica l’asilo politico in asilo umanitario, con conseguente durata limitata e successiva spedizione al mittente dell’immigrato. Di questo parlano i giovani arrivati dal Sudan, dal Togo, dalla Sierra Leone, dalla Liberia, terre martoriate dalla violenza e dalla povertà. Poco dopo le 17 partono dalla stazione, scortati dalla polizia. In mezzo a loro diversi rappresentanti delle organizzazioni che hanno messo in piedi i dettagli di questa manifestazione, tra cui il coordinamento immigrati Cgil, il Tavolo migranti dei social forum del Vicentino e il Cub berico. Secondo gli organizzatori, il regolamento di attuazione della legge Bossi-Fini, entrato in vigore a febbraio, «prevede norme ancor più vessatorie per ottenere il famigerato contratto di soggiorno». Ma lungo via Roma si manifesta per il diritto di asilo e per chi si trova nella scomoda situazione di non poter lavorare. «Questi giovani - spiega Germano Raniero, dei Cub - fuggono da realtà in cui sono perseguitati, in cui regnano regimi dittatoriali, e chiedono asilo all’Italia. Da noi aspettano mesi senza poter lavorare e poi, spesso, trovano risposte contraddittorie, che li costringono a darsi alla clandestinità. Non si può andare a avanti così». Negli ultimi tempi decine di richiedenti asilo sono saliti verso il nord, Vicenza compresa. In teoria non potrebbero lavorare, in pratica devono mangiare: e quindi sono come nel limbo, un piede al di qua e un altro al di là della legge. Dicko Mamadou è a Vicenza da 14 anni. Lui non ha problemi, ha tutti i timbri sulle carte giuste. Però sceglie di sfilare per solidarietà con tutti quelli che non hanno avuto la sua fortuna. «Ma li vede questi ragazzi - dice -, le paiono delinquenti, gente che non ha voglia di far niente? No, questi vogliono lavorare, si adattano a fare qualsiasi cosa. Io credo che bisognerebbe dare a tutti un permesso di soggiorno, nell’interesse dell’Italia. Nome, cognome, residenza, così si possono controllare: chi sgarra, espulsione. Ma chi dimostra lealtà alle leggi deve essere considerato un cittadino come tutti gli altri. Questa è la difficoltà maggiore, anche a Vicenza, dove spesso vengo fermato solo perché ho la pelle scura e vengo scambiato per un potenziale delinquente. La cosa mi dà parecchio fastidio». Prosegue il corteo, lungo via Roma, poi lungo corso San Felicie, viale Milano e sosta finale davanti alla questura. Qui una delegazione è stata ricevuta dal vicequestore Giuseppe Sinatra. Il quale più di tanto non può fare, né promettere: le leggi sono queste e c’è chi deve applicarle. Alla fine, qualche problema col traffico per l’assembramento in piazzale Tiro a segno.