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12 MAGGIO 2006
VALDAGNO.Marzotto, mobilità per 175 dipendenti
È stata aperta ufficialmente la procedura di Giancarlo Brunori Confermato quanto annunciato. Alla Marzotto è stata aperta la procedura di mobilità per 175 dipendenti: 149 operai e 26 impiegati, con provvedimento che coinvolge anche lo stabilimentio di Mortara. Gli esuberi a Valdagno sono 146, dopo la decisione di chiudere tre reparti. La mobilità è stata estesa anche ad altri lavoratori pensionabili o che volontariamente volessero aderire. Partono ora i 75 giorni entro i quali si discuteranno i dettagli del provvedimento e del piano industriale, come pure su come organizzare la questione relativa al ricollocamento ed alla cassa integrazione. La procedura si concluderà entro luglio. La decisione relativa agli esuberi, annunciata ufficialmente dall’azienda nello stesso giorno di una manifestazione congiunta di lavoratori e studenti, arriva dopo la chiusura dei reparti di tintoria, mistificio e filatura. Nell’incontro dell’altro giorno con i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, durato ben cinque ore, era emersa la disponibilità dell’azienda ad instaurare un confronto continuativo su come organizzare la produzione a Valdagno. Il dibattito tra azienda e sindacati confederali era servito per affrontare la questione relativa alla decisione di chiusura della filatura, ma puntando a salvare parte della tintoria. Ricollocazioni professionali ed ammortizzatori sociali sono i due metodi utilizzati per il trattamento degli esuberi. L’azienda, per voce di Massimo Lolli direttore delle risorse umane della Marzotto, aveva confermato che sarebbero stati «possibili ricollocazioni, sia interne al gruppo, sia percorsi di ricollocazione esterna, attraverso corsi di formazione». Maurizio Ferron della Cgil spiega che «il confronto prosegue sull’attuazione di un credibile piano industriale e sulla richiesta che tutti i lavoratori siano ricollocati»
Dormitori e rave party all’ex Macello In centro alloggi abusivi occupati da disperati con vista su piazza Matteotti di G. M. Mancassola All’ingresso c’è un sottile calice con una rosellina, per accogliere gli ospiti. Sulla destra c’è il disimpegno, con un rudimentale appendiabiti imbastito con rami secchi e ferri vecchi. Al centro del loft si articola il soggiorno, arredato con due poltrone “fine secolo” in raso verde e un tavolino in finto rovere. Sopra il tavolo versano i resti di un lauto banchetto: due cartoni di vino scadente, caraffe e boccali per cocktail e sbevazzamenti, circondati da lumini cimiteriali. Davanti, l’immancabile caminetto o qualcosa che gli assomiglia: un mucchio di carta, legna e plastica annerita dopo un falò per scaldarsi o per cucinare. La visita si conclude nell’angolo notte, dove sono disposti materassi imbevuti di umidità sotto un baldacchino di frasche e accanto a un comodino ricavato da una cassetta di legno per la frutta. Per terra, un po’ dappertutto, vecchie scarpe da tennis e stracci, bottiglie di birra e bocce di vino. Un appartamentino da 40 metri quadrati, in zona esclusiva, con vista su piazza Matteotti e il teatro Olimpico. Peccato, però, che a parte le frasche, l’open space sia a cielo aperto, aggrappato sulle insidiose rive del Retrone, adagiato alle pareti guaste dell’ex Macello, edificio abbandonato nell’ultimo troncone di viale Giuriolo. In quel fazzoletto di erba bagnata e marcia, oppresso da un tanfo insopportabile, ha preso vita l’ennesima casa della disperazione: un mondo ai margini che si sta avvicinando sempre più al centro storico. Non è la prima volta che vengono segnalate presenze abusive nell’area dell’ex Macello. Ma ormai, il complesso, sembra diventato un articolato condominio con diversi accessi, diversi locali e diversi occupanti. Ma nel residence non si dorme soltanto. Nel cuore della notte prendono forma rave party volanti, con musica e sballo per pochi invitati. Residenti e commercianti ormai vivono la situazione come un pugno nello stomaco del centro storico. Per questo, da Alleanza nazionale e da Azione Giovani arriva l’appello a trovare un rimedio al più presto. Ieri mattina, il consigliere comunale Francesco Rucco ha condotto un sopralluogo per rendere pubblico il livello di degrado raggiunto. «Dal rione Barche lamentano addirittura la musica che arriverebbe dalla palazzina più vicina al ponte - spiega Rucco -. All’esterno c’è questa situazione di degrado inaccettabile. Dentro gli edifici abbandonati ci sono resti di bivacchi, sporcizia, escrementi, vestiario. Gli sbandati entrano scavalcando i cancelli ed penetrando attraverso le finestre rotte. È necessario intervenire, perché così non si può più andare avanti. È un problema simile a quello dell'accampamento abusivo sull’Astichello, ma qui siamo in centro storico». Rucco si riferisce a un’altra denuncia di estremo degrado, fatta alcuni mesi fa, che riguardava il boschetto che sorge accanto alla Coop di via Fratelli Bandiera, davanti all’ospedale S. Bortolo. Per l’ex Macello una soluzione, iscritta all’ordine del giorno del consiglio comunale, ci sarebbe e cioè la trasformazione in parcheggi promossa da operatori privati. Ma il progetto è già stato bloccato in aula e sembra destare troppi dubbi per trovare la necessaria compattezza nella maggioranza. «Non vogliamo entrare nel merito della proposta dei parcheggi - conclude Rucco - l’importante è risolvere il problema». |