Piove al “ristorante Palladio”
la cena finisce sotto l’ombrello
Tavoli e commensali spostati in emergenza fra i portici del Corso
di Gian Maria Maselli
Tanto tuonò che piovve. Per otto anni era andata liscia alla Cena dei Oto. Ma ieri sera Giove Pluvio, sgradito ospite, ha deciso di farsi aggiungere un posto a tavola proprio nel bel mezzo della cena, al “Ristorante Palladio”. Scatenando un fuggi-fuggi generale. I commensali si sono rifugiati (tavoli compresi) sotto i portici del Corso e negli androni dei palazzi. I dieci cuochi e le trenta cameriere si sono strette sotto i piccoli gazebo utilizzati dall'organizzazione.
Sembrava l'amara fine di una serata nata in modo perfetto: clima estivo, la suggestione di cenare all'ombra dei palazzi di corso Palladio con una stuoia rossa che corre sotto tavoli imbanditi. Per sottofondo musica classica, filodiffusa lungo i trecento metri di tavolata, dall'incrocio con contrà Fogazzaro fino a quello con contrà Porti. Una location principesca, riservata a chiunque volesse pagare 35 euro: molte compagnie di giovani, tanti volti noti della politica locale a partire dal padrone di casa il sindaco Enrico Hüllweck, alcuni tavoli di anziani ospiti di case di riposo oltre a una decina di soldati della Ederle e tanti vicentini “comuni”.
Sembrava una serata perfetta, con un menu a base di polenta e baccalà mantecato per entrata, pasta e fagioli e bigoli per primo, spezzatino in tocio per secondo e i biscotti secchi veneti per chiudere assieme a grappe e caffè. Neanche il tempo di assaporare i vini bianchi e rossi dell’antipasto ed ecco iniziare un sinistro tambureggiare e lampeggiare nel cielo. È a questo punto che è uscita tutta la tempra dei vicentini: senza battere ciglio i seicento commensali si sono sistemati sotto i portici a pochi centimetri dalle vetrine del Corso, guardati in modo perplesso dai manichini dei negozi. Deciso a non mollare, anche il personale del catering La Reggia ha ripreso immediatamente il servizio, sotto la pioggia che nel frattempo si era fatta più blanda. Qualche vassoio di pastasciutta è diventato di pasta bagnata. Qualche gocciolona è finita anche sullo spezzatino in tocio con polenta e sulle patate con rosmarino.
Ma alla fine è andata bene così: con un'allegria imprevista che solo le emergenze di questo genere sanno suscitare. I seicento commensali vicentini l'hanno (quasi) tutti presa in ridere: stretti stretti, sorretti dal coraggioso esempio delle cameriere (senza ombrello) e anche dei dieci marines, che si sono rifiutati di andare al riparo anche solo per un momento e che hanno continuato a dedicarsi alla “cartucciera” di Sumas bianco e Ombroso rosso che si erano fatti portare in tavola.