10 SETTEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Antenne, la pace in onda.
Polveri alte un giorno su tre
"Il 70% del carcere non è a norma."
Scuole aperte, studenti senza bus.
Lite fra nazi, spilla sparita.

Dopo mesi di ordinanze e ricorsi, preparato il protocollo d’intesa fra Comuni e gestori che produrrà la mappa per i nuovi impianti Verranno applicate nuove tecnologie, come il ricorso alla rete di fibre ottiche, e verranno preferiti siti di proprietà comunale Nel frattempo è sospesa la costruzione di stazioni già autorizzate
Antenne, la pace in onda
Le installazioni più critiche potranno essere spostate

di Gian Marco Mancassola

La bozza dell’armistizio è sulle scrivanie comunali e dei quattro gestori: Tim, Vodafone, Wind e H3g. Tecnicamente si chiama protocollo d’intesa ed è il frutto dei faccia a faccia organizzati durante l’estate e del lavoro svolto dal nuovo consulente, Giuseppe Petrella, già all’opera nella vicina Padova. Il protocollo arriva dopo che nei primi mesi del 2004 fra Comune, cittadini e gestori si erano sviluppate tensioni che avevano prodotto ordinanze blocca-cantieri e ricorsi al Tar. Ora c’è un testo che attende di essere controfirmato dalle parti e che nasce con tre obiettivi: costruire un piano per programmare nuove installazioni e razionalizzare gli impianti esistenti; monitorare le emissioni; promuovere una campagna d’informazione sui rischi connessi all’esposizione a campi elettromagnetici. «Con questo documento abbiamo adattato al contesto di Vicenza il protocollo messo a punto dall’Anci», spiega l’assessore all’urbanistica Maurizio Franzina. In base a una stima da verificare con i dati del ministero, in città ci sarebbero circa una ventina di impianti radiotelevisivi mentre le antenne di telefonia, attive e non, sarebbero 127. In base ai piani di sviluppo forniti alla fine del 2003, le richieste per nuove installazioni sarebbero una sessantina. Dietro l’angolo c’è la necessità di attrezzarsi per l’invasione degli Umts.
«Il piano per l’individuazione delle nuove stazioni radiobase sarà elaborato di concerto con i gestori - analizza l’assessore -, ma terrà conto della necessità di coprire tutto il territorio: bisogna infrastrutturare il territorio per garantire il servizio a tutti». Il piano considererà anche la minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, anche in applicazione del “principio di precauzione”; il rispetto dell’ambiente storico-artistico; l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio , che potrà essere ottimizzato applicando nuove tecnologie: in particolare - spiega Franzina - si pensa di imitare l’esempio di Milano, dove si sfrutterà anche la rete di fibre-ottiche, che corre sotto terra, limitando quindi la “saturazione” di onde nell’aria. Infine, verrà accordata preferenza ai siti di proprietà comunale e verrà valutata la possibilità di ridurre il numero dei siti attraverso la ricerca di co-siting, vale a dire l’accorpamento di più impianti di diversi gestori in un’unica installazione. L’accordo prevede inoltre una vera e propria tregua: la costruzione degli impianti per i quali è già maturata l’autorizzazione, viene infatti sospesa. Per gli impianti già esistenti, sarà effettuata una ricognizione delle stazioni attive e verrà valutata l'opportunità di delocalizzare gli impianti che presentino particolari criticità: in altre parole, certe antenne che hanno destato proteste e perplessità, potranno essere spostate. Un esempio su tutti, potrebbe essere il pennone che sorge proprio di fronte all’ospedale S. Bortolo, in via Fratelli Bandiera. Infine, il Comune varerà, d’accordo con l’Arpav, monitoraggi continui e a campione dei valori dei campi elettromagnetici, informando dei risultati i cittadini e promuovendo campagne di informazione sui rischi. E i gestori si impegneranno a sostenere queste iniziative.

«Peccato, è mancato il coraggio di difendersi con una variante»
Asproso (Verdi): «Andava previsto lo strumento urbanistico»

(g. m. m.) «La mia impressione è che sia mancato il coraggio». Il consigliere comunale Ciro Asproso, esponente dei Verdi e da sempre attivo sul tema dell’elettrosmog, lo dice a chiare lettere: il protocollo d’intesa poteva spingersi oltre un atteggiamento burocratico e prendere il toro davvero per le corna, puntando ad incidere sulle tavole dell’urbanistica. La posizione espressa nei mesi scorsi da Asproso, infatti, chiedeva di proteggere i siti sensibili della città approntando una variante urbanistica con la quale riservare spazi ritenuti idonei per i piani di sviluppo dei gestori di telefonia mobile.
«Non capisco perché non si sia fatto il passo più importante, tanto più che con la nuova legge urbanistica le varianti sono diventate un’operazione molto più agile - osserva -. Mi piacerebbe sapere che cosa si potrà fare se uno dei gestori manifesterà l’esigenza di servirsi di altre aree per coprire tutto il territorio: il Comune si troverà senza un forte strumento in mano per difendersi. Il rischio è che si finisca con una divisione in cittadini di serie A e di serie B. Chi conta si difenderà, chi non conta subirà. Peccato, perché questo è un protocollo che non ha le ali per volare». Qualcosa, comunque, si è fatto, ad esempio si è tentato di adattare a Vicenza il protocollo Anci, come chiedeva un altro politico attento alla tematica come Daniele Guarda, consigliere di “Vicenza città nostra” nella circoscrizione 4. «Apprezzo il fatto che in molti punti siano state recepite osservazioni fatte in passato - conclude Asproso - ma da parte mia resta un forte disappunto, anche perché siamo il Comune capoluogo: dobbiamo avere una forza contrattuale, non possiamo accontentarci di una intesa generica come questa».
Dal fronte dei Democratici di sinistra, il consigliere Giovanni Rolando, che si è battuto per la causa di via Melette, la laterale di viale Trento a due passi dall’aeroporto, si limita a due considerazioni: «Nel valutare i piani di sviluppo dei gestori e la mappa dei punti sensibili cittadini, converrà tenere conto anche della fascia di rispetto del Dal Molin, tanto più quando partiranno i voli per Roma. Inoltre, gradiremmo che il Comune si attivasse per essere sicuro, in base a rilievi precisi, che non ci siano nel territorio comunale punti sensibili in cui il limite minimo di esposizione viene superato».


Smog. Dall’inizio dell’anno ben 92 sforamenti giornalieri: non avrebbero dovuto essere più di 35
Polveri alte un giorno su tre
Concentrazioni fuori norma anche alla "festa dei oto"

(g. m. m.) Tre giorni fuori norma su otto. La tregua estiva concessa dal pm10 è davvero finita e settembre, nonostante il clima tutt’altro che autunnale, si allinea con i trend dei mesi più freddi, infilando la prima serie negativa del dopo-ferie. Come segnalano Comune e Arpav, la centralina di viale Milano mercoledì ha registrato il livello di 57 microgrammi per metro cubo d'aria, superando così il valore limite per la protezione della salute umana, fissato in 55 microgrammi. È il terzo sforamento dall’inizio del mese. Gli altri due erano stati registrati venerdì 3, con 74 microgrammi, e sabato 4, con 58 microgrammi. Tutti i dati a disposizione si riferiscono alla centralina di viale Milano, poiché dal 6 luglio la centralina di via Spalato è stata disattivata per i lavori di cantiere nelle vicinanze. Con questo tris di polveri sottili, dall’inizio dell’anno nel capoluogo berico sono ben 92 i giorni fuori norma: questo significa che le micropolveri sono salite oltre i limiti per tre mesi su otto, un giorno ogni 2,6. In base alla normativa, non avrebbero dovuto essere più di 35. Nel Veneto, solo Verona ha fatto peggio, con 98 sforamenti, mentre solo Belluno, con 30, è ancora nei ranghi. Questi i dati pubblicati sul sito Internet dell’Arpav. Diversamente, Legambiente Veneto attribuisce a Vicenza la maglia nera per il primo semestre, con 90 superamenti. Da gennaio, poi, l'obiettivo di qualità per il pm10 è di 41,6 microgrammi. La media vicentina del 2004, però, è di 54 microgrammi. Il problema dell’inquinamento, in altre parole, si sta ripresentando in tutta la sua urgenza, tanto che i sette comuni capoluogo sono già al lavoro per stilare una nuova “Carta di Padova” per varare nuove misure anti-smog. Nel frattempo, dall’opposizione arriva un monito a considerare i livelli di pm10 «una vera e propria questione di salute pubblica, essendo accertata la cancerogenicità di tali sostanze oltre alla loro dannosità agli organi respiratori e cardiovascolari», come sostiene il capogruppo diessino Luigi Poletto. «La giunta di centrodestra fa un pessimo servizio ai cittadini nell'enfatizzare un supposto "diritto alla circolazione" premettendolo al "diritto alla salute" - attacca Poletto -. Per affrontare efficacemente la questione occorre la piena vigenza di un "piano regionale di risanamento della qualità dell'aria" che fissi obiettivi, individui strumenti attuativi e tempifichi le scadenze. È profondamente sbagliato che la Regione abbia lasciato i Comuni capoluogo ad intervenire, quasi come fosse "cosa loro". È evidente che decisioni in prima battuta impopolari è più facile siano assunte da un livello istituzionale - quale è quello della Regione - meno permeabile alle proteste dell'immediato di quanto siano i Comuni. Gli interventi andranno programmati su area vasta e non solo da Vicenza: dovrà essere l'amministrazione provinciale - finora irresponsabilmente inerte - ad entrare massicciamente nella campagna anti-inquinamento».


La denuncia. Il segretario nazionale del Cnpp Francesco Colacino attacca l’amministrazione per le condizioni del S. Pio X
«Il 70% del carcere non è a norma»
Un agente si è ferito a causa di una lamiera sporgente e arrugginita

di Diego Neri

«Il 70 per cento delle strutture del carcere S. Pio X non è a norma». La denuncia arriva da Francesco Colacino, di servizio fra gli agenti a Vicenza e segretario nazionale del Cnpp, il sindacato che conta più aderenti fra i poliziotti della casa circondariale di via Della Scola. Colacino ha già chiesto un incontro urgente al nuovo provveditore regionale (Felice Bocchino ha preso recentemente il posto di Ettore Zircone) per discutere dei problemi della struttura, di cui si parla da tempo.
«La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’infortunio patito da un nostro collega». Nei giorni scorsi, l’agente in missione da Reggio Calabria Emanuele Occhipinti si era procurato una vasta ferita al braccio destro a causa di una lamiera arrugginita sporgente sull’intercinta, l’area che delimita il perimetro del carcere.
«Senza ricordare il sovraffollamento e l’organico insufficiente - precisa Colacino - col provveditore voglio soffermarmi sull’agibilità del S. Pio X: ci chiediamo come sia possibile che gli ispettori abbiano dato l’ok ad una struttura che, in certe zone, cade a pezzi. Un esempio fra i tanti? La mensa agenti, dove gli impianti sono vecchi di vent’anni, le piastrelle cadono, i fili elettrici sono scoperti. Complessivamente, è il 70 per cento della casa circondariale a non rispettare le norme previste per la sicurezza. Finora tutti, a partire dal ministro Roberto Castelli, si sono sprecati in promesse che sistematicamente non sono state rispettate. È ora di dire basta. Da dirigente nazionale del sindacato non posso che congratularmi con il personale che continua a compiere i servizi in maniera decorosa, ma non è possibile lavorare in queste situazioni».
Ma l’attacco all’amministrazione penitenziaria non si esaurisce qui. Anzi. Colacino sottolinea come i poliziotti in servizio nel carcere di Vicenza siano da tempo in attesa di pagamenti. «Da gennaio attendiamo il rimborso delle rette asili, il premio di incentivo addirittura dal 2002. Gli arretrati dovuti al nuovo contratto, che carabinieri e finanza hanno già percepito, noi lo attendiamo da mesi. E di fronte a noi c’è soltanto un muro, quello di un’amministrazione che non dà risposte, nemmeno alle interpellanze parlamentari. È giusto che la cittadinanza conosca quali sono le persone che gestiscono strutture importanti per l’amministrazione della giustizia come le carceri, e soprattutto come le gestiscono». Il sindacato da tempo lamenta i disservizi con cui la casa circondariale vicentina convive da tempo, ma precisa di aver ricevuto ben poche risposte. L’ultima - obbligata - riguarda l’impianto di riscaldamento. Lo scorso inverno gran parte dei detenuti ospiti a Vicenza furono trasferiti per consentire lavori non più prorogabili, poiché la temperatura interna era di quattro gradi. «Da allora, più niente».


La Provincia conferma la preoccupazione per l’apertura anticipata di istituti senza il servizio di trasporto rinforzato
Scuole aperte, studenti senza bus
Dall’Ftv 42 corse extra «Ma in città forti disagi»
«Sono preoccupata, anche se il disagio che colpirà gli studenti è relativo: le Ftv metteranno in campo ben 42 autobus non previsti per fronteggiare l’emergenza del trasporto scolastico». Con queste parole l’assessore provinciale ai trasporti Maria Rita Busetti ha informato assieme al collega Leone Battilotti del piccolo piano d’emergenza organizzato in pochi giorni. Come noto, la Regione ha fissato per lunedì 20 settembre l’inizio del nuovo anno scolastico, e le aziende di trasporto pubblico (Ftv, ma anche Aim in città) si sono adeguate a questa indicazione nella loro programmazione. Invece moltissime scuole superiori hanno deciso di anticipare - anche di una settimana - il via alle lezioni, per non trovarsi in difficoltà per gli esami di fine anno. Di qui la necessità di un intervento urgente della Provincia per fronteggiare - rimarca il comunicato diffuso da palazzo Nievo - «l’anticipo dell’inizio dell’anno scolastico attivato da alcune realtà scolastiche che hanno agito senza informare per tempo le aziende di trasporto pubblico, con il risultato che alcune aree risulteranno parzialmente scoperte nei servizi - ha spiegato Maria Rita Busetti - almeno fino al 20 settembre. Nella programmazione aziendale infatti, si era appunto considerato l’inizio dell’anno scolastico a lunedì 20 settembre, concedendo quindi ferie e prevedendo piani di revisione degli automezzi entro quella data, in modo tale da arrivare alla data d’inizio dell’anno scolastico con mezzi efficienti e personale disponibile per coprire l’incremento delle corse». Ora, con alcune scuole che apriranno invece le aule già dal 13 settembre, aziende come le Ftv, che coprono il territorio provinciale, si trovano spiazzate e nel volgere di poche ore si è provveduto a varare un piano alternativo, riuscendo a recuperare autisti e mezzi con turni imprevisti. «Il problema - commenta l’assessore Leone Battilotti, responsabile provinciale per le scuole - è relativo, grazie allo sforzo dell’azienda provinciale di trasporto, ma questo inconveniente mette in luce un aspetto importante sul quale dobbiamo riflettere: l’autonomia scolastica è una conquista importante e va difesa e valorizzata, ma proprio per evitare una situazione di confusione, come quella che va profilandosi, questa valorizzazione dell’autonomia va fatta nell’ambito di un coordinamento generale. Dunque, ben venga la decisione di alcune scuole di iniziare l’anno scolastico con un certo anticipo, ma, prendendo questa decisione, contestualmente bisognava informare l’Amministrazione provinciale e i responsabili del trasporto pubblico, dalle Ftv alle Aim».
Secondo i responsabili della Provincia, che oggi incontreranno sul problema anche il sindaco di Bassano, le ripercussioni maggiori si avranno a Vicenza città.

L’Aim Vicenza ricorda con un comunicato agli utenti dei bus che il sindacato Rdb-cub trasporti ha proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore, che per l’Aim interessa appunto il settore "Trasporti e mobilità". Lo sciopero è in programma mercoledì 15 settembre. Il servizio sarà assicurato nelle fasce orarie di punta per i lavoratori pendolari che utilizzano i mezzi pubblici, vale a dire dalle 5.30 alle 8.30 e dalle 13 alle 16.


La fidanzata di una testa rasata ha accusato un amico di essere indegno di portarla e l’ha gettata via
Lite fra nazi, spilla sparita

(d. n.) L’hanno cercata per ore, senza trovarla. Ora che a recuperarla sono i vigili urbani, manca il proprietario. E la spilla con l’aquila, simbolo di appartenenza al gruppo di skinhead, resta al momento senza un padrone. È questa la conclusione di una vicenda intricata in cui maleducazione, manrovesci, affetto, amicizia e fedeltà ad un feticcio e ad un’idea si sono mescolati in un singolare cocktail sotto lo sguardo prima preoccupato e poi perplesso dei vigili urbani. L’episodio è avvenuto mercoledì sera davanti al comando della polizia municipale di contrà Soccorso Soccorsetto. Vicino all’ingresso stazionavano due teste rasate che probabilmente avevano alzato un po’ troppo il gomito. Infatti, quando è arrivata una pattuglia uno dei due, più agitato, ha iniziato ad insultare gli agenti in un crescendo di scarsa simpatia. L’amico gli ha dato, a parole, manforte, fino a che i vigili, che inizialmente avevano fatto finta di non sentire, si sono stancati ed hanno chiesto loro i documenti. Comprendendo che le cose non si mettevano al meglio, i due nazi si sono subito calmati ma hanno iniziato a bisticciare fra loro su chi fosse stato il primo ad iniziare. Ne è nata una zuffa, fino a quando non è arrivata la fidanzata del giovane che aveva “aiutato” l’amico ad insultare la divisa della polizia municipale. La ragazza si è fatta raccontare nel dettaglio cosa fosse accaduto e quindi ha chiesto all’amico del suo fidanzato di mostrarle la spilla con l’aquila, uno dei simboli dell’appartenenza ai gruppi di teste rasate. Quando il giovane gliel’ha fatta vedere, lei se n’è impossessata e, in un secondo, l’ha gettata lontano fra la disperazione del proprietario. «Tu non sei degno di portare questa spilla, perché uno skinhead non mette nei guai i suoi amici». A quelle parole il reo ha abbassato il capo, ha compreso il suo errore e fra i tre - sotto gli sguardi un po’ stupiti dei vigili - è scoppiata la pace. A quel punto i giovani si sono messi a cercare la spilla in strada; sono tornati anche a notte fonda, ma non l’hanno trovata. L’aquila è spuntata ieri mattina, ed a recuperarla è stato proprio un agente. Un po’ ammaccata, ma era quella degli skinhead. Ora i vigili sono alla ricerca del proprietario per restituirgliela.