Sul Cis c’è ancora polemica ma per pochi voti passa il rinnovo della garanzia fideiussoria
Via libera anche al regolamento per l’istituzione di un elenco provinciale di accompagnatori
turistici delle Pro Loco che presteranno servizio gratuito e da addestrare tramite corsi
«No all’impianto rifiuti»
Palazzo Nievo boccia il progetto Wisco in zona Ferrovieri
di Silvia Maria Dubois
Benvenuta Rosanna, addio Danilo. L’ultimo consiglio provinciale si apre con l’accoglienza ufficiale della nuova consigliera “verde” Rosanna Rosato (che sta già preparando la sua prima interrogazione sulla caccia), ma anche all’insegna della malinconia, con la notizia della scomparsa di Danilo Longhi, propulsore dell’economia vicentina, ricordato nelle parole della presidente Manuela Dal Lago.
«Io ho imparato da alcune persone a far politica - racconta la presidente - e una di queste è Danilo Longhi, conosciuto nel 1975. I suoi suggerimenti e le sue opinioni sono sempre stati super partes, rivolti all’interesse della comunità, mai agli interessi personali. L’insegnamento più prezioso che questo amico lascia a tutti noi, ora, è il rispetto delle istituzioni»
«Sì, è proprio il suo forte senso delle istituzioni che Danilo Longhi ci tramanda: il loro rispetto e la grande responsabilità di noi che ci operiamo e che non dobbiamo mai dimenticare che lavoriamo per gli altri, non per noi stessi».
Wisco, la Provincia dice no. Tre gli argomenti più “caldi” del consiglio di ieri. In testa il parere negativo fornito dalla giunta provinciale, che si aggiunge a quello già espresso dal Comune, sul progetto della ditta Wisco (proprietà di Enel al 51% e di Trenitalia al 49%): un progetto secondo il quale a Vicenza, in zona Ferrovieri, dovrebbe nascere un impianto di trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non.
Una notizia che aveva allarmato non poco i residenti e a seguito della quale il centro sinistra, capitanato da Daniela Sbrollini (Ds) aveva dato vita ad un’interrogazione e a varie petizioni. Ma ora sembra che si possa stare tutti un po’ più tranquilli "
«Il P.g.r. del Comune di Vicenza classifica l’area d’intervento come “zona ferroviaria” quindi non compatibile con il progetto - spiega l’assessore all’ambiente Walter Formenton - non solo: dallo studio d’impatto ambientale presentato dalla ditta non emerge nulla a proposito dell’impatto odorigeno e sul depuratore comunale». Ed è proprio la molestia olfattiva a costituire la fonte più grave del pericolo. «Scatenerebbe il malessere generale della comunità - puntualizza Formenton -. Questi impianti devono nascere fuori dal centro abitato. Ora sia la Provincia che il Comune hanno espresso parere negativo. La Regione non potrà non tenerne conto. Io stesso, comunque, mi faccio carico di andare a Venezia e di seguire tutta la faccenda fino alla fine». Un impegno, una promessa, dunque.
Largo alle Pro Loco “turistiche”. Un regolamento per l’istituzione dell’elenco provinciale per gli accompagnatori - animatori turistici e del tempo libero sarà realizzato al più presto. «Si vuole così riconoscere il ruolo che le Pro Loco hanno nell’informazione turistica delle piccole realtà - racconta l’assessore al turismo Dino Secco -. Come? Attraverso gli iscritti che verranno preparati con un apposito corso. Insomma, con questo regolamento si prende atto che, in maniera saltuaria, volontaria e gratuita, possono esserci delle persone all’interno delle Pro Loco che possono illustrare le bellezze del loro paese. Con un registro vero e proprio di nominativi disponibili segnalati in ogni Comune».
Un’iniziativa che suscita l’entusiasmo di tutti, anche se non mancano le osservazioni. Come quella di Giuseppe Dissegna (Fi) che ricorda come «molte Pro Loco debbano però ancora nascere in diversi Comuni», o come Walter Pigato (Ds) che richiede prima di «metter ordine negli indirizzi e nell’attività delle Pro Loco, essendo spesso queste il braccio destro di società sportive o amministrazioni locali o, nel caso opposto, entrandoci addirittura in conflitto». Per Pietro Collareda (Margherita), invece, «sono le risorse economiche a mancare, il nodo sta tutto lì». L’argomento, dunque, aspetta futuri sviluppi. Nel frattempo, passa il regolamento.
I soliti bisticci sul Cis. È inutile: periodicamente non si riesce a resistere a parlar male un po’ del Cis. L’occasione, questa volta, viene fornita dal rinnovo della garanzia fideiussoria, a cui seguono dibattiti sull’opportuna o meno commistione fra pubblico e privato, sui relativi costi e sull’alta velocità (con qualche critica ai progetti ciceriani, come la famosa stazione sotterranea, giudicati un po’ fuori dalla realtà). La fideiussione, comunque, passa “col brivido”: 14 voti favorevoli, 11 contrari, un astenuto. «I gruppi di minoranza non votano a favore di questa delibera - spiega Collareda - perché vogliamo dare un segnale forte alla politica gestionale fin qui attuata: non c’è chiarezza, ci sono troppi ritardi e i progetti sono da rifare». «Il Cis è necessario e indifferibile per l’economia vicentina - gli fa eco dall’altra parte il leghista Gianfranco Zonin - avere delle perplessità sulla localizzazione significa cercare degli alibi per non far niente».
Dopo le polemiche
Storia & spettacolo “firmati” Cgil
non riuniscono tutta la sinistra
Ma nella serata resistenziale all’Astra sotto il palco c’è anche l’ex dicì Variati
di Antonio Trentin
Se la serata di storia & spettacolo organizzata ieri dalla Cgil vicentina come "coda" del 25 Aprile doveva funzionare da test per la già lunga polemica sulla controversa mattinata in piazza dei Signori, i risultati sono i seguenti. Primo: nessuno dei fischiatori di dieci giorni fa si rimangia un sibilo che sia uno. Secondo: resta tutta intera la contestazione da sinistra contro Enrico HÜllweck che aveva mandato Sante Sarracco, presidente aennista in sala Bernarda ma anche commemoratore di Benito Mussolini nelle cene nostalgiche della destra, a celebrare il 60. della Liberazione. Terzo: forse inaspettatamente per i contro-contestatori fattisi sentire dentro l’Ulivo a colpi di dure accuse di antidemocrazia rivolte ai predetti fischiatori, sotto il palco del teatro Astra ad applaudire c’erano anche dei super-moderati che con i "rossi" non c’entrano, compreso Achille Variati consigliere regionale della Margherita.
Parlare di test nel centrosinistra, e soprattutto tra i Ds sconquassati dalla polemica, è permesso almeno per un indizio. All’ingresso dell’Astra un inusuale banchetto offriva l’occasione di auto-certificare la presenza, con promessa di citazione al microfono.
E piano piano, aspettando l’ora giusta davanti a uno schermo con le celebri movenze di Charlie Chaplin anti-hitleriano in divisa da "Grande Dittatore", sono arrivati quasi tutti: gli staff di Prc e Pdci, Giuseppe Pupillo presidente dell’Istituto per la storia della Resistenza e di Vicenza Riformista, gran parte della leadership Ds, a partire dall’iniziatrice dell’operazione anti-Sarracco, la deputata Lalla Trupia, e dalla segretaria provinciale Daniela Sbrollini. E così a risaltare è stato soprattutto quel paio di assenze confermatrici del dissenso intra-diessino: mancavano il consigliere comunale Ubaldo Alifuoco e il segretario cittadino Luca Balzi.
Oscar Mancini, segretario cigiellino, ha potuto esordire con un orgoglioso vanto («avere unito il centrosinistra») prima di passare la parola e l’immagine a un video arrivato dall’Altopiano, con un’intervista di Franzina a Mario Rigoni Stern proprio su quanto successo all’ombra della torre Bissara. “Fischi santi” ha chiamato lo scrittore asiaghese quelli che tentavano lo zittimento dell’oratore designato dal sindaco. «Vedere celebrato così il 25 - ha commentato davanti alla videocamera che lo riprendeva nel prato di casa - era incredibile: come se i partigiani commemorassero la Marcia su Roma».
Chiusa la parentesi sull’attualità polemica, Mancini prima e Silvio Lanaro poi sono passati all’interpretazione storica di una data che sessant’anni di Repubblica non hanno reso condivisa. Se la compassione per i morti dell’ultimo scorcio di guerra mondiale non può avere distinzioni di divisa, ha detto il segretario della Cgil, «non è possibile equiparare sul piano storico, per l’inconciliabilità dei principi che li dirigevano, chi si batteva per la democrazia e chi era dalla parte delle dittature e dei campi di sterminio». «La resistenza contro i nazi-fascisti e la guerra di liberazione, hanno conquistato all’Italia il diritto di riappropriarsi del proprio futuro politico» ha spiegato Lanaro - lo storico che in Piazza era stato relatore mancato - comparando la rinascita democratica italiana con la vicenda della Germania post-nazista tenuta sotto tutela dagli Alleati vincitori.
Poi è toccato alle canzoni degli anni ’40 e alle ricerche di Franzina, con le citazioni dagli archivi di polizia sul Vicentino “provincia animosa” contro lo scampolo finale di regime, con le testimonianze dei combattenti, con i riferimenti alle caratteristiche di “guerra civile” di almeno alcuni aspetti della lotta di liberazione.
Esemplari - nella distinzione dei ruoli storici fatta ripetutamente da Franzina - le strofe iniziali della ‘Piccola Bottega Balthazar’ dal palco: quella dalla più celebre canzone degli ultimi militi mussoliniani (“le donne non ci vogliono più bene, perché portiamo la camicia nera”) e quella qualche decennio più recente di Francesco De Gregori sulle morti precoci dei giovani travolti nel conflitto (“quindici anni, sbranati dalla primavera”)
Il curatore fallimentare ha chiesto al tribunale fiorentino
la nomina di due periti. Ma il direttore dei lavori minimizza
«Tra due settimane la Vittadello firmerà il nuovo contratto»
Teatro, non si sgombera
Il fallimento della Cogi Firenze ha rallentato le procedure
di Chiara Roverotto
Il fallimento della Cogi, l’impresa fiorentina che nel 2002 aveva vinto l’appalto per la costruzione del teatro di viale Mazzini, sta complicando le procedure per l’assegnazione dei lavori alla Vittadello Intercantieri di Padova?
I pareri sono contrastanti. Da una parte il curatore fallimentare nominato dal tribunale di Firenze, il dott. Sandro Quagliotti, preferisce non entrare nel dettaglio. Di sicuro c’è solo che ha già incontrato Giuseppe Coccimiglio, amministratore unico della Cogi, che la ditta aveva altri cantieri aperti in Italia e che quello di Vicenza era uno dei più importanti. «Il Comune faccia quello che ritiene più opportuno - dice il curatore fallimentare raggiunto al telefono - se poi alcune procedure non saranno rispettate si agirà di conseguenza. Per quanto mi riguarda ho chiesto al tribunale di Firenze la nomina di due periti che siano in grado di valutare i vari stati di avanzamento dei lavori e la quantità di materiale che la Cogi ha sparso in giro per l’Italia. Dopodiché valuteremo come regolarci».
Di altra opinione il direttore dei lavori del futuro teatro, l’ing. Mario Gallinaro, il quale ammette sì che c’è qualche ritardo nella procedura di sgombero del cantiere, ma che si tratta di un rallentamento tecnico non certo procedurale, visto che il committente, cioè il Comune, fino a questo momento si è sempre mosso in maniera corretta non lasciando nulla in sospeso. «Tutte le procedure sono state rispettate: durante il contraddittorio per l’assegnazione del materiale in cui nessun rappresentante della Cogi si è fatto vedere, c’erano comunque i collaudatori in corso d’opera, per cui siamo in regola. Inoltre, la Vittadello Intercantieri di Limena sta valutando tutti i progetti e tra un paio di settimane procederemo sicuramente con la firma del contratto, per cui dopo si partirà con i lavori che dureranno almeno un paio di anni».
Allora, se nel cantiere di viale Mazzini restano al loro posto gru, container, tubi e tavole per le impalcature in attesa che una ditta venga a smontare tutto per lasciare a disposizione del curatore fallimentare il materiale della Cogi, un’altra annosa questione resta da risolvere. Ed è quella che riguarda i lavoratori che erano stati prima licenziati da Coccimiglio, poi riammessi nel cantiere di Vicenza dal giudice del lavoro e, a tutt’oggi, ancora in attesa delle buste paga di febbraio e marzo. I legali della Cgil, infatti, hanno presentato un’istanza che è stata accolta dal giudice, il Comune però ha tempo trenta giorni per ricorrere oppure no.
«Sta di fatto che gli operai non hanno soldi, non riescono a pagare gli affitti e fintantoché non riceveranno la lettera di licenziamento non possiamo fare nulla, abbiamo le mani praticamente legate».
Antonio Toniolo, segretario della Fillea-Cgil, che da oltre un anno sta seguendo la vicenda dei lavoratori del teatro si dice preoccupato.
«Il Comune forse non si rende conto, ma stiamo parlando di persone dietro alle quali ci sono famiglie. Non possono impuntarsi su cavilli giuridici».
I lavoratori nel frattempo continuano a presidiare Palazzo Trissino in attesa che qualcuno dell’Amministrazione comunale li riceva e sia in grado di fornire qualche risposta.
La polemica
Pista ciclabile, deciderà S. Lazzaro
«Finalmente si ascoltano i cittadini»
Assemblea pubblica domani sera per scegliere una delle due ipotesi di percorso
(s. s.) Lo scontro residenti-Comune per il tragitto centrale della pista ciclabile di San Lazzaro è giunto a una fase cruciale. Perché, dopo che i primi hanno vinto la battaglia iniziale ovvero hanno ottenuto la sospensione dei lavori in via Albinoni, che con i suoi cinquanta posti auto in predicato di essere cancellati è il vero e unico pomo della discordia, adesso è il momento della “diplomazia”, cioè degli incontri e dell’assemblea di quartiere. In sostanza saranno proprio i diretti interessati a scegliere una delle due ipotesi di variante, che l’assessore alla mobilità Claudio Cicero, incalzato da una massiccia protesta “certificata” anche da 620 firme, un appello-esposto al sindaco e perfino l’sos lanciato al Gabibbo e a “Striscia la notizia”, nei giorni scorsi ha fatto pervenire alla circoscrzione 6. L’appuntamento è per domani sera, alle 20, 45, nel centro sociale sito nell’ex scuola elementare “Tecchio”, dove il comitato, che s’è fatto portavoce del no al progetto iniziale di ciclopista, si affiderà a quanti ne hanno supportato la protesta con una pioggia di firme. Dice uno dei portavoce, il dott. Daniele Zeggio: «Decida la gente, quando l’assemblea avrà scelto la soluzione che riterrà migliore, noi possiamo tranquillamente scioglierci: ci limeremo solo a controllare che il Comune rispetti la volontà del quartiere».
Quest’ultimo “passaggio”, che sarà quello determinante, è stato deciso l’altra sera alla fine dell’incontro che s’è tenuto a villa Lattes tra i capigruppo della circoscrizione, la commissione territorio e una delegazione dello stesso comitato (il dott. Zeggio, Carla Luisanna Baldeschi, Flora Bartolomei e Mauro Filippi), con la presenza del geom. Alberto Bordignon, capo ufficio dell’assessorato alla mobilità, mandato da Cicero a spiegare le sue due ipotesi di variante, come aveva chiesto a fine settimana, con lettera, il presidente Matteo Tosetto.
In sostanza, come è emerso in continuazione nell’arco dell’intera serata (l’incontro è durato due ore abbondanti), il quartiere ha mostrato di prediligere sempre l’idea di non includere nel percorso della ciclopista via Albinoni e di farla transitare un po’ più a monte, per via Corelli. Mentre per il tecnico comunale, in sintonia con quanto ha sempre sostenuto anche Cicero, questa soluzione non sarebbe praticabile per una serie di motivi più o meno “condivisibili”: il piano comunale di ciclopiste del 1999 prevede che le bici passino per via Albinoni, la “deviazione” per via Corelli comporterebbe un allungamento (per la verità non di molto) del percorso con effetti negativi sull’utenza (tende sempre a fare la strada più breve) e anche dei costi (il tecnico ha detto che non ci sarebbero i soldi, i quali però alcune settimane fa d’incanto sono spuntati quando si è trattato di trovare gli 85 mila euro per il portavoce del sindaco).
Per forza di cose ci si è dunque limitati a discutere delle due varianti prospettate da Cicero e illustrate dal geom. Bordignon. In sintesi, la prima prevede sempre il doppio senso di marcia in via Albinoni, ma lungo tre quarti di strada (fino ai condomini) la pista slitterebbe oltre il marciapiede, portandosi via una striscia di verde: in sostanza verrebbero persi 10-15 posti auto nella parte terminale di carreggiata. La seconda ipotesi contempla il senso unico in via Albinoni e nella parallela via Tartini, trasformando di fatto l’intero isolato in una maxi-rotatoria, che avrebbe, a detta del tecnico, il vantaggio finale di aumentare i posti macchina, perché si conserverebbero tutti quelli di via Albinoni, ai quali si sommerebbero anche quelli ricavabili lungo un intero lato di via Tartini: una manna quindi per un quartiere nel cui cuore ci sono il distretto socio-sanitario numero 2 che ha un’utenza di oltre diecimila vicentini, la farmacia, un paio di ambulatori medici, dodici negozi, bar, uffici e appartamenti.
Il dibattito è stato articolato e a trecentosessanta gradi, con interventi, a volte anche polemici: Alessandro Furlan capogruppo della Margherita con una serie di argomentazioni ha caldeggiato la soluzione-via Corelli, Andrea Tapparo e Dalla Pozza dei Ds hanno messo il dito sulla piaga della pericolosità del tratto di pista di via Rossini, mentre il diessino Fulvio Rebesani componente supplente della commissione territorio ha sferrato un attacco a tutto campo a quanto Vicenza ha fatto, anzi non ha fatto per le piste ciclabili. Mentre il presidente Tosetto è stato soprattutto ad ascoltare. Con commento solo extra-incontro: «Stavolta devo ringraziare Cicero, perché finalmente, tramite la circoscrizione, si ascolta la gente».