Ieri a battesimo il fronte del “sì”
Pellizzari (FI): «Molti vicentini sono favorevoli all’ampliamento»
(e. mar.) Quasi in 400 lavoratori a dire con forza «sì alla nuova Ederle» e poi spazio alla raccolta firme che inizierà nei prossimi giorni.
Ha avuto il battesimo ieri alla caserma di viale della Pace, durante l’assemblea sindacale, il comitato del “sì”, sorto da lavoratori che temono per il proprio futuro, accompagnati nell’iniziativa dalle categorie Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil che si schierano a favore dei posti di lavoro, quelli interni alla base Usa e quelli che derivano dall’indotto.
Ma l’iniziativa di ieri ha già dei partners, partiti e singoli esponenti politici convinti «che esista una parte di vicentini che gli americani li vuole».
Prende fiato dunque il fronte di chi sorride all’idea di avere a Vicenza un altro insediamento americano. E tra quelli che applaudono al neonato comitato c’è Andrea Pellizzari capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia che commenta: «Finalmente, era ora che qualcuno dicesse che è favorevole a questo progetto. Non è vero che la città è tutta contro, ci sono centinaia di persone silenziose pronte a dire sì. Del resto abbiamo avuto gli americani per sessant’anni e non abbiamo mai avuto problemi, perchè dovremmo averli ora con un’altra base».
Pellizzari poi, replica ai comitati che avevano parlato di colate di cemento in arrivo e traffico in tilt.
«Il quartiere americano che si vuole costruire non sarebbe più impattante di altri insediamenti che Vicenza ha già assorbito. Dobbiamo capire che città vogliamo, ma non si può affermare che con il Dal Molin americano si bloccherebbe il traffico, perchè il problema della viabilità a Vicenza è relativo. Mi dispiace piuttosto che si dica di no alla Ederle 2, solo perchè a farla sono gli americani, è un atto pregiudiziale che non ha senso».
Mostra pragmatismo anche Ornella Dal Lago, consigliere comunale di Forza Italia che spiega: «Ci sono pro e contro nella scelta di ampliare la base americana. Bisogna comunque considerare che ci sono 700 famiglie che rischiano di trovarsi senza uno stipendio. È vero che se si realizza il nuovo Dal Molin nascono dei problemi legati alla viabilità, ma credo che siano superabili, mentre la questione occupazionale temo non abbia soluzioni, un posto di lavoro che si perde è difficile recuperarlo e di questo dobbiamo renderci conto prima di ogni valutazione politica. Gli americani lo hanno detto chiaro e tondo, se non c’è l’ampliamento se ne vanno. Anche i dipendenti sono vicentini e la politica ha il dovere di pensare anche a loro. Piuttosto devo constatare con favore che hanno deciso di reagire e prendere l’iniziativa».
È sempre la questione dei posti di lavoro a tenere banco nei commenti dei politici. Giuliano Tricarico, segretario cittadino della Lega Nord va dritto e commenta: «Insomma, un po’ di riconoscenza per gli americani visto tutto quello che hanno fatto per noi italiani nel dopoguerra».
E poi si concentra sull’oggi e spiega: «Mi sembra legittimo che nasca un comitato per il “sì”, sono posti di lavoro anche quelli e quei dipendenti che vogliono raccogliere le firme non fanno altro che salvaguardare una posizione. La Lega è sempre stata a favore dell’ampliamento e oggi, pur avendo visto le planimetrie e il volume degli edifici, resto convinto per il “sì”. La Lega rimane favorevole, come si fa ad essere a favore della disoccupazione?».
Insomma il fronte del “sì” non solo è nato ma si sta allargando e non è detto che nei prossimi giorni incontri quello del “no”, per un confronto sereno.
«In questa faccenda non ci sono verità assolute - commenta Pellizzari - bisogna confrontarsi e cercare di trovare una soluzione soddisfacente per Vicenza».
IL FRONTE DEL NO
«Se occupazione significa nuove basi Usa
a Vicenza allora chiediamone altre cento»
«È fisiologico che ci siano pareri differenti, ma il comitato e le ragioni del sì non rappresentano una spaccatura della città, piuttosto un elemento su cui discutere».
Così Ubaldo Alifuoco consigliere comunale Ds che spiega come le posizioni dei dipendenti siano legittime. «Spetterà a chi ha potere di decisione scegliere la strada da seguire avendo di fronte un quadro complessivo», spiega Alifuoco che rilancia lo strumento del referendum: «A questo punto è necessaria una consultazione popolare, il Comune dia delle opzioni su cui scegliere».
È durissimo invece il segretario di Rifondazione comunista provinciale Ezio Lovato che critica la linea seguita dal comitato e dai sindacati intervenuti in assemblea: «Se il meccanismo è quello dell’occupazione legato all’insediamento delle basi Usa, perchè non chiedere cento basi per risolvere il problema occupazionale?». Si chiede Lovato che continua: «Rimango stupito piuttosto dalle posizioni della Cisl che era nota un tempo per le sue posizioni legate alla pace e al disarmo, oltre che alla riconversione. Invece oggi si vuole puntare su una nuova caserma che costituirebbe la punta di lancia della politica estera americana».
Concorde trasversalmente sulle posizioni di Rc, anche Azione Sociale, il partito di estrema destra che domani sera sarà presente alla fiaccolata promossa dai comitati di quartiere per dire no al nuovo Dal Molin.
Insieme al coordinatore provinciale Alex Cioni è annunciata la presenza di Alessandra Mussolini. «Di fronte alle pressioni statunitensi il governo di centro sinistra si piegherà - attacca Cioni - e questo le forze politiche della sinistra vicentina non lo vuole dire».
Cisl e Uil: «Ora il sindaco formi una commissione verità»
I lavoratori chiamano Roma
in 744 si sentono a “rischio”
Chiesto un incontro con il ministro alla difesa Arturo Parisi
(e. mar.) Un’assemblea ad alta tensione, quella vissuta ieri all’interno della caserma Ederle, indetta dalle categorie di Cisl e Uil per ascoltare i timori dei lavoratori e definire una strategia comune.
Innanzitutto i numeri. I dipendenti all’interno della caserma sono 744, ma attorno alla base Usa ruota un indotto di quasi 5 mila lavoratori, dipendenti delle tante ditte impegnate per conto degli americani.
E poi la legge 198, quella che consente il ricollocamento del personale nel settore pubblico qualora perdesse il posto di lavoro. «Alla Ederle solo il 33% può avvalersi di questo diritto», hanno spiegato i sindacati. Inoltre è stato comunicato che a settembre il comando Setaf incontrerà tutti i dipendenti per chiarire quale sia la posizione ufficiale degli americani. «L’assemblea poi, oltre ad aver confermato la raccolta firma per il “sì” - spiega Grazia Chini della Uil - ha dato mandato ai segretari di Cisl e Uil per organizzare un incontro con il ministro alla Difesa Arturo Parisi».
«Non è solo una questione degli occupati all’interno - ha ribadito Roberto Cattaneo, portavoce dei lavoratori - per il comando lavorano migliaia di vicentini, senza contare la capacità di spesa degli americani. Qualcuno si vuole occupare di questo tema?».
Franca Porto segretario della Cisl e il collega Riccardo Dal Lago della Uil invece chiariscono in un comunicato la posizione delle loro organizzazioni: «Le preoccupazioni dei cittadini, sia quelle espresse dai comitati che dai lavoratori del Dal Molin e della Ederle, rischiano di rimanere sullo sfondo di un dibattito agostano. Per questo Cisl e Uil chiedono al sindaco di Vicenza l'immediata costituzione di una commissione che assolva due compiti: la raccolta e la diffusione delle informazioni sul reale stato delle cose e la realizzazione di una verifica di fattibilità del progetto, mettendo al centro le convenienze della città e dei cittadini»
«Nella commissione - proseguono i due segretari - devono essere rappresentati anche i comitati dei cittadini. Tra gli aspetti da valutare deve esserci, da subito, anche quello occupazionale. Una volta realizzato questo lavoro ( a ritmi serrati 15 giorni bastano e avanzano ) si chieda un incontro con il ministro per portare le richieste e le proposte della Città. Se il Sindaco non si farà promotore di questa iniziativa Cisl e Uil inoltreranno analoga richiesta al Prefetto».
«Per noi non esiste contrapposizione tra interessi di chi pone problemi di sostenibilità ambientale o di ricadute occupazionali semplicemente pretendiamo trasparenza e responsabilità da parte di tutti per poter insieme affrontare i problemi».