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11 MARZO 2005 dal Giornale di Vicenza
Studenti, riecco lo sciopero
I ragazzi hanno organizzato un’assemblea pubblica
l’altra sera a S. Pio X per discutere il problema (an. ma.) Dovevano protestare il sabato successivo alla grande nevicata ma i disagi legati alla viabilità hanno indotto gli studenti a spostare lo sciopero. E così domani mattina i ragazzi delle superiori incroceranno le braccia per una causa ambientale: l’elettrosmog. A finire sul banco degli imputati una volta tanto non sono la riforma Moratti o i disagi del servizio trasporti, ma le antenne per la telefonia mobile che, spiegano i responsabili del Coordinamento studenti, «spuntano come funghi ovunque». Motivo che ha spinto i giovani ad organizzare due momenti di confronto: un’assemblea pubblica che si è svolta ieri sera a San PioX e una mobilitazione che questa mattina svuoterà le classi, nella speranza che anche parte della cittadinanza condivida lo spirito dell’iniziativa e si associ alla protesta. Che punta dunque il dito contro «il fenomeno dell’installazione selvaggia delle antenne per cellulari che non accenna ad arrestarsi. Antenne continuano a spuntare sui tetti della nostra città, grazie alla complicità dell’Amministrazione comunale e dei proprietari degli immobili in cui vengono installate - interviene Nicolò Veludo, esponente del Cooordinamento - è risaputo che queste antenne sono pericolose per la salute di chi ci sta attorno a causa delle onde elettromagnetiche e le radiazioni che emanano. Non è un caso che lo stesso Gasparri, autore della legge che liberalizza l’installazione, abbia fatto togliere un’antenna che si trovava nei pressi della sua seconda casa». Una situazione aggravata inoltre dal fatto che queste antenne «vengono installate in zone densamente popolate e, fatto ancora più grave, nelle vicinanze di scuole. Come esempio possiamo portare le due antenne a dieci metri dal Pigafetta; l’antenna di Contrà Burci dietro al Fogazzaro; l’antenna di Campedello e quelle di San Pio X a cento metri dalle scuole elementari». «Come studenti, ma prima di tutto come cittadini - prosegue Veludo - abbiamo deciso di mobilitarci per la tutela della salute scioperando e organizzando un corteo che attraverserà le vie cittadine. E dal momento che riteniamo che questa non possa essere una battaglia che riguarda solo noi studenti, ma tutta la cittadinanza, vogliamo invitare pubblicamente tutto il personale scolastico, professori, Ata, presidi, oltre ai nostri genitori, a scendere in piazza con noi e assumere pubblicamente posizione. Ci appelliamo anche ai comitati di quartiere perché si possa avviare un dialogo costruttivo oltre che uno scambio di esperienze su un tema così delicato come l’elettrosmog».
Arsenale, no al “tratta-rifiuti” Unanimità contro l’impianto previsto ai Ferrovieri In sala Bernarda si vota “grazie” all’opposizione Il Consiglio boccia il progetto, che ora sarà esaminato in Regione di Gian Marco Mancassola L’opposizione resta in aula e la maggioranza ringrazia: senza l’indispensabile presenza dei consiglieri di minoranza, infatti, ieri sera il centrodestra non avrebbe avuto i numeri per sigillare il no al progetto della Wisco, la società di Enel-Trenitalia che mira a realizzare un impianto di trattamento rifiuti speciali liquidi dentro l’Arsenale, ai Ferrovieri, al posto dell’attuale depuratore che già tratta le acque dell’officina delle carrozze. Saranno stati gli ultimi strascichi dell’influenza, saranno state le sirene delle dirette tv, sta di fatto che al momento del voto i presenti in aula erano 25 su 41, tutti comunque compatti a favore del parere contrario confezionato dalla Giunta. Il voto è arrivato dopo un dibattito cui ha assistito un nutrito gruppetto di residenti dei Ferrovieri armati di manifesti per dire che l’impianto non s’ha da fare. Il difficile, tuttavia, viene ora. I faldoni, infatti, ora verranno spediti a Venezia, dove saranno studiati e valutati dalla commissione regionale Via - valutazione di impatto ambientale. Il voto di ieri sera, dunque, ha una duplice valenza: esprime la posizione che verrà tenuta dal rappresentante del Comune inviato in Regione ed esprime una serie di osservazioni, come previsto dalla normativa. Sette i punti intorno ai quali si struttura il no del consiglio comunale: il mancato rispetto degli accordi sulla presentazione al pubblico; l’intervento è impropriamente presentato come “adeguamento e implementazione dell’impianto attuale”, poiché oggi nel sito non può esserci attività di gestione rifiuti, in assenza di specifiche autorizzazioni: l’impianto di depurazione esistente, infatti, è unicamente al servizio delle acque reflue; la valutazione relativa alla dispersione delle esalazioni nauseabonde e maleodoranti è estremamente riduttiva; in caso di malfunzionamento dei sistemi previsti per evitare emissione di aerosoli o il determinarsi di situazioni pericolose a seguito di errore umano (il più frequente) durante le operazioni di travaso, l’area investita sarebbe molto più ampia di quella considerata nel progetto; l’intervento non è urbanisticamente conforme al Prg; i flussi di traffico previsti non sono compatibili con l’attuale sistema viario; c’è il parere contrario della circoscrizione 7, confermato dall’assessore al decentramento Marco Zocca. Da ricordare che Aim aveva dato parere favorevole per quanto di sua competenza, con una serie di prescrizioni tecniche. Ora viene il difficile, come si diceva e come è stato più volte ripetuto ieri sera, dai banchi dell’opposizione, con Ciro Asproso (Verdi) e Valentina Dovigo (Ds), ma anche della maggioranza, con Luca Milani (An), Franca Equizi (Lega nord) e Ivo Radivo Furlan (FI). Un monito raccolto dall’assessore all’ecologia Valerio Sorrentino, che ha garantito massimo sforzo per seguire a ogni passo l’iter del progetto, non soltanto per via epistolare. E magari, come ha annotato Pierangelo Cangini della Margherita, potrebbe essere di qualche utilità una telefonata all’amministratore delegato di Enel (che con Trenitalia è a capo della Wisco), il vicentino Paolo Scaroni. Tre gli ordini del giorno allegati alla delibera e approvati all’unanimità. Il primo, proposto dal diessino Giovanni Rolando, impegna la Giunta a intraprendere tutte le iniziative istituzionali e politiche per impedire la realizzazione dell’impianto, in particolare nei confronti della Provincia, che pure deve esprimere il parere, e in commissione regionale. Asproso e altri hanno ottenuto di invitare il sindaco a classificare l’attività di trattamento rifiuti della Wisco insalubre di prima classe, imponendo l’obbligo di collocarlo in luogo isolato e lontano dalla residenza. Da ultimo, Luigi Poletto (Ds) e altri hanno ottenuto di impegnare il sindaco a irrobustire le osservazioni contrarie alla struttura, rilevando incompatibilità con gli strumenti di pianificazione territoriale sovracomunale e con il piano provinciale per la gestione dei rifiuti urbani.
Teatro, il Comune caccia la Cogi L’assessore Ancora: «E adesso quantificheremo i danni» Scaduto l’ultimatum la giunta corre ai ripari di Chiara Roverotto Scaduto l’ultimatum, cacciata la Cogi, l’impresa che si era aggiudicata più di due anni fa l’appalto per la costruzione del teatro di Vicenza. La decisione è stata presa ieri mattina dalla giunta. « Abbiamo valutato attentamente la relazione del responsabile del procedimento - spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Carla Ancora - nella quale è scritto nero su bianco che non è stato eseguito alcun intervento in questi ultimi quindici giorni, pertanto la risoluzione è inevitabile ». Si volta pagina, quindi, sul cantiere più importante della città anche se non mancano punti interrogativi, strascichi politici e, soprattutto, sindacali. I riflettori che in questi ultimi mesi sono stati puntati su viale Mazzini hanno fanno luce su una gestione “anomala” da parte della Co.Gi. costruzioni industriali di Firenze iniziata con il mancato pagamento dei fornitori, poi degli operai e ancora dei contributi alla Cassa edile. Dell’impresa fiorentina si è occupato anche il tribunale cittadino prima per alcuni decreti ingiuntivi con ditte che attendevano soldi dall’amministratore unico, Giuseppe Coccimiglio e poi con il giudice del lavoro, Luigi Perina. Quest’ultimo, infatti, in due sentenze dichiarò illegittimi i licenziamenti degli operai che avevano scioperato per il mancato pagamento dello stipendio. Ma a fare “luce” ci ha pensato anche la commissione collaudatrice, che in una relazione inviata al responsabile del procedimento per conto del Comune lo scorso 3 febbraio escludeva qualunque proroga richiesta dalla ditta (circa 200 i giorni) e inoltre la commissione era stata chiara: dovevano essere applicate le penali intermedie per i ritardi accumulati. Non solo, dopo il licenziamento degli operai, avvenuto lo scorso 20 gennaio, il cantiere è stato praticamente abbandonato. Presidiato dai sindacati, ha ricevuto solamente le visite del direttore dei lavori, della commissione collaudatrice e di qualche assessore di passaggio. Per il resto gru ferme e attività inesistente. Una calma apparente che in realtà nascondeva un fuoco incrociato di dichiarazioni: Coccimiglio da una parte che insisteva nel sostenere che avrebbe ultimato il teatro (« ma giochi politico-sindacali me lo impediscono» ) e dall’altra il sindaco che in più occasioni ha affermato, anche sulle pagine del nostro Giornale, che il partito dei detrattori del teatro diventava sempre più consistente e « che non sapeva che cosa poteva accadere, precisando che quell’area era molto appetibile, magari anche per costruirci dei condomini ». Schermaglie politiche a parte, ora si volta pagina. « In ritardo? Non avevamo altre scelte - prosegue l’assessore Ancora - dovevamo tutelarci in tutti i modi possibili, infatti la nostra procedura è stata ineccepibile e i passi sono stati fatti secondo la normativa vigente in modo che non ci possano essere, da parte della ditta appaltatrice, strascichi giudiziari. Ma si tratta comunque di una risoluzione in danno - puntualizza ancora l’assessore - dalla nostra abbiamo la fidejussione deposita dall’impresa che ammonta al 10 per cento sul totale dell’opera. A questo punto il direttore dei lavori e il responsabile del procedimento faranno una nuova relazione nella quale verranno quantificati i danni ». Insomma, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che il cantiere cominci a rimettersi in moto e al riguardo ci sono due possibilità: assegnare l’appalto alla seconda ditta in graduatoria (la Vittadello di Limena nel Padovano) o passare direttamente ad un nuovo bando. « Indipendentemente dalle soluzioni che ci saranno - commenta il consigliere dei Democratici di sinistra, Ubaldo Alifuoco - pren diamo atto che la giunta ha preso una decisione attesa e, soprattutto, prevedibile per tutti i fatti che in questi mesi abbiamo denunciato puntualmente con le interrogazioni che sono state presentate in Consiglio. Del resto il Comune disponeva fin dall’avvio del cantiere, di elementi chiari per comprendere la grave inadeguatezza ed inaffidabilità della Cogi e per attivare con la necessaria responsabilità le iniziative di formale contestazione. Ma evidentemente su quel cantiere - commenta Alifuoco - vigevano solo tempi elettorali e non certo dettati dagli investimenti su un’opera così importante. Ora bisognerà pensare anche agli operai: noi chiederemo un impegno alle Amcps anche perché, se si trovano in quelli condizioni, la responsabilità è anche imputabile a questa amministrazione ».
Fornitori e operai non pagati: la lunga agonia della
ditta appaltatrice (c. r.) È l’attuale sindaco a riprendere in mano il “sogno ” del teatro civico per Vicenza. Dopo trentasei occasioni mancate e un’attesa che dura da sessant’anni, viene venduta la Centrale del Latte in cambio di 46 miliardi che servono per finanziare l’opera. Nel 2001 arriva il primo progetto rielaborato dall’arch. Gino Valle che viene presentato il 21 settembre nel salone degli Zavatteri. Parte l’appalto che viene vinto dalla Cogi; nel 2003 si apre il cantiere in viale Mazzini che avrà una cubatura di 70 mila metri cubi e due sale: quella grande da 900 posti e il “ridotto” da 400. Costerà 23 milioni di euro, avrà un parcheggio a raso da 1.200 posti, che potranno dimezzarsi se in futuro si realizzerà nella stazione Fs, il parcheggio di interscambio con 600 posti. Solo il “vascone” dove all’interno dovevano vedere la luce le due sale, è stato ancorato con circa 200 pali che affondano fino a 25 metri. Per le fondazioni sono serviti 4 mila metri cubi di calcestruzzo e per completare l’opera ne occorreranno almeno ventimila. Se questa è la cronaca del primo anno dei lavori, poi in viale Mazzini è accaduto di tutto: partita in quarta, la Cogi ha cominciato ad arrancare. Il primo “colpo d’arresto” con una delle ditte subappaltatrici, la Futura di Altavilla, che non viene pagata. Operai in sciopero, ingiunzioni e via di questo passo. Gli animi cominciano a riscaldarsi, l’opposizione non perde tempo ed invia interrogazioni a raffica. Nel cantiere più importante della città non si pagano gli operai, si licenziano, le ditte non vengono liquidate e non si versano i contributi alla Cassa edile. Fin dall’inizio l’amministratore unico, nonché patron del Foggia calcio, Giuseppe Coccimiglio, para i colpi all’ultimo minuto versando le somme necessarie per ottenere lo stato di avanzamento dei lavori. Ne ottiene undici per un totale di 4 milioni di euro, ma prima dell’estate si rompe ancora qualcosa: in cantiere gli operai sono sempre meno, si lavora a rilento fintantoché anche il direttore, l’ing. Mario Gallinaro, è costretto a richiamare l’impresa. Ma non è sufficiente, anzi le cose peggiorano: la ditta chiede 200 giorni di proroga per l’esecuzione di alcuni lavori che non erano inclusi nel capitolato. Richiesta rimandata al mittente. Il resto è storia di questi giorni: gli operai licenziati e reintegrati dal giudice, il presidio dei sindacati che ora da via Battaglione Framarin si è spostato a Palazzo Trissino, le decisioni del giudice, le richieste dei sindacati che vengono disattese, anche quelle di un incontro col sindaco chiesto ancora due settimane fa. Ieri la decisione di risolvere il contratto con la Cogi, « ma per gli operai la lotta prosegue », dice Antonio Toniolo della Fillea Cgil.
Droga «An pensi a proibire l’alcol invece di prendersela con i ragazzi che fumano» «C’è una grossa differenza tra sostanze pesanti e leggere. Su questo problema più dialogo coi giovani» di Silvia Maria Dubois « Perché Alleanza Nazionale, invece che prendersela con qualche ragazzino che fuma, non ha mai riversato tutta la sua energia repressiva nella lotta contro l'abuso di alcol? Perché non abbiamo mai visto uno striscione, un cartello o un loro corteo a tal proposito? » A lanciare la provocazione e Olol Jackson. Il rappresentante regionale dei Verdi contesta duramente la politica aenneista contro la droga, dopo la chiusura dello Smart Shop vicentino e all'indomani della discussione in parlamento della legge Fini.« Quello che è successo a Vicenza rientra in quell'impianto generale di repressione e moralizzazione che da sempre è il cavallo di battaglia di An - esordisce Jackson - u n impianto che viene portato avanti con enfasi, con grandi slogan e titoloni senza andare a controllare effettivamente cosa si propone in questi negozi e senza tenere conto che vendere prodotti e vestiti legati alla canapa non vuol dire assolutamente fare l'apologia di sostanze stupefacenti. Anzi. Questi sono tutti prodotti naturali e, se si avesse più coraggio nel fare ricerca, li si potrebbe sperimentare anche in altri campi, visti gli effetti terapeutici della canapa ed in particolare della sostanza attiva thc, indicata per il trattamento di alcune patologie ». Ma dal fronte dei Verdi i sigilli posti alle vetrine di contra Porta S. Croce diventano solo il punto di partenza di una dura critica ad una politica di interventi che non si è mai condivisa. « An continua sui suoi binari punitivi e non si rende conto che questo è un atteggiamento che si discosta sempre più dalla realtà, da ciò che testimoniano gli operatori del settore e addirittura dall'approccio europeo - prosegue il rappresentante politico vicentino - a Bruxelles, infatti, in merito alle strategie anti-droga, viene messa per iscritto una critica radicale per quanto riguarda le scelte proibizioniste. Inoltre si chiede la centralità della riduzione del danno e trattamenti sostitutivi al carcere ». « Da Alleanza Nazionale proviene una strategia tutta al contrario - si puntualizza - una strategia repressiva e criminalizzante che preferisce prendersela con il ragazzino trovato con pochi grammi di fumo in tasca piuttosto che concentrarsi sulla vera criminalità o su chi, in preda alle alterazioni dell'alcol, fa danni a se stesso e agli altri ». In vista della discussione sulla legge Fini (che prevede l'inasprimento dei reati legati alla droga) la sezione vicentina dei Verdi organizzerà presto un dibattito- seminario sul tema per coinvolgere l'intera cittadinanza. Ma non prima di aver rincarato la dose: « An diffonde un sacco di luoghi comuni, di perle e di bufale - racconta Jackson - come quella di non voler ammettere la differenza fra droghe leggere e droghe pesanti che c'è ed è marcatissima, oppure come quella di sostenere che chi fa uso di droghe pesanti è necessariamente passato prima per quelle leggere. Informazione errata, visto che le statistiche ci dicono che questo passaggio riguarda solo il 2 per cento dei soggetti. Insomma, noi chiediamo un atteggiamento più realista, meno sensazionalistico e meno criminalizzante ». Dichiarazioni forti, ma non prive di ulteriori specifiche. «S ia chiaro che essere anti - proibizionisti non significa essere a favore dell'uso di sostanze stupefacenti - conclude Jackson - significa semplicemente cercare un approccio diverso al problema e caldeggiare, innanzitutto, un forte dialogo con i giovani per intervenire socialmente e culturalmente ». |