Bonanni: «Vuole difendere posti di lavoro, insulti e minacce mi preoccupano»
di Marino Smiderle
Il rischio è quello di dare troppo spazio a quattro imbecilli che non hanno di meglio da fare se non imbrattare muri. «Ma quello che è successo a Franca Porto - sostiene Raffaele Bonanni, segretario confederale della Cisl - è davvero grave. Non rivolgo soltanto la ovvia, ancorché doverosa, solidarietà al segretario provinciale di Vicenza, ma aggiungo che Franca Porto si è battuta nel modo giusto a proposito della questione-Dal Molin. Come sindacato che ha a cuore i posti di lavoro della gente, il problema è stato impostato partendo da questo presupposto e non da vetusti pregiudizi ideologici. Il fatto che qualcuno abbia voluto metterla sul piano delle minacce è inaccettabile e preoccupante».
Dopo la testimonianza personale di Bonanni, raggiunto al telefono a Roma poco prima della riunione del vertice cislino sulla Finanziaria, l’Ufficio di segreteria della Cisl diffonde un comunicato in cui si afferma che «il governo ha il preciso dovere di assumere rapidamente una decisione al fine di evitare strumentalizzazioni e polemiche. Contemporaneamente le istituzioni territoriali dovranno indicare, sul piano attuativo, tutte le soluzioni che salvaguardino e rispettino le esigenze della città, di tutti i cittadini nei quartieri coinvolti. Deve essere altresì evitata la polemica basata su significati impropri tendenti alla difesa o condanna degli Usa oppure pro o contro la pace e la guerra. Ciò al fine di non consentire spazi ad atteggiamenti irresponsabili e di scontro».
«Siamo sdegnati - rincara la dose Franco Sech, segretario regionale della Cisl - di fronte alle scritte comparse sui muri della Cisl di Vicenza che offendono l'impegno che ha sempre caratterizzato la nostra organizzazione, in particolare là dove vengono minacciati i diritti più elementari nel mondo del lavoro, a partire dal primo che è per l'appunto, quello del lavoro».
Ma la solidarietà più significativa arriva da coloro che, fin dall’inizio, hanno militato dalla parte del "no". Dai Verdi di Vicenza, per esempio, che, tramite il segretario provinciale Erasmo Venosi e il consigliere comunale Ciro Asproso, assicurano la «stima e solidarietà a Franca Porto e a tutto il sindacato della Cisl vicentina, divenuto bersaglio d'insulti e minacce inqualificabili da parte di un gruppo di sconsiderati imbecilli».
Anche il segretario provinciale della Lega Nord, Roberto Ciambetti, spesso in disaccordo con la Cisl (ma non nel caso della caserma americana), sostiene che «davanti alle minacce rivolte a Franca Porto occorre una risposta unitaria da parte di tutta la società vicentina, non solo con una netta, quanto scontata immagino, condanna di una minaccia infame, ma anche con un nuovo atteggiamento nei confronti del problema Dal Molin. Occorre infatti ridefinire in ambito locale i toni della polemica, riportandola nelle sue dimensioni, dando a ciascuno il giusto ruolo e, dunque, peso reale nelle scelte».
«Quanto accaduto a Vicenza è molto grave - affermano Remo Sernagiotto e Leonardo Padrin, capogruppo e vicecapogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale - e rappresenta l’ennesima testimonianza di violazione delle più elementari regole democratiche e di strumentalizzazione della politica da parte di gruppi estremisti di sinistra».
«Le minacce rivolte alla segretaria provinciale della Cisl - dice poi il coordinatore di Azione Sociale con A. Mussolini, Alex Cioni - sono l’ennesima dimostrazione dell’intolleranza che contraddistingue certa sinistra. Azione Sociale sulla questione Camp Ederle 2 si è espressa chiaramente da tempo, la nostra avversità al nuovo insediamento militare è cosa nota, ciò nonostante riteniamo che le minacce rivolte alla Porto siano inammissibili».
Daniela Sbrollini, segretario provinciale dei Ds, dopo aver manifestato piena solidarietà alla Porto, aggiunge: «L’irresponsabilità di alimentare un clima di scontro e di divisione non è nello spirito dei vicentini e lede la democrazia e la libertà d’espressione di chi si adopera per l’interesse dei cittadini».
Anche An si unisce al coro e, attraverso il capogruppo consiliare Luca Milani, spiega: «Si tratta di un atto odioso ed incivile che mette a nudo la vera natura dei pacifisti di casa nostra, che con una mano scrivono "Via i militari da Vicenza" sui muri della caserma Ederle e con l'altra offendono chi cerca di tutelare con coerenza e serietà i lavoratori che rappresenta. Bell'esempio di pace e tolleranza».
Lauro Paoletto, presidente diocesano dell’Azione cattolica vicentina, «condanna fermamente i tentativi di intimidazione e di minaccia volti ad alzare il livello di tensione sul dibattito sul futuro dell’aeroporto Dal Molin». Più o meno sullo stesso tono la presa di posizione di Andrea Luzi, presidente provinciale dell’Acli.
Per Sergio Dalla Verde, presidente di Apindustria Vicenza, si tratta di «un fatto di gravità assoluta e di grande viltà che, nelle intenzioni, intende ledere i principi democratici del libero dibattito gettando su questo l’ombra della minaccia, dell’intolleranza e dell’estremismo».
Per Federico Formisano, coordinatore di Vicenza Riformista, «la discussione deve rimanere negli ambiti istituzionali e nel pieno rispetto delle opinioni, legittimamente e democraticamente espresse. Comportamenti diversi, attuati in spregio alle più elementari norme dell'esercizio dialettico delle diverse opinioni, non sono tollerabili e vanno assolutamente emarginati e rifiutati».
L’altro giorno in stradella Piancoli, sui muri della sede vicentina della Cisl, il segretario provinciale Franca Porto ha trovato una brutta sorpresa. Qualche scriba imbecille aveva riempito la superficie di scritte zeppe di insulti e di minacce, del tipo "Venduti agli Usa", "Franca attenta". La Digos, allertata dalla denuncia presentata dalla stessa Porto, ha subito avviato le indagini e, ovviamente, ha subito orientato i propri riflettori sul caso Dal Molin. Nel dibattito che si è sviluppato in città sulla possibilità che in un futuro prossimo al Dal Molin trovi posto una seconda base Usa, strettamente collegata alla Ederle, la Porto ha subito preso a cuore le sorti dei dipendenti vicentini della stessa Ederle, che potrebbero correre più di un rischio se l’autorizzazione all’installazione militare non venisse data. Tra le altre cose, il segretario della Cisl sosteneva la necessità di indire un referendum. Posizioni moderate che, evidentemente, non sono piaciute ai movimenti che stanno agitando le acque.
Poletto: «Una puntata del festival dell’improvvisazione dopo il precedente dell’offerta di terreni Ipab fatta da Forza Italia»
Caserma in via Moro, il no dei Ds
Fuoco di sbarramento preventivo sulla proposta della Dal Lago
di Antonio Trentin
Fuoco di sbarramento preventivo. Spunta un’idea-bis per la ri-ubicazione della super-caserma in cui le forze armate americane vogliono riunificare la loro 173. Aerobrigata a Vicenza - i terreni agricoli presso via Aldo Moro indicati dalla Provincia dopo i campi dell’Ipab a San Pietro Intrigogna ipotizzati da Forza Italia - e immediatamente viene impallinata da sinistra. A conferma che nelle convinzioni di vasta parte del fronte d’opposizione il "no" urbanistico alla scelta dell’aeroporto Dal Molin per il raddoppio della Ederle pesa meno del "no" motivato con questioni di politica internazionale e di sicurezza futura della città.
Utilizzare per la base Usa le aree rurali - in larga parte di proprietà privata e confinanti con una quindicina di campi di patrimonio provinciale - che la circonvallazione Est separa dal recinto della Ederle: così dice la proposta in elaborazione a Palazzo Nievo. I capigruppo del centrodestra si sono già pronunciati favorevolmente, dicendo un sì senza riserve alla presidente Manuela Dal Lago, e si aspettano un’imminente annuncio ufficiale: «Dovrebbe esserci a giorni» avverte il forzista Nereo Galvanin. Ma non c’è accoglienza favorevole sul versante politico opposto: «Anche se non ci fosse più nessun impatto sul territorio - sostiene Luigi Poletto, capogruppo comunale dei Ds - resterebbe sempre aperto il problema della sicurezza».
- Insomma, diciamolo definitivamente, il Dal Molin non va bene e nessun altro posto di Vicenza andrà bene... Giusto?
«Con la Ederle potenziata e con la trasformazione della 173. Brigata in Combat team con elevata potenzialità offensiva, Vicenza diventerebbe ancor più un “obiettivo sensibile” esposto al terrorismo internazionale globalizzato. È certo che una base americana delle dimensioni indicate, non una base Nato ma proprio statunitense, sarebbe un’attrattiva formidabile per la violenza omicida del terrorismo sempre più tecnologizzato. Basi come queste devono uscire dai centri urbani».
- L’idea della Provincia prova a superare la contrapposizione netta che c’è tra i pro e i contro al progetto-Dal Molin, almeno per la parte imperniata sui disagi viabilistici e urbanistici tra Sant’Antonino e Laghetto. Contrarietà globale a parte, dal punto di vista politico e amministrativo è una bella mossa, no?
«Per me è solo una puntata del festival dell’improvvisazione che ha già avuto il precedente pericoloso dell’offerta di terreni dell’Ipab fatta dal responsabile urbanistico di Forza Italia: un gioco pericoloso a chi semina più inciampi in un contesto già difficile».
- Indicare alternative è uno dei compiti della politica, se non c’è largo consenso su un’iniziativa...
«Ma qui si tratta di fiutare un affare, tra l’altro riguardante più i privati che la Provincia, e di tentare lo scavalcamento del Comune che è il primo responsabile della pianificazione urbanistica. Da parte della presidente Dal Lago è una cosa grave, proprio mentre la sua Amministrazione e il Comune sono contestualmente impegnati a scrivere i rispettivi strumenti di programmazione territoriale: il Piano di coordinamento provinciale e il Piano di assetto del territorio».
- Bocciatura garantita, da parte vostra, insomma. Ma l’operazione potrebbe procedere con gambe proprie. Che cosa immagina succederà?
«Di sicuro il piano si presenta macchinoso. I proprietari delle aree su via Aldo Moro sono numerosi e quindi l’operazione immobiliare diventa complessa e su tempi lunghi. Occorrerebbe un voto del consiglio comunale sul cambio di destinazione d’uso delle aree. Quanto ci può volere?».
- L’ipotesi Vicenza Est e adesso questa su via Moro hanno una caratteristica in comune: allontanano dalle piste del Dal Molin il progetto degli americani. Per chi ci tiene all’aeroporto, e teme che una volta o l’altra i militari Usa lo richiedano, si tratta di una chance: è d’accordo?
«Diciamo che offrire un’ubicazione diversa a quella pianificata può servire a una cosa: a stanare i comandi militari americani. Hanno sempre negato un utilizzo militare dell’aeroporto. Sarà interessante verificare la loro reazione alla proposta della presidente Dal Lago.
E intanto è ferma l’idea di Vicenza Est
Spostare il progetto
Fabris da Roma
dice sì alla Provincia
Borra (FI): «In
attesa di sapere
se l’aeroporto
è imprescindibile
per gli americani»
Fermo allo stadio di proposta da nessuno discussa: è questo lo stato del "piano Vicenza Est" suggerito venti giorni fa da Maurizio Borra, presidente della commissione di Forza Italia che si occupa di urbanistica.
Offrire i terreni delle Ipab agli americani - tramite il Demanio militare italiano - per costruire lì, in zona San Pietro Intrigogna, vicino al casello della A4 e al Villaggio della Pace, gli acquartieramenti e i corredi logistici per la mezza 173ª Aerobrigata Usa da riunificare a Vicenza proveniente dalla Germania: questa l’idea lanciata in settembre da Borra con il consenso ufficioso del presidente dell’istituzione assistenziale Gerardo Meridio, forzista anche lui. Obiettivo: risolvere lo stallo decisionale e prevedere sostanziosi introiti da destinare alla pubblica assistenza cittadina.
«Tutti i ragionamenti sono fermi in attesa di sapere se l’aeroporto è un’ubicazione imprescindibile per gli americani» spiega il dirigente di FI (nella foto qui accanto). «Da quello che so - aggiunge - l’idea non era dispiaciuta al sindaco Hüllweck».
Un’operazione immobiliare da 600 mila metri quadrati e da 8-10 milioni di euro: questa la sommarissima stima fatta da Borra sulla sua proposta. In via Moro le proporzioni potrebbero essere simili.
E simile - negativa come sempre - è la reazione del partito più vivace sul fronte del no, il Pdci che non ha consiglieri in Comune, ma è impegnatissimo contro il raddoppio della Ederle. «Proporre un sito alternativo per la costruzione della nuova base - commenta il segretario cittadino Marco Palma - non è altro che uno specchietto per le allodole».
Per il Pdci «la presidente della Provincia dovrebbe spiegare quali sarebbero i vantaggi della sua proposta: spostare la cementificazione da una zona all'altra della città ridurrà forse l'impatto ambientale della nuova installazione militare? I rischi determinati dalla presenza di un esercito che fa diventare Vicenza un obiettivo sensibile verrebbero forse diminuiti? E come la mettiamo con gli armamenti potenzialmente pericolosi per la cittadinanza che in queste installazioni saranno stoccati? Manuela Dal Lago, evidentemente, più che essere preoccupata per il futuro dei vicentini, teme per la sorte degli appalti».
Sempre da centrosinistra, ma con valutazioni diametralmente opposte, interviene l’Udeur, altro partito che non ha posti in sala Bernarda: «Sono stato il primo a proporre una soluzione diversa dall’aeroporto Dal Molin per il problema dell’ampliamento della base Usa. Quindi non posso che accogliere con favore l’iniziativa promossa dall’Amministrazione provinciale per realizzare l’ampliamento della caserma Ederle proprio nell’area ad essa adiacente, in via Aldo Moro».
A dire così è il capogruppo alla Camera, Mauro Fabris, convinto che l’ipotesi «sarebbe il modo per superare tutte le perplessità che l’insediamento al Dal Molin ha suscitato, anche in me, sia per gli aspetti di natura urbanistica e ambientale, sia con riguardo all’effettivo utilizzo dell’aeroporto, su cui l’attività dell’aviazione civile sarebbe stata preclusa per ovvi motivi di sicurezza».
«La proposta di via Aldo Moro - sottolinea Fabris - servirà anche a chiarire in maniera inequivocabile i reali intendimenti delle forze armate americane, che certo non potranno insistere sul Dal Molin visto che hanno sempre sostenuto di non essere interessati alla pista, ma unicamente a riunire in un’unica area la loro 173ª Brigata».