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11 NOVEMBRE 2006
Dalla Romania 50 mila Rom E in città i campi scoppiano
Con l’ingresso nell’Unione europea a gennaio previsti nuovi arrivi dall’Est di Eugenio Marzotto Il rischio c’è tutto e i sindaci veneti e del Vicentino sono già pronti a misure eccezionali per fronteggiare l’arrivo di nuove carovane Rom. Dal primo di gennaio, da quando cioè la Romania entrerà in Europa, i nomadi avranno accesso senza più frontiere in Italia e la prima Regione che incontreranno sarà proprio il Veneto. A dichiararlo nei giorni scorsi era stata un’esponente nazionale di “Opera Nomadi”, l’associazione che segue da vicino l’integrazione di rom e sinti. Renata Paolucci era stata chiara: «Sono in arrivo 50 mila Rom che sfuggono da situazioni di miseria, c’è il rischio di trovarsi di fronte ad una emergenza nazionale». Il problema rischia di ingigantirsi se la Regione Veneto decidesse di bloccare il progetto pilota (iniziato nel 1984) che prevede in sostanza dei finanziamenti per i campi nomadi sparsi sul territorio. Proprio nelle settimane in cui i comuni di Malo, Piovene Rocchette, Schio, San Vito di Leguzzano e Marano, stanno discutendo su come accogliere Rom e Sinti. «Stiamo attenti perché la situazione sta scoppiando - avverte senza mezzi termini Nereo Turati (nella foto) responsabile provinciale di Opera Nomadi - a Vicenza esistono situazioni ad alto rischio accanirsi verso i nomadi non porta a nulla». Sono oltre 600 le persone di origine Rom e Sinti presenti in provincia di Vicenza ma è in città che le condizioni sono peggiorate con il passare del mese. «E lo sgombero di via Nicolosi - spiega Turatti - in realtà ha aperto altri fronti sul piano della sicurezza e del degrado sociale». La ricognizione nei campi, fatta dai volontari di Opera Nomadi mostra lati inediti sulla condizione delle famiglie. A partire dal sito comunale di via Cricoli dove vivono una settantina di Rom. «Non ci sono misure antincendio e di sicurezza, gli scarichi delle fognature non funzionano, le fosse biologiche sono intasate così gli escrementi finiscono in strada, senza contare che non c’è la possibilità di lavarsi e così i Rom sono stati costretti a improvvisare una doccia sopra una turca, i bagni sono quattro per settanta persone». Ma la situazione sul campo di via Cricoli diventa insostenibile, racconta Turati, quando piove e l’acqua dell’Astichello tracima sull’area «dove di frequente spuntano topi da ogni parte». L’elenco continua poi se si considera un altro campo comunale, quello di viale Diaz, «Sovraffollato e lungo una strada ad alta percorrenza». E poi il giallo degli sgomberati di via Nicolosi. «L’unica cosa che sappiamo è che sono in città, ma di loro non c’è nessuna traccia». Sono i numeri a far temere il peggio all’associazione Opera Nomadi: «Da via Nicolosi sono state sgomberate 36 persone di cui 23 minori, un neonato e due donne che partoriranno a breve. Con ogni probabilità sono persone letteralmente allo sbando che non sanno dove andare. Il risultato è che per i minori non è stato fatto nulla e si è creato un allarme sociale senza dare nessuna prospettiva». Il messaggio è chiaro: se gli sgomberi servono a cancellare i nomadi, così non è, perchè le carovane resistono e circolano e magari accade (vedi l’articolo di ieri) che una strada, nella fattispecie via Tecchio, diventa una toilette a cielo aperto. E sul caso Schio, Turati non polemizza anzi: «Si tratta di normale amministrazione, anzi, quel Comune ha realizzato negli anni interventi apprezzabili, il problema è che la zona industriale è diventata un collettore di nomadi proveniente da tutto l’Alto Vicentino, mentre non si è mai pensato ad un’area attrezzata per carovane di passaggio. Dalla Via ha risposto in modo istintivo a un problema cronico». Eppure le soluzioni ci sarebbero secondo l’Opera Nomadi e senza girare per l’Italia ci si accorgerebbe che anche nel Vicentino i “buoni esempi” esistono. «Come quelli di Creazzo e Quinto Vicentino dove esistono micro aree con piccoli nuclei familiari che hanno rapporti chiari con le amministrazioni, pagano l’affitto e dove i bambini sono seguiti dai servizi sociali. Pensare invece a maxi aree dove inserire decine di roulotte, vorrebbe dire creare dei ghetti ingestibili sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza pubblica». «Ci piacerebbe - chiude Turati - confrontarci con il Comune di Vicenza su questi temi, purtroppo invece non siamo riconosciuti come interlocutori e i progetti d’integrazione sfumano».
Molte adesioni per la manifestazione contro il Dal Molin agli Usa. Una non è gradita «Vengo anch’io». «No tu no» Raniero (Cub): «Qui i fascisti non sono ammessi» Cioni (As): «Pazienza, andremo per la nostra strada» di Marino Smiderle Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale, ma sabato 2 dicembre migliaia di vicentini (e non solo vicentini) disobbediranno a Enzo Jannacci e sfileranno contro gli americani. Del resto, mica si chiamano disobbedienti per niente. «Vengo anch’io», dice Alex Cioni, segretario provinciale di Alternativa Sociale e vicino all’Alessandra Mussolini, un nome una garanzia. «No tu no», gli risponde Germano Raniero, dei Cub, uno degli organizzatori dell’Assemblea permanente dei cittadini di Vicenza. Perché se è vero che l’Assemblea permanente è un organismo slegato dai lacci e laccioli che imprigionano i partiti tradizionali, è anche vero che in questa rivoluzionaria riscoperta della democrazia diretta sopravvive il bastione invalicabile dell’Arco Costituzionale. «Da noi i fascisti non sono ammessi», taglia corto Raniero col tono che non ammette repliche. E come lui la pensano anche tutti coloro che, in questi mesi di protesta e mobilitazione, hanno lavorato sodo, spendendo tempo e soldi per organizzare una manifestazione che avrà rilievo europeo e che ha indotto il sindaco, imitando la guerra preventiva di Bush, di mettere le mani avanti e invocare la discesa in campo di una task force a protezione dei monumenti del centro. «Tutto sbagliato - risponde con garbata polemica Raniero -. Per prima cosa noi non siamo contro gli americani: a giudicare da come sono andate le ultime elezioni negli Stati Uniti, mi pare che le nostre idee contro la guerra e le armi si stiano diffondendo rapidamente. In secondo luogo, vorrei far presente che i Disobbedienti in questa manifestazione vicentina non c’entrano niente. L’iniziativa è dell’Assemblea permanente di Vicenza e, lo dico assumendomi tutte le responsabilità, posso garantire che non ci sarà alcuna violenza, così come non ce n’è stata durante l’ultimo Consiglio comunale. Sarà una manifestazione rumorosa, come quando abbiamo portato le pignatte in piazza dei Signori; composita, perché parteciperanno diverse componenti della società e della politica; ma composta, perché tutto filerà liscio. Tutto chiaro?». Chiarissimo. Ma il messaggio non piace tanto a Cioni, che pure, fin dall’inizio, ha condiviso, pur essendo dall’altra parte della barricata politica, la battaglia contro il Dal Molin allo zio Sam. «Io non ne faccio una questione di opposte appartenenze - dice il segretario di Alternativa sociale - perché su un problema che ritengo cruciale come quello del dal Molin pensavo fosse giusto unire tutte le forze. Lo pensavo e lo penso ancora, ma da quella parte abbiamo sempre trovato porte sbarrate. Pazienza, noi andremo avanti per la nostra strada. Anche se, quanto all’opposizione agli americani, mi sento di dire che la destra italiana può vantare un diritto di primogenitura: i loro nonni stavano dalla parte degli americani, qualche decennio fa, i nostri sono sempre stati contro». La battutaccia potrebbe indurre qualche manifestante del comitato del no a rivedere la propria posizione, ma la sconfitta di Bush ha invece dato all’Assemblea permanente di Vicenza ancora più forza, vigore. E poco importa se qualcuno ricorda loro che la sinistra ora è al governo e, con un provvedimento ad hoc stimolato dalla base, potrebbe evitare a migliaia di manifestanti di prendere freddo ai primi di dicembre. «La logica dei partiti - risponde Raniero - resta fuori dall’Assemblea permanente. Abbiamo imparato che la delega che diamo ai nostri rappresentanti spesso viene usata male, se non tradita. Il nostro modello è la mobilitazione che c’è stata in val di Susa, a proposito della Tav: sono i cittadini che non vogliono altre basi americane a Vicenza. E se non saranno i politici a far rispettare questa volontà popolare, ci penseranno i cittadini stessi a farlo». Come detto, non ci saranno solo vicentini in piazza. «La prossima settimana - rivela Raniero - saremo in Toscana, Emilia, Lombardia e Trentino per illustrare ad altri comitati la nostra iniziativa. Nel frattempo sono già arrivate adesioni da vari partiti o sezioni locali, come Rifondazione, i Comunisti italiani, i Verdi, alcuni settori della Cgil». Nello stesso tempo altri, come la maggior parte dei componenti dell’Ulivo, hanno preso le distanze, imitando la strategia preventiva del sindaco. «Non ci importa - obietta Raniero -. Chi vuole può aderire, punto». E i Disobbedienti? «E dagli - s’incavola -. Possono venire, sicuramente verranno e sono i benvenuti. Ma siamo noi a dettare le regole. E le regole non prevedono violenze. Quanto alle paura del sindaco e di altri per i monumenti, vorrei tranquillizzarli, a cominciare dal percorso scelto per la manifestazione». Non si passa per il centro, non si tocca piazza dei Signori. Del resto, anche volendo, ai manifestanti il cuore della città sarebbe stato loro... espiantato. «Solo che siamo noi a non chiederlo - anticipa Raniero - perché vogliamo farci una lunga passeggiata che parte dalla caserma Ederle, in viale della Pace, e finisce dietro all’aeroporto Dal Molin, passando per corso Padova e sfiorando la piazza solo nel passaggio a contrà Porti». A dar manforte ai comitati vicentini, mobilitati per l’occasione, ci saranno i comitati che hanno già esperienza in materia di basi americane come quelli di Ghedi, Sigonella, Aviano e la Maddalena. Parteciperanno anche i gruppi di Roma e Firenze di U.S. Citizens for peace and justice, oltre a delegazioni attese da Spagna, Austria, Germania e Slovenia. «Ma è presto per fare l’elenco - aggiunge Raniero - di qui al 2 dicembre pioveranno su Vicenza diverse richieste di adesione. Saremo in tanti, di questo si può star certi». Ci sarebbe anche l’adesione di Alternativa Sociale, che però viene respinta con sdegno. «Con noi sfilano anche persone che hanno votato a destra - afferma senza nascondere un senso di stupore Raniero - ma non sono certo fascisti. Qui i fascisti non sono ammessi». No tu no, insomma. Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore, cantava Jannacci. Mondo migliore che, secondo l’Assemblea permanente di Vicenza, si costruisce tenendo lontani i rinforzi americani dal Dal Molin. E la maggioranza consiliare di centrodestra che ha votato a favore? E il governo che seguita a fare il pesce in barile? Il 2 dicembre staranno alla finestra per vedere l’effetto che fa.
Sul caso fossato due manifestazioni Nomadi, l’ora degli estremisti Azione Sociale e No global (m. sar.) Pomeriggio di tensione, pro e contro i nomadi, con condimento di querela. Il dopo-mercato di Schio sarà all’insegna degli opposti estremismi che occuperanno, dalle 16, due piazze del centro storico assai vicine fra loro. Azione Sociale sarà in piazza Rossi con un gazebo per una raccolta di firme con la quale sarà chiesta la sospensione del progetto di integrazione della famiglia Sinti degli Helt, sostenuto da diversi anni dall’amministrazione comunale. Gli esponenti di destra proporranno una petizione in cui si invita provocatoriamente il sindaco e gli assessori ad accogliere a casa propria i componenti della famiglia nomade. In piazzetta IV Novembre, a pochi metri dal gazebo dei mussoliniani, ci sarà un presidio di Liberazone, il movimento giovanile “no global” in cui, attraverso materiale cartaceo, «cercheremo di rendere ben chiara la situazione “nomadi”, evidenziando i principali responsabili che hanno contribuito all’aggravarsi del problema - spiega il portavoce Cristian Moresco. - Denunceremo pubblicamente leghisti e fascisti, per le loro politiche repressive ed intolleranti, che approfittano dell’occasione per attaccare la famiglia Helt già inserita nel tessuto sociale scledense». Denunce verbali, ieri Azione Sociale ha annunciato a sua volta querela contro alcune affermazioni, ritenute diffamatorie, diffuse da Liberazone in un comunicato. Giusto per surriscaldare gli animi in vista di un pomeriggio ad alto tasso adrenalinico. Intanto gli stessi attivisti di Liberazone rinunciano al “pic-nic impegnativo” programmato per domani in via Lago di Misurina, laddove è stato scavato il fossato anti - carovane che sta facendo discutere tutta l’Italia. Un dietrofront deciso dopo il colloquio chiarificatore col sindaco Luigi Dalla Via, che ha stemperato le polemiche e ha assicurato sulle intenzioni dell’amministrazione comunale di proseguire sulla strada dell’integrazione sociale.
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