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12 AGOSTO 2006
Sono 3.500 i nuovi vicentini con la cittadinanza in 5 anni
Immigrazione. Diventeranno italiani se passerà il disegno di legge di G. M. Mancassola Sono 3.545 gli stranieri residenti in città che vivono in Italia da più di cinque anni. Questo significa che sono 3.545 i potenziali nuovi vicentini qualora il Parlamento approvi il disegno di legge proposto dal Consiglio dei ministri che riduce a cinque gli anni di residenza necessari per ottenere la cittadinanza italiana. I numeri sono stati raccolti dagli archivi dell’anagrafe comunale da Giovanni Rolando, consigliere dei Democratici di sinistra e componente della commissione “Servizi alla popolazione”. Come spiega Rolando, circa la metà (1.712) sono originari dei Paesi europei non appartenenti alla Ue, vale a dire soprattutto l’area balcanica e dell’est. Gli africani sono invece 840, mentre gli asiatici 673, gli americani 187. Sono 131 gli stranieri che provengono da Paesi comunitari e solo 2 dall’Oceania. I dati sui possibili nuovi vicentini servono a Rolando per rilanciare il dibattito di questi giorni sul voto amministrativo agli immigrati a sull’arruolamento di vigili extracomunitari. «L’integrazione e la sicurezza - spiega - passano attraverso l’attribuzione di responsabilità. Vicenza, nel Veneto, con i suoi 65 mila immigrati, è la provincia con la più alta percentuale di stranieri. Il solo capoluogo ne conta più di 14 mila su 115 mila abitanti: il 13 per cento, mentre la media italiana è del 4 per cento. Credo allora che quello appena varato sia un disegno di legge che consentirà maggiore integrazione e più coesione sociale». Secondo l’esponente della Quercia, «gli immigrati non sono una società a parte, ma una parte della società vicentina. Essi lavorano e concorrono alla ricchezza, pagano le tasse, sono ormai alla terza generazione e hanno figli che frequentano le scuole accanto ai nostri figli. In città si cono alcune scuole in cui il 33 per cento degli alunni sono figli di coppie straniere». Rolando ricorda che fin dall’inizio di questo mandato amministrativo, nel 2003, con altri colleghi presentò una mozione per l’estensione del diritto di voto amministrativo agli immigrati residenti da 5 anni e in regola con il permesso di soggiorno. La mozione è stata votata a maggioranza in commissione, ma attende ancora di passare al vaglio del consiglio comunale. «Non ne abbiamo fatto una battaglia di parte, perché consideriamo quella regola, se introdotta, una norma di civiltà, anche ricordando i tanti emigranti vicentini nel mondo. Per questo non trovo condivisibili le posizioni di chi, pur al governo come il ministro Ferrero, sembra fare del voto agli immigrati una questione di schieramento a fini elettorali. Anche perché non è affatto detto che il voto degli immigrati sarà a sinistra», argomenta Rolando, che poi entra nel merito del dibattito di questi giorni sul vigile extracomunitario, avviato dai Ds a Padova dopo i fatti di via Anelli e proseguito a Vicenza per mano di Alleanza nazionale. «Già un anno fa mi espressi a favore - sostiene l’esponente diessino - Ora quella proposta va ripresa e va dato atto all’on. Giorgio Conte di averla considerata favorevolmente. Vedremo alla prova dei fatti con il voto in consiglio comunale come andrà a finire. Credo che il riconoscimento del diritto di cittadinanza possa diventare operativo in tempi brevi. Tanto più che il fenomeno migratorio non può certo considerarsi transitorio: semmai realtà acquisita e processo irreversibile».
«Sono un gruppo terrorista» Le motivazioni dei giudici di Venezia contro i quattro algerini di Ivano Tolettini
Ci sono le prove che i quattro algerini arrestati dai carabinieri del Ros facessero parte di una cellula potenzialmente del terrore. Il quadro emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, i rapporti con altri indagati per terrorismo a Napoli, Salerno e Brescia; il loro linguaggio a volte volutamente criptico, il materiale scaricato da internet e il compiacimento per le azioni di Al Qaeda; per i giudici del Riesame di Venezia delineano un quadro di pesante gravità contro il presunto capo Farid Gaad, 36 anni, che per due anni gestì un internet point in corso S. Felice, il fratello Nabil di 22 anni, Alì Touati, di 33 e Khaled As di 30.
Il tribunale presieduto da Bertolino ha impiegato una settimana per depositare le motivazioni dell’ordinanza che costituisce un puntello importante per l’accusa.
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