|
09 APRILE 2005 dal Giornale di Vicenza
Raffica di blocchi contro i tir
La Provincia rilascerà parere favorevole alle ordinanze.
Ma Dal Lago avverte: «Circolazione compromessa e danni
all’economia». Lunedì convocato un vertice in prefettura di Gian Marco Mancassola Come in un domino impazzito, i Comuni dello spicchio settentrionale della Provincia, quelli che di riffe o di raffe hanno a che fare con l’ex statale Pasubio, stanno varando uno dopo l’altro ordinanze di blocco del traffico pesante che rischiano di portare alla paralisi il sistema dei trasporti dal capoluogo all’Alto Vicentino, in una fase delicatissima per l’economia vicentina. A fare la prima mossa è stata Vicenza, con uno stop notturno dei camion superiori a 7,5 tonnellate voluto dal sindaco Enrico Hüllweck. Al capoluogo si sono accodati o stanno per farlo altri sette Comuni, come riepiloga un’allarmata lettera inviata ieri dalla Provincia alla prefettura. «La Provincia ha ricevuto comunicazione - scrive la presidente Manuela Dal Lago - delle ordinanze dei Comuni di Vicenza, Costabissara e Dueville. A seguito anche altri Comuni, quali Isola Vicentina, Malo, Monte di Malo, Montecchio Precalcino e Villaverla hanno manifestato la volontà di adottare analoghi provvedimenti, previo parere da parte della Provincia». Un’ondata di provvedimenti a catena scaturiti dal sistema di deviazioni imposto dallo stop voluto a Vicenza lungo viale del Sole e strada Pasubio. Con l’obiettivo di evitare di veder intasati da centinaia di mezzi pesanti i propri centri abitati, i sindaci dei Comuni allineati lungo l’asse della Pasubio si stanno attivando di conseguenza. Sollecitata su più fronti, la presidente Dal Lago spiega che la Provincia «dovendo garantire il pari interesse delle comunità locali, ha intenzione di rilasciare parere favorevole alla loro richiesta». Una riga dopo, però, delinea lo scenario che sta prendendo forma in queste ore: «Tuttavia - avverte - risulta in tutta evidenza che la situazione che si sta creando compromette gravemente la circolazione stradale causando inevitabili danni non solo alla mobilità, ma anche alle attività produttive della zona. Si chiede pertanto che il prefetto si attivi con tutta l’urgenza adottando i provvedimenti che riterrà necessari e doverosi anche ai sensi del vigente codice della strada». È la seconda volta in due giorni che il prefetto Angelo Tranfaglia viene chiamato in causa per dipanare una matassa sempre più ingarbugliata. Prima della Dal Lago era stato il numero uno di Assindustria, Massimo Calearo, a inviare al prefetto un telegramma, lamentando il rischio di possibili gravi conseguenza sul sistema dei trasporti e sulle attività produttive vicentine. Il prefetto Tranfaglia ha risposto subito alle sollecitazioni, decidendo ieri di convocare un vertice per lunedì alle 9, cui sono stati invitati a partecipare la Provincia, i sindaci dei Comuni interessati, le forze dell’ordine, l’Ulss, le associazioni di categoria. Sul tavolo verranno poste le coordinate che hanno dettato le ordinanze e i riflessi sulla viabilità e sull’economia causati dai blocchi. Sul tema interviene anche la lista civica Vicenza capoluogo, con un ordine del giorno (studiato per il dibattito in aula che ancora non ha avuto luogo) che vede primo firmatario il consigliere comunale Stefano Soprana e che punta a impegnare il sindaco ad adoperarsi perché «si arrivi alla realizzazione della bretella Vicenza ovest-Isola nel più breve tempo possibile, l’amministrazione provinciale svolga il suo ruolo di coordinamento del progetto attraverso il coinvolgimento di tutte le parti interessate». Soprana chiede che «il progetto della bretella sia inserito all’interno del disegno più complessivo della mobilità del “triangolo berico” (Milano-Venezia, Valdastico, Pedemontana): la rete stradale all’interno di questo triangolo dovrà essere studiata per far fare il tragitto più breve dalle zone produttive alla grande viabilità». Infine, il documento chiede che «il percorso della bretella razionalizzi lo spazio, qualifichi la residenza, indichi le aree di sviluppo sostenibile, individui aree agricole per lo sviluppo di parchi e boschi urbani».
La tragedia. Le autorità non hanno ancora comunicato i nomi dei soldati americani morti nell’incidente aereo in Afghanistan Una giornata di ansia alla Ederle «Ma i parenti sono già stati informati» (ma. sm.) Ieri è stata una giornata di ansia per la comunità americana della Ederle. Fino a sera, infatti, le autorità militari non avevano ancora comunicato ufficialmente i nomi dei 16 soldati morti nell’elicottero precipitato mercoledì pomeriggio a Ghazni, in Afghanistan. E quindi ancora non si sa quante sono le vittime che dovrà piangere la 173ª Brigata. Tuttavia, nel pomeriggio, per tranquillizzare i familiari dei circa 2000 parà in missione in Afghanistan, è stato diramato un messaggio eloquente: «I familiari più stretti delle vittime sono già stati contattati da chi di dovere: per cui, se ancora nessuno è venuto a portarvi la tragica notizia, vuol dire che ai vostri cari non è successo nulla». Però, vista l’impossibilità di mettersi in contatto con Bagram e dintorni, molti sono rimasti in apprensione. Nella base aerea, intanto, il generale Jason Kamiya, comandante della Cjtf-76, ha fatto mettere le bandiere a mezz’asta ed ha disposto un’inchiesta accurata per verificare le cause dell’incidente. Si è appreso che erano due i Chinook in volo durante la tempesta ritenuta responsabile della tragedia: uno è precipitato a Ghazni, mentre l’altro è riuscito ad atterrare senza danni alla base di Bagram. Secondo i primi rapporti, sull’elicottero viaggiavano 18 persone. Di queste, 16 sono morte mentre 2 risulterebbero ancora disperse. E forse è questo uno dei motivi che causa un po’ di ritardo nella comunicazione ufficiale dei nomi delle vittime. Ieri, intanto, a Bagram continuava ad imperversare il maltempo, tanto da impedire qualsiasi decollo e da rendere difficili i collegamenti. L’inchiesta aperta per chiarire le cause dell’incidente più grave da quando la forze della coalizione sono in Afghanistan è però già stata avviata. |