10 AGOSTO 2006

Ma in 500 sfilano contro
Ecco quanto vale l’affare Usa

Dai cancelli dell’aeroporto civile fino a Rettorgole le fiammelle del “no” e poi una raccolta-firme
Ma in 500 sfilano contro
Corteo “in notturna” pensando al caso-Sardegna

di Antonio Trentin

Cinquecento e passa in marcia in una serata già quasi ferragostana: non pochissimi, vegliati da un congruo schieramento di vigili, poliziotti e carabinieri. Più lumini che fiaccole ad alzare le fiammelle del “no” che illuminavano gli slogan sui cartelloni. Qualche striscione confezionato sul posto dall’ala-centri sociali. Diversi leader delle sigle di sinistra: Prc, Pdci, IdV, Verdi. Qualche dirigente del centrosinistra, con pochi consiglieri comunali dell’Ulivo: Zuin (Vicenza capoluogo), Dovigo e Rolando (Ds). Del centrodestra solo la loro collega Equizi (ex-Lega). Volantini con le ironie sullo Zio Sam guerrafondaio americano e le connivenze nostrane. Drappi gialli della Legambiente e arcobaleni pacifisti. Nessuna bandiera di partito, se non quelle - non granché apprezzate, perché la consegna era di lasciarle a casa - di Progetto comunista, la scissione anti-prodiana della corrente-Ferrando da Rifondazione. È stato questo lo scenario della manifestazione che l’Osservatorio sulle servitù militari - perno del Comitato del No alla nuova base americana al "Dal Molin" - ha organizzato ieri sera davanti all’aeroporto civile. Su viale Sant’Antonino - bloccato al traffico da viale Dal Verme fino ai confini con Caldogno - sono confluiti la rappresentanza di vertice dei partiti dell’Unione (ma senza nessun big dell’Ulivo) con piccola militanza al sèguito, la dirigenza della Cgil e di varie associazioni pacifiste e ambientaliste, un paio di gruppetti dell’area alternativa. Provenienze diverse e convinzioni politiche differenti: dall’opposizione istituzionale all’estremismo anti-Usa duro, puro e inesorabile. Obiettivo per una volta comune: mostrare che a Vicenza resiste, anche durante il calendario feriale, un “fronte del no” ben compatto. In lontananza si era affacciata una delegazione di Azione sociale, l’estrema destra anti-americana, capeggiata da Alex Cioni, ma la presenza “nera” non era gradita e dell’ipotizzato (da As) abbraccio anti-base non se n’è fatto niente, come previsto. La notizia dell’abbandono della base Usa della Maddalena - ufficializzato proprio nelle ore precedenti il corteo vicentino dalla Marina statunitense alla Regione Sardegna, che l’aveva richiesto da tempo - ha mosso molti commenti tra i partecipanti: una soluzione che può ispirare le scelte del governo anche per Vicenza? Resta intanto - come esito della serata tra i campi e la pista del "Dal Molin" - il «no» sottoscritto da una raccolta-firme e la confermata compattezza sul referendum da chiedere all’Amministrazione Hüllweck.

I due fronti si danno appuntamento a fine mese per discutere sull’impatto
Comitati, “pareggio” al primo incontro

(e. mar.) Arrivederci a fine mese, portando analisi e studi sul tipo di impatto che potrebbe avere la nuova base americana al Dal Molin. Si sono lasciati così i comitati del no e del sì alla cosiddetta Ederle 2, dopo il primo incontro - ieri nella sede Uil - presenti i gruppi di quartiere che si oppongono alla costruzione americana e la delegazione dei lavoratori della Setaf. È stato un incontro per certi versi aspro, ma allo stesso tempo interlocutorio finito però con un impegno preciso. Ritrovarsi tra venti giorni e discutere con dati alla mano: quelli di uno studio commissionato dai comitati sull’impatto ambientale e urbanistico del progetto Dal Molin; e quelli sugli aspetti economici della presenza della base e sulle ricadute per Vicenza. «I cittadini non sono la nostra controparte - hanno spiegato a più riprese i sindacati presenti - ma in questa discussione non possiamo non tener conto delle istanze dei lavoratori». Tenere i toni bassi e cercare il dialogo a tutti i costi. Con questo spirito il confronto tra i due schieramenti è proseguito per due ore, sfiorando anche la frattura che avrebbe pregiudicato i rapporti futuri tra cittadini e lavoratori. L’appuntamento adesso è per fine agosto con l’obiettivo «di proseguire il cammino insieme».


Ecco quanto vale l’affare Usa

di Eugenio Marzotto

Milleottocento miliardi di vecchie lire. Per la precisione 1.833.405.656.250 destinate ad imprese di aziende. È questa la somma totale del progetto “Dal Molin”, un programma pluriennale di opere e di investimenti che si susseguiranno per almeno otto anni. La cifra è ufficiale ed emerge dalla “Real Property” l’ufficio autorizzazioni per gli investimenti del comando Setaf di Vicenza che in queste settimane si sta interfacciando con il governo Bush per i possibili investimenti della Ederle 2, qualora il premier Prodi e il ministro Parisi diano l’ok all’operazione. Ad intercettare quell’incredibile cifra però è stato Mirko Paccagnella che la Setaf la conosce bene, essendo stato dipendente della base per trent’anni ed essendo stato anche segretario nazionale della Cisl dipendenti delle basi Usa-Nato. Da tempo non è più un lavoratore della caserma e oggi fa il sindaco nella splendida San Germano dei Berici, paesino dai tratti toscani sui colli. Ma questa è un’altra storia. La storia di oggi è che stanno girando da tempo tra i consiglieri comunali i conti economici di quanto vale l’attuale base Setaf e quanto varrà, se un giorno verrà realizzata, la base 2 del Dal Molin. Dati per niente segreti e resi pubblici nel consiglio comunale del 25 maggio scorso, la stessa sera che l’amministrazione di Vicenza mostrò il video sulla virtuale base del Dal Molin. «In quella serata - spiega Paccagnella - vennero presentate anche delle tabelle con il conto economico delle due caserme americane dove era evidente quanto ci guadagnano i vicentini ogni anno». Accanto all’assessore Cicero quella sera a palazzo Trissino Cicero c’erano il consigliere politico del comando Setaf Vincent Figliomeni con la terna tecnico-militare mista Italia-Usa che segue la vicenda (il legale Mark Oswald, il geometra Michele Lo Verde e il tenente colonnello Aldo Rando). Ed eccoli qui i conti fatti dagli americani. La Ederle per l’economia vicentina vale ogni anno qualcosa come 226.900.000 dollari, pari a 177 milioni di euro. I 15 mila appartamenti in affitto al governo americano fruttano 10 milioni di dollari, quelli in affitto da privati oltre 24 milioni. C’è poi la fetta più grossa, 150 milioni di dollari tra forniture per beni e servizi e tra questi anche quelli di Aim che intasca dagli americani oltre 5 milioni di euro all’anno. Gli stipendi poi, ammontano a 30 milioni di dollari annui. Se la Ederle per Vicenza vale 177 milioni di euro, il futuro Dal Molin potrà valere quasi 980 milioni di euro. Per le opere in costruzione gli Usa prevedono 150 milioni di dollari, il nuovo villaggio residenziale a Quinto (finanziato e costruito da imprese italiane e affittato agli americani con la formula built to lease) vale 130 milioni. Alla Ederle poi saranno costruite oltre agli alloggi e servizi, un ospedale, scuole, un albergo e un centro d’assistenza famiglie per 132 milioni di dollari, opere peraltro già appaltate. E poi c’è la grande ristrutturazione della Ederle che andrebbe a completare l’operazione Dal Molin, dal valore di 800 milioni di dollari. «Con tutto questo volume d’affari e di ricchezza per i vicentini lancio una proposta - dice Paccagnella - Perché non riconosciamo la cittadinanza onoraria alla comunità statunitense con una manifestazione pubblica che consenta alla “maggioranza silenziosa” di esprimere la propria gratitudine al popolo americano per quello che ha fatto in passato per noi e che non diventa buono o cattivo a seconda che a governarlo sia un presidente democratico o repubblicano».