06 OTTOBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Trento, per i disordini no global segnalato anche un vicentino
2005 solo opere selezionate
"Stop a Grumolo o sarà denuncia"
"I centri per immigrati sono soltanto carceri"
MAROSTICA.Belfe, crisi senza appello.

La Digos ha presentato una relazione che include D. G.
Trento, per i disordini no global segnalato anche un vicentino

(s. m.) Figura anche il nome di uno studente vicentino nella relazione alla procura della Digos di Trento sui disordini avvenuti nel capoluogo qualche settimana fa. Si tratta di D. G., conosciuto come Diniz. Considerato un leader del movimento no global locale, il giovane vive con la famiglia a Vicenza, ma è domiciliato a Trento, perchè lì frequenta la facoltà di sociologia. Il ventiduenne è accusato dalla polizia trentina di essere «un anello di collegamento tra la realtà trentina della disobbedienza e i cosiddetti movimenti del Nord Est, soprattutto nel mondo studentesco». G. questa volta non è accusato solo di organizzare manifestazioni non autorizzate, ma più pesantemente di «pregiudicare la convivenza civile, resistenza a pubblico ufficiale e associazione con lo scopo deliberato di commettere reati». Il dossier, consegnato 13 giorni dopo i disordini tra i no global e An davanti al teatro sociale di Trento e giunto alla polizia di Vicenza in questi giorni, ripercorre le più eclatanti iniziative dei disobbedienti e si conclude con una richiesta precisa alla magistratura. Contro i leader del movimento, ha sostenuto la polizia, andrebbero adottate «misure cautelari adeguate».


2005, solo opere selezionate
Trovato l’accordo fra gli assessori sui fondi destinati a strade, scuole sport e monumenti
13 milioni da investire: si punta su palasport, piazza Duomo e S. Domenico

di G. Marco Mancassola

L’accordo è stato trovato in un vertice interassessorile ieri pomeriggio: un’oretta per dividere in quattro fette la torta del budget sicuro da destinare alle opere pubbliche del 2005. In tutto sono poco più di 13 milioni di euro, che verranno destinati agli impianti sportivi, alle strade, agli istituti scolastici e al patrimonio storico e artistico della città. Nonostante il rigido blackout amministrativo imposto dal sindaco Enrico Hüllweck giovedì sera dopo l’ennesimo nulla di fatto in consiglio comunale, ieri mattina l’esecutivo è tornato a riunirsi: e non per ordinaria amministrazione, ma per iniziare a ragionare sul programma degli investimenti del 2005. Alla riunione della Giunta, però, mancavano alcuni attori protagonisti, come il vicesindaco Valerio Sorrentino, assessore al patrimonio, chiamato a tracciare un quadro dettagliato dei ricavi previsti dal piano alienazioni. In attesa dei dettagli, la somma complessiva che dovrebbe entrare nelle casse comunali dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 milioni di euro, centone più, centone meno. Di questi, tuttavia, 5 milioni e mezzo sarebbero già stati prenotati dall’assessore al bilancio Carla Ancora per far fronte a una serie di spese, fra cui i canoni dovuti alle convenzioni con Amcps per la manutenzione di strade, alla gestione del servizio cimiteriale, la gestione del patrimonio, oppure il canone dovuto ad Aim per l’illuminazione pubblica. A conti fatti, quindi, le certezze sono circoscritte a una disponibilità di circa 13 milioni di euro. Di questa somma, 10 milioni verranno dalla contrazione di mutui, 2 milioni saranno oneri di urbanizzazione e 1 milione è attribuibile all’avanzo di bilancio. A questi si potrà aggiungere quel po’ di ricavi che non verranno assorbiti dalla lista blindata dall’assessore Ancora. Chiusa in poco più di un’ora la seduta di Giunta, cui hanno preso parte anche i presidenti della circoscrizione 4 Mauro Marchetti, della 5 Marco Bonafede e della 6 Matteo Tosetto, il pallino è passato sulla stecca dei quattro assessori effettivamente delegati alla programmazione delle opere pubbliche: Gianfranco Morsoletto per lo sport (Lega nord), Arrigo Abalti per le scuole e Claudio Cicero per le strade (Alleanza nazionale), Marco Zocca (Forza Italia) per i lavori pubblici, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia del patrimonio monumentale cittadino. I quattro si sono riuniti nel pomeriggio con il compito di trasformare il libro dei sogni in un manuale realisticamente operativo. Nei giorni scorsi, infatti, era stato stilato un elenco di opere in fondo al quale era riportata una cifra da capogiro: 87 milioni di euro. Per far quadrare il cerchio dovevano essere tagliati ipotetici investimenti per un ammontare di oltre 70 milioni di euro e arrivare a poco più di 13 milioni. Un’impresa che rischiava di andare per le lunghe. E invece la quadratura del cerchio è stata trovata con grande realismo in un’oretta e mezza. Il metodo individuato dal gruppo di lavoro, cui hanno preso parte esponenti di tre partiti su quattro della coalizione di governo, è scaturito da una scaletta delle priorità, determinata da alcuni principi, fra cui l’urgenza di alcuni interventi di manutenzione straordinaria, la copertura finanziaria di opere che godono di contributi esterni e la conclusione di opere già avviate. Accantonate le somme necessarie per la manutenzione di alcuni impianti sportivi (poco meno di 2 milioni di euro per impianti come il palasport e il campo di atletica Perraro), restava da spartire un monte risorse di circa 12 milioni di euro, che è stato diviso in parti più o meno uguali fra le scuole, la viabilità e i monumenti. Oggi è prevista una nuova riunione per calibrare con precisione gli interventi da rubricare per ogni settore. Poi il programma delle opere pubbliche del 2005 passerà all’esame della Giunta, che tornerà a riunirsi venerdì mattina. Per finire, una curiosità: al tavolo degli assessori chiamati ad assegnare i soldi a disposizione per le opere pubbliche, c’era un assente illustre, proprio la titolare del bilancio Carla Ancora.

Forse già oggi la lista dei lavori In ballo ci sono anche 13 rondò

(g. m. m.) Le proporzioni sono state fissate, ora resta da definire la polpa, vale a dire la lista vera e propria degli interventi che verranno programmati per il 2005. Lista che già oggi potrebbe vedere la luce dopo una notte di ulteriori riflessioni. Vediamo quali sono le priorità. Monumenti. Una piazza all’anno: così, dopo il restauro di piazza S. Lorenzo, che dovrebbe essere inaugurata a metà ottobre, nel 2005 toccherà a piazza Duomo, per un importo di 400 mila euro. Un’operazione cui tiene molto l’assessore ai lavori pubblici Marco Zocca, anche perché tutti gli edifici che si affacciano sulla piazza sono stati restaurati di fresco. Ci sono poi le somme necessarie per completare gli investimenti che hanno ricevuto contributi esterni, come il restauro della chiesa di S. Domenico, che ha ricevuto un contributo per 1 milione di euro dalla Fondazione Cariverona, ma che necessita di altri 760 mila euro. Una parte dei fondi dovrebbe poi essere prevista anche per i parchi e le aree verdi.
Sport. L’assessore Gianfranco Morsoletto nel 2004 ha dovuto faticare non poco per racimolare i fondi necessari a far fronte alle maxi-manutenzioni previste (lo stadio Menti) e impreviste (il palasport). Per l’anno prossimo dovrebbe poter far conto su poco meno di 2 milioni di euro. In testa alla lista delle priorità ci saranno sicuramente il secondo stralcio dei lavori al campo di atletica Perraro di via Rosmini: in tutto oltre 500 mila euro da dedicare al rifacimento della pista e delle pedane, cui concorrerà un contributo regionale di 200 mila euro, che dovrà essere integrato dalle casse comunali con 300 mila euro. Novecento mila euro è la cifra necessaria per la manutenzione del palasport.
Scuole. Le priorità dettate dall’assessore all’istruzione e ai giovani Arrigo Abalti riguardano soprattutto il fondo per la realizzazione dell’area educativa in via Bixio (1 milione di euro), la realizzazione del nido aziendale (100 mila euro) e la creazione di un fondo per le manutenzioni e gli imprevisti. Il milione previsto per la scuola materna di via Turra sarà invece la prima cifra a comparire sotto i ricavi: appena si libereranno risorse, saranno girate a quel progetto.
Strade. Nell’elenco stilato dall’assessore alla mobilità Claudio Cicero ci sono ben 13 rotatorie, fra rondò cui dare un assetto definitivo (Ospedaletto, Marosticana, S. Agostino) e incroci dove creare rondò nuovi (Borgo Scroffa, viale Mazzini-viale Trento, parco Città). E poi sono indicati ben sei percorsi ciclabili, fra cui Ospedaletto-Anconetta, S. Bortolo-centro, S. Pio X-centro. Laghetto-centro. Ma il budget coprirà opere per circa 4 milioni.


Rifiuti . Clima bollente sulla discarica dopo la sentenza "pro residenti" del Tar. Gli enti si affidano ai legali
«Stop a Grumolo o sarà denuncia»
Diffida inviata alla Provincia Il Ciat si rivolge alla procura

di Piero Erle

L’avevano annunciato, e ora l’hanno fatto. Gli undici residenti di Sarmego che hanno vinto il ricorso al Tar contro la discarica di Grumolo delle Abbadesse hanno depositato lunedì in Tribunale, tramite il loro avvocato Matteo Ceruti, un atto di diffida e messa in mora della Provincia perché faccia chiudere immediatamente la discarica stessa, pena una denuncia per omissione d’atti d’ufficio. La diffida dà 30 giorni di tempo alla Provincia, che peraltro si troverà in ogni caso ad affrontare guai legali (in caso di chiusura, infatti, saranno i gestori di “Valore ambiente” a chiedere i danni). Ma intanto un primo passo l’ha già fatto il consorzio Ciat, autorità di bacino e responsabile della discarica: il consiglio di amministrazione (sarà rinnovato tra pochi giorni) si è riunito l’altra sera e, come già fatto in passato, ha steso una lettera che sarà presentata in queste ore alla procura della Repubblica «per segnalare - spiega il presidente Riccardo Lotto - che la discarica rimane aperta, visto che non risulta essere stata annullata la delibera della Provincia del 2002 che approvava l’impianto in variante al progetto originario. Di seguito scriveremo anche a tutti gli enti, Regione, Provincia, Ulss, prefettura, per far presente la situazione. Sono i primi passi per preparare anche il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar». Il Ciat del resto ha già pronto da tempo, d’intesa con la Provincia, un piano di emergenza con dirottamento dei rifiuti su Lonigo (anche lì però la discarica è ormai vicina all’esaurimento), Schio e altrove. La diffida in Provincia comunque non può essere presa sottogamba. Perché quello che sta andando in onda è un film già visto. Anche un anno fa, prima che la Regione riapprovasse la delibera originaria sulla discarica per superare il no del Consiglio di Stato, la giunta Dal Lago si rivolse all’avv. Bruno Barel che era giunto a una conclusione: la discarica non poteva restare aperta, essendo venuto meno il provvedimento autorizzativo che stava alla base di tutto. La Provincia avviò la procedura di revoca ma poi, come detto, tutto fu risolto con la nuova delibera della Regione. Adesso quest’ultima è stata a sua volta annullata dal Tar, e il caso è di nuovo tutto in piedi.
«La diffida non l’abbiamo ancora ricevuta - spiega l’assessore all’ambiente Walter Formenton - ma i nostri legali sono già al lavoro da tempo. Attendiamo da loro di capire se la nostra delibera del 2002 è di fatto decaduta, oppure solo ’viziata’ e quindi può essere aggiustata» (a suo tempo l’avv. Barel suggerì di attuare una procedura di Via-Valutazione di impatto ambientale). Impossibile dire peraltro se, anche se si propendesse per il caso “delibera solo viziata”, la discarica può rimanere aperta in attesa che le autorizzazioni siano rimesse tutte a posto. Intanto resta la diffida a chiudere entro un mese. L’atto depositato dall’avv. Ceruti ricorda tutta la storia tribolata di questo impianto - tra autorizzazioni e annullamenti sanciti dai giudici - e rimarca che la sentenza del Tar che annulla la delibera della Regione «comporta la caducazione automatica di tutti gli atti appropriativi di varianti progettuali e di autorizzazione all’esercizio successivamente adottati, pertanto la discarica risulta ormai priva di valido titolo legittimante, e malgrado questo è tutt’oggi in esercizio». Di qui la diffida alla Provincia perché chiuda l’impianto e prescriva la bonifica e il ripristino dei luoghi, ferma restando la richiesta risarcimento danni che i residenti presenteranno anche per l’attività attuale della discarica.


I Comunisti italiani rifiutano l’ipotesi-Vicentino
«I centri per immigrati sono soltanto carceri»

Sull'ipotesi di aprire un Centro di Permanenza temporaneo per extracomunitari nel territorio vicentino i Comunisti italiani, con una nota, ribadiscono la loro «contrarietà alla costruzione di simili luoghi di reclusione; non perché l'ipotesi è di costruirlo nella nostra provincia, ma perché decisamente contrari all'esistenza stessa dei Cpt; essi, infatti, sono vere e proprie carceri, luoghi di reclusione in cui sono detenute donne e uomini che non hanno commesso alcun reato».
«In Italia - prosegue la nota - c'è chi vuol farci credere (pensiamo alla proposta di Fini del "reato di clandestinità") che fuggire dalla propria terra alla ricerca di condizioni di vita migliori sia un crimine: noi siamo convinti, viceversa, che è diritto di ogni individuo aspirare ad una vita dignitosa. I Cpt sono luoghi in cui vengono violati i diritti e la dignità delle persone: la nostra stessa costituzione, del resto, sancisce l'inammissibilità della reclusione in assenza di reato. È l'intero impianto della legge Bossi Fini a sancire discriminazioni. E gli stessi rimpatri verso la Libia, frutto di un recente accordo bilaterale, trasgrediscono le più elementari norme di diritto internazionale».
«Bisogna comprendere - concludono i Comunisti italiani - che, finché gli squilibri tra Nord e Sud del mondo saranno quelli esistenti, chi vive in condizioni di povertà assoluta continuerà, com'è suo diritto, a cercare una vita migliore con qualunque mezzo. Dobbiamo, allora, cancellare la legge Bossi-Fini, miscuglio di razzismo e sfruttamento, e costruire l'interculturalità attraverso il confronto e lo scambio».


Il sindacato è in attesa di un incontro con i vertici aziendali e intanto il sindaco Alcide Bertazzo invita ad ogni iniziativa che consenta di contenere il più possibile i tagli tenendo conto delle situazioni familiari
Belfe, crisi senza appello
Grande proccupazione tra i dipendenti. Ieri due ore di sciopero

di Serena Vivian

Non possono certo dormire sonni tranquilli i 170 dipendenti della "Belfe". È di questa settimana, infatti, la comunicazione della nota azienda di Marostica "dell'apertura di una procedura di mobilità". Per dirlo in modo forse meno elegante ma chiaro, ben 93 lavoratori, più della metà del totale, rischiano di rimanere senza lavoro. Un annuncio preoccupante, che viene a colpire un'importante ditta del nostro territorio e che non può lasciare indifferente la comunità della città scaligera. La Belfe è attiva nel mercato dell'abbigliamento sportivo sin dal 1920 ed è passata da piccola azienda familiare a importante realtà internazionale, garantendo occupazione a numerosi cittadini di Marostica e del circondario. Negli ultimi anni, però, si sono susseguiti vari segnali di crisi: cassa integrazione guadagni nell'aprile 2002, mobilità per circa trenta lavoratori l'anno successivo e ben tre amministratori delegati in quattro anni. Dal novembre dello scorso anno, la proprietà dell'azienda, fino a quel momento nelle mani della famiglia Festa, è passata alla finanziaria Medinvest, che ora controlla l'ottantacinque per cento della quota azionaria.
«La situazione è seria - spiega Loredana Gatto, rappresentante sindacale Femca-Cisl - non appena ci hanno comunicato l'intenzione di mettere in mobilità 93 lavoratori abbiamo presentato una richiesta di incontro con l'azienda per valutare delle soluzioni e per contenere il numero dei dipendenti coinvolti. Al momento non abbiamo ricevuto risposte, in ogni caso questa mattina, dalle 9 alle 11, ci sono state due ore di sciopero e la partecipazione è stata buona. Abbiamo inoltre già fissato un incontro con l'Amministrazione comunale». Non nasconde la sua preoccupazione nemmeno Alcide Bertazzo, primo cittadino di Marostica: «Ero stato messo al corrente della situazione dallo stesso amministratore delegato della Belfe, il signor Passariello - commenta -, si tratta indubbiamente di un problema grave per la città, in quanto viene a sommarsi a tutta una serie di situazioni difficili presenti in altre ditte del nostro territorio. Venerdì ho in programma una riunione con i rappresentanti sindacali e penso sia nell'interesse di tutti cercare di contenere il più possibile i tagli previsti. Auspico che l'azienda valuti attentamente le situazioni familiari dei singoli dipendenti, tenendo conto che in alcuni casi entrambi i coniugi lavorano all'interno della ditta!».

Parla l’amministratore delegato «Decisione dura ma inevitabile»
(s. v.) Nel novembre dello scorso anno la società di consulenza finanziaria Medinvest decide di investire nell'azienda Belfe e acquista l'85 per cento della quota azionaria. Nell'intento di rilanciare un marchio in crisi da ormai dieci anni, la nuova proprietà assume come amministratore delegato Alfredo Passariello, manager di origini venezuelane che ha lavorato per 15 anni a fianco di Armani. Il progetto di rilancio dei prodotti Belfe prevede un processo articolato, che tenga conto del prodotto, del posizionamento nel mercato, il rilancio del marchio, la sua internazionalizzazione e, non da ultimo l'adeguazione degli squilibri aziendali. In passato, infatti, la parte produttiva è già stata più volte ridimensionata, a fronte di un settore impiegatizio rimasto invariato nel corso degli anni. «Si tratta di una decisione difficile ma inevitabile se vogliamo ridare importanza ad un marchio in cui noi crediamo profondamente - spiega l'amministratore delegato, Alfredo Passariello -. Sono arrivato alla Belfe a gennaio e in questi primi nove mesi ho condotto un'analisi approfondita della situazione. L'azienda è indubbiamente strutturata al di sopra delle sue capacità e questi tagli, che riguarderanno soprattutto il settore impiegatizio e non quello produttivo, si potevano fare già da tempo. Il mercato è crudele e, se non ci si sa adeguare velocemente ai tempi che cambiano, anche le aziende con buone capacità falliscono».
«Il programma di ristrutturazione durerà due anni - prosegue Passariello - e prevede un processo di modernizzazione all'interno dell'azienda. Un altro importante cambiamento che ho introdotto da quando sono arrivato è la decisione di riportare in Italia la produzione che prima veniva fatta all'estero. Credo infatti che bisogni tornare ad investire sulle enormi potenzialità italiane. Solo così si potrà pensare a delle future assunzioni».
«Naturalmente cercheremo di attuare i tagli previsti nel modo meno drammatico possibile - conclude - non sono né il primo né l'ultimo amministratore a doverlo fare, ma mi auguro che questa sia l'ultima volta per la Belfe. La mia sfida è di arrivare a festeggiare i cento anni di questo marchio».