12 APRILE 2005

dal Giornale di Vicenza

Stop ai tir, l’ordinanza traballa
L’Inps va dentro Al San Pio X nasce lo sportello

Intanto però la Provincia ha dato parere favorevole alla richiesta di altri cinque Comuni altovicentini che sono pronti a bloccare il transito notturno dei mezzi pesanti: i nuovi provvedimenti “a cascata” bloccherebbero la viabilità provinciale, ma prima ci sarà un nuovo summit tra il capoluogo e gli altri
Stop ai tir, l’ordinanza traballa
La prefettura non interverrà, ma fa capire che potrebbe farlo il Tar

di Piero Erle

La cascata di ordinanze contro i camion sta per scattare. Ci sono altri cinque Comuni che sono pronti a emettere ordinanze blocca-tir di notte (dalle 22 alle 6) lungo la statale Pasubio, sull’onda del provvedimento preso dal Comune di Vicenza e poi da Costabissara e Dueville (che peraltro ha deciso lo stop ai camion non solo di notte ma per tutto il giorno), oltre a Caldogno che ha ritoccato un’ordinanza già in vigore da tempo. La Provincia, come preannunciato dalla presidente Manuela Dal Lago, ha dato loro il parere favorevole che era stato chiesto, appellandosi però al prefetto perché «la situazione che si sta creando compromette gravemente la circolazione stradale». Ma la prefettura non interverrà d’imperio per bloccare questi provvedimenti di divieto, come speravano le categorie economiche e la Provincia (e alcuni Comuni nei confronti dell’ordinanza di Vicenza). Per cui l’unica cosa certa è che la questione finirà tra pochissimo - sempre per iniziativa delle categorie economiche - davanti ai giudici amministrativi del Tar, oltre eventualmente ai giudici di pace o allo stesso prefetto a cui si rivolgeranno i camionisti multati in base a questa ordinanza. È questo il quadro dopo il summit convocato ieri mattina dal prefetto Angelo Tranfaglia, a cui si erano rivolti il presidente dell’Associazione industriali Massimo Calearo (ieri era l’unico presente al summit in prefettura), i presidenti di Apindustria e di Assoartigiani Sergio Dalla Verde e Giuseppe Sbalchiero, e la presidente Manuela Dal Lago della Provincia. Dopo il summit (con il prefetto c’erano il questore Dario Rotondi, il col. Arturo Mascolo comandante della Guardia di Finanza, il vicecomandante dei carabinieri col. Giampiero Paparelli e il comandante della Polizia stradale Antonio Macagnino) però un punto è chiaro: la prefettura, almeno per ora, non interverrà. Il prefetto Tranfaglia, che ormai in questi anni si è trovato di fronte molte volte alla questione del blocco-tir all’Albera, ha detto ai presenti tutta la sua «preoccupazione e perplessità» per il fatto che si sia chiesto il suo intervento. Primo, perché la salute e il traffico sono competenze strette degli enti locali. Secondo, perché gli viene di fatto richiesto un intervento straordinario - il blocco di ordinanze di altre autorità come i Comuni - che in ogni caso non dà garanzie che si ristabilisca una situazione di tranquillità. Terzo, perché l’intervento nascerebbe dall’esigenza di evitare problemi di ordine pubblico legati al rilevante danno che la “cascata di ordinanze” provocherebbe sulle aziende (con possibili proteste), ma deve tener conto anche delle possibili reazioni del comitato dell’Albera, che già ieri mattina era tornato a farsi sentire sotto le finestre della prefettura ed è stato poi ricevuto da Tranfaglia. Allora è tutto in stallo, in attesa che sulla viabilità si rovesci la cascata delle ordinanze comunali? Non è esattamente così. Il prefetto ha fatto chiaramente capire che ci sono perplessità pesanti sulle motivazioni e sulla regolarità dell’ordinanza emessa dal Comune di Vicenza sulla base dei rilievi fonometrici (il rumore notturno è ampiamente superiore ai limiti di legge). Soprattutto per un motivo: non è stata rispettata la normativa statale, che prevede che i Comuni possano sì adottare ordinanze che limitano il traffico pesante nei centri abitati, ma devono concordarle con i Comuni limitrofi su cui si scarica poi l’effetto dei divieti. In questo caso non c’è stata alcuna concertazione. E a questo proposito il prefetto ha ottenuto che il Comune di Vicenza (al summit c’era l’assessore Claudio Cicero) convochi nei prossimi giorni un vertice con gli altri Comuni. Tra l’altro l’ordinanza del Comune di Vicenza indica, come d’obbligo di legge, i percorsi alternativi che i tir possono seguire durante il divieto. Ma se i Comuni interessati dovessero, come stanno per fare, bloccare anche quei percorsi alternativi, come ad esempio la Priabonese (Malo e Monte di Malo) o le strade verso la Marosticana (Dueville e Villaverla), verrebbe automaticamente a decadere la legittimità dell’ordinanza di Vicenza. Ecco perché il vertice tra Comuni ci deve essere. E non è solo il prefetto ad augurarsi che in qualche modo sblocchi la vicenda. «La situazione - dice il presidente Calearo dell’Assindustria - è inaudita e inconcepibile. Confidiamo nel buon senso dei sindaci, perché trovino un accordo e si arrivi all’annullamento delle ordinanze entro la fine della settimana». Ma dalle parole dell’assessore Cicero per ora non pare trasparire certo questo tipo di prospettiva. «Convocheremo tutti i Comuni perché il passaggio della consultazione va fatto, fermo restando - avverte l’assessore - che l’ordinanza non si ritira». Al momento Vicenza e Costabissara hanno già emesso l’ordinanza che blocca i tir di notte, Dueville ha imposto il blocco 24 ore su 24 e adesso - con il parere favorevole della Provincia - altrettante ordinanze di stop notturno dovrebbero essere emesse da Isola Vic., Malo, Monte di Malo, Montecchio P. e Villaverla. Si configura insomma una paralisi notturna per i tir, sulla base di ordinanze che però - il summit in prefettura l’ha fatto capire bene - sono piuttosto traballanti. E a farle cadere, a questo punto, potrebbe essere il Tar: a giorni, se il vertice tra Comuni non dovesse fermare i divieti, partirà la contro-cascata di ricorsi delle categorie economiche. E anche qualche municipio potrebbe rivolgersi ai giudici anche contro la “madre” delle ordinanze anti-camion, quella di Vicenza.


Una finestra verso l’esterno
L’Inps va dentro Al San Pio X nasce lo sportello
Per informare i detenuti

di Natascha Baratto

Un servizio d’informazione polivalente in materia previdenziale verrà istituito, da maggio, all’interno del carcere, grazie ad un accordo tra l’Inps e la Casa circondariale cittadina. Il progetto nasce in coerenza con la strategia dell’Istituto di assicurare una presenza che soddisfi tutte le reali esigenze dell’intera popolazione residente. Ed è così che per due ore alla settimana operatori specializzati dell’Inps daranno risposte ai circa 280 carcerati su tutti i dubbi riguardanti case, bandi di concorso per abitazioni comunali, pensioni, assicurazioni ma anche permessi di soggiorno in rinnovo per gli extracomunitari. «La casa circondariale - ha esordito Irene Iannucci, direttrice del San Pio X - fornirà all’Inps tutte le informazioni, necessarie per permettere agli operatori di svolgere il lavoro in modo preciso, e la documentazione necessaria per sapere dettagliatamente la situazione di ogni singolo individuo». Donato Aquaro, direttore provinciale dell’Inps, ha poi continuato: «Lo sportello ha validità di due anni, dopo un primo periodo di sperimentazione della durata di sei mesi; se non sorgeranno problemi verrà rinnovato tacitamente». Siglato ieri al Comitato Provinciale dell’Inps, l’accordo gode della collaborazione di: il Patronato Inca (Cgil), la Comunità terapeutica San Gaetano, il Consorzio Prisma e l’Assessorato per i servizi sociali ed abitativi del Comune di Vicenza. «È necessario - ha spiegato Davide Piazza, assessore per i servizi sociali - dare ad ogni detenuto un orientamento interno ed esterno al carcere. Don Agostino, il parroco della Casa circondariale spesso ha espresso, nei miei confronti, la richiesta di fornire informazioni ai detenuti. Per questo motivo noi interverremo all’interno dello sportello con notizie sui bandi di concorso per le abitazioni comunali, sui permessi di soggiorno e su qualsiasi altro problema che verrà posto». Sempre nell’ottica di aiutare il detenuto ad integrarsi con il mondo esterno, il Comune ha stanziato complessivamente 5 mila euro per l’iniziativa dello “zainetto”, un piccolo gruzzolo composto da buoni pasto e biglietti del tram, che servirà al carcerato durante le prime 24 ore di libertà. All’interno della Casa circondariale, i detenuti hanno però il bisogno di scontare la pena con le mani occupate. La Cooperativa sociale Saldo & Mecc da tempo si occupa di crescere e formare i 280 detenuti, di cui il 35% stranieri, con corsi e laboratori: «Da anni insegniamo - ha spiegato Franco Balzi, presidente del Consorzio Prisma - attività di saldatura e carpenteria metallica, offrendo così impiego ai cittadini detenuti. Tra le attività che vengono svolte all’interno del carcere, oltre ai corsi finanziati dal Fondo sociale europeo per l’apprendimento delle tecniche di lavorazione dei metalli, compare anche il giardinaggio». All’interno del carcere, infatti, ci sono ben tre serre necessarie per far conoscere ai detenuti le tecniche dell’agricoltura biologica. Uno spazio importante è poi dedicato alla scolarizzazione ed all’alfabetizzazione degli stranieri. La casa circondariale ha una biblioteca di 8 mila testi, pubblicati dagli anni ’30 in poi, con una sala lettura adiacente; un detenuto che gestisce l’ordine e i prestiti di libri, percepisce per questo lavoro circa 600 euro al mese.