|
10 GENNAIO 2005 dal Giornale di Vicenza
«Barche sotto osservazione»
«Barche sotto osservazione» di Silvia Maria Dubois
«Non abbiamo mai escluso l'ipotesi di installare delle telecamere in zona Barche». Cosi il vice sindaco ed assessore alla sicurezza Valerio Sorrentino testimonia la sua apertura nel valutare ogni possibile risoluzione per proteggere il centro storico dal degrado e sgombra il campo da ogni ventilato disaccordo sull'argomentazione all'interno del partito di Alleanza Nazionale.
«Stiamo tenendo sotto stretta osservazione quel quartiere - spiega Sorrentino - allo stato attuale questa è una delle zone del centro storico che più risente di fenomeni di disturbo e di atti di vandalismo. Proprio per questo, già da tempo, come prima cosa abbiamo predisposto dei sistematici controlli da parte della polizia municipale».
Precisazioni vengono fatte anche a proposito della video sorveglianza.
Scuole statali. «Arrivano in ogni momento dell’anno. Il primo problema è la comunicazione» Raddoppiati gli alunni stranieri Un boom negli ultimi cinque anni Negli asili toccano il 12 per cento di Salvatore Nigro In un quinquennio gli alunni extracomunitari nelle scuole statali vicentine sono più che raddoppiati e la tendenza, anche per l'anno scolastico in corso (il prossimo mese dovremmo avere i dati ufficiali dal Csa di Vicenza), conferma una crescita costante, avviandoci con rapidità verso il dieci per cento di media. Tra le varie fasce d'istruzione l'onda lunga degli alunni immigrati è più sensibile nella materna con circa il 12 per cento; non sono da meno le elementari che passano dal 4 al 10 per cento, le medie inferiori dal 4 al 9 per cento e le superiori dall'1 scarso al 3 per cento. Come si sono adeguate le scuole a fronte di numerosi arrivi certamente non coordinati nel tempo e nei modi e provenienti da Paesi diversi? «Per noi - afferma Angelo Turato, dirigente del comprensivo di Marola, con l'11 per cento di alunni extracomunitari - è un obbligo istituzionale accoglierli e seguirli nel modo più efficace possibile. Sono tanti i problemi connessi alla loro frequenza e che quotidianamente cerchiamo di risolvere. Anzitutto arrivano in ogni momento dell'anno scolastico e bisogna subito stabilire in quale classe collocarli, da chi e come farli seguire dal momento che non conoscono la nostra lingua. In tale contesto e in assenza di docenti specializzati si ricorre a quelli disponibili curriculari o di sostegno che s'impegnano al massimo delle loro possibilità con i modesti mezzi didattici disponibili. A peggiorare la situazione - puntualizza il dirigente - c'è il tempo pieno che sta morendo come il tempo prolungato, per cui le ore non sono sufficienti ad attuare quanto sarebbe necessario. Questi ragazzi, prima di arrivare da noi, non hanno nessun filtro, te li sbattono in classe e ti devi arrangiare. Per fortuna - conclude Turato - imparano in fretta ma i primi tempi sono veramente difficili». «Il problema principale - dice Francesca Misasi, dirigente del comprensivo 2 di via Piovene, con 83 alunni extracomunitari su un totale di 800 iscritti - è la comunicazione con i ragazzi e le loro famiglie ma ci avvaliamo dei mediatori culturali disponibili per avviare e potenziare almeno il periodo d'inserimento nel contesto scuola. Al loro arrivo è prevista una fase iniziale di accoglienza con la compilazione di apposite schede e con prove di apprendimento, successivamente si decide in quale classe inserirli. Di problemi seri finora non ce ne sono stati ed i genitori degli alunni vicentini hanno dimostrato grande disponibilità, adoperandosi al meglio per un'efficace integrazione sia degli alunni extracomunitari che delle loro famiglie». Sulla stessa lunghezza d'onda il comprensivo 6 di via Massaria: «Viviamo sostanzialmente le stesse difficoltà fisiologiche delle altre scuole della città e provincia - sostiene la dirigente Lydia Golia - quando ci si trova ad accogliere e gestire dei ragazzi che arrivano da realtà culturali diverse e che presentano inizialmente problemi di alfabetizzazione. L'aspetto più importante da sottolineare è che non vi sono problemi a livello comportamentale e il loro inserimento nel contesto scuola è positivo. Anche i genitori di questi alunni hanno un atteggiamento molto positivo nei confronti della scuola e questo facilita sia il nostro lavoro di formazione che d'integrazione sociale».
Prosegue anche a gennaio la campagna di informazione Alternativa sociale: «Attenti ai “fondi pensione” privati» Cioni: «Spieghiamo ai lavoratori i rischi legati alla liquidazione» Prosegue la campagna di informazione promossa da “Libertà di azione - Alternativa sociale” per mettere in guardia i lavoratori sulla questione del passaggio del proprio Tfr ai cosiddetti fondi pensione privati. Come segnala un comunicato, nelle giornate di sabato 15, 22, 29 gennaio, dalle 15.30 in contrà Cavour, i nostri militanti allestiranno un gazebo per offrire informazioni. «La nostra azione è mirata a informare l'ignaro lavoratore - afferma Alex Cioni portavoce di As - dal rischio che sta correndo la sua liquidazione. I sindacati della triplice tacciono perché di questo affare a danno delle tasche di tutti i lavoratori parteciperanno a pieno titolo». Valendo la regola del silenzio-assenso il lavoratore, dal momento in cui il decreto legge diverrà attuativo, avrà sei mesi di tempo per decidere cosa fare del proprio Tfr. Per rifiutare questo furto è sufficiente scrivere due righe in carta semplice da consegnare al proprio datore di lavoro. «Governo e sindacati - continua Cioni - vogliono farci credere che tutta questa operazione è trasparente e volta a garantire un maggior rendimento annuale al fine di ottenere un capitale maggiore; per amore di verità, bisogna dire che la questione non sta proprio così, negli ultimi 4 anni i rendimenti dei Fondi chiusi - per esempio quelli sbandierati proprio da Cgil, Cisl e Uil, sono stati inferiori alla rivalutazione normale del Tfr, con un 5,25, contro un 13,44 (3,20-3,54 l'anno), con una differenza negativa di ben 8,19 punti percentuali, tra l'altro gran parte dei fondi gestiti dalle finanziarie è in rosso. È palese che si tratta di un investimento insicuro alla mercé dei capricci della borsa e dei giochetti finanziari, ma funzionale a sostenere le grandi aziende private e privatizzate». Le ragioni della previdenza integrativa sono da ricercarsi negli interessi delle assicurazioni, delle banche e dei politici; d'altronde non poteva essere diversamente visto che il partito unico liberal-capitalista, prima con la variante di sinistra dei governi "ulivisti" e ora con la componente di destra di Berlusconi e Fini, è sempre stato in prima linea attraverso politiche ultraliberiste per distruggere nella fondamenta lo Stato sociale. Precariato, flessibilizzazione degli orari e dei contratti, moderazione salariale, riforme pensionistiche, immigrazione, ecc,ecc, non sono altro che i diversi aspetti di un unico disegno che deve trasformare anche l'Italia - ed in parte ci è già riuscito - in un grande “mercato del lavoro”, dove le imprese potranno utilizzare al massimo la manodopera nazionale, spogliata di diritti e certezze per il futuro, per sé e per i propri figli ed incalzata dalla manovalanza extracomunitaria a basso costo - richiesta ed invocata a gran voce dagli imprenditori, a fronte di un numero di disoccupati italiani che si aggira sui due milioni «La nostra organizzazione - conclude il portavoce di As e coordinatore provinciale di Libertà di Azione - si oppone duramente a questa politica antinazionale e antipopolare assicurando che sapremo essere una dolorosa spina del fianco di questo regime al soldo degli interessi particolari dei privati e dei profittatori». |