12 OTTOBRE 2006

Parisi chiama, Hüllweck risponde
Via Nicolosi, ordinato lo sgombero Devono andarsene anche i camper

Parisi chiama, Hüllweck risponde
Il faccia a faccia è stato fissato per lunedì 16 ottobre alle 18 nella capitale

di Gian Marco Mancassola

Il faccia a faccia è stato concordato: si farà. L’appuntamento nella capitale è stato fissato lunedì 16 ottobre alle 18. Dopo tante polemiche in punta di fioretto, finalmente andrà in scena il vertice fra il sindaco Enrico Hüllweck e il ministro della Difesa Arturo Parisi, i due protagonisti del caso Dal Molin, che si sono studiati a distanza per settimane e che ora incroceranno le spade uno di fronte all’altro. La notizia dell’atteso incontro aveva iniziato a circolare nel pomeriggio di ieri e ha trovato conferma in serata, quando il sindaco del capoluogo ha ricevuto da Roma una telefonata dalla segreteria del ministro per concordare l’incontro, da più parti indicato come decisivo per le sorti del progetto per la costruzione della nuova base americana all’aeroporto Dal Molin. Poche parole via etere e le tensioni che sembravano aver macchiato i rapporti istituzionali indelebilmente si sono sciolte all’improvviso, rasserenando un sindaco sempre più preoccupato per gli umori cittadini. «Sì, effettivamente sono stato contattato dalla segreteria del ministro. È stata una telefonata cordiale - commenta Hüllweck raggiunto a tarda ora - il clima sembra buono, sono soddisfatto. Ora possiamo parlarci e chiarire ogni aspetto della vicenda, facendo un discorso serio e concreto». Sarà l’occasione per mettere in tavola le carte una volta per tutte e dirsi tutto: da un lato, Hüllweck chiede a Parisi di esplicitare l’orientamento del Governo; dall’altro, Parisi si augura di convincere Hüllweck affinché Vicenza prenda posizione, sfrutti l’opportunità offerta dal Governo per far sentire la propria voce. Sarà anche l’occasione per fugare i dubbi residui nutriti da Hüllweck, che potrà anche riferire al ministro le sue sensazioni relative a una città spaccata in due, in cui a detta del sindaco, sondaggi alla mano, c’è una prevalenza di contrari che solo un pronunciamento esplicito del Governo può convertire almeno in parte. Da giugno il sindaco chiede notizie da parte del Governo. Per ben tre volte le lettere sono state inviate al presidente Prodi, mentre la quarta e decisiva è stata indirizzata al ministro Parisi: poche righe per sollecitare un faccia a faccia ritenuto non più procrastinabile per l’evolversi degli eventi. La riunione, che dovrebbe vedere protagonisti solamente sindaco e ministro, senza nessun altro convenuto, appare decisiva per il pronunciamento definitivo di Vicenza: dopo la chiacchierata, se verranno date notizie precise, il capo dell’amministrazione comunale potrebbe dare il via libera al dibattito e al voto in consiglio comunale. La telefonata è arrivata all’ora dei telegiornali della sera, mentre sugli schermi delle televisioni nazionali andava in onda la visita del ministro Parisi con il premier Romano Prodi al contingente italiano in Libano. Lo staff del ministro prima aveva tentato di contattare i numeri di palazzo Trissino, per poi ripiegare sul cellulare del sindaco, chiedendo la disponibilità di Hüllweck a volare a Roma. «L’incontro è il risultato che speravo di ottenere con le mie richieste e le mie lettere - conclude il sindaco - ora speriamo che venga chiarito ogni aspetto perché la situazione stava diventando pesante».

Esordio bollente per il nuovo segretario cittadino Daniele Guarda
La caserma Usa piace all’Udc «Ma solo se avremo garanzie»
Il parere favorevole potrebbe diventare presto un «no» netto

di Antonio Trentin

Esordio bollente per il nuovo segretario vicentino dell’Udc: Daniele Guarda - appena promosso al vertice del partito scudocrociato - entra nella mischia della coalizione di centrodestra e della politica comunale annunciando una posizione complessa, ma alla fine sufficientemente precisa, a proposito della maxi-base americana al "Dal Molin". Riassumibile così: l’Udc è favorevole al ricongiungimento a Vicenza della seconda metà di 173. Aerobrigata statunitense, perché lo ritiene «una buona opportunità» per la città; l’ubicazione all’aeroporto va bene, ma a patto che ci siano garanzie urbanistiche sull’inserimento nel territorio (a partire dalla costruzione della circonvallazione nord per ovviare ai problemi di traffico) e garanzie economiche sulla totale estraneità del Comune alle conseguenti spese; le garanzie deve fornirle, prima di tutti, il governo italiano, cui spetta la decisione finale su tutto; se queste garanzie non arriveranno in tempo, prima dell’atteso pronunciamento comunale, l’Udc riconsidererà il suo orientamento favorevole e dirà «no». Guarda ha preso dieci giorni fa il posto di Vincenzo Garzia, in un congresso cittadino in cui non ci sono stati candidati alternativi. Dice di poter contare sulla compattezza del partito, nel quale è arrivato di recente, dopo gli esordi nella Liga repubblica veneta (1998), le vicissitudini di marchio e di collocazione nell’area autonomista e la paternità nel 2003 della lista civica Vicenza Città Nostra per la quale era stato eletto consigliere in Circoscrizione 4. Ha l’appoggio dei vertici provinciali - ieri, alla prima uscita in conferenza stampa, era con il segretario provinciale Stefano Cimatti - e il consenso esplicito di Roberto Cavazza, vicesegretario regionale e capofila di un’area interna determinante negli equilibri cittadini dell’Udc: «Sia chiaro che, per noi, la base americana al Dal Molin va bene soltanto se i benefici per la città saranno ben superiori ai costi». Che cosa chiede il partito prima di indicare all’unico consigliere comunale, Mario Bagnara, l’okay alla trasformazione dell’aeroporto? Guarda riepiloga in otto punti: «Ottenere la garanzia che non ci saranno armamenti nella base né voli militari, secondo le dichiarazioni del generale Frank Helmick. Disegnare subito, anche prima del Piano di assetto territoriale, e approvare una variante urbanistica con il tracciato della circonvallazione a nord e a est: se vuole, l’Amministrazione può farlo anche da domani mattina. Inserire in questa pianificazione anche il progetto del sottopasso ferroviario di Anconetta. Prevedere che questa circonvallazione rispetti il territorio e i beni architettonici della zona anche con tracciati sotterranei. Calcolare indennizzi adeguati per gli espropri necessari al tracciato stradale. Scrivere un piano-frazione per la zona della Cresolella, la più coinvolta, concedendo ampliamenti edilizi ai residenti e prevedendo la possibilità di centri commerciali: non un risarcimento-danni, ma una concreta risposta i disagi di chi vi abita. Destinare preventivamente a una nuova sede i campi di rugby di viale Sant’Antonino. Avere la certezza che tutto questo non sarà a carico del bilancio del Comune». Con una mole di richieste del genere e con il vincolo politico sul fatto che devono essere preventive e non solo fumosamente ipotizzate, l’Udc sembrerebbe annunciare un "sì" per prepararsi a dire un "no". In pratica ritornando sulla posizione di qualche settimana fa, poi corretta in senso pro-caserma. Ma Guarda nega inversioni di tendenza: «Confermiamo di essere favorevoli alla base, ma ribadiamo le garanzie richieste» dice il segretario. E se non ci fosse il tempo per avere le certezze ora ufficialmente pretese? Se in consiglio comunale l’atteso e mai programmato voto - che non ci sarà neppure nella riunione di oggi - dovesse arrivare prima degli atti ufficiali del governo («deve essere Roma a garantire i finanziamenti») o dell’Amministrazione Hüllweck («senza la circonvallazione nord la nuova base è una follia»)? Se le contorsioni decisionali che vanno avanti da mesi obbligassero improvvisamente a dire quel "sì" o quel "no" che i vicentini volentieri darebbero con un referendum? «Senza garanzie, se dovesse essere espresso in Comune un voto in tempi rapidi, l’insediamento americano non ci trova disponibili» dichiara Guarda. E la conta sui "pro" e i "contro" in sala Bernarda così ricomincia...


Campo nomadi. Sorrentino: «I bambini ai servizi sociali, per gli adulti l’albergo cittadino»
Via Nicolosi, ordinato lo sgombero Devono andarsene anche i camper
Un sopralluogo a sorpresa dei vigili avrebbe fornito le prove dell’emergenza igienico sanitaria alla base della decisione Per questo il sindaco ha firmato il documento per la rimozione di «ogni cosa o veicolo che possa fungere da abitazione»

di Federico Ballardin

Da via Nicolosi devono andarsene anche camper, furgoni, auto e tutti quei mezzi che possono essere utilizzati come dimora improvvisata. L’ordinanza urgente per motivi igiene e sanità è stata firmata dal sindaco martedì e notificata ieri pomeriggio al proprietario del terreno, il nomade di etnia rom Ibraim Halilovic. La vicenda si trascina ormai da più di sei anni, da allora i residenti della zona si lamentano delle precarie condizioni igieniche in cui vivono i nomadi nel terreno regolarmente acquistato in Nicolosi 257. Tra loro vi sono numerosi bambini. In questo terreno venivano in passato sono state edificate baracche, tettoie o ripari di fortuna con cui i nomadi si proteggevano dal freddo. Abusi edilizi che il Comune ha combattuto con ordinanze di abbattimento. Poi sono iniziati ad arrivare camper e furgoni e qui per il Comune la faccenda si è complicata dal punto di vista giuridico. Con l’ultima ordinanza firmata martedì inizia dunque una nuova strategia da parte dell’amministrazione per rimuovere quello che è considerato un campo nomadi abusivo: «Non è accettabile che nel 2006 dei bambini siano costretti a vivere in queste condizioni: senza bagno, riscaldamento e un tetto - spiega il vicesindaco Valerio Sorrentino -. Il sopralluogo che ho effettuato con i vigili urbani ha dimostrato le precarie condizioni igieniche del luogo». L’ultima mossa giocata dall’assessore alla sicurezza è proprio il sopralluogo a sorpresa, effettuato il 1° settembre, che ha consentito di reperire prove e fotografie che secondo il Comune sono sufficienti a giustificare l’ordinanza. Quelle due paginette di fatto impediscono ai nomadi che stazionano nel terreno di utilizzare qualsiasi mezzo per dormire. Il blitz era scatato alle 7,20 del primo settembre e durante la ricognizione sono stati trovati teli di vario genere stesi sul terreno, numerosi escrementi presumibilmente umani accanto ai sei veicoli parcheggiati. I vigili hanno trovato anche una piattaforma di legno rialzata con numerose coperte circondata da rifiuti, una bombola a gas collegata ad un fornello con pentole e cibo avanzato, un braciere e una lamiera usata per accendere il fuoco. Inoltre è stato trovato individuato un pozzo artesiano artigianale che i nomadi hanno realizzato per potersi procurare dell’acqua (non è chairo se sia potabile). Il pozzo non sarebbe a norma in quanto l’acqua scorre continuamente senza poter essere bloccata. Infine sono state identificate anche 15 persone tra le quali sei minori di due, quattro, sette, undici, dodici e quattordici anni. «La situazione igienica non è sostenibile, l’ho visto con i miei occhi - continua Sorrentino - l’intervento del sindaco come autorità competente a vigilare sulla salute dei cittadini era doveroso». C’è da chiedersi però che fine faranno i nomadi che da sempre vanno dicendo di non avere soluzioni alternative non avendo la possibilità di comprare una casa. «Ai bambini ci penseranno i servizi sociali - spiega il vicesindaco - perchè il Comune non abbandona nessuno sulla strada. Per gli adulti, se faranno domanda, troveremo una collocazione all’albergo cittadino fornendo vitto e alloggio».