All’istituto professionale S. Gaetano
Protesta degli studenti contro le espulsioni «No alla repressione»
di Anna Madron
«Basta espulsioni, no alla scuola caserma». Recitava così lo striscione esibito dai ragazzi del Coordinamento studenti, riuniti ieri pomeriggio davanti all’istituto di formazione professionale San Gaetano, in stradella Mora, per manifestare contro una scuola «eccessivamente rigida, dove ogni anno vengono espulsi definitivamente un numero di studenti al di sopra di qualsiasi media».
Motivo? Gli esponenti del Coordinamento spiegano che «non si tratta di fatti gravi. Al San Gaetano è sufficiente avere tatuaggi, piercing o partecipare alle manifestazioni studentesche per far scattare la sospensione». E citano come esempio il caso di un allievo, «già sospeso temporaneamente per aver partecipato a uno sciopero studentesco», che sarebbe stato «espulso senza possibilità di difendersi perché “colpevole” di aver chiacchierato con il compagno di banco durante un’ora di lezione». E aggiungono: «Siamo nettamente contrari a un modello scolastico/educativo di stampo repressivo e fortemente punitivo, a maggior ragione in un tipo di istituto come il San Gaetano, spesso frequentato da ragazzi con problemi a livello sociale o familiare».
Di qui la richiesta di riammissione dell’alunno in questione da parte degli esponenti del Coordinamento che ieri pomeriggio hanno incontrato il direttore del Cfp Paolo Faccin con il quale si sono trattenuti a lungo per esporre il loro punto di vista. Che non coincide, però, con quello della scuola la quale replica punto per punto alle accuse del Coordinamento.
«Nel nostro istituto gli alunni vengono espulsi per ben altri motivi che un piercing o un tatuaggio - spiega Faccin - in realtà abbiamo cercato di fare il possibile per seguire e motivare questo ragazzo. La scuola non può, però, essere lasciata sola ad affrontare gravi situazioni di disagio adolescenziale, né sostituirsi alla famiglia.
Se fino a venti giorni fa con la famiglia c’era un dialogo, non sempre facile, ma sicuramente costruttivo e che riusciva a supportare questo ragazzo debole e bisognoso di punti di riferimento certi e autorevoli - sottolinea Faccin - oggi questo dialogo non esiste più. Sono pertanto venuti meno i presupposti del progetto educativo di cui è stata decretata inevitabilmente la fine. Una cosa, comunque, è certa: qualunque sarà l’epilogo di questa vicenda, il dramma implicito rimane proprio questo fallimento, oltre al fatto di aver reso di dominio pubblico una “storia” privata».
dal Gazzettino 8/12/05:
LA PROTESTA Manifestazione e striscioni degli studenti che difendono il compagno
«Basta con la scuola caserma»
(L.P.)Un colloquio durato oltre un’ora che ha aperto il dialogo tra le parti. Ieri, l’incontro tra il direttore del Cfp "San Gaetano" Paolo Faccin, il tutor Don Giuseppe Biasio, due studenti del Coordinamento Studentesco e il ragazzo che di recente è stato allontanato dalla scuola (per motivi disciplinari), ha permesso di affrontare una questione che negli ultimi giorni ha reso rovente il clima dell’istituto. All’origine delle polemiche l’espulsione di O., 17 anni, della provincia di Vicenza: la sua causa è stata fatta propria dai giovani del Coordinamento Studentesco, che ieri pomeriggio hanno messo in atto una pacifica manifestazione di protesta nei confronti della scuola e dei suoi metodi educativi. Richiedendo a gran voce la riammissione dello studente. "Basta con la scuola caserma", recitava lo striscione alzato davanti alla sede del Cfp San Gaetano. E accanto ai ragazzi del Coordinamento c’era anche lo studente espulso (quest’anno avrebbe dovuto terminare il terzo e ultimo anno del Cfp) e i suoi genitori. «Stiamo parlando di una scuola e non di una caserma - fanno sapere dal Coordinamento Studentesco - Siamo contrari a un modello scolastico ed educativo di stampo repressivo. Al San Gaetano vige la regola dei cartellini gialli e rossi che determinano il richiamo o la sospensione definitiva dello studente. Il provvedimento preso per questo studente ci sembra sproporzionato a quello che è successo. Valuteremo le prossime mosse e non escludiamo di coinvolgere altri soggetti». Pronta è la risposta del direttore dell’Istituto: «Ma quale caserma? Con questo ragazzo abbiamo esaurito tutte le possibilità, abbiamo tentato di responsabilizzarlo senza riuscirci e il suo rapporto con noi si è concluso. Ma questo non significa che per lui non ci siano più prospettive. Stiamo creando i presupposti per un percorso che passerà attraverso il Centro per l’impiego. E la qualifica la potrà ottenere ugualmente, lavorando. La scuola, come un’azienda, deve "vendere" un prodotto, che in questo caso è un progetto educativo. E’ chiaro che qualcuno può dissentire, ma si tratta di una persona su 500 che invece ci hanno scelto».
ALLIEVO, FAMIGLIA, SCUOLA TRE ATTORI, PROGETTO UNICO
di PAOLO FACCIN*
Ogni progetto educativo ha una sua logica nella definizione dei cardini che lo caratterizzano rendendolo autentico e, soprattutto, realizzabile.
I punti fermi che connotano il progetto dell’istituto San Gaetano sono, imprescindibilmente, l’allievo, la famiglia e la scuola uniti nella libera condivisione dell’obiettivo centrale: il bene del ragazzo ed il suo inserimento nel mondo del lavoro.
Proprio perché crediamo nella "valorizzazione delle potenzialità" di ogni singolo, facciamo in modo che si costituisca un’unità tra questi tre attori educativi motivata e motivante; in sintesi un centro di responsabilità per il successo del’allievo.
Per dare certezza che ciò si realizzi, abbiamo, da sempre, creato la figura del Tutor (insieme con il Tutor di ogni singola classe) che personalmente segue ogni ragazzo ed ogni famiglia offrendo un punto di riferimento reale, raggiungibile e propositivo.
Detto ciò appare evidente come i ruoli di famiglia e scuola diventino fondamentali nel momento in cui il ragazzo, comprensibilmente, possa vivere situazioni di disagio adolescenziale, ma è altrettanto evidente che mai, la scuola, potrà essere "sola" in questo compito di sostegno.
Ecco quindi che, se pur con grandi difficoltà, fino a non più di 20 giorni fa tra le due parti (scuola e famiglia) c’era un dialogo non sempre facile ma sicuramente costruttivo, che riusciva a supportare la terza parte (l’allievo) più debole e bisognoso di punti di riferimento certi e autorevoli.Oggi questo non esiste più, sono venuti meno i presupposti di questo progetto educativo decretandone inevitabilmente la fine.
Il dramma implicito rimane e riguarda, aldilà di come sarà chiusa questa vicenda, proprio questo fallimento ed il fatto di rendere di dominio pubblico una "storia" privata.
Il nostro istituto forma da sempre ragazzi e ragazze inseriti nella società con la propria dignità di uomini e lavoratori capaci di rispettare e di essere rispettati come persone e come cittadini.
Questa è una missione che ci coinvolge, che ci fa sostenere attraverso percorsi personalizzati per più di 500 allievi ogni anno, anche chi ha diverse abilità o chi ha difficoltà particolari; proprio nel rispetto di tutti questi "singoli" abbiamo la convinzione che ogni "singolo" progetto, per essere fattibile e non danneggiare gli altri, debba essere condiviso e non imposto.
prof. Paolo Faccin Direttore del CFP San Gaetano