08 MARZO 2006

dal Giornale di Vicenza

«Quella decisione è discriminatoria per gli immigrati»
Carta giovani, per una volta gli studenti plaudono i politici
Stupro dopo l’Iraq: le attenuanti al parà
VALDAGNO.Niente antenna in via Dal Lago Il Comune la “sposta” nel bosco

Sportello Casa all’attacco
«Quella decisione è discriminatoria per gli immigrati»
Dure critiche ai criteri stabiliti dalla giunta che favoriscono i residenti in provincia da più di 25 anni nell’assegnazione delle abitazioni

(fe. ba.) Lo Sportello casa non ci sta, Nirou Morteza, consigliere di circoscrizione 6 e portavoce degli immigrati vicentini, con una nota interviene sulla decisione di favorire i residenti in provincia di Vicenza per l’assegnazione delle case popolari. Una norma approvata in giunta, e preparata dall’assessore ai servizi sociali Davide Piazza, che assegna alcuni punti in più in graduatoria ai cittadini che risiedono nella provincia di Vicenza da più di 25 anni. Ora lo Sportello casa fa ostruzionismo per cercare di bloccare il provvedimento in consiglio. «Ho già contattato alcuni esponenti dei partiti vicentini - spiega Morteza - per cercare di convincerli a non votare il provvedimento. È discriminatorio non solo nei confronti degli immigrati, ma anche nei confronti dei non vicentini di lunga data. Neanche in Sud Africa esistevano provvedimenti così discriminatori». Morteza poi torna su vecchie questioni ormai denunciate da tempo dallo Sportello casa e cioè la penuria di case popolari a Vicenza le metrature minime imposte agli extracomunitari che sono più elevate rispetto ad altre città vicine. «A Padova e Verona, preso atto dell’emergenza casa, hanno chiuso un occhio per cercare di venire incontro alle esigenze delle persone disagiate, qui a Vicenza non si è altrettanto sensibili - accusa Morteza -. La graduatoria per l’assegnazione delle case popolari è sempre stata fatta sulla base delle reali esigenze. Anche il difensore civico si è espresso negativamente dicendo che è un provvedimento che va contro la Costituzione. Sposo in pieno la sua posizione». Il provvedimento, approvato alla vigilia delle elezioni politiche, fa poi sospettare il consigliere della circoscrizione 6, che vede un nesso ben preciso nella scelta dell’assessore leghista: «È chiaramente una proposta a fini elettorali, io non accetto che si usino gli immigrati, che non hanno diritto di voto, per fini politici».


Presentata l’iniziativa che unisce la Provincia e 13 Comuni
Carta giovani, per una volta gli studenti plaudono i politici
«Un grande passo avanti per costruire una vera città universitaria»

di Giovanni Zanolo

Nasce la nuova Carta giovani: «Un grande passo avanti per fare di Vicenza una vera città universitaria». Entusiasti i commenti di tutti i rappresentanti delle associazioni studentesche vicentine, intervenuti ieri a palazzo Nievo per la presentazione della nuova Carta riservata a ragazzi dai 14 ai 26 anni. Nata dalla collaborazione tra Provincia e gruppi studenteschi sia universitari che degli istituti superiori, la nuova Carta giovani, oltre ad offrire sconti ed agevolazioni in diversi settori (cultura, shopping, sport, tempo libero) sarà valida in tutta Italia e in altri 39 Paesi europei. Disponibile già da oggi negli uffici InformaGiovani dei 13 Comuni aderenti all’iniziativa, l’emissione della nuova tessera è stata l’ultima tappa di un percorso iniziato nel 2004: in seguito ad una raccolta di 2400 firme, presentata dagli studenti vicentini, la Provincia si prese subito carico del coordinamento di tutti i comuni aderenti, sottoscrivendo poi un accordo con l’associazione Carta giovani di Roma. «Si è vista la Provincia nel suo vero ruolo di coordinatrice dei Comuni» spiega l’assessore all’istruzione e consigliere provinciale Arrigo Abalti. Un gioco di squadra e di partecipazione dal basso che, dagli studenti, è stato vissuto come un’importante vittoria: «È molto importante che la tessera sia disponibile anche per studenti non residenti», afferma Riccardo Pavanato del gruppo Studenti universitari. Ma si è trattato di un momento di intensa collaborazione anche tra le stesse realtà giovanili: «Attraverso l’InformaGiovani creeremo un punto di raccordo tra le varie associazioni - spiega Taddeo Mauro dell’Unione degli studenti -. Siamo solo all’inizio: la Carta giovani dovrà essere di continuo aggiornata anche per lasciare una buona eredità a chi verrà dopo di noi». «Spetterà infatti ai Comuni, in seguito, attivare ulteriori convenzioni locali - spiega l’assessore provinciale per i servizi al cittadino Leone Battilotti - a Vicenza gli studenti hanno già creato 15 nuove convenzioni». Ed ecco la ciliegina sulla torta: «Il modello vicentino è stato molto apprezzato, e la Consulta provinciale degli studenti si sta facendo promotrice, tramite il ministero dell’educazione, di un’intesa sia con l’Anci che con l’Eyca (European Youth Card Association) per promuovere il progetto a livello nazionale», spiega Andrea Guglielmi della Consulta. «Era tanto che non si vedeva una tale sinergia di forze. Dovrebbe accadere più spesso», conclude la presidente Manuela Dal Lago.


Tengono banco le motivazioni del tribunale contro l’americano condannato a 5 anni 8 mesi
Stupro dopo l’Iraq: le attenuanti al parà
Il procuratore Salvarani non condivide perché parla di «valutazione soggettiva»

«Nella sentenza ho scritto i motivi, che mi sembrano esaurienti». Il giudice Giovanni Biondo è cordiale com’è nel suo stile tutt’altro che burocratico, ma rimanda il cronista alle pagine 13 e 14 della sentenza. È lui l’estensore delle motivazioni che fanno tanto discutere sulla stampa nazionale e che hanno indotto il tribunale a concedere le attenuanti generiche al parà americano James Michael Brown di 27 anni, condannato il 18 novembre scorso a 5 anni 8 mesi di reclusione (il pm Marco Peraro aveva chiesto 7 anni 3 mesi di carcere) per avere violentato una ragazza di colore. Grazie alle generiche il militare ha beneficiato dello sconto della pena. Del caso si stanno occupando i media nazionali perché ha suscitato stupore il fatto che il tribunale di Vicenza abbia concesso le attenuanti all’americano perché era reduce dall’Iraq e, pertanto, era logorato dalla missione di guerra. Come dire, la violenza “giustifica” altra violenza. Ieri mattina il procuratore della Repubblica Ivano nel Salvarani pur non concordando con le valutazioni del giudice Biondo ha spiegato che il suo ufficio non è intenzionato a presentare ricorso in appello. Anche perché nessuno a livello nazionale ha sottolineato che da due anni il signor Brown, ovviamente espulso dall’esercito statunitense, è in carcere a Mannheim e sconterà l’intera pena senza alcuno sconto. Per la cronaca. «Non credo che faremo ricorso, perché la pena appare comunque adeguata al fatto commesso», ha sottolineato il procuratore Salvarani, per il quale le motivazioni «non sono adeguate al contesto concreto» e «non rispondenti agli elementi di causa» Il militare, James Michael Brown, 27 anni, è stato ritenuto colpevole per violenza sessuale e lesioni e condannato anche a 100 mila euro di risarcimento, mentre è stato assolto dall’accusa di rapina. «Durante un anno circa - scrive Biondo - compito professionale del paracadutista Brown è stato non solo quello di far prigionieri o di uccidere i propri nemici, ma anche e soprattutto quello di evitare agguati imprevedibili e tesi con ogni mezzo». Di seguito ha spiegato:«Appare verosimile che l’imputato, nel suo lungo periodo di permanenza in Iraq, abbia quantomeno assistito ad atti di violenza che nulla avevano a che vedere con la necessaria violenza bellica. Il prolungato logorio psicologico al quale è stato sottoposto Brown e la minore importanza che necessariamente ha finito per dare alla vita e alla incolumità altrui, non possono non avere influito sulla commissione dei reati per i quali si procede e sul modo con i quali i reati stessi sono stati consumati. Sussistono pertanto ragioni sufficienti per il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche». Questa è una tesi che è considerata «soggettiva» dal procuratore Salvarani, che invece valuta sostanzialmente adeguata rispetto al fatto contestato la pena inflitta. Sulla adeguatezza della pena la procura non ha nulla da eccepire: «Il pm aveva chiesto più di 7 anni. Non molto distante quindi dalla decisione dei giudici. Non credo che faremo ricorso perchè la pena appare adeguata al fatto». Ma è su alcune parti delle motivazioni relative alla concessione delle generiche che Salvarani, fino a un anno fa presidente della sezione penale di Venezia, solleva alcune perplessità: «Il giudice ha una discrezionalità nella motivazione però deve attenersi alla risultanze processuali. Nel caso di specie non era stata fatta alcuna indagine psicologica sull’imputato». «Ci sono due fatti veri - dice Salvarani - il soldato era tornato da poco dall’Iraq ed era ubriaco». Tutto il resto, cioè l’accostamento ai possibili effetti della sua permanenza in Iraq, a quanto ha visto in quei luoghi sul piano della violenza, sembrano rientrare sul fronte della «valutazione soggettiva». Valutazioni che - sottolinea il procuratore - sono «opinabili» e come tali «danno luogo a divergenti opinioni». «Certo è - rileva - che le motivazioni non ci sembrano adeguate al caso concreto». «L’aver assistito - conclude - ad atti di violenza bellica ed extrabellica non determinano necessariamente una minor importanza e rilevanza della vita e della incolumità altrui, ma si potrebbe replicare che semmai proprio tale esperienza avrebbe potuto indurre ad una maggior considerazione della incolumità e della dignità della persona». La sentenza è stata invece impugnata dall’avvocato difensore Antonio Marchesini.

Soldato esemplare in battaglia, ha voluto riparare l’errore
Il parà ripaga i danni «Scusate, ero ubriaco»
Si presenta all’hotel Cristina e salda il costo della fioriera rotta

(ma. sm.) Capita abbastanza spesso che qualche militare americano si renda protagonista di atti poco edificanti in giro per la città. Lasciando da parte gli episodi più gravi, non v’è dubbio che alcune intemperanze si siano fatte più frequenti negli ultimi anni, probabilmente perché la lunga permanenza in località non proprio di villeggiatura (Iraq e Afghanistan, per citare gli ultimi periodi di ferma prolungata in zone di guerra), ha reso drammaticamente complicato il reinserimento nella vita da civile. Com’è, come non è, l’altra sera Ryan Mitchell Barnhill, 28 anni, è andato un pochino troppo su di giri, bevendo più del dovuto e, verso le 4 della mattina, non ha trovato di meglio da fare che prendersela con le fioriere sistemate davanti all’hotel Cristina, in corso San Felice. Lì è stato intercettato dai vigili e, dopo averne combinate di cotte e di crude in giro per il centro, è stato preso e riportato alla caserma Ederle, sfuggendo all’arresto e rimediando una denuncia a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamenti e ubriachezza. Fin qui quel che ha registrato la cronaca. Mitchell Barnhill non è un ragazzino alle prime armi, tutt’altro. È un parà molto stimato dai commilitoni, reduce da un anno in Afghanistan e, tra le altre cose, protagonista di quel lancio nei cieli dell’Iraq destinato a rimanere nella storia per essere stata l’operazione di paracadutismo più importante dai tempi della seconda guerra mondiale. Un duro, insomma, ma anche un soldato disciplinato e deciso a fare la sua brava carriera nell’esercito. Il suo festeggiamento dell’altra sera, dunque, ha stupito lui stesso, una volta svegliatosi e una volta subita la strigliata dei superiori. Di solito la storia si ferma qui, con la giustizia che, in questo caso, archivia il tutto e con le punizioni militari che, senza i riflettori della cronaca, sono più dure di quelle della magistratura ordinaria. Stavolta c’è un piccolo dettaglio finale che merita di essere segnalato. Il buon Mitchell Barnhill, indossata la divisa di ordinanza, l’altra mattina è tornato sul luogo del misfatto, ha chiesto della titolare dell’hotel e ha presentato le proprie scuse. «Avevo bevuto, non ero in me», ha detto contrito il militare. Poi ha preso il portafogli e ha pagato subito i danni causati all’hotel. Poca roba, per carità, cosa vuoi che sia un vaso di terracotta rotto. Però il gesto è stato apprezzato.


La decisione relativa al ripetitore Umts è stata presa per «limitare l’impatto ambientale». Soddisfatti i residenti
Niente antenna in via Dal Lago Il Comune la “sposta” nel bosco

di Veronica Molinari

Niente antenne in via Dal Lago. Lo ha deciso il Comune, comunicandolo in occasione del convegno “Antenne e telefonini: benefici o rischi?” in cui è stata anche confermata un’ulteriore novità: l’adozione di un regolamento per difendersi da tutti gli impianti presenti in città. L’incontro dell’altra sera in sala Marzottini era stato voluto da un gruppo di valdagnesi preoccupato dal proliferare di antenne. Nelle intenzioni dell’amministrazione ci sono ora «un piano di localizzazione, incontri informativi e la pubblicazione sul sito Internet del Comune dei dati sulle emissioni delle antenne». La conferma è venuta dall’assessore all’urbanistica, Nereo Peserico. Inoltre, l’antenna Umts di via dottor Dal Lago verrà spostata di un centinaio di metri. Dovrebbe essere posizionata nel bosco vicino, per «questioni di impatto ambientale, non per sospetti rischi sanitari», ha sottolineato Maurizio Dal Cengio, architetto comunale responsabile del settore urbanistica. La serata ha visto gli interventi di Angelo Gino Levis, già docente di mutagenesi ambientale all’universtà di Padova, membro permanente della Commissione tossicologica nazionale dell’Istituto nazionale della sanità di Roma e consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità nell’agenzia internazionale per le ricerche sul cancro di Lione, e dell’architetto Laura Masiero presidente dell’Associazione padovana per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog. I relatori hanno illustrato i danni sanitari e biologici derivanti dai campi elettromagnetici, tra cui «sciami di tumori di vario tipo nelle popolazioni residenti nelle vicinanze di stazioni radio base per la telefonia mobile» e «le correlazioni tra i disturbi tipici della elettrosensibilità dei soggetti esposti alle emissioni ed i valori di campo elettrico dell’ordine di 0,6-0,2 volt per metro». L’assessore Peserico ha rassicurato i cittadini confermando che «le installazioni verranno sottoposte a periodici monitoraggi per tenere sotto controllo il campo elettromagnetico prodotto». Il futuro impegno dell’amministrazione è stato ribadito anche dal consulente Gianluca Passarini, ingegnere che per conto del Comune sta seguendo tutte le installazioni cittadine: «La vera tutela - ha spiegato - è un buon piano di localizzazione delle antenne, in modo da rispettare i limiti di emissione di 6 volt per metro previsti dalla legge nazionale. La stazione base di via Galliano, a poca distanza da un asilo, è ben al di sotto dei limiti di cautela. L’obiettivo degli amministratori è una programmazione oculata». Tra i prossimi passi del Comune, un regolamento che disciplini la materia, nonché ad una campagna di informazione della cittadinanza. Quanto alla nuova collocazione dell’antenna in via dott. Dal Lago, Maurizio Dal Cengio ha spiegato che «il trasferimento è stato adottato per motivi di impatto ambientale. Essendo il bosco, dove dovrà essere installata, di proprietà del gruppo Marzotto, stiamo attendendo il preliminare di compravendita. Così accontenteremo le richieste di altri gestori che facessero domanda, sfruttando la stessa struttura».