11 FEBBRAIO 2006

dal Giornale di Vicenza

Campi nomadi, se ne sentono di tutti i colori
Il sociologo De Masi: «Folle comparare lo spinello alla droga con la D maiuscola»
Uso della palestra dei Laghi È assolto capogruppo di An
THIENE.Un ripetitore telefonico in località Ca’ Pajella, l’opposizione insorge

Dopo quasi quattro ore di dibattito, il voto sul regolamento per la gestione delle aree di sosta di viale Diaz e viale Cricoli viene rinviato al prossimo Consiglio
Campi nomadi, se ne sentono di tutti i colori
Ma il principio di legalità nel rapporto Comune-zingari mette d’accordo destre e sinistre

di Antonio Trentin

Otto pagine di regolamento per la gestione dei campi-nomadi scritto dall’assessore leghista Davide Piazza - e approdato in sala Bernarda dopo due anni di ipotesi, frenate, accelerazioni e stop dentro la maggioranza di centrodestra - con la bellezza di trentatrè emendamenti presentati ieri sera per modificarlo e di undici altri documenti di contorno politico-tecnico: bastano questi numeri per dire che cosa è stata, in consiglio comunale, la discussione sulle aree di viale Diaz e viale Cricoli, sulle norme da imporre per l’uso di terreni, sul tentativo di collegare la disponibilità degli impianti con gli obblighi civili di chi vi si installa con carovane e roulotte. Quasi quattro ore di dibattito non concluso, e di aspre polemiche, hanno sviscerato una materia che è tutto fuorché amministrativa, perché c’entrano pulsioni ideologiche e culturali di tutti i tipi e di tutte le colorazioni partitiche. E anche ieri sera il catalogo delle psicologie e dei pareri è stato ampio, talvolta travolgendo gli steccati di schieramento tra le coalizioni. La settimana prossima sarà il turno della maratonina su integrazioni e ordini del giorno. Si è ascoltato tutto il possibile ai microfoni consiliari: dalla sempre più faticosa tolleranza contro “chi vive e sbarca il lunario come si sa e anche sfruttando i bambini” citata da Sandro Guaiti alla posizione durissima della ‘nemica nordista’ dell’assessore troppo cedevole e troppo poco leghista, Franca Equizi che vede gli zingari come fumo negli occhi e plaude al sindaco leghista di Treviso che “rade al suolo i campi abusivi col consenso dei cittadini”; dal “no” al buonismo pericoloso che disturba i cittadini e che è stato lamentato dal diessino Ubaldo Alifuoco al “sì” a tentativi di integrazione costruita a partire dalla comprensione del fenomeno storico indicata dal suo capogruppo Luigi Poletto; dal richiamo dell’ex-sindaco Marino Quaresimin all’opportunità di dare un futuro di civile convivenza soprattutto ai bambini dei campi all’avvertenza sull’indispensabilità di controlli serrati sottolineata dal forzista Gianfranco Dori; dall’eco condiviso da molti sul fastidio che scoppia come un’epidemia ogni volta che si parla (anzi, si parlava) di un nuovo campo unico a Vicenza al richiamo corale, destre e sinistre, perché sia il principio di legalità la base indispensabile per il rapporto tra Comune e famiglie zingare. Posto nei campi previsto solo per le famiglie di sinti e rom storicamente ‘vicentine’. Procedure precise per l’uso delle piazzole. Rapporti altrettanto precisi su pagamenti e cauzioni. Obblighi e divieti messi per scritto. E richiami specifici alla “disciplinata vita comunitaria” che le famiglie devono osservare: vigilanza sui figli, niente minorenni mandati all’accattonaggio, garanzia della frequenza scolastica. Sono questi i punti-base del regolamento firmato-Piazza: “Un documento che finalmente mette un po’ di ordine”, secondo l’assessore. Per l’approvazione tutto rinviato alla prossima riunione del consiglio.


Incontro con gli studenti in Fiera
Il sociologo De Masi: «Folle comparare lo spinello alla droga con la D maiuscola»

di Maria E. Bonacini

Scelta dell’università, droga, tv spazzatura, sogni nel cassetto per i quali lottare, talenti e creatività da sfruttare. Tanti e diversi gli argomenti affrontati dal sociologo Domenico De Masi durante l’incontro di ieri mattina in Fiera, nell’ambito della Scuola Genitori organizzata dall’Assoartigiani, con più di 800 ragazzi del triennio della scuole superiori di Vicenza e provincia, che sono rimasti entusiasti di questo professore dalla verve napoletana, al tempo stesso gioviale, anticonformista e duro con chi si arrende senza lottare. «I genitori devono togliersi dalle scatole». Ovazione di applausi, come quando osserva che «se ad un ragazzo non piace leggere è inutile imporlo, s’impara molto anche dalla vita». Proprio l’atteggiamento di apertura e disponibilità di De Masi fanno delle domande dei ragazzi il momento clou. Gli studenti chiedono e il sociologo li sorprende e li sprona. «Questa è la generazione con i giovani migliori - sottolinea - perché hanno una cultura pratica, conoscono molti tipi di musica, di film e viaggiano». Un ragazzo critica i programmi televisivi di Maria De Filippi e colleghi. «I drogati - afferma De Masi - sanno di esserlo, sono infelici e vorrebbero uscirne, mentre i “drogati” di tv non se ne accorgono e gli “spacciatori” non vengono condannati. Questi presentatori sono delinquenti perché danno consigli senza aver studiato psicologia rovinando chi ascolta». E riguardo alla droga, «quella con la “D” maiuscola, che è una dimensione terribile» sottolinea che «è folle averla comparata allo spinello». Gli argomenti principe, comunque, sono università e lavoro. «Ora - afferma il sociologo - avete molte facoltà che sono un bene ma rendono più difficile la scelta. Se avete dubbi frequentate qualche lezione e cercate di conoscere professionisti che fanno quel mestiere. E se sbagliate cambiate subito». Molti ragazzi portano i loro sogni: c’è chi vuole fare l’organista e chi lamenta la mancanza di finanziamenti per realizzare le buone idee. «Questo - li sprona - sarà il vostro campo di battaglia, anche se non siete abituati a lottare». Federico, uno studente del Boscardin, vuole fare il fumettista e gli porta i suoi disegni. «È un genio», è il commento. Il suo tema principe era stata la creatività e, conferma, «questi ragazzi ne hanno molta. Con loro la società veneta può cambiare e rinnovarsi». Sono in tanti, infatti, i giovani che alla fine dell’incontro lo assediano per un consiglio. «Pensavamo sarebbe stato duro - affermano Jessica, Laura, Sofia, Silvia e Alice, della 3ª A del Montagna - che avrebbe detto che non abbiamo voglia di fare nulla, che non ci desse spunti. Invece è stato interessante perché è un adulto che parla con il pensiero dei giovani».


Processo per abuso d’ufficio. Battaglia innescata da Vicenza Ginnastica
Uso della palestra dei Laghi È assolto capogruppo di An
Prosciolti l’ex presidente della 5 e il responsabile di Nastro Rosso

di Ivano Tolettini

Dodici minuti di camera di consiglio consegnano al capogruppo di An in consiglio comunale Luca Milani, sotto processo come ex presidente della circoscrizione 5, l’assoluzione dall’abuso d’ufficio per il presunto favoritismo di cui avrebbe beneficiato l’allora neonata associazione Nastro Rosso nell’utilizzo della palestra dell’istituto Montagna per le lezioni di ginnastica. Come Milani può tirare il classico sospiro di sollievo anche Mirto Zordan, presidente del sodalizio, a sua volta accusato di falso nell’autocertificazione del 6 agosto 2002 con la quale, a tempo scaduto, richiese l’utilizzo della palestra al centro del braccio di ferro con la Ginnastica Vicenza. A scardinare l’impalcatura accusatoria innalzata dal pm Alessandro Severi - nell’udienza del 21 ottobre aveva sollecitato il collegio presieduto da Giuseppe Perillo (giudici Michele Bianchi e Agatella Giuffrida) a infliggere 1 anno a Milani e a considerare colpevole anche Zordan - ci pensa soprattutto l’avvocato Marco Dal Ben che in diciannove minuti di serrata arringa chiarisce in diritto perché le eventuali colpe amministrative di Milani non avevano un rilievo penale. Il legale, che difende il rappresentante di An assieme a Gaetano Mazzeo, osserva in via preliminare che per provare l’abuso d’ufficio in questo caso, bisogna dimostrare che Milani come pubblico ufficiale accogliendo la domanda fuori tempo (5 agosto anziché 15 giugno 2002) della Nastro Rosso violò una «norma di legge o di regolamento» danneggiando la Ginnastica Vicenza dell’arch. Maurizio Magrin, costituito parte civile con l’avv. Lino Roetta, che aveva presentato la domanda nei termini. «La delibera comunale attorno alla quale ruota l’intera vicenda perché dal pm è considerata alla stregua di un regolamento - osserva Dal Ben - è quella del 5 novembre ’90 che fissava i criteri di assegnazione delle strutture sportive. Ma proprio perché erano criteri, non avevano valore prescrittivo. Non a caso dopo che scoppiò il caso, il Consiglio comunale per colmare il vuoto ha fissato nuovi paletti anche in materia di autocertificazione. Dunque, nel ’90 il Comune non emanò un regolamento e, pertanto, si discute di un caso che non rientra nella fattispecie dell’abuso d’ufficio. Siamo, semmai, nell’ambito di un illecito amministrativo, ma allora la società ricorrente, anziché alla procura, avrebbe dovuto rivolgersi al Tar per far sospendere la decisione del presidente Milani nell’autunno 2002 che concedeva la palestra del Laghetto alla Nastro Rosso». Il tribunale ha accolto in pieno questo orientamento assolvendo i due imputati con la formula più ampia del fatto non sussiste. Il caso di per sè era lineare. Per la stagione 2002-’03 la “Vicenza Ginnastica” di Magrin, che fino ad allora si era vista assegnare la palestra, venne esautorata dopo che quattro ex istruttrici, fra cui la moglie dello stesso Zordan (difeso dall’avv. Ilaria Benedetti), avevano fondato la Nastro Rosso. I due gruppi avanzarono alla circoscrizione 5 la richiesta di utilizzare l’impianto negli stessi giorni della settimana e negli stessi orari. Milani, nonostante il Comune fissasse il criterio del 15 giugno come data entro la quale presentare le richieste, accolse la domanda della neonata società in netto ritardo. Magrin si riteneva danneggiato dalla scelta e ipotizzò un abuso d’ufficio dell’allora presidente. L’avv. Roetta nell’incalzante requisitoria privata ha sottolineato come Magrin fosse stato boicottato da Milani che «raccontò bugie e fandonie in diverse occasioni per giustificare il suo comportamento e fare strame delle regole per favorire la Nastro Rosso». Di qui la richiesta di un risarcimento simbolico di mille euro. L’associazione, ha detto il legale, pareva avesse una sorta di capacità divinatoria nel prevedere le mosse di Milani, «tanto da uscire con un volantino prima dell’assegnazione della palestra in cui indicava gli orari di utilizzo, guarda caso gli stessi del sodalizio concorrente». «Milani in realtà ha perseguito l’interesse pubblico - gli ha replicato l’avv. Mazzeo -, non a caso assegnò la palestra alla Nastro Rosso che comunicò di avere raggiunto a settembre 2002 le 92 iscrizioni, mentre la Ginnastica Vicentina non segnalò alcun iscritto». «Finalmente si chiude una vicenda spiacevole durata tre anni - ha commentato Zordan, con a fianco la moglie - e posso ritornare a condurre la mia vita normale». «Questa vicenda è stata emblematica della necessità di aggiustare le questioni del decentramento - ha osservato Milani -. Purtroppo mi sono trovato a gestire una situazione di incomunicabilità tra le due associazioni. Qualche errore posso averlo commesso, e mi dispiace, ma in assoluta buona fede. Magrin avrebbe potuto rivolgersi al tribunale amministrativo, non denunciarmi». Da parte sua il pm Severi ha detto di non essere convinto delle decisioni del tribunale e che potrebbe ricorrere in appello. «Molto dipenderà - ha concluso - se la legge mi consentirà ancora di farlo».


Tessari e Maino firmano una interpellanza
Un ripetitore telefonico in località Ca’ Pajella, l’opposizione insorge
«È proprio in mezzo a scuole e quartiere»

di Tatiana Branchi

La proliferazione di antenne telefoniche muove le proteste di cittadini ed anche di politici. È di questi giorni, infatti, l’interpellanza dei consiglieri di minoranza, Carlo Maino e Giovanni Tessari, inviata al presidente del consiglio Riccardo D’Angelo riguardante la richiesta d’installazione di una nuova antenna in viale Ungheria. Una strada che sorge nel bel mezzo di uno dei quartieri più densamente abitati della città, quello della Ca’ Pajella. L’amministrazione comunale si è già espressa negativamente ma i due consiglieri si chiedono come la stessa potrà opporsi quando, com’è prevedibile, il gestore telefonico si rivolgerà al Tar e, probabilmente, otterrà il permesso di installare l’antenna. «In effetti - dichiarano Maino e Tessari - si tratta di un problema di notevole importanza tanto che gli stessi cittadini si stanno facendo carico, organizzandosi in comitati, di approfondire le conoscenze sugli effetti che tali tecnologie hanno sulla salute. A questo proposito possiamo citare anche il recente convegno organizzato dal comitato Ponte dei Quarei, in sala riunioni della biblioteca civica, al quale hanno partecipato numerose persone. Siamo molto preoccupati per la possibile installazione di questa nuova antenna in viale Ungheria. Impianto che, a differenza di quello sorto in via del Rosario su area comunale, dovrebbe essere ospitato in un’area privata. Le nostre perplessità riguardano in particolare le effettive iniziative prese dall’amministrazione comunale per cercare di guidare con criteri scientifici l’installazione delle antenne di telefonia mobile. Vorremmo poi sapere se c’erano stati contatti con Vodafone Omnitel per individuare un sito pubblico alternativo a quello di viale Ungheria, tra l’altro vicinissimo alla scuola materna statale. Restiamo inoltre in attesa di capire perché il comune non si sia ancora dotato del regolamento previsto dall’articolo 9 della legge quadro del 22/01/2001 e se sia stato predisposto un piano per i controlli periodici sui valori dei campi elettrici e magnetici di questi impianti».