Dal Molin, Donazzan piomba su Cicero
L’assessore regionale contesta con i giovani di An le “trame” del Comune
di Federico Ballardin
Mettono provocatoriamente all’asta la Loggia del Capitaniato per protestare contro la cessione del Dal Molin agli americani e simboleggiare la svendita del patrimonio berico. Questa almeno è l’interpretazione che dà Azione Giovani di An all’operazione aeroporto. Ieri i militanti in erba del partito hanno esposto in Loggia del Capitaniato, proprio sotto la sala Bernarda dove si svolge il consiglio comunale, uno striscione in inglese: «For Sale» che tradotto significa «in vendita».
Ma da piazza dei Signori è “decollato” anche un missile rivolto all’assessore alla mobilità, Claudio Cicero. A spararlo è stato l’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan, che si è allineata con il capogruppo di An in consiglio comunale, Luca Milani, il quale si era lamentato per aver ricevuto il progetto dell’aeroporto da un collega dell’opposizione.
«Abbiamo saputo del progetto grazie alla stampa - dice Elena Donazzan - mentre questa decisione andava presa con tutta An, o devo pensare che Cicero in giunta rappresenta posizioni personali e non quelle del partito? L’assessore Cicero non può muoversi senza consultare il gruppo consiliare. Alleanza nazionale deve riprendere possesso delle posizioni di giunta. Non mi sta bene il metodo con cui è stata gestita la vicenda del Dal Molin e in questo sono d’accordo con Luca Milani. Ma questa è l’ultima volta che accade».
Le parole sono durissime tanto da far intendere che An intenda prendere provvedimenti anche pesanti nei confronti dell’assessore alla mobilità del capoluogo berico, ma a domanda precisa la Donazzan risponde: «Cicero troverà sempre grande sostegno in An nel momento in cui lo informerà delle decisioni che intende prendere sul futuro della città».
Cicero da parte sua risponde alle accuse dicendo che dell’aeroporto se ne parlava ormai da anni, e che nessuno gli aveva mai telefonato per interessarsene. «Mi sono sempre occupato dell’aeroporto civile e del modo di come farlo funzionare a dovere - dice Cicero - poi è sorto l’accordo tra il Governo e gli Usa per ampliare la Ederle utilizzando l’area del Dal Molin. Questo progetto è ancora in embrione, finché non si arriva a delinearlo che senso ha parlarne? Del resto l’assessore regionale Donazzan mi ha forse parlato del prossimo calendario scolastico? E io sono l’assessore alla mobilità di Vicenza che è parte interessata...».
Sulle accuse di decidere da sè su alcune questioni, tenendo all’oscuro i colleghi di partito, era intervenuto in consiglio Luca Milani, capogruppo di An in sala Bernarda. «Con Milani mi sono già chiarito - spiega Cicero - e la Donazzan non è il partito. Comunque io mi sono relazionato in materia di aeroporto con Giorgio Conte, il presidente provinciale di An. Sull’accordo con gli americani voglio dire che non è una mia decisione ma di Berlusconi, lo chiedano anche a Fini».
Chiuso il botta e risposta va detto che ieri la presenza di Elena Donazzan è suonata come un forte appoggio ai giovani di An, che hanno distribuito nel pomeriggio alcuni volantini informativi piuttosto polemici nei confronti della scelta di cedere un’ampia area del Dal Molin. La scelta di mettere provocatoriamente in vendita Vicenza parte dal primo punto della contestazione: i soldi Usa non sarebbero un motivo sufficiente a sostenere il progetto. Si polemizza poi con la decisione di smantellare l’aeroporto militare italiano e ci si interroga sul futuro di quello civile, che peraltro Cicero dice di considerare una risorsa importante.
Ma poi le considerazioni si spostano sul piano più ideologico: «Ci piacerebbe che i governanti ammettessero che ci troviamo in uno stato a sovranità limitata e che gli Usa agiscono come fossimo una colonia». Infine un invito a puntare più su un’Europa non più subalterna, il cui primo nucleo sarebbe proprio la Gendarmeria Europea da poco operativa in città.
Scuola. Al “Montagna” nuova protesta simbolica dei prof che ripetono: «Sì all’istruzione professionale statale»
Ritorna lo striscione antiriforma E a sollevarlo sono gli insegnanti
di Anna Madron
Il Montagna ci riprova. Dopo lo striscione antiriforma appeso un paio di mesi fa alla recinzione della scuola e subito rimosso dalla Provincia, gli insegnanti dell'istituto professionale diretto da Vanna Santi tornano alla carica. Ieri mattina, ultimo giorno di scuola, nel cortile dell'istituto lo striscione è ricomparso. Non lo stesso, a dire il vero, «perché una volta staccato - dicono i prof - nessuno ha saputo che fine ha fatto e ci dispiace immaginarlo 'prigioniero'», ma un altro, un po' più piccolo. Questa volta sollevato con le mani dai docenti per non incappare nella solita infrazione che consiste, come già sottolineato dall'assessore all'Istruzione Battilotti, nell'utilizzare edifici pubblici per esprimere il proprio dissenso.
Questa la ragione che in occasione della precedente manifestazione ha spinto la Provincia a togliere con tanta sollecitudine il lenzuolo dall'esterno dell'edificio. Anche in quella circostanza lo slogan era lo stesso: «sì all'istruzione professionale statale» che garantisca pari dignità con il sistema dei licei, che non riduca il percorso di studio, che assicuri, attraverso il diploma, non solo l'ingresso al mondo del lavoro, ma anche l'accesso all'Università.
Questo il messaggio ribadito anche ieri nell'ultima mattinata dell'anno scolastico, occasione per protestare in modo festoso, lanciando in cielo una cinquantina di palloncini colorati, ciascuno con appesa una strisciolina di carta e un pensiero. «Di Platone, Aristotele, don Milani - precisa Angelo Azzalini, insegnante del Montagna e ideatore dell'iniziativa - sono messaggi di libertà, uguaglianza, pace e democrazia, alcuni scritti da grandi uomini del presente e del passato, altri da noi e dai nostri allievi, perché le parole non hanno padroni né limitazioni, sono libere così come lo sono i pensieri che sorgono nella mente. E non potranno essere raggiunte e strappate come invece è successo al nostro striscione».
Confezionato a fatica ed esposto semplicemente, fanno notare gli insegnanti, per focalizzare l'attenzione sulle sorti, tuttora incerte, degli istituti professionali. «L'atteggiamento scarsamente democratico dell'amministrazione provinciale non è stato dimenticato - ribadisce Azzalini - ci siamo solo piegati come fanno i bambù sotto le raffiche di vento per poi raddrizzarci. Restano ancora vive le preoccupazioni per tutto ciò che si muove attorno all'istruzione professionale, anche alla luce delle recenti dichiarazioni dell'assessore regionale all'istruzione Donazzan, che con un'operazione di moderna necromanzia vuole evocare la riforma Moratti su base regionale veneta. Il nostro pensiero a riguardo è noto e trova il suo fondamento nel rispetto dell'essenza della democrazia: il principio dell'eguaglianza delle opportunità e la garanzia del rispetto dei principi fondamentali della Costituzione».