10 LUGLIO 2005

dal Giornale di Vicenza

La Mussolini in città I teppisti versano letame
Vietata la pattuglia “padana”
Costruzioni, i lavoratori stranieri aumentano ma sono sempre i meno pagati e i più a rischio

Gesto vandalico contro il segretario di Alternativa Sociale
La Mussolini in città I teppisti versano letame
L’episodio s’è verificato all’alba nel bar in cui doveva svolgersi la conferenza stampa. E lei ha parole dure contro gli imbrattatori

(e. m.) «No alla memoria condivisa, sì ad un percorso comune che condanni tutti gli atti di violenza». Alla vigilia della manifestazione dei repubblichini Alessandra Mussolini, segretario di Alternativa sociale, parla per un quarto d’ora all’Havana Cafè, puntando il dito contro chi parla di democrazia ma non la pratica e condannando i vandali che ieri notte hanno imbrattato lo stesso locale con il letame dopo aver rotto un vetro. «L’orrore è orrore, da chiunque sia commesso - ha detto la parlamentare - e va combattuto; i 54 morti dell’eccidio meritano di essere ricordati e noi vogliamo farlo in nome della pace. Volevano impedire una manifestazione parlando di democrazia e libertà e usando invece la violenza; da parte nostra ci sarà estremo rispetto, ci aspettiamo altrettanto da chi ha già invece mostrato intolleranza e antidemocrazia». La riconciliazione siglata in chiesa e nelle sale comunali non sembra infatti aver interessato la strada e le frange più estremiste. All’alba di ieri un gruppetto di sconosciuti si è reso responsabile di un’azione teppistica in piena regola: rotto il vetro di un oblò dell’Havana Cafè, dove in serata ha parlato la nipote del Duce, i vandali hanno riversato all’interno litri di letame, non risparmiando la facciata esterna imbrattata anche con insulti tracciati con lo spray.

Cinquecento tra carabinieri e poliziotti vigilano sulla sfilata dei repubblichini per l’eccidio
Centro blindato per il corteo
Un’inchiesta tra i giovani: «Guardiamo avanti»

di Luca Valente

Oggi Schio è una città blindata con 500 tra carabinieri e poliziotti per il corteo che ricorda l’eccidio. Chiuso al traffico dalle 7 e fino al primo pomeriggio l’anello del centro. Ma cosa ne pensano i giovani? Favorevoli, contrari, indifferenti, astenuti: la manifestazione di Continuità Ideale e reduci di Salò che si tiene questa mattina viene interpretata secondo diversi punti di vista. Parecchi, al solo sentir parlare di eccidio, si sono affrettati a soprassedere. Non sono mancate comunque le prese di posizione sul corteo, ma anche sulla recente pacificazione tra famigliari delle vittime ed associazioni partigiane. «Non conosco molto bene i termini dell’accordo - spiega Rosita Pederzolli -. Credo però che abbia poco a che fare con una sfilata illegale di svastiche, croci celtiche e saluti romani. Non dovrebbero farla perché è apologia del fascismo». Diverso il parere di Cristina Marigo: «Credo che ognuno debba essere libero di manifestare, anche se personalmente non mi trovo d’accordo con le posizioni estreme. Trovo triste che si sia fatto uno sforzo di pacificazione e che venga calpestato da chi intende manifestare, dall’una e dall’altra parte: mi pare una strumentalizzazione». Simile il giudizio di Luca Ruaro, pur contrario alla manifestazione: «L'eccidio è stata una cosa grave, però non credo che sia quello il modo giusto per ricordarlo. Personalmente sono contrario a tutti gli estremismi, di destra e di sinistra. Spero che le forze dell’ordine garantiscano la sicurezza controllando entrambi gli schieramenti». L'anno scorso, la sera della sfilata, ci fu un episodio di violenza allo Skiosko. Ricorda Davide Spada: «La manifestazione dello scorso anno, conclusa con una rissa, è stata oltraggiosa della memoria storica italiana e scledense. Sono fortemente avverso al fatto che venga riproposta, perché se ne sono dissociati sia i famigliari delle vittime sia il consiglio comunale, opposizione compresa». Anche Alice Matone, coinvolta nella rissa, è contraria: «Se lo ero prima della parata dei fascisti, oltretutto anticostituzionale, oggi lo sono ancora di più. E non mi convince la pacificazione: va bene che i famigliari ricordino le loro vittime, ma arrivare a chiedere scusa per quanto è successo mi pare un’esagerazione». «Non sapevo dell’episodio della rissa, sono ovviamente contrario alla violenza - afferma Maurizio Pace -. Però mi sembra che vada tutelata anche la libertà di pensiero: ognuno deve potersi esprimere e ricordare quei morti mi sembra una cosa giusta. A patto che avvenga pacificamente». Francesco Testolin, contrario alla sfilata, critica però l’episodio storico: «Non mi sembra di buon gusto che tornino a sfilare per le vie di Schio, è un’iniziativa che genera problemi. Ciò non toglie che l'eccidio sia stato un grave errore dei partigiani». Anche Massimo Caruso lo ritiene una brutta parentesi della storia scledense: «Però è necessario guardare avanti, voltare pagina una volta per tutte, smettendola con i rancori e anche con le manifestazioni. Per questo ha fatto bene il sindaco a favorire il recente accordo». È dunque evidente che molti cittadini, pur non identificandosi in alcun schieramento, sono esasperati dal clamore che si crea ogni anno attorno all’'evento. Esemplare il commento di Fabio: «C’è stata la pacificazione, giusto? Bene, bisognava chiudere definitivamente la faccenda e smetterla con la sfilata. Siamo stanchi, perché la vicenda viene strumentalizzata da tutte due le parti: anche quelli di Rifondazione e i centri sociali dovrebbero smetterla di fare i contro cortei. E gli altri vanno isolati: a giocare da soli ci si annoia».


Bloccate le ronde. Didonè preannuncia la richiesta alla Camera di provvedimenti contro il questore
Vietata la pattuglia “padana”
Scontro verbale in piazza Castello tra Guardie verdi e forze dell’ordine

di Silvia Maria Dubois

Guardie padane contro guardie vere. È stato a dir poco scintillante, ieri, lo scontro (verbale, per fortuna) fra divise verdi e divise delle forze dell’ordine ufficiali. Agli sceriffi del nord, infatti, è stata vietata l’autorizzazione alla preannunciata “ronda” pomeridiana nelle zone calde della città, contenute nel quadrato urbano fra via Torino, campo Marzo, viale Roma e giardini Salvi. Un divieto - la notizia si è diffusa fra gli aderenti all’ultimo minuto - che ha scatenato le ire dei leghisti ed acceso gli animi dei simpatizzanti. Sono le 17 quando viale Milano, luogo in cui doveva inaugurarsi il percorso della “pattuglia verde”, è sempre più vuoto, mentre piazza Castello, poco più in là, si riempie di carabinieri, poliziotti e vigili urbani, una trentina in tutto. Qualcosa non quadra. O forse quadra tutto alla perfezione: la manifestazione è stata proibita, e le forze dell’ordine controllano che il divieto venga rispettato. Dopo un’ora, all’orizzonte, da viale Roma, spuntano le camicie verdi (che, nel frattempo, sono riusciti a “lavoricchiare” ugualmente, fermando due punkabestia che infastidivano i passanti), una quindicina circa, capitanate da un’incollerita Franca Equizi dotata di berretto, camicia e smalto verde. Immediata la collisione verbale con il commissario Michele Marchese e il vice questore Tiziano Zonta (questi ultimi sfoderano tutte le loro doti di mediazione, cercando di non sentire le provocazioni). Partono parole grosse, si chiamano rinforzi, direttamente da Rosà arriva l’on. Giovanni Didonè. I diverbi si infittiscono, si duplicano, ci si mette in mezzo anche qualche passante, si minaccia una strategica passeggiata fra le vie del centro, dove abbinare alle spese anche qualche controllatina qua e là. Ma non c’è niente da fare: lo shopping dei leghisti è bloccato. «Siamo allibiti - spiega la consigliera comunale Equizi - la questura proibisce a noi di monitorare la città, compiendo un’azione gratuita a favore dei cittadini, mentre autorizza una manifestazione a cui hanno partecipato 400 fra immigrati e aderenti dei centri sociali e domani (oggi) permette la sfilata di oltre 1500 aderenti all’estrema destra». «Abbiamo già fatto altre iniziative del genere in varie parti della provincia e non capiamo perché ora non possiamo riproporla - spiega il responsabile delle guardie padane provinciale Gianmarco Simonetto - noi non vogliamo sostituirci a nessuno, controlliamo la città e chiamiamo il 113 nel caso ci sia qualcosa che non va». Da questo pomeriggio scaturiranno molti nervosismi e una richiesta precisa: rimuovere il questore. «Presenterò un’interrogazione parlamentare martedì prossimo - annuncia Didonè - chiederò al ministero adeguati provvedimenti nei confronti del comportamento del questore. Quello che è successo qui oggi è gravissimo». «E pure io ho già scritto una domanda d’attualità dove chiedo di far dimettere il questore - aggiunge la Equizi - chiedo, inoltre, che sulla questione intervenga il prefetto al fine di garantire i diritti di tutti i cittadini. Mi auguro che quello che è successo oggi non sia dettato da qualche decisione politica». Il questore Dario Rotondi, da parte sua, sentito in serata si limita ad un “no comment”. Quanto al diniego dell’iniziativa, dalle forze dell’ordine emerge che questo non nasce dal divieto di manifestare le proprie idee, bensì dalla necessità di impedire di pattugliare, sostituendosi all’atto pratico all’attività abituale svolta dalle forze dell’ordine stesse. A riprova di questo, sembra che gli organizzatori siano stati invitati a cambiare la natura dell’iniziativa. Ora, però, rimane solo un dubbio: le camice verdi dicono di aver fatto altre ronde nel Vicentino in passato e di non aver mai avuto problemi d’autorizzazione, mentre dagli uffici di viale Mazzini questo non risulta.


Assemblea nazionale di categoria a Vicenza. Gli interventi dei segretari Fammoni, Martini e Toniolo
Costruzioni, i lavoratori stranieri aumentano ma sono sempre i meno pagati e i più a rischio
La Fillea-Cgil: «La legge Bossi-Fini va cancellata. Occorre una nuova norma che estenda le libertà civili»

di Natascha Baratto

I lavoratori stranieri: i meno pagati, inquadrati a livelli più bassi e quelli più esposti al rischio di infortunio. A Vicenza tra i 7 mila dipendenti iscritti alla cassa edile industriale gli stranieri sono 2.400; tra gli artigiani invece in Veneto nei 9 mila iscritti alla cassa edile ci sono 2.700 ’foresti’, di cui 750 del Vicentino. Il sindacato è sempre più multietnico, come è stato spiegato alla seconda assemblea nazionale Fillea Cgil dei lavoratori stranieri ospitata a Vicenza. «Il ricorso al lavoro straniero - ha esordito Franco Martini, segretario nazionale Fillea - avviene essenzialmente per coprire una carenza di forza lavoro, a partire dalle mansioni che stanno in fondo alla scala dei lavori professionali; è la conferma che il lavoro straniero non viene considerato un capitale professionale, tra l’altro già in essere visto il 20% di figure professionalizzate e qualificate, ma manovalanza a poco prezzo, un capitale che può danneggiarsi, anche irreparabilmente, data la facilità di sostituzione attraverso il vasto serbatoio di braccia messo a disposizione dal mercato illegale e clandestino». Soprattutto nell’edilizia, hanno poi continuato i vari interlocutori, si nota sempre più un aumento esponenziale degli addetti: negli ultimi anni i lavoratori iscritti alle casse edili sono aumentati più del 400%. E la maggior parte sono lavoratori in nero o precari. «Noi siamo obbligati - ha spiegato Martini - a combattere contro politiche sbagliate, che individuano nella diversità il male. Per questo è in atto la battaglia contro la Bossi-Fini: il nostro settore dimostra che connettere il permesso di soggiorno alla possibilità di svolgere un lavoro non può che avere come conseguenza l’aumento della quota di clandestini». Fulvio Fammoni, segretario nazionale Cgil, ha poi continuato: «La legge Bossi-Fini va semplicemente cancellata: ci vuole un’altra legge organica e ci vuole un’altra politica per l’immigrazione che estenda le libertà civili e democratiche per gli immigrati. Si tratta di affrontare temi quali il diritto di asilo, di voto, a partire da quello amministrativo, la riforma della cittadinanza, il passaggio di competenze agli enti locali in luogo del Ministero degli interni e delle forze di polizia ed altro ancora». «A Vicenza - ha spiegato Toni Toniolo, segretario generale provinciale Fillea - abbiamo, ormai da vent’anni una presenza straniera sempre maggiore, soprattutto di immigrati provenienti dall’Est, cui negli ultimi anni si sono uniti anche magrebini e africani. Dopo tangentopoli è scoppiato il caso dei diritti violati: il lavoro precario e in nero è sempre maggiore. Ed esiste ancora il caporalato: è una vergogna per il nostro paese pensare che ci sono ancora delle persone che sfruttano gli stranieri, offrendo a loro paghe misere ed insufficienti e facendoli lavorare per molte ore al giorno».