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05 FEBBRAIO 2005 dal Giornale di Vicenza
"Il Comune chiuda con la Cogi e Coccimiglio non detti le regole
Dopo le dichiarazioni dell’amministratore dell’impresa fiorentina, conferenza stampa della Cgil che difende gli operai licenziati di Chiara Roverotto
È sufficiente che Giuseppe Coccimiglio, amministratore unico della Cogi, l’impresa che ha vinto l’appalto per la costruzione del nuovo teatro di Vicenza, parli, e i colpi di scena non mancano. Nell’intervista pubblicata l’altro giorno sul nostro Giornale, l’imprenditore non ha usato parole morbide nei confronti dei sindacati « accusati - a suo avviso - di aver strumentalizzato la situazione e di aver organizzato uno sciopero pretestuoso per qualche ora di ritardo nel pagamento degli stipendi ». Non solo, il patron del Foggia Calcio è andato oltre sostenendo che gli operai che ha licenziato due settimane fa « non rimetteranno piede nei suoi cantieri e che attende la sentenza del giudice del lavoro, premettendo che non ha mai ricevuto una convocazione dal tribunale cittadino ». Accuse che non potevano passare inosservate e, infatti, ieri mattina la Cgil ha organizzato una conferenza stampa davanti al cantiere.
Stop alle auto, ma volano 200 multe Colonne ai parcheggi di interscambio. «Traffico diminuito del 90 per cento» di G. Marco Mancassola In un surreale silenzio, Vicenza ha vissuto ieri il primo dei quattro giorni di blocco totale del traffico nell’area interna alla circonvallazione, circa un quarto del territorio. «La città ha risposto bene - commenta a fine giornata il vicesindaco e assessore all’ecologia Valerio Sorrentino -. Il traffico è sensibilmente diminuito, fino al 90 per cento. È vero, si sono viste circolare molte auto, ma più della metà avevano permessi o rientravano nelle deroghe. La città ha retto bene, anche se sappiamo che ci sono stati molti disagi. È presto per tirare le somme: martedì, il primo giorno di ritorno alla normalità, faremo un bilancio, soppesando i risultati ottenuti in termini di qualità dell’aria e i disagi arrecati agli operatori economici». Oggi si replica, sempre dalle 9 alle 18. I controlli. I vigili hanno controllato fra mattina e pomeriggio circa 800 auto. Duecento le multe rifilate: una ogni quattro veicoli controllati. Da parte dei trasgressori più rassegnazione che rabbia, spesso recitando la parte di chi non sapeva, non era stato informato, non immaginava. Poiché ignorantia legis non excusat , giù il verbale da 71 euro. L’occasione è stata poi utile per controllare il bollino blu (sette multe) e la revisione periodica (tredici). Al mattino il comando ha impiegato nove pattuglie, al pomeriggio sei. Se uno su quattro è stato multato, in tre avevano le carte in regola. Fra le eccezioni - come riepilogato nella tabella riportata a fianco ed elaborata dal comando di polizia municipale - colpisce il numero degli invalidi, 110, vale a dire più di uno ogni otto. Oltre duecento - segnala il capitano Claudio Sartori - hanno dimostrato di possedere un veicolo con motore a gas o gpl, mentre altri duecento hanno esibito autocertificazioni ad hoc . Nella casistica, spiccano i permessi per problemi sanitari e ospedalieri, e la necessità di pronto intervento per la riparazione di guasti, soprattutto agli impianti di riscaldamento domestico. Code ai parcheggi. Prima del via al blocco si sono registrate code di auto ai due principali parcheggi di interscambio, in via Cricoli e allo stadio, ben presto saturati. Molti hanno quindi deciso di lasciare l’auto lungo strade e marciapiedi. Dalle parti del Cricoli si sono viste auto lasciate anche lungo la Marosticana. Più in generale, fenomeni di sosta selvaggia vengono segnalati nei punti più strategici e caldi del perimetro della zona rossa, dove le auto sono state lasciate anche davanti a passi carrai e nei parcheggi privati dei negozi. Il Cricoli, poi, si è riempito immediatamente anche perché lì si sono radunati tutti gli ospedalieri, come analizza l’assessore alla mobilità Claudio Cicero, che non nasconde delusione, invece, per i risultati ancora una volta scarsi racimolati dal terzo scambiatore, il Farini, mai andato oltre metà della capienza. Tutto esaurito, invece, il parking più ambito, quello più vicino al centro, vale a dire il bacino di via Cattaneo. Se gli scambiatori hanno sofferto a causa dei pienoni, i parcheggi del centro storico hanno sofferto larghi vuoti, a cominciare da S. Corona e dal Verdi. A pieno carico hanno girato le navette del centrobus, mentre più affollati del solito sono stati anche i bus di linea. «Il giorno più pesante probabilmente è stato il primo - commenta Cicero - quando cioè era ancora aperta qualche scuola, c’erano uffici e negozi attivi. Lunedì mattina i negozi saranno chiusi e anche tutte le scuole per il ponte di Carnevale». Il peggio, in altre parole, dovrebbe essere passato. Le polveri. Oggi ci dovrebbero essere i primi dati sulle concentrazioni delle polveri sottili, che giovedì hanno toccato i 107 microgrammi, il doppio rispetto alla soglia stabilita dalla normativa europea. Se il blocco del traffico dovesse rivelarsi insufficiente, entro domani Vicenza avrà esaurito il bonus di 35 giorni con pm10 fuori legge concessi in un anno.
In viaggio appiedati, fra telecamere e aspirapolveri (g. m. m.) Faceva quasi male alle orecchie scendere dal bus in viale Roma e annegare in un silenzio irreale, ascoltare il tip-tap dei tacchi sul porfido, il cigolio della carrozzina, lo sferragliare di una vecchia bicicletta, riesumata dal fondo di un garage impolverato. Si potrà discutere all'infinito se il blocchissimo di questi giorni è giusto o sbagliato, se serve o non serve, ma tutti ieri hanno udito distintamente il suono di una città diversa, strana e affascinante. Forse, chi può dirlo, più dell’aria a guastare le giornate sono i rumori. In silenzio, allora, ci si accoda, appiedati, lungo strade svuotate e quasi inutili in tutta la loro - per un giorno - vastità. «La città era bellissima», commentava ieri, sorridente e raggiante, il sindaco Enrico Hüllweck, al termine di un’intervista, l’ennesima, con una tv olandese, mentre fuori dalla porta attendono gli inglesi e in piazza ci sono i tedeschi. È entusiasta, il sindaco, lui che questo blocco ha voluto e difeso a spada tratta, anzi, brandendo l’ascia del folclore slovacco, mentre davanti al portone di palazzo Trissino l’attendono un manipolo di negozianti infuriati, armati di aspirapolvere. «La gente mi ringrazia per la strada - dice - finora il risultato è positivo. E poi, i commercianti sanno il fatto loro: se hanno chiesto di poter tenere aperto anche domenica, un motivo c’è». Il Corso, intanto, brulica, mamma mia se brulica: sarà la curiosità di vedere gli eroi del silenzio all’opera senza motori, sarà l’effet to “Lecciso” creato da una città diventata laboratorio per esperimenti e attrazione per i media di mezza Europa. Oppure sarà la voglia di dire «c’ero anch’io» nei giorni del grande blocco, che finirà nei ricordi dei testimoni come lo sbarco sulla Luna, come le domeniche dell’austerity. Sul calendario, magari verrà inciso come le date periodizzanti: p.b., d.b., prima e dopo il blocco. Però, attenzione, a ben guardare questo Corso è pure troppo affollato, circolano più veicoli qui che nel catino di viale Milano. Ci sono auto di invalidi, autoblindo, autospurgo, auto (e furgoni) con targa straniera. Solo turisti? In piazza, pochi metri più in là, c’è l’assessore Claudio Cicero, anche lui super-star delle telecamere, che cerca di farsi passare l’orticaria da paralisi del traffico, manovrando a bordo di una piccola auto elettrica. E mentre uno che passa di lì gli urla dietro frasi incomprensibili, Cicero abbozza a chi gli chiede cosa accadrà se l’esperimento funzionerà: «Deciderà la gente», sorride, rinviando alla proposta accennata all’inizio di questo can can dallo stesso sindaco: un bel referendum, blocco sì, blocco no. Silenziose passano le prime nove ore del blocco, mentre al parking Verdi, semideserto, il custode si gioca la vista controllando negli schermi la noia delle corsie vuote: «Non c’è un cane, oggi», sbadiglia. Nemmeno gli abbonati, che per non saper leggere né scrivere, hanno lasciato l’auto in garage: di questi tempi, i settanta euro di multa fa comodo averli in tasca.
Blocchi & polemiche . I commercianti del centro storico condiscono di molta ironia una improvvisata manifestazione di protesta davanti a palazzo Trissino Con i cartelli che ribadiscono la contrarietà degli esercenti di bar e negozi, anche una poesia al sindaco e una squadra armata di aspirapolvere per pulire l’aria di Sandro Sandoli Hüllweck sgattaiola lieve come una piuma dal portone di palazzo Trissino e comincia l’intervista con una tv straniera mentre s’incammina, per finta, sotto i portici verso piazza Matteotti. Un commerciante gli urla: «Sindaco, abbiamo bisogno di lei, venga a darci una mano, i nostri negozi sono pieni di gente». Uno gli dà di gomito: «Lascialo perdere, non gli interessa niente di noi, a lui importa solo che a Berlusconi sia arrivato il messaggio che a Vicenza c’è un sindaco con due c... così, per cui forse varrebbe la pena di candidarlo alle elezioni politiche del 2006». Da metà mattinata davanti alla sede municipale sta andando in scena la protesta per il “vade retro auto” decretato per quattro giorni dall’amministrazione comunale. Anzi nel grande calderone del dissenso dei bottegai del centro, quelli della “disgraziata” zona rossa in cui si vuole sperimentare che ne sarà delle polveri sottili dopo il lungo stop alla circolazione, stanno “bollendo” rabbia urlata, contrarietà espressa a voce alta e disagio sussurrato, conditi di tanta ironia. Il primo ad arrivare è Alessandro Santini titolare del caffè “Commercio”. Durante la notte ha riempito una pagina di quaderno con una poesia che termina così: «...io sono sindaco compiacente/ votami solo e non dire niente». Spiega che in tasca ne ha un’altra, ma per motivi “intuibili” non può leggerla. Ha anche una bottiglia di plastica: si ripromette di acchiappare le “sozzerie” che ristagnano sulla città e di riempirla di PM10. Ma non è il solo a voler “pulire” l’aria per togliere dagli impicci Hüllweck & C.. Sasha Paggin con negozio in piazza delle Poste issa un cartello con l’ennesimo sberleffo al sindaco («Se ci dai l’“energia” ti aiutiamo a superare l’esperimento») e Giuseppe Putin con bar in piazzetta Palladio sbandiera la bocciatura sua e dei colleghi («Le Vetrine del centro dicono no al blocco”). Entrambi fanno parte della squadra che s’è assunto l’onere della pulizia dell’aria e il primo ha una aspiratore modello “Vaporella” e il secondo un “Folletto”. Hanno anche un diavolo per capello. Dicono: «Prima bisogna lavare sistematicamente le strade, poi vanno controllate periodicamente le caldaie e solo in terza battuta si è eventualmente legittimati a tentare altre cose. Tra l’altro nel Veneto il bollo auto è più caro che in altre regioni: dove vanno a finire i soldi che vengono incamerati con la torchiata supplementare?». L’indignazione fa novanta quando qualcuno assicura che in molti uffici commerciali del centro gli impiegati sono stati costretti a mettersi in ferie. Paggin non ci vede più: «Ma stiamo scherzando? quelli sono giorni che devono essere utilizzati per divertirsi, non perché non si può lavorare». La squadra pulizie di lì a poco si completa con Roberto Menardi con panificio in piazza Garibaldi: è munito di aspirapolvere portatile. E con Berica Dall’Igna con negozio di abbigliamento in corso Palladio: è armata di scopa e pala. Ha le idee chiare e non ha peli sulla lingua: «Ci teniamo tutti alla salute, noi non contestiamo la sostanza del provvedimento, ma il modo in cui è stato imposto. I sette giorni iniziali sono diventati quattro perché si è voluto salvare mercato e scuole e non ci si è minimamente preoccupati del danno che avrebbero subìto i commercianti. È un mezzo disastro oggi che ci sono gli uffici pubblici aperti, domenica che sono chiusi sarà un disastro completo. Il sindaco ha v0oluto farsi pubblicità per andare a Roma? Gliela avremmo fatta noi se contro l’inquinamento atmosferico avesse preso provvedimenti seri, legati alla quotidianità e non episodici come questo blocco, che va ad incidere solo sul 10 per cento del traffico cittadino». Mentre la squadra si ingrossa, passa per corso Palladio l’assessore alla mobilità Claudio Cicero alla guida di una macchinetta elettrica. Il commento è veloce come la folgore: «Ma la vetturetta è omologata o sarà come quella piattaforma che ha presentato nei giorni scorsi ma che a Verona i vigili urbani non hanno voluto far entrare nel centro storico?». Arriva anche Gianpietro Casarotto, presidente dell’associazione “I portici di corso Fogazzaro”, il quale riesce a cogliere nel baillame di questi giorni anche un effetto positivo: «Almeno sta dimostrando che il centro storico è unito ed avrebbe energie sufficienti per superare questo momento-no: ma gli amministratori devono capire che i problemi non si risolvono con i cartelli di traffico vietato». È quasi mezzogiorno. Mentre si fanno un po’ di conti di cosa significherà l’uscita programmata dal cuore della città del tribunale, della sede dell’Aim e di tutti gli uffici comunali che raggiungeranno il nuovo teatro civico in viale Mazzini, esce il sindaco con la troupe televisiva e dal gruppo dei commercianti si leva la voce che ironizza sui negozi vuoti. In quel momento sopraggiunge Giuseppe Fontana, titolare di un negozio di abbigliamento in contrà Vescovado: «Ha ragione da vendere - conferma -. Sono venuto qui perché da stamattina non è entrata una persona».
Negozi vuoti anche in zona libera di Silvia Maria Dubois Non si vende. Né dentro, né fuori dal blocco. La prima giornata di motor-stop vicentino è stata indiscutibilmente tinteggiata dagli umori neri dei commercianti, così abbacchiati da aver esaurito ogni scorta di grinta e di ribellione nei confronti dell’ordinanza. Titolari e commessi sono tutti lì, con la loro noia rovesciata sui banconi, qualcuno si rifugia addirittura nel negozio della concorrenza a trovare consolazione e un tavolo comune su cui spandere i propri lamenti senza troppa diplomazia. Sì, signori, i commercianti soffrono. Di una sofferenza struggente. Quasi luttuosa. E arrivare fino a martedì senza sapere se qualcuno entrerà in negozio è davvero dura. Ma l’inaspettata curiosità è che questo blocco ha colpito tutti, provocando numerosi effetti “extra” perimetro rosso. Insomma, è come il muro di Berlino: soffre chi sta dentro e soffre chi sta fuori. Nelle botteghe di quartiere si vende al limite della sufficienza, i supermercati periferici si sono visti ridurre la clientela almeno del 20 per cento e nei bar rimane qualche brioches più del solito. Perché? Forse chi abita in centro ha l’abitudine di far spese un po’ fuori e chi sta fuori ha l’abitudine di venire in centro, chissà, certo è che le dinamiche economiche innescate da questo stop si stanno rivelando tutte all’insegna dell’incognita. «Oggi abbiamo almeno il 20 per cento in meno di clienti - spiegano dai banchetti del mercato rionale di S. Pio X in piena “zona libera” - la nostra clientela storica è rimasta in ostaggio dentro la zona centrale della città perché è da lì che arriva. Qui si fa un giro, si rilassa, compra quello che serve e poi torna a casa. Ma oggi non l’ha potuto fare e noi lo abbiamo subito notato». Semivuota anche la piccola cittadella commerciale di Parco Città, fuori dal bordo off limits. Dal supermercato Famila la direzione comunica che, già nelle prime ore del mattino, la clientela sarebbe scesa del 30 per cento, mentre gli altri negozi sono deserti. «Non era mai capitato che non entrasse nessuno - racconta Fabio Contin, responsabile del negozio di abbigliamento “Soon” - è proprio dura se prosegue così». «Se questo esperimento farà bene alla salute di tutti, allora è giusto che sopportiamo il sacrificio - aggiunge Sonia Scussolin, titolare di “Lei e lui” - certo è che il blocco lo sentiamo, eccome, anche noi che siamo al di fuori». Proseguendo verso la zona rossa, ovviamente, le lamentele si acuiscono. Grossi supermercati come il Silos, dove i vicentini vanno a riempire il frigo settimanalmente e, dunque, hanno necessariamente bisogno dell’auto per caricare le numerose borse, si registra un’affluenza più bassa. Il centro, invece, è proprio al tracollo. C’è addirittura chi chiude per quattro giorni per fare l’inventario. «È una disperazione - racconta Gastone Galeazzo, storico fiorista di corso S. Felice - sono entrati solo tre clienti in tutta la mattinata, quando di solito non si scende sotto la ventina. Io avrò danni enormi: i fiori, se non si vendono subito, il giorno dopo vanno buttati! Ma l’amarezza ulteriore sta in tutta questa strana operazione di blocco, dove mi sembra che siano stati dati un bel po’ di permessi, a giudicare dai numerosi automezzi che passano davanti al mio negozio. Forse ha ragione qualcuno a dire che è solo una trovata politica». «Da noi non è entrato nessuno, anche perché la nostra clientela non prende il bus - spiegano alla boutique Emo in contrà Cavour - se la situazione è questa non credo abbia tanto senso tenere aperto domenica. Vorrà dire che in questi giorni ne approfitteremo per organizzare l’inventario, ci dispiace solo che vadano sfumati questi ultimi giorni di saldi, è un peccato». Mal comune mezzo gaudio, invece, per i gestori del Gran Caffè Garibaldi e del bar Pedrocchino (entrambi in piazza dei Signori) che, messa da parte la concorrenza per un giorno, si consolano allo stesso tavolo. «Nel mio locale ho registrato fin dalle prime ore del mattino un calo di clienti - racconta Loris Bertoldi - mi auguro che il weekend non sia così». «Tutto dipenderà dal tempo - gli fa eco Sergio Laurennino, gestore del Pedrocchino - se ci sarà quel bel sole di giovedì scorso, magari sarà più facile sperare nella passeggiata cittadina dei nostri clienti, altrimenti, se farà freddo, credo che nessuno si muoverà da casa». Ma c’è anche chi lancia messaggi positivi, sperando in un contagio di ottimismo. «Ormai siamo dentro questa iniziativa, cerchiamo di arrivare fino alla fine - puntualizza Giuseppe Santagiuliana, dell’omonima boutique in corso Palladio - non dimentichiamo che gli operatori economici hanno già vinto una bella battaglia, portando i giorni del blocco da sette a quattro. Ora non ci rimane che affrontare questa sfida, sperano che passi presto e che non abbia effetti troppo pesanti per tutti noi». «Il blocco si sente in modo molto marcato - spiega Enrico Valeri del negozio di intimo Mariva, in contrà S. Barbara dove il primo cliente entra solo alle 11 - ho parlato con diversi colleghi: tutti hanno registrato una drastica diminuzione delle vendite. Insomma, chi doveva venire in centro oggi non è venuto e non solo per il blocco, ma anche per la disorganizzazione che ha caratterizzato i parcheggi dei centrobus dove non si è tenuto conto del semplice dato numerico. L’Amministrazione, per questi quattro giorni, doveva creare dei grandi spazi appositi ai bordi del centro dove poter assorbire tutte le vetture in arrivo da fuori. La cosa non è stata fatta e per noi questo crea un ulteriore danno: i pochi cittadini che vorrebbero venire in centro e che non riescono nemmeno a parcheggiare fuori dalla linea rossa, prendono e se ne vanno nei centri commerciali». Oltre ai lamenti, bolle in pentola qualche proposta nelle cucine della gastronomia “Il Ceppo”. «Abbiamo venduto almeno il 15 per cento in meno rispetto agli altri giorni - precisa la titolare Maria Giovanna Boscolo che ci tiene a ringraziare pubblicamente anche tutte le associazioni di categoria e le “Vetrine del centro” per la contrattazione - nessuno di noi vuole l’inquinamento, sia ben chiaro, però noi diciamo al sindaco che, se crea una danno a noi e ai cittadini ora è perché, ci auguriamo, ci sia un beneficio in futuro. Altrimenti che senso ha tutto questo? E soprattutto, quali saranno i benefici dopo martedì? Ce li spieghi. Oppure, consapevole che questa esperienza comunque danneggia la nostra categoria, ci proponga almeno un vantaggio. Quale? Magari ridurre l’Ici di marzo!». «Però io sono fiducioso, spero in un sabato soleggiato ed ecologico dove la gente abbia voglia di passeggiare - conclude Bertoldi del Garibaldi - domani è un altro giorno. Si vedrà. È presto per tirare le somme, no?». Sì, domani (oggi) è un altro giorno, domani (oggi) è un altro blocco. Si abbassano le saracinesche, si alza un po’ di speranza, dunque. Sulle note serali dei Sex Pistols, “Never mind the… b(ol)locks”. Beh, circa. |