06 AGOSTO 2005

dal Giornale di Vicenza

Albera, il silenzio fa rumore
SCHIO.«Un letto anche per gli irregolari»

Albera, il silenzio fa rumore
Alle 4,30 arriva anche Hüllweck per un insolito sopralluogo

di Elisa Morici

Sulla testa un tetto di stelle luccicanti come nei cieli d’alta montagna. Tutt’intorno il silenzio, reale, magico, quasi commovente. Una notte indimenticabile, vissuta sull’asfalto dell’incrocio più trafficato, rumoroso e pericoloso della provincia. A dimostrazione che cambiare si può, con uno sforzo immane e costi piuttosto salati, ma si può. Il rondò dell’Albera e le sue lunghe appendici, strada del Pasubio e viale del Sole, possono divenire un triangolo più a misura d’uomo, almeno dal tramonto all’alba, interrompendo il frastuono assordante prodotto dai tir che corrono veloci a rovinare il sonno e i sogni dei residenti. È bastato un simbolico sit-in di una dozzina di persone perché i camionisti, per una notte, si tenessero alla larga dalle strade del divieto imposto dall’ordinanza comunale. Ieri mattina, dalle 4 alle 6, la trasformazione si è compiuta sotto gli occhi delle forze dell’ordine, carabinieri, polizia municipale e agenti della questura, ma soprattutto del sindaco Enrico Hüllweck, presentatosi alle 4,30 con indosso un impeccabile completo gessato presto sostituito da un giubbino fosforescente. «L’avevamo invitato ma il suo arrivo non ha mancato di suscitare un po’ di sorpresa» - commenta Giovanni Rolando del comitato dell’Albera -. In due ore nessun tir ha varcato i confini della zona incriminata; neppure uno, a fronte delle decine di trasgressori transitati impuniti nelle notti precedenti, segno che tra i camionisti la voce è girata veloce e che l’alternativa al passaggio nei quartieri dell’Albera esiste ed è percorribile. «Ci avevano detto che vietando il transito ai tir si mette in ginocchio l’economia - sottolinea Rolando -, ma la scorsa notte abbiamo dato una piccola dimostrazione che non si tratta di un rischio concreto ma piuttosto di una grossa bufala. È apparso evidente infatti il passaparola tra gli autotrasportatori, che in previsione di possibili controlli delle forze dell’ordine hanno regalato ai residenti qualche ora di pace trovando, credo senza troppi problemi, percorsi alternativi». Quando a Hüllweck, si è soffermato a constatare i danni causati di recente da un tir alle transenne dei marciapiedi, divelte e tutt’ora mancanti in diversi punti lungo la circonferenza della rotatoria. Il sindaco si è impegnato a risolvere il disagio e a far sistemare anche il semaforo mal funzionante (in contemporanea al rosso appare il verde lampeggiante), oltre a trovare una soluzione per lo strettissimo passaggio pedonale su un lato di viale del Sole: appena 60 centimetri che pedoni, ciclisti, disabili e mamme con le carrozzine devono spartirsi quotidianamente. «Non chiediamo la luna - dice la gente del comitato - ma avanziamo pretese più che umane. Ci rendiamo conto che non si possono pretendere controlli ogni notte ma quelli a campione sì; i camionisti intelligenti finirebbero per capire che il diritto alla salute va rispettato. Fermo restando la necessità di sperimentare subito il dirottamento dei tir sull’A31, che oltretutto farebbe risparmiare sui costi di manutenzione delle strade, e la conferma di tempi certi per la realizzazione della bretella Ponte Alto-Isola con il minor impatto possibile per i cittadini del capoluogo e di Costabissara». Richiesta, quest’ultima, che dovrà arrivare sul tavolo della presidente della Provincia Manuela Dal Lago, invitata a «convocare subito la conferenza dei servizi fra i comuni interessati e a mettere tutte le carte in tavola affinchè a prevalere siano gli interessi prevalenti e non quelli politico-elettorali». Un’assemblea pubblica al centro parrocchiale è stata intanto prevista a metà settembre, per informare i residenti sulle ipotesi di tracciato della bretella. «Speriamo che anche in quell’occasione il sindaco vorrà essere presente - conclude Rolando -. Noi di sicuro non ci fermiamo: dopo anni di sacrifici e di battaglie non possiamo più rinunciare ad uno spazio libero dai tir anzi, questo spazio va esteso alle 24 ore con la realizzazione della deviazione entro il 2010». Perché il silenzio non sia solo l’eccezione di una notte speciale.


Il progetto della Caritas è sostenuto dalla fondazione Cariverona e interesserà tutto l’Altovicentino
«Un letto anche per gli irregolari»
La “Casa Bakhita” aprirà le porte agli extracomunitari in difficoltà

di Anna Lirusso

Un centro di accoglienza con dormitorio, mensa e altri servizi, per immigrati regolari o senza permesso di soggiorno. Ecco quel che sorgerà in centro città entro la fine dell’anno con il nome di Casa Bakhita, in onore della santa nata in Sudan e morta a Schio. Si tratta di un progetto della Caritas che vede coinvolte le amministrazioni locali e la Fondazione Cariverona e che interessa tutto l’Altovicentino: un’iniziativa per allestire case di prima accoglienza per stranieri, una delle quali sarà aperta proprio in città. «A Schio - spiega mons. Ludovico Furian, arciprete del duomo -, si sentiva l’urgenza di aprire un dormitorio per stranieri anche senza permesso di soggiorno. Per questo motivo ho dato in comodato una casa di proprietà della parrocchia in via Cavour per permettere la realizzazione di questo progetto». L’edificio, a causa delle condizioni in cui versa, dovrà essere restaurato prima di poter essere utilizzato per questa finalità sociale, anche se ad oggi non è un luogo sconosciuto per gli extracomunitari. «Era già una sistemazione di richiamo per i disagiati - prosegue don Ludovico -, tanto che in passato ho dovuto chiudere dei varchi perché spesso lì si rifugiavano tossicodipendenti o extracomunitari». «L’ingresso della casa di prima accoglienza si troverà, però, in via Marconi, una strada di passaggio, vicina alla stazione ferroviaria e allo stesso tempo lontana dalle abitazioni - aggiunge don Mariano Ronconi, presidente del Centro vicentino di solidarietà Ce.i.s. Questo progetto di inclusione sociale doveva partire inizialmente in zona industriale, ma volutamente si è cercato un luogo in centro per garantire la comodità d’accesso al servizio». La casa di prima accoglienza non sarà solamente un dormitorio per gli extracomunitari, ma diventerà un centro di ascolto e di accompagnamento sociale in grado di offrire anche un pasto caldo ed un servizio di lavanderia e guardaroba. «Con questo progetto andremo a sgravare i frati del convento dei Cappuccini che storicamente offrono ristoro a chi bussa alla loro porta - aggiunge don Ludovico -. La casa di prima accoglienza diventerà un nuovo punto di riferimento, senza comunque nulla togliere alle altre strutture presenti nella città». Nella zona di Caile, a Poleo, infatti esiste già un servizio simile per gli stranieri ma solo per quelli in possesso di permesso di soggiorno. Il nuovo dormitorio, invece, sarà aperto anche a tutti quegli extracomunitari di passaggio che non avendo permessi e documenti non possono usufruire dei servizi di assistenza sociale. «Questo è un atto di coraggio - conclude fiducioso don Ludovico -: abbiamo messo a disposizione questo edificio e speriamo di vedere realizzato il progetto entro il 2005, visto che già a fine giugno è stato presentato nella sua completezza alla Fondazione». «Si tratta di un progetto provinciale che coinvolgerà oltre a Schio, anche Bassano, Vicenza, Arzignano e Valdagno - aggiunge l’assessore ai servizi sociali Emilia Laugelli -. È un servizio di bassa soglia per persone che non hanno agganci coi servizi. Il ruolo del Comune di Schio nel progetto che prenderà il nome di Casa Bakhita sarà di partner e, successivamente, di gestore del centro, con i servizi sociali che seguiranno gli extracomunitari». (p. r.) «Mi sembra che Schio sia sufficientemente attrezzata quanto a servizi per gli immigrati, e se poi si tratta anche di persone non in regola, allora sono assolutamente contrario - è il commento di Enrico Bandolin, vicecapogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, alla notizia della futura apertura di un centro per immigrati -. La situazione economica e sociale dovrebbe indicare prudenza sull’accoglienza di queste persone, e comunque quelle non in regola non dovrebbero nemmeno metter piede qui. A Schio, peraltro, c’è anche il centro di accoglienza del Caile, ma in un momento come questo, sotto il profilo economico, sociale e di sicurezza, questa non mi sembra assolutamente una cosa positiva: si può dare tutta la solidarietà di questo mondo, ma questa la vedo come un’iniziativa pericolosa». «Penso che si tratti di una presa in giro nei confronti dei cittadini - aggiunge Pietro Bastianello, dirigente della Lega Nord -. Di fronte a emergenze di tutti i tipi, da quella economica all’ordine pubblico, quando tutto il mondo politico e sociale chiede maggior controllo e maggiore sicurezza, mi sembra un progetto che conferma l’ipocrisia dell’Amministrazione comunale e destinato a creare disagi ai cittadini. Per quanto ci riguarda, non critichiamo l’opera della Caritas, che porta avanti i suoi principi di solidarietà, bensì l’appoggio che a questa iniziativa viene dato dal Comune, e nel momento in cui la cosa sarà ufficializzata, come Lega Nord non staremo certo a guardare».