|
08 GIUGNO 2006
L’orazione dell’antifascista Gui surriscalda anche sala Bernarda
Consiglio. Strascichi del 2 giugno con battibecco An-Ds. Poi manca il numero legale di Antonio Trentin Strascichi di 2 Giugno e di polemiche sulla storia di sessant'anni fa. Strascichi di dispute sulla Festa della Repubblica, di inalberamenti aennisti per il discorso dell'ex-senatore Luigi Gui in piazza dei Signori e per le sue ripetute citazioni dell'ultimo fascismo di Benito Mussolini a Salò come nemico della libertà e alleato dei nazisti, di repliche diessine contro la "nostalgia di Alleanza nazionale mascherata da riconciliazionismo". Così ieri sera in consiglio comunale, prima di un brusco stop per mancanza di numero legale in sala Bernarda. Venerdì scorso, sul palco in Piazza, Gui - ultranovantenne ex-ministro democristiano - aveva parlato della resistenza anti-nazifascista come di uno dei fondamenti dello Stato democratico nato dopo la seconda guerra mondiale. Detta e ripetuta più volte, la cosa aveva infastidito i rappresentanti istituzionali e i politici targati-An: il deputato Giorgio Conte, l'assessore regionale Elena Donazzan, il vicesindaco Valerio Sorrentino e il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco avevano interpretato un 'unicum' nelle cronache vicentine di un sessantennio, andandosene dalla manifestazione e preferendo un aperitivo al bar. Spiegazione dei quattro: parlando così, Gui divideva e non univa. Ieri, il sèguito. Sorrentino aveva concertato con il collega di partito Francesco Rucco un duetto domanda-risposta utile per ribadire le tesi di Alleanza nazionale. In sala Bernarda il consigliere ha chiesto un punzecchiante "chi ha scelto come oratore il senatore Gui?" e il vicesindaco ha risposto "la Prefettura" (ma in realtà c'era stato anche il benestare del sindaco Enrico Hùllweck). Poi Sorrentino ha dichiarato che gli oratori ufficiali dovrebbero essere scelti diversamente: insomma, non chi ricorda le radici antifasciste della Repubblica o comunque non chi le cita con effetto immediato sulle sensibilità di destra. Obiettivo dichiarato: "Non utilizzare una festa nazionale per dividere tra italiani di serie A e italiani di serie B". Un riferimento logico e palese, questo, a chi a sei decenni di distanza parteggia - per convinzione politica, passione storica o fatto familiare - per la repubblica mussoliniana. Davanti a una rappresentanza di Azione giovani - l'organizzazione degli juniores di An mobilitata per l'occasione in consiglio - Rucco ha poi piazzato un vecchio colpo a effetto. Di Luigi Gui giovane intellettuale nel 1940 - tre anni prima della resistenza e cinque prima della fine della guerra - ha citato una pubblica menzione per fedeltà all'ortodossia fascista ricevuta ai Littoriali (le gare-concorso degli universitari di allora), una 'memoria' tratta da una delle raccolte di documenti sui giovani fascisti diventati poi antifascisti andate per la maggiore nelle dispute del dopoguerra e fino agli anni '60-70. Battuta di Rucco: "Bella coerenza quella di Gui!". Controbattuta dagli infastiditi banchi Ds: "Gui aveva capito le cose pochi anni dopo, gli aennisti neanche adesso che ne sono passati sessanta". "Pensava di essere al 25 Aprile, non al 2 Giugno": questo il commento di An contro l'anziano ex-partigiano cattolico. Una linea, però, non appoggiata dal sindaco. Hùllweck aveva una domanda sul tavolo: "Revocherà la delega di vicesindaco a Sorrentino che se n'è andato dal palco del 2 Giugno?". Ma non ce l'ha fatta a rispondere: trattenuto in Fiera, all'assemblea dell'Associazione Industriali, è arrivato con un paio di minuti di ritardo, a quesito del diessino Luigi Poletto già archiviato. La sua idea l'ha comunque espressa: "Andarsene dal palco è stata una scelta sua, del vicesindaco, come era stata una scelta del sindaco dare l'okay a Luigi Gui oratore: l'avevo fatto con il prefetto quando mi aveva comunicato il nome. Il discorso in Piazza? Non ho niente da dire - ha commentato Hùllweck -. Si sa che chi ha vissuto una stagione storica tende a parlare di quella, delle sue esperienze. Forse potrebbe essere bene parlare di più del presente e del futuro".
Allarme chimico. Trenitalia non lo rimuove, ci pensa la ditta cliente La cisterna resta in stazione e perde ancora dell’acido Intervento dei pompieri sullo stesso vagone controllato venerdì di Federico Ballardin Una nuova perdita di acido nitrico nella ferrocisterna ferma allo scalo di Vicenza che è rimasta ferma dov’era nonostante il sollecito scritto dei vigili del fuoco a Trenitalia. Ieri mattina i pompieri sono dovuti tornare allo scalo merci di Vicenza, chiamati dal personale della stazione che era andato a controllare il contenitore speciale già oggetto d’intervento venerdì scorso. Sono accorsi anche i tecnici della ditta Miteni di Trissino, cui era diretto il prodotto, che hanno offerto la propria consulenza. L’azienda, che riceve centinaia di ferrocisterne l’anno per svolgere la sua attività, ha procedure di sicurezza piuttosto severe. Ad esempio si preoccupa di trasportare i prodotti ordinati, dallo scalo di Altavilla, dove arrivano passando per quello di Vicenza, fino alla sede di Trissino. Lungo tutto il tragitto vi sono tecnici specializzati che controllano che tutto sia a posto e che “scortano” le cisterne fino alla sede. Una procedura di sicurezza nemmeno obbligatoria ma che viene effettuata per scrupolo. I vigili del fuoco venerdì avevano lavorato per chiudere una frangia che perdeva una piccola quantità di vapori, che sempre rimangono nelle cisterne vuote. Ieri una nuova perdita si è verificata su un’altra flangia, che era stata controllata venerdì e che perdeva un piccolo quantitativo di vapore. Assieme ai tecnici della Miteni i vigili del fuoco hanno ricontrollato tutta la ferrocisterna mentre il comandante provinciale, Paolo Maurizi, ha riscritto a Trenitalia sollecitandone la rimozione. Ma a quel punto è stata la stessa Miteni a farsi carico del problema, prelevando la ferrocisterna e portandola nella sede di Trissino dov’è stata messa in sicurezza con materiale inertante. Nonostante Rete Ferroviaria Italiana dica che non sono consentiti gli stoccaggi di cisterne ad Altavilla, ma anche a Vicenza, queste restano ferme più del tempo consentito. Il sindacato del lavoratori del trasporto della Cgil è da tempo sul piede di guerra e la fuoriuscita di venerdì è stata colta come occasione per tornare su un problema irrisolto che riguarda lo scalo di Vicenza e quello di Altavilla. Ma c’è di più, secondo quanto riferiscono alcune fonti interne alle Fs, alcuni lavoratori della “manovra” che operano nello scalo merci, avrebbero denunciato nei giorni successivi all’incidente di venerdì, la presenza di strani odori in corrispondenza delle cisterne, strani pruriti alla pelle e altri sintomi preoccupanti come la gola secca. Erano dovuti alla fuoriuscita scoperta ieri? Per fortuna la ferrocisterna era vuota. Ma, come testimoniano le foto scattate nei due scali, i timori del vicesindaco di Altavilla, Massimo Conforto, e della Filt Cgil vicentina, non sono affatto campati in aria. Ora tutti attendono il vertice sulla sicurezza in programma domani in Prefettura, sperando che escano soluzioni ad un problema che giace su troppi tavoli e da troppo tempo. «Siamo intenzionati a fare pressioni - anticipa Conforto - ma sono fiducioso, questa volta ci devono dare delle risposte».
Un gruppo di residenti di Laghetto, San Bortolo e San Paolo contro il Pp10 e i disagi alla viabilità Stasera gli scontenti dei quartieri portano in Consiglio 2.340 firme di Giovanni Zanolo “Pacco bomba” per il sindaco. Ma non è antrace: sono 2340 firme dei residenti della circoscrizione 5 che urlano in coro il loro categorico “no” al Pp10 Laghetto. Sono le stesse urla che hanno squarciato il silenzio della notte di quel 16 maggio quando, sommersa da una valanga di imprecazioni, la maggioranza del consiglio della 5 approvò il piano particolareggiato 10, progetto che modificherà in modo sostanziale la fisionomia del quartiere di Laghetto. Oggi, dopo quelle infuocate ore notturne, la battaglia continua. Da una parte quattro comitati di quartiere compatti e schierati. Dall’altra l’Amministrazione. Così, prima che il Pp10 varchi la soglia dell’ultima porta per l’ok definitivo del consiglio comunale, i rappresentanti dei comitati dei quartieri di Laghetto, S. Bortolo e S. Paolo, capi-truppa di un esercito di residenti della 5, porteranno questa sera alle 18.15 in sala Bernarda per il sindaco un pacco sorpresa stracolmo di nomi e cognomi: 2340 “no” al Pp10 che «deve venire annullato – così nella petizione – e riconcertato integralmente nell’ambito del Pat (piano di assetto territoriale) con la partecipazione dei cittadini residenti». I motivi del diffuso malcontento sono numerosi, anzitutto la preoccupazione per la viabilità di via dei Laghi, che risentirebbe di un sensibile aumento della densità a causa di un probabile nuovo centro commerciale e di migliaia nuovi appartamenti. Ma la principale causa di malumore è sempre la stessa: si parla di “scollamento”, “contrapposizione”. Tante sono state le parole di quei cittadini che ad ogni seduta consigliare della 5 denunciano di non sentirsi più rappresentati dai loro amministratori: «Tuttavia ora non si possono mettere a tacere duemilatrecento voci – si legge in un comunicato stampa del comitato Pp10 - cari amministratori, cosa state facendo per noi? Il coro di no sarà assordante. L’adesione plebiscitaria alla petizione manifesta ancora una volta il rifiuto delle scelte urbanistiche che questa Amministrazione continua a fare al di sopra dei cittadini. Nello spirito del Pat i residenti devono e vogliono partecipare ad una urbanistica concertata che abbia come punto di riferimento la viabilità dei quartieri». Un battibecco, quello tra i rappresentanti della 5 e i suoi cittadini, che dura da tempo: «Se non fosse nato il comitato Pp10 nessuno avrebbe mai saputo nulla – attacca il rappresentante del comitato Maurizio Dal Prà –. Perché il presidente Bonafede non ha preso nessuna iniziativa per rappresentarci in Comune? C’è veramente qualcuno che abbia un’idea chiara di come dovrà crescere la circoscrizione nel tempo? È stato valutato seriamente l’impatto ambientale nei decenni a venire? Perché si continua a costruire nonostante le migliaia di appartamenti sfitti?». Una valanga di interrogativi ai quali cerca di rispondere il presidente della commissione territorio Giuseppe Tapparello: «Non c’è dubbio che 2340 persone andranno ascoltate. Sto lavorando ad un emendamento al Pp10 al fine di spostare il centro commerciale e ridurre il taglio delle superfici di attività e sarò lieto di concertare il tutto con i rappresentanti dei comitati. Il Pp10 va migliorato e certamente dobbiamo dare una risposta a quale Vicenza vogliamo, ma ci sono anche diritti edificatori dai quali non si può prescindere. L’attuale piano regolatore designa un’area edificabile: al massimo si potrà creare qualche debito urbanistico per alleggerire il quartiere, ma credo che Laghetto sopporterà bene anche più di 3000 abitanti previsti, come già fu negli anni ’80».
Montecchio/1. Sono undici gli impianti già funzionanti, altri cinque hanno l’autorizzazione dell’Arpav Spunta l’antenna da cellulari tra quattro scuole e l’ospedale di Arianna Guderzo Viva preoccupazione dei cittadini della zona Valle, dove è stato installato un nuovo impianto per la telefonia mobile. Ma trattandosi di un sito privato e di un’autorizzazione rilasciata prima dell’approvazione del regolamento comunale sull’installazione di questi impianti, a nulla valgono le proteste dei residenti, che fanno notare come l’impianto si trovi vicino a quattro scuole, una parrocchia e un ospedale. Attualmente sono ben sedici gli impianti per la telefonia mobile a Montecchio, dei quali undici funzionanti e altri cinque “virtuali”, ossia già autorizzati da Arpav. «La preoccupazione dei cittadini è più che legittima - osserva il consigliere Graziano Meneghini -. Non disponendo di dati oggettivi che consentano di misurare gli effetti negativi delle onde elettromagnetiche, il buon senso vuole che sia opportuno tenere quanto più lontano possibile dalle abitazioni e dai bambini questi strumenti. Pochi mesi fa, dopo la presentazione di nuove richieste per l’installazione pervenute in Comune verso fine anno, si è proceduto con molta fretta ad approvare un regolamento attraverso il quale l’amministrazione possa esercitare un minimo di controllo sulla collocazione di questi impianti. Ad esso era legata la stesura di un piano, attraverso il quale definire l’ubicazione sul territorio di tali impianti e l’eventuale spostamento di alcuni di essi, che però non è ancora stata fatta. Nel frattempo, l’amministrazione si trova a doversi muovere con cautela, per evitare ricorsi da parte delle società». L’ultima nata è appunto un’antenna la cui richiesta era stata avanzata alla fine dello scorso anno da un’azienda di telefonia, i cui gestori secondo l’amministrazione avrebbero velocizzato i tempi di installazione proprio a seguito dell’approvazione del regolamento. «Quello della collocazione delle antenne è un problema che si trascina da anni - ricorda il consigliere Gianluca Peripoli -; già nella precedente amministrazione era stata avanzata la possibilità di concentrare in un’unica area, lontana dalle abitazioni, tutti questi impianti, mi sembra vicino alla ex discarica. Ma poi non se n’è più fatto nulla. E nel frattempo continuiamo ad assistere alla proliferazione di nuovi impianti». Accanto a quello della salute non andrebbe trascurato, secondo il consigliere Claudio Beschin, l’aspetto estetico connesso alle installazioni, che inevitabilmente deturpano l’ambiente circostante. «Proprio in vista del regolamento, avevamo concordato con i gestori, a livello informale, di attendere qualche tempo, per arrivare all’individuazione di un sito opportuno - spiega l’assessore all’ambiente Massimo Meggiolaro -, ma da qualcuno l’accordo non è stato rispettato». D’altra parte, fintantoché non viene approvato il piano per la collocazione degli impianti, per i quali non esisterebbe comunque ad oggi all’interno del territorio comunale un’area da destinare loro, l’attuazione del regolamento resta parziale: «Entro luglio affideremo ad una società di consulenza collegata all’Anci la stesura del piano per la collocazione - assicura Meggiolaro - che come noto prevede la possibilità di ricollocare alcuni impianti. A differenza di altre situazioni, in cui il privato si è confrontato con l’amministrazione, nel caso specifico questo non è successo, e devo purtroppo anticipare che per l’impianto in questione non sarà possibile un futuro spostamento, neppure dopo l’approvazione del piano». L’antenna situata in zona Valle, quindi, resterà dov’è.
|