06 FEBBRAIO 2005
dal Giornale di Vicenza
Polveri in calo, ma non abbastanza
Ed è già polemica
Polveri in calo, ma non abbastanza
Venerdì (primo giorno di stop) pm10 a 76 microgrammi, ancora fuori norma
di Gian Marco Mancassola
Settantasei microgrammi: è il valore di pm10 registrato venerdì, primo giorno del grande blocco, dai sensori della centralina collocata dall’Arpav in viale Milano. Il giorno prima le nocive polveri sottili erano a 107 microgrammi: a prima vista, dunque, lo stop è coinciso con un calo delle concentrazioni di inquinanti, ma non è stato un contributo tale da far scendere i valori al di sotto della soglia di 50 microgrammi, fissata dalla normativa europea per la protezione della salute. Il sacrificio della città, dunque, non è servito? Ogni considerazione, rispondono in municipio, va fatta al termine dei quattro giorni, quando sarà possibile paragonare i valori delle tre centraline (in questo momento c’è soltanto il dato di viale Milano) per tutta la durata del blocco. Il secondo giorno di stop totale, nel frattempo, ha portato anche una diminuzione nel numero delle multe rifilate ai trasgressori: i verbali da 71 euro sono stati 120, dopo che venerdì erano stati 200.
I controlli. Le pattuglie dei vigili ieri hanno controllato complessivamente 900 auto (venerdì erano state 800), staccando meno foglietti verdi. Segno che - fa notare l’assessore alla mobilità Claudio Cicero - i vicentini hanno tentato meno furbate, imparando i termini dell’ordiannza. Un centinaio i veicoli controllati in possesso di autocertificazione, mentre 171 sono state le auto con motore a gas. Buona la rotazione nei parcheggi scambiatori, che non hanno sofferto i sovraffollamenti di venerdì. Molte famiglie che si sono attrezzate con biciclette per approdare nel centro storico. Nonostante tutto questo, resta alto l’indice di malumore dei negozianti attivi all’interno della zona rossa.
Oggi e domani si rinnova il blocco dalle 9 alle 18. Oggi resta valida la possibilità di sfruttare il Centrobus gratuitamente per coloro che lasciano l’auto nei park scambiatori.
Polveri & polemiche. Secondo gli addetti ai lavori, gli effetti reali ed eventuali del blocco sulla qualità dell’aria si potranno apprezzare dal terzo giorno in poi. Per questo, le analisi dell’ufficio ecologia comunale, coordinato da Elvio Bissoli, saranno compilate solo da martedì in poi. E tuttavia, è già tempo di polemiche velenose, agitate da Legambiente Veneto, che ieri ha diffuso un comunicato al vetriolo, parlando senza mezzi termini di “blocco bluff”. «Il sindaco non può non sapere, i tecnici Arpav non possono non avergli detto - sostiene Legambiente - che contro il pm10 un blocco di così minuscole dimensioni, per quanto di 4 giorni, è soltanto, in un modo o nell'altro, una mossa propagandistica». Gli ultimi dati Arpav disponibili - si legge nel documento - danno il pm10 in diminuzione in tutto il Veneto, anche se resta sopra limiti di legge. La diminuzione c'è stata anche a Vicenza, «ma più che ricollegabile al blocco - viene rilevato - è dovuta alle condizioni atmosferiche che venerdì in tutta la regione hanno favorito la dispersione delle polveri sottili». Infatti il blocco a Vicenza - dice Legambiente - riguarda una superficie totale di soli 7,2 chilometri quadrati, il 26% della superficie totale del territorio Comunale, se poi si considera che la parte pianeggiante della provincia berica è di oltre 800 km quadrati, «tutti possono capire la portata del bluff». «Immaginate Vicenza - continua Legambiente - come una zuppiera: togliere le emissioni di pm10 prodotte dal traffico nel centro è come levare una cucchiaiata di minestra dal centro di una zuppiera piena: il momentaneo vuoto sarà immediatamente ricolmato».
La replica da palazzo Trissino non si fa attendere. È l’assessore Cicero a rendere pan per focaccia: «Non accettiamo alcun tipo di lezione da chi tenta soltanto di fare bassa propaganda politica, capace soltanto di dire alla gente di andare a piedi, pura utopia. Legambiente, che si presenta come associazione ambientalista, avrebbe potuto come minimo ringraziare l’Amministrazione comunale per il coraggio di una soluzione forte per la città, anche se limitata nello spazio. Ci rendiamo conto di essere solo un pezzo in un’area più vasta, ma anche il Veneto rispetto all’Italia, o l’Italia rispetto all’Europa sono solo minime parti per un problema di vaste dimensioni».
«Sì, il blocco ci ha spiazzati Ma guai a ritenerlo un test»
Il consigliere Verde Ciro Asproso parla a tutto campo dello stop alle auto, delle sue conseguenze e delle cose da fare Con una postilla
di Sandro Sandoli
Al sindaco Hüllweck la frequentazione giovanile dei palcoscenici (negli anni Settanta ha vinto il premio “Invito alla prosa”) indubbiamente è servito: con il colpo di teatro del blocco delle auto, infatti, ha spiazzato tutti. Lo ammette anche Ciro Asproso, coerente e onesta voce verde - ambientalista del consiglio comunale: «Non nego - dice - che abbia portato scompiglio anche nel centrosinistra. Imponendo un lungo stop alle auto, che era il cavallo di battaglia delle opposizioni, ha creato imbarazzo, in più d’uno ha creato la sgradevole sensazione di essere stato scavalcato. Perché tutti si chiedono se funziona o non funziona, perché il provvedimento è stato visto come un test per verificare la bontà di posizioni ideologiche. In poche parole il blocco ha posto questo problema: se funziona vanno riviste tutte le politiche di questa amministrazione e dell’assessore Cicero incentrate sulla fluidificazione del traffico, se invece non funziona il centrosinistra e gli ambientalisti devono riconoscere di aver sbagliato a chiedere limitazioni alla circolazione delle auto».
- Allora tutti con il fiato sospeso, in attesa dei risultati, che si conosceranno non prima di martedì. Ma intanto, a naso, secondo lei funziona?
«La domanda me la sono posta anch’io, però prima bisogna rispondere a questo quesito: perché lo hanno fatto? E la mia risposta è: per fiaccare la resistenza dei cittadini.
- In che senso?
«Se veramente si volesse la riduzione delle polveri sottili bisognerebbe aver adottato non un provvedimento estemporaneo come questo blocco, ma una politica di riduzione del traffico il meno invasiva possibile: invece in questi ultimi sei anni l’unica preoccupazione è stata la fluidificazione della circolazione, anche a scapito del mezzo pubblico, con costi che rendono più conveniente l’utilizzo dela vettura, corse non regolari, zone della città abbandonate. Ecco perché meraviglia ciò che sta succedendo in questi giorni».
- Facciamo finta di avere già in mano una serie di dati che dicono che il blocco alla città ha fatto bene: Hüllweck & C. cosa dovrebbero fare?
«Se sono coerenti, dovrebbero dire: ogni settimana si chiude per due giorni. Chi aveva pensato addirittura a sette giorni, dovrebbe essere pronto ad adottare un provvedimento altrettanto incisivo. Invece non c’è alcun programma di blocco futuro, ma eventualmente si sta pensando a un referendum. E questa è una logica inaccettabile, perché obbliga i cittadini a scegliere tra la salute e abitudini consolidate, senza dare serie alternative».
- Che sarebbero?
«Quelle, ad esempio, di Reggio Emilia, dove sono sono state adottate serie politiche ambientali. Lì l’ing. Rodighiero, vicentino ed ex Aim, ha rivoluzionato la mobilità cittadina, cioè ha esteso la zona a traffico limitato ovvero ha fatto il contrario di Vicenza che vorrebbe le auto anche in piazza dei Signori, ha rinnovato tutto il parco mezzi comprando bus e vetture elettrici o a gpl, ha reso certi i passaggi dei mezzi pubblici, ha migliorato e reso più capillare il servizio anche con corse a chiamata nelle ore notturne, ha collegate le piste ciclabili tra di loro e con i punti eccellenti della città».
- Qui invece con il blocco si “uccide” il centro storico: il movente?
L’intento è scoperto: deve creare tanti malumori, che chi ha sempre chiesto la rottura del’accerchiamento delle auto deve essere costretto a tacere».
- Cioè una furbata: come il ripensamento sull’Albera e la ventilata idea di riproporre lo stop ai Tir che percorrono la statale del Pasubio?
«Non so se sia sincero, ma anche al villaggio del Sole e in tutti i quartieri fino a Motta la situazione è intollerabile. E non ci si può nascondere che la bretella non si fa in un anno e mezzo. Ritengo che Hüllweck voglia far credere di essere preoccupato per la salute pubblica e di essere pronto ad agire, ma sa che il blocco dei mezzi pesanti non glielo lasciano fare e cerca di far bella figura a parole, con le quali indubbiamente sa destreggiarsi molto bene»
- Comunque si saprà martedì se quello in corso è giusto o sbagliato: intanto, vi sentite tutti sotto esame?
«Volenti o nolenti, sì. Secondo me lo stop alle auto si sostiene solo se ha motivazioni di emergenza sanitaria: infatti il consiglio comunale non ha deciso nulla, il provvedimento è solo del sindaco, che è la massima autorità sanitaria e data l’attuale situazione non poteva fare altrimenti».
- E se le polveri sottili si saranno abbassate?
«In teoria significherebbe che abbiamo ragione noi, ma non è importante, sarebbe inutile discuterne. Bisogna invece essere onesti e riconoscere che i risultati non dipendono solo da comportamenti legati all’ordinanza, ma anche da situazioni climatiche che non è possibile predeterminare».
- Insomma lei toglie al blocco quell’etichetta di test che qualcuno, frettolosamente o maliziosamente, gli ha appiccicato?
«Certamente. I risultati che avremo a fine blocco non sono assolutamente un test scientificamente valido. Non vanno considerati la prova provata di qualcosa. Pertanto nessuno potrà cantare vittoria o accampare meriti che sarebbero mistificanti. Invece fin da martedì sarebbe importante cominciare subito a discutere su quanto siamo disposti a investire in termini economici e culturali su una diversa politica della mobilità. Invece il blocco e quel che ne consegue, vediamolo come un intervento di emergenza. E basta».