05 SETTEMBRE 2006

«Ronde e ispezioni anti-degrado»
Il record: all’asilo di S. Bortolo un alunno su due è straniero

Il comitato di viale Milano e via Torino scrive una lettera chiedendo maggiore coordinamento fra le forze dell’ordine
«Ronde e ispezioni anti-degrado»
Oggi il vertice in prefettura. «Siamo esasperati e abbiamo paura»

(g. m. m.) «Postazioni fisse di controllo notturno e ispezioni della Finanza nei negozi e locali pubblici». Sono alcune delle proposte che il comitato di viale Milano e via Torino ha avanzato in una lettera indirizzata al prefetto, al questore e al sindaco. Le richieste arrivano alla vigilia del vertice convocato per questa mattina in prefettura con l’obiettivo di analizzare l’allarme sicurezza che viene lamentato da residenti e commercianti nella zona che orbita intorno alla stazione. «Da oltre tre anni - scrive il portavoce Florio Cappon - il comitato sta combattendo una lotta impari contro il sempre più evidente degrado che ha colpito il nostro quartiere. C’eravamo illusi che la brillante operazione antidroga “Hannibal” della Guardia di Finanza, in collaborazione con tutte le forze dell’ordine, avesse in qualche modo “pulito” la zona creando i presupposti per un controllo costante e assiduo del quartiere, in modo da scoraggiare la presenza di malavitosi, balordi e extracomunitari irregolari». Da inizio estate, però, la pausa è finita e sono ripresi «i loschi traffici. Neppure l’installazione di telecamere fisse sembra sortire qualche effetto deterrente. I residenti sono esasperati e ora hanno anche paura». Il comitato propone quindi alcune misure per limitare il degrado: ronde di quartiere a piedi in coordinamento tra polizia, carabinieri e vigili urbani, con sistematico controllo dei documenti; postazioni fisse di controllo almeno dalle 18 alle 2; ispezioni nei negozi etnici da parte della Finanza e degli ispettori dell’ufficio Igiene, nonché restrizione degli attuali orari di attività, con chiusura serale alle 20 e turno di riposo settimanale di domenica. E ancora: obbligo per i privati proprietari delle aree dismesse di erigere barriere invalicabili per evitare che si creino dormitori e bivacchi o addirittura case di tolleranza a cielo aperto; istituzione di un comitato di sicurezza a riunioni cadenzate e periodiche per verificare la situazione. Il comitato chiede quindi maggiore coordinamento per scoraggiare i malintenzionati e per essere nelle condizioni di intervenire con tempestività in caso di azioni illegali.

Il questore diventa detective

di Ivano Tolettini

Quando il questore diventa detective. Per una notte ad osservare e prendere appunti sul degrado. Da solo con il suo autista, in giro per la città nel cuore del disagio e del crimine, dove la mala, soprattutto con cromosomi stranieri, detta legge con una certa strafottenza. La mappa è presto disegnata. Via del Carso, in zona Cattane, meta di spacciatori magrebini con i residenti sul piede di guerra tanté che più volte hanno inviato esposti in viale Mazzini e al comando carabinieri chiedendo energici rimedi. Viale Torino, con il parchetto dell’area ex Domenichelli meta di amori fugaci a pagamento e al centro delle polemiche della gente che teme, soprattutto per l’attiguo e parallelo viale Milano, un po’ alla volta l’effetto padovano di “via Anelli”. È poi, naturalmente, viale San Lazzaro, fino a Ponte Alto e Creazzo tirando diritto verso le Alte sulla statale 11, autentico boulevard del sesso dove il marciapiede è rigidamente capitalizzato: alle bianche dell’Est controllate dalla mafia balcanica fino quasi alla grande rotatoria di Montecchio e, più avanti, alle “colleghe” africane orchestrate da mamam e “stregoni” che a suon di riti vodoo magnetizzano le paure. Talvolta spunta anche il coltello come qualche settimana fa, quando una povera ragazza nigeriana è stata ferocemente assassinata. Un omicidio avvolto nel mistero, destinato forse a rimanere insoluto come succede spesso per gli sgarri nel mondo della prostituzione. Dario Rotondi, 58 anni, da tre anni questore berico, queste realtà, e non potrebbe essere diversamente, le conosce bene. Ma il capo della polizia vicentina per una notte ha voluto toccarle con mano. Ha lasciato i rapporti dei suoi uomini sulla scrivania e si è “comandato” sulla strada. In incognita, da detective assieme al suo fidato autista, facendosi accompagnare per ore, osservando gli scambi di segnali tra magrebini che controllano lo spaccio degli stupefacenti, vestendo i panni di un normale investigatore della squadra mobile. Il clima che si respira a Vicenza è simile a quello delle altre città venete. Va meglio rispetto a Padova e Verona, anche perché sono grandi più del doppio rispetto al nostro capoluogo, ma peggio se confrontata la nostra realtà a Treviso. Il centro del disagio sono quelli che potremo chiamare dei “microghetti”, dove le comunità straniere al calare delle ombre diventano le padrone, venendo incontro alla sconfinata e ricca domanda di vizio della nostra gente: droga e sesso su tutti. È una fabbrica che ogni notte consolida un fatturato da far paura perché sono migliaia i cittadini che frequentano i luoghi del piacere e dello sballo. Un trend ascendente che nessuna campagna di polizia ha finora fermato perché quando in una notte più di cento prostitute (per gran parte irregolari) si offrono sulla strada - senza contare quelle che si possono raggiungere via telefono - vuol dire che il fenomeno è ovvimente sociale e non serve a nulla scandalizzarsi e battersi contro l’ipotesi delle case chiuse. Per contrastare il fenomeno bisogna segliere tra il pragmatismo, come avviene in quelle nazioni che si guarda al sodo delle questioni, e il velo dell’ipocrisia che maschera una realtà marcescibile e che, come sa chiunque, è connaturata alle debolezze umane. Il questore-detective ha preso appunti, ha segnato numeri di macchine sospette, ha memorizzato volti e verificato di persona dove il degrado notturno si insinua nell’apparente routine di una realtà che peggiora col trascorrere degli anni. Come in via del Carso dove non si vuole fare il callo alle frotte di magrebini, molti clandestini, che hanno eletto anche l’area del vicino supermercato a grande rete di spaccio di cocaina e hashish. Vicenza di notte presenta il volto di una città in profonda crisi. Dove alcune zone sono meta di traffici illegali in mano al crimine straniero. Centinaia di uomini che vivono alla meno peggio. Ma la malavita ha mutato pelle rispetto a qualche anno fa, tanto da essere diventata più sofisticata. Non è un caso se le operazioni con arresti in serie sono in calo. Il controllo avviene ormai nell’etere, dove ogni notte decine di migliaia di chiamate ai cellulari si incrociano e formano il nodo scorsoio di un crimine senza timori. Il degrado di una città che il questore Rotondi ha verificato di persona e che alle prime luci lascia spazio all’apparente pulizia dei camion delle Aim che puliscono le strade. Tanto ci sarà sempre la notte successiva a battezzare le rinnovate ansie.


Scuola e immigrazione. I numeri del Comune: primi i marocchini, poi i ghanesi
Il record: all’asilo di S. Bortolo un alunno su due è straniero
E la media cittadina ha sfondato per la prima volta il tetto del 20 per cento

di G. M. Mancassola

C’è un asilo, in città, dove al suono della prima campanella, per ogni alunno nato da genitori vicentini ce ne sarà uno straniero. È la scuola comunale per l’infanzia “Giuliari” nel quartiere di S. Bortolo, in via Goito. I numeri escono dalle statistiche elaborate in municipio alla conclusione delle iscrizioni. Le tabelle presentate all’assessore all’Istruzione Arrigo Abalti parlano sempre più straniero e fotografano una realtà chiara: questo anno scolastico destinato a restare nella piccola storia dell’immigrazione vicentina, con una media generale di iscritti extracomunitari nelle scuole per l’infanzia che per la prima volta sfonda il tetto del 20 per cento. Il dato più eclatante riguarda appunto la Giuliari, dove su 50 bambini ci saranno 21 stranieri, vale a dire il 42 per cento. Dopo la Giuliari, vengono la “L. F. Tretti” con il 37 per cento, la “O. Tretti” il 35 per cento, alla scuola di Villaggio del Sole il 29 per cento. La sorpresa viene dalle periferie, quelle che a Parigi chiamerebbero banlieue: a S. Agostino 0 per cento, idem a Casale, numeri minimi anche a Polegge con il 4 per cento e all’Anconetta con il 6 per cento. Molto più alte le percentuali del centro storico, con il 27 per cento alla “Bixio”, il 17 per cento alla S. Rocco e il 15 per cento alla Fogazzaro La media cittadina è del 21,73 per cento: su 1.100 iscritti complessivamente, 239 sono stranieri. Come sottolinea l’assessore Abalti, le iscrizioni all’anno scolastico 2006-07 hanno registrato un deciso balzo in avanti: nel 2003 erano il 17,30 per cento, nel 2003 il 18,10 per cento, nel 2005 il 18,90 per cento. Piccoli balzi in un trend costante e ora un salto decisamente più lungo, con quasi il 3 per cento in più nell’arco di appena un anno. La maggioranza sono originari del Marocco, poi del Ghana, dell’Algeria, della Tunisia, della Bosnia e dello Sri Lanka. Secondo Abalti non ci sono, almeno apparentemente, ragioni per spiegare questo boom: «Dobbiamo attrezzarci - osserva - affrontare le tematiche dell’immigrazione significa conciliare identità e integrazione, nella consapevolezza che il melting pot appartiene a un’altra cultura e un altro continente. Le comunità straniere in Italia che accettano i valori della nostra società devono essere messe in condizione di integrarsi nel solco della legge Bossi-Fini: severi con chi trasgredisce, solidali con chi lo merita». L’assessore annuncia l’intenzione di mettersi in contatto con la Regione e in particolare con l’assessore veneto Elena Donazzan per capire se c’è la possibilità di ottenere nuovi fondi utili a potenziare un servizio su cui Abalti gioca molte delle sue carte per l’integrazione: i mediatori culturali. «Diamo loro gli strumenti per integrarsi al meglio. Questi numeri - conclude Abalti - rappresentano un’urgenza».