Il record: all’asilo di S. Bortolo
un alunno su due è straniero
E la media cittadina ha sfondato per la prima volta il tetto del 20 per cento
di G. M. Mancassola
C’è un asilo, in città, dove al suono della prima campanella, per ogni alunno nato da genitori vicentini ce ne sarà uno straniero. È la scuola comunale per l’infanzia “Giuliari” nel quartiere di S. Bortolo, in via Goito. I numeri escono dalle statistiche elaborate in municipio alla conclusione delle iscrizioni.
Le tabelle presentate all’assessore all’Istruzione Arrigo Abalti parlano sempre più straniero e fotografano una realtà chiara: questo anno scolastico destinato a restare nella piccola storia dell’immigrazione vicentina, con una media generale di iscritti extracomunitari nelle scuole per l’infanzia che per la prima volta sfonda il tetto del 20 per cento.
Il dato più eclatante riguarda appunto la Giuliari, dove su 50 bambini ci saranno 21 stranieri, vale a dire il 42 per cento. Dopo la Giuliari, vengono la “L. F. Tretti” con il 37 per cento, la “O. Tretti” il 35 per cento, alla scuola di Villaggio del Sole il 29 per cento. La sorpresa viene dalle periferie, quelle che a Parigi chiamerebbero banlieue: a S. Agostino 0 per cento, idem a Casale, numeri minimi anche a Polegge con il 4 per cento e all’Anconetta con il 6 per cento. Molto più alte le percentuali del centro storico, con il 27 per cento alla “Bixio”, il 17 per cento alla S. Rocco e il 15 per cento alla Fogazzaro
La media cittadina è del 21,73 per cento: su 1.100 iscritti complessivamente, 239 sono stranieri. Come sottolinea l’assessore Abalti, le iscrizioni all’anno scolastico 2006-07 hanno registrato un deciso balzo in avanti: nel 2003 erano il 17,30 per cento, nel 2003 il 18,10 per cento, nel 2005 il 18,90 per cento.
Piccoli balzi in un trend costante e ora un salto decisamente più lungo, con quasi il 3 per cento in più nell’arco di appena un anno.
La maggioranza sono originari del Marocco, poi del Ghana, dell’Algeria, della Tunisia, della Bosnia e dello Sri Lanka.
Secondo Abalti non ci sono, almeno apparentemente, ragioni per spiegare questo boom: «Dobbiamo attrezzarci - osserva - affrontare le tematiche dell’immigrazione significa conciliare identità e integrazione, nella consapevolezza che il melting pot appartiene a un’altra cultura e un altro continente. Le comunità straniere in Italia che accettano i valori della nostra società devono essere messe in condizione di integrarsi nel solco della legge Bossi-Fini: severi con chi trasgredisce, solidali con chi lo merita». L’assessore annuncia l’intenzione di mettersi in contatto con la Regione e in particolare con l’assessore veneto Elena Donazzan per capire se c’è la possibilità di ottenere nuovi fondi utili a potenziare un servizio su cui Abalti gioca molte delle sue carte per l’integrazione: i mediatori culturali. «Diamo loro gli strumenti per integrarsi al meglio. Questi numeri - conclude Abalti - rappresentano un’urgenza».