05 APRILE 2005

dal Giornale di Vicenza

Sportello casa, lotta agli sfratti
La “Casa” provinciale resta alta
Il teatro ritorna in tribunale

Coordinamento stranieri, Rdb-Cub e Sportello degli invisibili denunciano l’emergenza abitativa, e non solo per gli immigrati
Sportello casa, lotta agli sfratti
Il servizio offre consulenza legale gratuita ai cittadini in difficoltà

di Federico Ballardin

La porta per una casa ad un prezzo o ad un affitto ragionevole resterà sempre chiusa, ma almeno per i cittadini bisognosi si è aperto uno Sportello. L’iniziativa congiunta del Coordinamento stranieri, Rdb-Cub e Sportello degli Invisibili, è partita ufficialmente martedì scorso. Si chiamerà Sportello Casa e metterà a disposizione un legale per consulenze gratuite e farà da filtro nei rapporti con i proprietari e le agenzie immobiliari. Si tratta dunque di un appoggio per cittadini in difficoltà che offrirà una prima assistenza in caso di sfratto, ma che funzionerà anche come strumento di indagine e monitoraggio del territorio. La porta di via Del Grande 24 resterà aperta dalle 15,30 alle 18 di ogni martedì per fornire consulenza legale principalmente ai cittadini sfrattati. Non si tratta di un servizio rivolto solamente agli stranieri, precisano i promotori dell’iniziativa Nirou Morteza, Germano Raniero e Teo Molin Fop, perché l’emergenza abitativa riguarda sempre più anche gli italiani che sono in difficoltà a reperire una casa ad un affitto ragionevole. C’è poi il problema del mutuo che per moltissimi lavoratori con contratto di precariato rimarrà per sempre un miraggio, non essendo più la busta paga una garanzia accettabile per qualsiasi istituto di credito per i quali il contratto “a tempo indeterminato” rimane la garanzia preferita. «Che gli stranieri siano più esposti rispetto agli italiani è un dato di fatto - spiega Nirou Morteza - perché non hanno la famiglia in Italia che può eventualmente fornire un rifugio temporaneo in caso di sfratto. Inoltre le agenzie immobiliari ricevono richiesta da parte dei proprietari di escludere dalle trattative le famiglie straniere con molti figli». I dati dell’emergenza abitativa sono ormai noti e sono stati riassunti dai responsabili dello Sportello Casa citando fonti comunali. Sono circa 4000 le richieste di casa popolare in tutta la provincia di Vicenza, di cui 900 solo nel Comune capoluogo. Negli ultimi 3 anni il numero degli sfratti sono triplicati nel Comune di Vicenza (nel 2003 sono stati 154 mentre nello stesso anno sono state 107 le case popolari assegnate). Dall’altra parte ci sono circa 2620 appartamenti sfitti in città che rimangono vuoti perché troppo onerosi per la maggior parte dei richiedenti, che non possono permettersi un esborso di 700-800 euro al mese. «La risposta degli enti pubblici locali è la promessa di 500 appartamenti in tre anni per far fronte alle richieste presentate in città mentre le 700 villette che dovranno ospitare i nuovi soldati americani saranno edificate in pochi mesi». Si precisa, non senza polemica, in un volantino dello Sportello Casa. L’emergenza abitativa a Vicenza era stata denunciata già da parecchi anni, l’ultimo atto è datato 21 febbraio, una lettera inviata al prefetto nella quale si chiede un incontro per discutere del problema e nel quale Sportello Casa dichiara apertamente di voler ricorrere nei casi estremi e più disperati al blocco degli affitti, con azioni di resistenza passiva assieme alle famiglie “cacciate”. Tra le varie proposte fatte al Comune per risolvere il problema c’era anche quella di costituire un fondo di garanzia dal quale attingere nel caso qualche affittuario non pagasse i danni eventualmente arrecati ad un immobile. Ma il punto di arrivo degli ideatori di Sportello Casa sarebbe quella di arrivare ad una coerente e razionale politica abitativa sul territorio, legata alle richieste e, soprattutto, alle urgenze.

Vivono in cinque in una sola stanza «Non posso pagare 700 d’affitto»

(fe. ba.) La sua è una storia comune a tanti immigrati. A margine della presentazione del nuovo Sportello Casa, un cittadino macedone racconta le sue difficoltà. Da qualche tempo vive in una stanza nell’edificio dei Servizi sociali del Comune (una soluzione d’emergenza) con i quattro figli e la moglie. «Il mio datore di lavoro mi ha licenziato e di conseguenza mi ha anche sfrattato di casa, che era sua - racconta -. Ho chiesto aiuto ai servizi sociali e in un primo momento mi volevano separare da mia moglie. Ora abitiamo in una stanza ma il problema è che non so più dove sbattere la testa per trovare un lavoro. Ho 34 anni ma tutti vogliono assumere giovani per fargli il contratto di formazione. Io per trovare una casa ho bisogno di un contratto di lavoro, ma non posso pagare gli affitti che ci sono qui a Vicenza: sono 700-800 euro al mese». Di meno è davvero difficile trovare e pare addirittura, dicono in via Del Grande, che in certi casi il prezzo “lieviti” di un bel po’ quando la richiesta di affitto viene fatta da un extracomunitario. Allo sportello casa citano altri casi paradossali dovuti alla “cubatura” pro capite sancita nei regolamenti per l’accesso alle case Erp. In sostanza si tratta di una norma per evitare il sovraffollamento ma ci sono famiglie numerose che in questo modo rimangono fuori da ogni lista per case popolari, che generalmente sono di piccole dimensioni. Ci sono casi di famiglie escluse per un metro quadro in meno di cubatura o che, dopo il ricongiungimento famigliare, si trovano con lo spazio in casa per soli tre dei quattro figli. Ancora: è segnalato un caso di una famiglia che, in attesa di un altro piccolo, è in ansia perché “sforerà” la cubatura prevista dalla legge.


La “Casa” provinciale resta alta
A Vicenza l’Ulivo è primo, ma i “civici” gli limano il risultato
Il centrodestra mantiene un largo vantaggio nei risultati del Vicentino Nel capoluogo testa a testa tra big
In città il centrosinistra si avvicina alle percentuali della maggioranza Lega in recupero su Forza Italia

di Antonio Trentin

In un Veneto diventato con la Lombardia il bastione del "resistere, resistere, resistere" che tocca oggi alla Casa delle libertà invocare, il Vicentino di centrodestra mantiene alti i suoi numeri. Calanti un’altra volta, da un anno all’altro, ma alti come pochi altrove: nei dati provvisori della notte, dopo lo scrutinio ancora ufficioso, il centrodestra vale intorno al 57 per cento contro il 38 del centrosinistra. Con Forza Italia e Alleanza nazionale indebolite e con Lega e soprattutto Udc premiate. Ma a Vicenza-città le schede regionali raccontano una situazione mai verificatasi prima. Nel capoluogo il tandem Polo-Lega non riesce a varcare il 50 per cento (complice il risultato del Progetto Nordest di Giorgio Panto e la sforbiciata ai voti di destra data da Alternativa sociale) mentre l’Unione filo-prodiana allargatasi a venetisti, Consumatori e "civici" (che sottraggono numeri agli Uniti nell’Ulivo, obbligandoli al segnoi negativo nei raffronti) si spinge fino al 45 per cento. E nella conta testa-a-testa tra Giancarlo Galan e Massimo Carraro vince clamorosamente il secondo per un soffio: 53 preferenze. Sono queste le tendenze conteggiate nelle urne della provincia e del capoluogo, e destinate a proiettarsi l’anno prossimo sulla gara per i collegi di Camera e Senato e sulle trattative tra i partiti per le candidature.
I due risultati "fuori dai poli"
E ci sono i risultati dei due candidati "fuori dai Poli" da aggiungere: il "mussoliniano" Roberto Bussinello è rimasto stoppato su una quota inversamente proporzionale alla presenza sui mass-media della sua Alternativa sociale; ma Panto - sgomitando tra destra e sinistra, e imperversando nelle tivù locali di sua proprietà - ha ottenuto per i nordestini un paio di biglietti buoni per Venezia. La tabella qui accanto descrive l’evoluzione di partiti e coalizioni nei cinque anni dalla vittoria alla grande di Galan alleato dei leghisti (2000) ai risultati (non definitivi) della notte scorsa.
Travaso di voti da FI-An a Lega-Udc
Forza Italia ha patito ancora, come aveva patito alle euroelezioni del 2004. È stata ritoccata all’ingiù anche Alleanza nazionale. Insieme i due principali partiti del Polo hanno rimesso in libertà voti in abbondanza e ne hanno beneficiato la Lega Nord e l’Udc. Praticamente irrilevante l’oscillazione del Nuovo Psi con l’aggiunta dei laici di destra. E così il rimescolamento dei numeri nella Casa delle libertà si conclude col segno "meno": - 6,5% rispetto a cinque anni fa; - 2,5% rispetto all’anno scorso, secondo i dati provvisori. Il rapporto-dati che colpisce di più, e che si rifletterà sull’andamento futuro della maggioranza nella stagione dell’incipiente devolution (esiti della riforma costituzionale permettendo), riguarda il riavvicinamento delle percentuali di Forza Italia e della Lega Nord su base provinciale: i numeri restano lontanissimi da quelli della stagione d’oro bossiana - otto-nove anni fa - ma gli "azzurri" non riescono più a vantare i risultati gagliardi che garantivano al partito di valere da solo come tutto il resto della Casa delle libertà messo insieme.
L’Ulivo potato dai carrariani
Dalla parte opposta è il passo indietro degli Uniti nell’Ulivo a colpire. Nel resto d’Italia l’avanzata ha fatto gongolare i filo-prodiani. Nel Vicentino e nel capoluogo - anche più che in altre analoghe situazioni in giro per il Veneto - l’effetto-liste civiche ha colpito pesantemente. La possibilità che la federazione riformista Margherita-Ds-Sdi-repubblicani cedesse punti alla "lista del presidente" (Per il Veneto con Carraro) era stata messa in conto e preventivata come “sacrificio" in vista di un bilancio complessivamente positivo per la coalizione. È andata proprio così e forse in misura superiore al previsto. Ha fatto da traino il nome di Carraro e hanno aggiunto il resto i "civici", soprattutto quelli di Vicenza Capoluogo capitanati da Giovanni Giuliari.
Il ventaglio dell’Unione
Facile immaginare ripercussioni politiche e "germogli" di aspirazioni parlamentari tra dodici mesi, quando ci saranno da scrivere le squadre del centrosinistra per il Parlamento. Per non dire delle ripercussioni che avranno gli assetti ulivisti dopo la misurazione dei voti di preferenza, con il diessino Claudio Rizzato scavalcato dai candidati della Margherita, Giuseppe Berlato Sella e Achille Variati. Nel ventaglio dei partiti e partitini aggrappolatisi intorno a Carraro riescono a distinguersi solo i Verdi - particolarmente in crescita a Vicenza - mentre il resto è modesto recupero (Liga fronte veneto), stazionarietà con lievi aumenti o flessioni (Prc-Rifondazione, Pdci-Comunisti, Udeur), calo (Italia dei valori) o esordio insignificante (Consumatori). Un segnale molto chiaro, tutto questo, sulla preferenza aggregatrice dell’elettorato di centrosinistra, incrinabile soltanto da particolarità legate alla caratterizzazione di singoli candidati forti. Carraro, appunto, e l’abbinamento del suo nome e del suo volto a una lista particolare.

La ricerca della terza via manda AS fuori strada
La delusione del candidato presidente Bussinello e le riflessioni di Cioni e Tosin sulla coalizione d’estrema destra

(s. m. d.) Delusione sì, rassegnazione mai. Nella super confederazione di Alternativa Sociale non si nasconde un malumore impigliatosi su quell’1 per cento circa di voti, obiettivo lontano da quel 3 per cento tanto sperato nei giorni scorsi. «Correre al di fuori dei due schieramenti è una scelta coraggiosa - spiega il candidato presidente del Veneto Roberto Bussinello - una scelta che però non paga sul piano elettorale. Evidentemente anche in questa regione, come nel resto del Paese, c’è un bipolarismo dal quale non si vuole uscire». «Partecipare ad una campagna elettorale, comunque, è sempre un’esperienza importante - prosegue Bussinello - il risultato non è stato all’altezza delle nostre aspettative. Faremo meglio la prossima volta». Uno stato d’animo che lascia ampio spazio a future speranze e buoni propositi, dunque, ma che, anche nei candidati vicentini, non può mascherare la delusione di una matematica insoddisfacente. «Purtroppo abbiamo constatato che la gente preferisce “rifugiarsi” e rispecchiarsi, ancora una volta, nei due poli classici di centro-destra e centro-sinistra - racconta Alex Cioni - l’elettorato non ha capito la logica di chi sta fuori da questa geometria politica, forse non è ancora pronto». «D’altra parte - aggiunge - il nostro schieramento è nato da solo un anno, ora cresceremo e, naturalmente, ci prepareremo per il prossimo appuntamento con le politiche». E ragionando sulla provenienza dei voti, le puntualizzazioni si moltiplicano: «Le preferenze sono arrivate soprattutto dai militanti, dal nostro zoccolo duro oltre il quale non siamo riusciti ad andare - spiega Cioni, individuando il problema o, meglio ancora, quella che viene definita “la grande incomprensione con l’elettorato veneto” - insomma, non siamo riusciti a sfondare gli schemi e a conquistare la base popolare degli elettori. A questo si è aggiunta la presenza di nuovi partiti come quello di Panto a cui sono andati molti voti di protesta che magari potevano andare a noi». «Io credo che anche il caso Mussolini abbia influito negativamente sulla nostra campagna elettorale - aggiunge Luigi Tosin - paradossalmente, quella che credevamo una grande pubblicità a lieto fine si è tradotta in un boomerang che ha influito negativamente sulle scelte degli elettori e questo ci dispiace ulteriormente». Ora, dunque, prima di ripartire si trova lo spazio per le necessarie riflessioni. «È doverosa un’analisi interna su questi risultati e sulle nostre alleanze - annuncia Tosin - un’analisi molto realista, sia a livello territoriale che a livello nazionale, che faremo proprio nei prossimi giorni quando si riunirà a Roma il nostro comitato centrale». «Il nostro impegno va avanti, e più forte di prima - conclude Cioni - sinceramente rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto con i mezzi che avevamo a disposizione. Ci dispiace solo che la gente non abbia capito ancora a pieno il nostro ruolo di rottura e la nostra posizione “extra-poli”. Ma lavoreremo perché questo avvenga al più presto».


Oggi la rescissione del contratto con la Cogi: l’impresa fiorentina avrà quindici giorni di tempo per liberare l’area di viale Mazzini dalle gru e da altro materiale di sua proprietà. I sindacati hanno chiesto al prefetto l’apertura di un tavolo per il futuro degli operai. Toniolo: «Non vogliamo assistenzialismo»
Il teatro ritorna in tribunale
Operai senza paga: presentato decreto di ingiunzione contro il Comune

di Chiara Roverotto

Il teatro ritorna in tribunale. Questa mattina i legali della Cgil presenteranno al pretore del lavoro un’ingiunzione di pagamento contro la Cogi e l’Amministrazione comunale per la mancata consegna dello stipendio dei lavoratori (una ventina) del mese di febbraio. Il Comune, infatti, dopo la sentenza del giudice del lavoro che reintegrava gli operai del cantiere di viale Mazzini, ha versato due mensilità; i pagamenti da gennaio sono stati sospesi in attesa di ulteriori verifiche da parte dell’Ispettorato del Lavoro. Quest’ultimo pare debba valutare, se di fatto, gli operai hanno lavorato oppure no. Posizione contestata dai sindacati della Fillea-Cgil e dai legali, i quali hanno sempre sostenuto che la sentenza del giudice era chiara: reintegro degli operai nel cantiere di Vicenza. Se poi questo è rimasto bloccato per inadempienze dell’amministratore unico dell’impresa che aveva vinto l’appalto, sotto il profilo giuridico non ha alcuna rilevanza. I legali della Cgil ci hanno pensato parecchio prima di percorrere questa via. « Non ci restava altro da fare per tutelare i lavoratori - spiega l’avv. Barbara Borin - a questo punto sarà il giudice a decidere ». Toccherà a lui stabilire se accogliere l’istanza e, quindi, emettere il decreto di ingiunzione, oppure stabilire che non ci sono elementi tali da richiedere il provvedimento. « Quanto tempo ci vorrà? In media - risponde l’avv. Borin - queste pratiche si risolvono nel giro di qualche giorno... ». Ma non è finita, la Fillea Cgil ha chiesto un incontro con il prefetto per l’avvio di un tavolo di concertazione in vista della riapertura del cantiere, come anticipato dal sindaco venerdì scorso durante una conferenza stampa nella quale ha annunciato che la Vittadello Intercantieri di Limena ha accettato di ultimare l’opera. « Comune, azienda e primo cittadino devono firmare un protocollo d’intesa. I lavoratori - dice Antonio Toniolo, segretario provinciale della Fillea Cgil - non sono in cerca di assistenzialismo e, infatti, stiamo cercando per loro un’occupazione in altre aziende, ma l’Amministrazione comunale non ha vigilato a sufficienza e ha sempre minimizzato sulle difficoltà che aveva l’impresa aggiudicataria». Al riguardo l’assessore ai Lavori pubblici, Carla Ancora, durante la conferenza stampa di venerdì è stata molto chiara: « L’Intercantieri ha personale proprio ed eventualmente spetterà solo a loro decidere se vorranno assumere gli operai che hanno lavorato in viale Mazzini fino a qualche mese fa ». Sta di fatto che oggi scade il termine per la rescissione del contratto con la Cogi di Firenze e in cantiere si dovrebbe tenere quello che in gergo amministrativo si chiama contraddittorio tra il Comune e l’impresa appaltatrice. In teoria dovrebbero essere presenti i rappresentanti di entrambi gli enti pubblici e privati per procedere all’attribuzione delle proprietà. In sostanza da oggi l’impresa di Giuseppe Coccimiglio avrà quindici giorni di tempo per liberare l’area dalle gru e da altri macchinari che sono serviti nei mesi scorsi per la costruzione del teatro. Nel momento in cui non dovesse esserci alcun rappresentante legale della ditta fiorentina il Comune procederà da solo: c’è da dire che nel cantiere, in tutti questi mesi, ha sempre dormito un custode, uno degli operai che era stato licenziato e proprio venerdì pare si siano presentati alcuni operai di Firenze per ritirare del materiale, ma che siano stati fermati dai lavoratori che presidiavano l’area. « Naturalmente - spiega Toniolo - il Comune è stato avvisato, di più non potevamo fare... ». Insomma, il capitolo Cogi si sta definitivamente chiudendo, la rescissione decisa dalla giunta dopo le relazioni del direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro e del responsabile del procedimento, arch. Gianni Bressan, risale a qualche settimana fa. Da quella data sono trascorsi i tempi tecnici necessari per evitare eventuali ricorsi ed ora arriva la parola fine. Scongiurata l’ipotesi di un nuovo appalto, che avrebbe fatto perdere a palazzo Trissino almeno sei mesi per indire la gara e per accettare le offerte, il sindaco si è sbilanciato sostenendo che a partire dal prossimo mese di maggio in viale Mazzini si tornerà a lavorare con un’ impresa veneta « più vicina a noi sia per il senso di impresa che incarna, sia per il rispetto delle norme sindac ali ».