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07 APRILE 2006 dal Giornale di Vicenza
Mortadella e vino per la Fiamma
Piazza blindata due volte: al mattino per la manifestazione studentesca, la sera per quella di destra (fe. ba.) Piazza S. Lorenzo blindata per la doppia manifestazione, a distanza di poche ore, del movimento studentesco e di Fiamma Tricolore. La contestazione simbolica al presidio della destra organizzata per ieri sera, c’era stata solo in mattinata, e sempre in piazza S. Lorenzo, da parte di alcuni studenti che hanno organizzato un sit-in cominciato alle 9 e che si è protratto per alcune ore. Il presidio di Fiamma Tricolore in piazza S. Lorenzo è invece cominciato in ritardo, intorno alle 21 senza incidenti o colpi di scena, com’era accaduto invece nei giorni scorsi per quello in via Torino di Alternativa Sociale. Il leader regionale del partito, il vicentino Piero Puschiavo, assieme agli altri candidati Filippo Feder e Bruno Cesaro hanno offerto mortadella, pane e vino, chiudendo la campagna elettorale nella piazza che la destra vicentina considera “casa” sua. «La mortadella è meglio mangiarla che... votarla» ironizzavano ieri la cinquantina di iscritti presenti al presidio. «Volevo un comizio per chiudere la campagna elettorale, ma avrei dovuto farlo in piazza delle poste tra le probabili contestazioni. Ho preferito evitare problemi, una linea che abbiamo adottato anche a Padova e Bologna». Non sono mancate le critiche anche alla concessione del presidio come scrive Marco Palma (Comunisti Italiani) in una nota: «Vicenza, città decorata con la medaglia d’oro alla Resistenza, è costretta a subire il “presidio” delle neo-camicie nere». Puschiavo ha commentato le resistenze degli avversari così: «Non capisco perché un movimento riconosciuto e candidato ufficialmente alle elezioni non possa esprimere i contenuti del suo programma senza contromanifestazioni e senza farlo in piazze sempre “blindate”».
Botta&risposta. L’assessore critica il difensore civico dopo un parere sugli asili «Pecori? Troppa confusione in testa» «Abalti? Dovrebbe studiarsi le leggi» L’attacco: «Rimpiango Buso». La difesa: «Crede di essere il Re Mida delle delibere» (g. m. m.) Il primo sente nostalgia degli indigesti tempi di Francesco Buso difensore civico. Il secondo spedisce il primo a studiarsi le leggi prima di parlare. Se in Giunta si litiga, fuori non si scherza. L’ultima sferzata arriva per mano di Arrigo Abalti, assessore all’Istruzione, che non ha digerito la pagellina compilata dal difensore civico Massimo Pecori sul servizio degli asili nido. I consigli e i suggerimenti sono andati di traverso all’assessore Abalti, che prima se n’è lamentato in Giunta, poi ha esternato parole al fiele. «Il difensore civico ha un po’ si confusione in testa sull’attribuzione dei ruoli», attacca spargendo sale e pepe come se piovesse. «Vale la pena di ricordare che il servizio su cui si permette di dare consigli funziona molto bene. Tutti i suggerimenti sono già stati sperimentati, con risultati evidentemente insoddisfacenti, se poi li abbiamo scartati. Il problema, però, è che il suo è un ruolo tecnico, non politico. Se Pecori desidera fare l’assessore aggiunto, si dimetta, si faccia eleggere e chieda di entrare in Giunta e a quel punto potrà sindacare sulle scelte politiche, che vanno distinte da presunti diritti violati». «Devo dire - prosegue Abalti - che mi faccio interprete del malessere avvertito anche da molti miei colleghi, per il fatto che Pecori si occupa di problemi che non rientrano nei suoi compiti. Se non si fa chiarezza sui ruoli, mi metto anch’io a fare il difensore civico. Il punto è che forse si sente ancora il candidato dell’Udc che non è riuscito a farsi eleggere in consiglio comunale. Mi ritrovo a rimpiangere Francesco Buso, che era molto più difensore civico di Pecori». Dal primo piano di piazza Biade non tarda a partire la controreplica, altrettanto condita: «Il rispetto istituzionale nei confronti di un esponente della Giunta mi impone di non scendere allo stesso livello, essendo i toni arroganti e presuntuosi». E tuttavia, Pecori non si sottrae dalla tentazione di bollare l’intervento di Abalti come «un autogol, perché rivela apertamente a tutta la città che l’assessore non sa neppure di cosa sta parlando. Chi crede di essere, l’assessore all’Istruzione, per salire in cattedra e decidere cosa può e cosa non può fare un difensore civico? Crede forse di essere immune dai controlli che la difesa civica deve effettuare su tutti i settori della pubblica amministrazione? O forse crede di essere novello Re Mida, che rende perfetto ogni provvedimento che adotta? Non credo sia così. Prima di parlare a ruota libera, avrebbe dovuto premurarsi di leggere il Testo unico per gli enti locali e lo Statuto del Comune che anche lui rappresenta. Se l’avesse fatto, avrebbe appreso che il difensore civico vigila sul buon andamento della pubblica amministrazione e segnala d’ufficio eventuali carenze e disfunzioni della pubblica amministrazione. Lo dice la legge, caro assessore, non io». «Inoltre - conclude Pecori rivendicando l’autonomia dell’istituto - il Consiglio di Stato chiarisce che il difensore civico ha facoltà di incidere in senso propositivo sulle decisioni dell’ente locale e la dottrina aggiunge che al difensore civico è affidato il compito di intervenire per sensibilizzare le amministrazioni ad essere più efficienti, trasparenti e imparziali. Il fatto è che la totale assenza di rispetto per il mio intervento non vorrei celasse un’assenza di rispetto anche nei confronti dei genitori che si sono rivolti al mio ufficio per essere ascoltati, cosa che l’assessore non ha saputo fare».
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