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07 SETTEMBRE 2006
Sicurezza, la reazione di Vicenza
Sicurezza, la reazione di Vicenza di Federico Ballardin Intensificazione dei controlli, potenziamento della videosorveglianza, dell’illuminazione e l’assegnazione di vigili di quartiere che potrebbero avere una postazione fissa per controllare la zona a “rischio sicurezza” attorno a viale Milano. Si conclude con una raffica di proposte, alcune da attuare immediatamente, il vertice sulla sicurezza tenutosi ieri mattina in prefettura e che ha coinvolto i comandanti di tutte le forze dell’ordine cittadine. L’incontro è stato voluto dal prefetto Piero Mattei dopo le operazioni effettuate alla ex Domenichelli, in via Torino, dove è stato scoperto solo qualche settimana fa una sorta di bivacco per irregolari e, poco distante, un boschetto trasformato in un’alcova all’aria aperta per l’amore a pagamento. Gli episodi, uniti all’eco nazionale provocato dall’innalzamento del muro di via Anelli a Padova, ha fatto dissotterrare l’ascia di guerra ai cittadini della zona che da anni lamentano problemi di sicurezza e denunciano un degrado sempre maggiore tra viale Milano, via Napoli, via Firenze e via Torino. «Ho chiesto che anche il sindaco e gli assessori prendessero parte a questo incontro di approfondimento - ha detto il prefetto Piero Mattei - dopo quelli che si erano tenuti nel 2003 e nel 2004. Credo che il problema nasca molto dall’onda emozionale di ciò che sta accadendo a Padova. Ma ci sono comunque i residenti, preoccupati, che chiedono una risposta. A breve termine sarà attuato un rafforzamento dei pattugliamenti preventivi». Il prefetto sottolinea come gli ultimi episodi di cronaca, (va ricordata la rissa con ferito del 31 agosto o la scoperta del “bivacco” a cielo aperto in via Torino) abbiano accresciuto la percezione di insicurezza nella zona. Anche se i dati degli ultimi due anni, spiega, non confermano la tesi di una escalation della criminalità in città. «Nella zona di viale Milano abitano 530 extracomunitari e vi sono 200 nuclei familiari - spiega l’assessore alla sicurezza, Valerio Sorrentino -. È chiaro che accanto alle misure che sono state proposte nella riunione dobbiamo anche pensare a delle politiche di integrazione di queste persone e a una riqualificazione di tutta l’area. È impensabile eliminare il fenomeno della prostituzione ma qualcosa si può fare con la bonifica dell’intera zona». Anche questi due punti sono stati inseriti nella lista dei propositi anche se probabilmente le prime misure a poter essere adottate sono l’intensificazione dei controlli tramite anche il coordinamento delle pattuglie di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani. Poi è già stato stabilito di potenziare il servizio di videosorveglianza, con l’individuazione delle postazioni che integreranno i due occhi elettronici già presenti in zona. Poi è stata seriamente presa in considerazione l’ipotesi di istituire un vigile di quartiere sul modello delle figure già sperimentate del carabiniere di quartiere, in alternativa si dovrà valutare la possibilità di installare un gazebo, un presidio fisso da parte della polizia locale. Il Comune sta preparando da tempo un piano da presentare in Regione che prevede l’implementazione dei servizi di controllo della polizia locale. Chiaramente dovrà prima essere approvato e poi ottenere il cofinanziamento della Regione. Anche all’annona sarà chiesto un aumento dei controlli amministrativi anche se sui phone center, che si concentrano numerosi nella zona, l’assessore alza le mani: «Il Comune può regolarne solamente l’orario - spiega - basta una comunicazione alle poste per aprirne uno e l’amministrazione non può stabilire un piano per una più equa distribuzione». Un altro punto sul taccuino dei “farò” è il potenziamento dell’illuminazione pubblica per offrire meno zone d’ombra ideali per lo spaccio notturno di droga. Non è esclusa la modifica della viabilità della zona con l’eliminazione di alcuni posti auto per permettere un maggior flusso di veicoli in via Torino come deterrente alle attività criminali.
La reazione. Il comitato chiede un incontro urgente con Mattei «L’insicurezza è reale non una “percezione”» I residenti di viale Milano contestano le dichiarazioni del prefetto di Federico Ballardin La grave situazione in viale Milano non è una insicurezza “percepita”, ma reale. Il comitato dei residenti, per bocca del presidente Flavio Cappon, non manda giù le dichiarazioni rassicuranti del prefetto Piero Mattei che, dopo il vertice tenutosi l’altro ieri in contrà Gazzolle, aveva individuato alcune linee guida per rispondere allo «stato di accresciuto disagio e conseguente tensione registratasi fra i residenti anche alla luce dei recenti episodi segnalati e riportati dai locali organi di informazione» si legge sul comunicato inviato dopo il vertice cui hanno partecipato gli assessori Sorrentino e Gallo, il questore Dario Rotondi, i comandanti provinciali di carabinieri (Silvestro Piacentini) e Finanza (Antonio Morelli) il comandante dei vigili Cristiano Rosini e Antonio Franzina per la provincia. La dichiarazione contestata dai residenti di viale Milano è quella cui si diceva che sulla base degli accertamenti effettuati dalle forze dell’ordine non sarebbero emersi fatti tali da «determinare gravi preoccupazioni sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza in senso stretto». Il prefetto aveva poi affermato che per evitare che la situazione «percepita in termini di insicurezza da parte dei residenti», andava comunque affrontata in modo deciso. Per questo sono stati disposti maggiori controlli e formulate una serie di proposte (maggiore illuminazione, potenziamento delle telecamere, gazebo fisso della polizia locale ecc.). Ma i residenti di viale Milano chiedono di più: un incontro col prefetto per illustrare personalmente la situazione. Questo dopo che ieri i residenti si sono riuniti per discutere i risultati del vertice. «Il prefetto non vive il quartiere e non deve prendere sotto gamba il problema - ribadisce Florio Cappon -. Anche quei due politici che sono intervenuti, Balzi e Palma, non vivono certo in viale Milano. Gli extracomunitari di cui parlano loro, quelli che fanno i lavori che noi non vogliamo e che pagano le tasse, non sono certo quelli che stanno ore fuori dai bar o dai phone center della zona, quelli facili alla rissa o che spacciano droga. I politici evitino di farsi pubblicità con noi». È un fiume in piena Florio Cappon ma non molla la presa: «Aspettiamo una risposta del prefetto alla lettera che abbiamo inviato oppure la convocazione di un incontro per spiegare bene quali sono i nostri problemi». In quella lettera si chiedevano ronde a piedi delle forze dell’ordine con sistematico controllo dei documenti; postazioni fisse di controllo almeno dalle 18 alle 2; ispezioni nei negozi etnici da parte della Finanza e degli ispettori dell’ufficio Igiene, nonché restrizione degli orari con chiusura alle 20.
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