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04 AGOSTO 2006
«Non siamo terroristi della jihad»
«Non siamo terroristi della jihad» di Ivano Tolettini La decisione, molto attesa, perché costituirà un primo vaglio importante al lavoro dei carabinieri del Ros, la si avrà in giornata. Il tribunale del Riesame di Venezia dovrà pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa dei quattro algerini Khaled As, 30 anni, Alì Touati, 33 anni, ed i fratelli Garid e Nabil Gaad, rispettivamente di 36 e 24 anni, arrestati due settimane fa perché ritenuti affiliati all’associazione terroristica internazionale chiamata “gruppo salafita per la predicazione e il combattimento” che avrebbe costituito una cellula islamica fondamentalista in città. I quattro nell’udienza cominciata intorno alle 11.30 e terminata due ore più tardi, tramite l’avvocato Paolo Mele senior hanno sostenuto la propria innocenza. Hanno respinto la tesi del pm antiterrorismo Luca Marini di avere avuto in animo di progettare attentati terroristi a Vicenza. I due fratelli Gaad sono stati catturati nel Bresciano, sebbene sono stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare per associazione terroristica in virtù del negozio che gestiva a Vicenza il più vecchio Farid. Per dimostrare che le accuse sono fragili, Mele ha sostenuto che il possesso di documentazione audiovisiva scaricata da internet e inneggiante alla guerra santa, la cosiddetta Jihad, contro le truppe statunitensi, era avvenuto dopo luglio 2005 e il materiale era di normale reperimento sul circuito internet. Farid Gaad, ritenuto il perno della cellula e il gestore del call center, il 18 luglio 2005 dopo avere iniziato a scaricare un documento in cui si vedeva l’esplosione di un veicolo americano si interruppe. Il pm gli ha detto che volle cancellare le tracce informatiche. Mele ha replicato che l’interruzione non poteva essere riprovevole. Anzi, il contrario. Quel sito, ha insitito la difesa, fu chiuso qualche giorno dopo dall’FBI e Gaad non avrebbe utilizzato tecniche particolari per cancellare le tracce del suo passaggio informatico. Quanto ai siti algerini vicini alla Jihad che Gaad avrebbe visionato, egli ha sostenuto che sono di libero accesso e che li avrebbe visti per curiosità. Sulla presunta adesione della cellula vicentina al fondamentalismo ancorato ad Al Qaeda e a Al Zaeqawi, gli algerini hanno replicato a Marini affermando che nelle intercettazioni telefoniche e ambientali, su cui si basa parte dell’ordinanza di custodia, non emerge prova. «Non c’entriamo nulla con Al Qaeda», hanno ripetuto. Ai quattro arrestati oltre ad avere fatto proselitismo, il pm imputa anche di avere pagato l’avvocato di un conoscente arrestato per associazione terroristica dalla magistratura campana. «Può essere un reato pagare le spese legali?», si è chiesta la difesa. Altro punto di contrasto la raccolta di offerte, la cosiddetta zakat, per il movimento islamico. «Non c’è alcuna prova che queste cifre - ha insistito Mele - abbiano sovvenzionato la lotta armata, in realtà questi soldi erano usati per il mantenimento delle spese della moschea di Vicenza». Al pm Marini che ha osservato che il quartetto si è dato da fare per reperire documenti falsi per permettere a connazionali di soggiornare in Italia e spostarsi in Francia, il difensore ha obiettato che «questa attività è frequente tra gli extracomunitari, i quali cercano di rimanere in Italia anche illegalmente, ma ciò non significa che siano dei terroristi». Infine, sull’attività propagandistica nel favorire le conferenze di predicatori islamici nelle moschee, Mele è stato icastico: «Se ascoltare le prediche degli imam è un indizio che costituisce una prova di terrorismo, allora tutti i musulmani che frequentano la moschea sono terroristi». Dalla decisione del tribunale, si comprenderà l’attendibilità dell’impalcatura delle accuse.
Lotta al subaffitto, l’ufficio casa presenta alle immobiliari tabelle precise sul rapporto tra superfici e inquilini Stop agli alloggi sovraffollati Il Comune coinvolge le agenzie di Mauro Sartori Stop agli appartamenti sovraffollati. Con un regolamento di prossima applicazione, l’Ufficio Casa del Comune intende porre un freno al dilagare del fenomeno che coinvolge soprattutto gli extracomunitari, i quali subaffittano locali senza preoccuparsi del fatto che vi siano il minimo spazio vitale e condizioni igieniche sufficienti. Un freno arriva dall’Amministrazione comunale, che ha chiamato a rapporto i rappresentanti delle agenzie immobiliari, in virtù di un metodo collaborativo già sperimentato in passato con altre progettualità. È stata loro sottoposta la tabella che indica la superficie minima di un alloggio per poter ottenere l’idoneità, sulla scorta di quanto indicato dal decreto legislativo 286. Secondo quanto stabilito a livello comunale, una persona deve avere almeno 28 metri quadrati di superficie disponibili, con almeno 14 metri quadrati di zona giorno e una camera di almeno 9 metri quadrati. Se i residenti nell’alloggio sono due, la metratura minima sale a 38, 42 per tre persone, 56 per quattro e via dicendo, sempre stabilendo sia le dimensioni della zona giorno che il numero minimo di camere, sino ad arrivare alla superficie di 136 metri quadrati valida per 12 persone. L’eventuale zona giorno superiore ai 23 metri quadrati consente di ospitare una persona in più mentre una camera di almeno 23 metri quadrati è considerata idonea per il riposo di tre persone. Alcune eccezioni sono riferite alla presenza di minori, in particolare all’arrivo di un bebè, condizione da valutare per un possibile allargamento della autorizzazione concessa. Le agenzie immobiliari si considerano perfettamente in linea con le disposizioni comunali, anche se diverso è il discorso in merito all’applicazione. Servirà una campagna informativa rivolta a chi poi dovrà rispettare tali regole. Nel recente passato si sono verificati casi in città che hanno comportato l’intervento delle forze dell’ordine. A vivere come sardine in scatola erano gruppi di immigrati africani o asiatici. Mancavano le necessarie condizioni igieniche e la tecnica del subaffitto irregolare aveva innescato un processo certamente non virtuoso, a danno in particolare degli ultimi inquilini arrivati, costretti a pagare cifre esorbitanti per pochi metri quadrati di spazio. «Purtroppo molti grandi appartamenti scledensi, la cui costruzione risale agli anni del boom economico, si prestano al possibile sovraffollamento - spiega Gianluca Santacatterina, presidente locale di Confedilizia -. Possiamo intensificare la vigilanza sul rispetto della normativa ma non possiamo certo pretendere di controllare tutti gli inquilini. Peraltro l’iniziativa è da valutare positivamente. Anzi, auspico in futuro un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria». Risposta positiva pure dagli agenti immobiliari, quelli che vivono a contatto quotidiano col mercato locale: «Con l’Ufficio Casa comunale si lavora bene - ammette Paola Dal Collo, titolare dell’omonimo studio -. Quella che ci è stata presentata è un’iniziativa interessante, che tocca questioni scoperte». Sulla stessa lunghezza d’onda la collega Barbara Massignani dell’agenzia Intercasa: «Già con la stesura dei contratti d’affitto agevolati si è instaurato un eccellente rapporto con il Comune. Le problematiche relative all’abitazione sono molteplici ed è giusto affrontarle assieme».
Le possibili localizzazioni, divise tra terreno pubblico e privato, tengono conto dell’impatto elettromagnetico Tredici siti per le future antenne Il Consiglio è unanime sul piano di Marita Dalla Via Thiene ha il suo piano per l’installazione degli impianti di ricezione per la telefonia mobile. Sono state individuate 13 aree in città dove potrebbero essere collocati nuovi ripetitori per i telefoni. È stato calcolato l’impatto elettromagnetico al massimo della loro potenza e i vincoli di garanzia per le nuove installazioni. Settantotto pagine di relazione redatta dalla Polab srl, laboratorio elettromagnetico di Pisa; questo il piano presentato dall’assessore all’urbanistica Enzo Finozzi ed approvato all’unanimità in consiglio comunale. Sono state aggiunte verbalmente altre due localizzazioni possibili rispetto alle undici già prese in considerazione dalla mappatura prevista dal piano. Tredici luoghi dove è possibile installare le antenne dunque, tra quelle già esistenti e quelle ipotizzate, cercando di conciliare le esigenze dei gestori di telefonia mobile per garanitire la copertura del segnale e le disposizioni del Comune. Le localizzazioni, dove è possibile, non indicano un posizionamento puntuale ma un’intera area di pertinenza; tale elasticità può consentire agli uffici del Comune di indicare il posizionamento preciso qualora altre valutazioni e studi richiedessero il rispetto di particolari esigenze. In alcune zone sono state studiate anche più localizzazioni per un singolo impianto, in base alle esigenze che potrebbero emergere in futuro. Il piano per l’installazione delle antenne così approvato vale infatti per sei anni, prorogabili per altri sei, e vede le seguenti aree come siti, già utilizzati o possibili, per le antenne: tre ipotesi per il centro città - due vicine ad un parcheggio ed una adiacente ad un campo sportivo -; una nei pressi del Lanificio Ferrarin; alcune proprietà comunali nei pressi di un’area verde, dello stadio, della zona industriale, del cimitero e dell’hotel “La Torre”; proprietà private in via Zanella ed in via delle Robinie, oltre alle due ipotesi - sempre di privati - aggiunte all’ultimo momento in consiglio comunale, considerate comunque pertinenti dalla Giunta. Queste localizzazioni riguardano anche le antenne già esistenti, dove alle volte è ipotizzata magari l’aggiunta di qualche gestore sullo stesso impianto. Per ogni possibile collocazione è stato calcolato il livello di campo elettomagnetico della stazione radio base, tenendo conto soprattutto dell’incidenza nei luoghi accessibili alle persone. In nessun caso si superano i 4 V/m, considerando anche simulazioni con impianti di funzionamento estremo e tipicamente non reale, che risulta comunque inferiore ai 6 V/m imposto quale criterio di minimizzazione. «È un piano importante, ma non ci arriviamo bene - è l’amaro commento del consigliere di Alternativa Democratica Giovanni Tessari -. Abbiamo perso il ricorso al Tar e rischiavamo, senza questo piano, antenne ovunque. Quindi, senza questo documento - che peraltro presenta delle ipotesi non condivisibili -, sarebbe ancora peggio. Almeno adesso i gestori di telefonia dovranno attenersi alle ipotesi fatte». «Il piano va sostenuto anche se ci saranno degli insoddisfatti - continua Tessari -. È comunque stato redatto da un ente che lavora per le amministrazioni comunali, in un’ottica di prevenzione e tutela. Chiediamo però che costantemente siano monitorati i termini dell’impatto elettromagnetico e che ci si impegni per una educazione all’uso dei telefoni cellulari, soprattutto tra i più giovani». Arzignano/1. A fine estate installata una nuova telecamera di videosorveglianza dopo le cinque già in funzione Arriva il “sesto occhio” digitale Sotto controllo anche la zona Fib di Nicola Rezzara Arriva il “sesto occhio” in centro storico. A fine estate sarà installato in zona Fib, dietro i palazzi lungo via Pellizzari, un nuovo punto di videosorveglianza, collegato alla centrale operativa della polizia locale. Un ulteriore passo verso la copertura di tutta la città, dopo la sperimentazione iniziata due anni fa. Così, da settembre anche quest’area comprendente le scuole di via IV Martiri, i palazzi di via Pellizzari e il parco della zona Fib, sarà controllata da una telecamera digitale a dodici metri di altezza e in grado di ruotare a 360 gradi. «I risultati ottenuti fino ad ora grazie alla videosorveglianza sono molto soddisfacenti - spiega Gianfranco Signorin, assessore alla sicurezza -. È possibile risalire agli autori di atti vandalici, nonché di furti d'auto ed altri reati. Inoltre, le immagini analizzate dagli agenti della polizia locale possono diventare una preziosa risorsa per fare accertamenti sulle persone sospette». Il programma di videosorveglianza è partito nel 2004 con le prime cinque telecamere, tutt'ora funzionanti, posizionate “a guardia” di piazza Marconi e San Gallo, della stazione in via Kennedy, della passerella sul torrente Chiampo, del parco dello sport e della zona della piscina. A parte la passerella, videosorvegliata da una telecamera fissa, gli altri siti vengono monitorati con apparecchi cosiddetti “dome” che, grazie alla loro duttilità, consentono una visuale ad ampio raggio. Ora è arrivata la decisione di sorvegliare anche altre zone della città, a cominciare dalle scuole lungo via Vicenza a protezione dei più giovani, e per l’appunto la zona Fib, per cui erano arrivate numerose segnalazioni da parte dei cittadini. Nessun particolare problema di ordine pubblico ma gli abitanti, considerata l'alta percentuale di stranieri presenti a causa della vicina moschea, desideravano maggior sorveglianza. «Abbiamo scelto questa zona perché vi sono numerosi parcheggi che offrono varie opportunità di incontro - prosegue Signorin -. È un'area allo stesso tempo centrale, a due passi dal cuore della città, ma anche defilata rispetto alle più frequentate vie di transito». Il costo dell'installazione della nuova telecamera sarà di poco superiore ai ventimila euro, finanziati dall'emissione di Boc, i buoni ordinari comunali. Le immagini registrate dalla telecamera saranno trasmesse, tramite una rete senza fili, in tempo reale al comando della polizia locale, da cui sarà possibile programmare le zone da riprendere per avere la migliore visuale, registrare le immagini ed eventualmente inviarle ad altri corpi di polizia. Nella zona così, in base a quanto si vede sui monitor, potranno essere organizzati in modo specifico i pattugliamenti degli agenti della polizia locale, sostituiti dall'occhio elettronico. In questo modo in Comune sperano, inoltre, di contenere le spese per la sorveglianza dirottando gli agenti ad altre attività di sicurezza. Un sistema affidabile e flessibile, che l’amministrazione pensa di estendere in futuro anche ad altre zone della città.
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